Non si può certo dire che la serie episodica di
King’s Quest, sviluppata da The Odd Gentlemen e pubblicata da Sierra, voglia bruciare i tempi di pubblicazione. Se infatti il primo episodio è arrivato sul mercato a fine luglio (
e non ci è piaciuto particolarmente), per la seconda puntata (Rubble Without a Cause) si è dovuto aspettare addirittura dicembre, con risultati che tra l’altro non sono stati all’altezza della lunga attesa. Altri quattro mesi ed eccoci finalmente alle prese con il terzo episodio (ne mancano due al completamento della serie), che arriva dopo che le aspettative si erano ammosciate non poco proprio con Rubble Without a Cause, episodio di breve durata e con puzzle spesso frustranti che sprecava tra l’altro la bella ambientazione dell’esordio preferendo location cupe e ripetitive. Abbiamo giocato a
Once Upon a Climb su PC, ma potete trovare questo terzo capitolo anche su Xbox 360, PlayStation 3, PlayStation 4 e Xbox One a 9,99 euro, o scaricarlo gratuitamente se avete già acquistato il gioco completo con tutti i cinque capitoli già compresi nel prezzo.
Quale regina per Graham?
Il nuovo episodio vede sempre l’alternanza narrativa tra il presente, con un Re Graham vecchio e canuto che racconta la propria vista alla nipotina, e il passato, che questa volta vede il valoroso sovrano di Daventry alle prese con un’avventura un po’ diversa dal solito. Divenuto Re e cambiato nettamente anche nell’aspetto fisico rispetto ai precedenti episodi, Graham si trova infatti ad affrontare una nuova e inedita sfida: la solitudine. Essere soli quando si regna non è infatti facile e così, su consiglio del suo fidato specchio magico, Graham scopre che in una torre è rinchiusa una donna destinata a diventare sua moglie e a regnare con lui su Daventry. Una volta giunto a destinazione, Graham scopre però che ci sono due pretendenti al trono e che potrà uscire dalla torre solo dopo aver scelto quella giusta e ad aver trovato il vero amore. Un cambio di rotta sostanziale dopo che già Rubble Without a Cause aveva tagliato piuttosto nettamente i ponti con l’esordio A Knight to Remember. In questo terzo episodio infatti il piccolo team californiano ha optato per un approccio più in stile Telltale, preferendo cioè una forte centralità dei dialoghi su enigmi e azione e l’inserzione di alcuni spunti etici e morali, ben esemplificati da un gioco di carte che Graham si trova ad affrontare con Neese e Vee, le sue due promesse spose. Visto anche l’elemento sentimentale di fondo (Graham deve innamorarsi di una delle due ragazze), siamo quasi dalle parti di una visual novel di stampo nipponico, seppur con le inevitabili e dovute differenze di stile, ritmo e gameplay. Basti pensare alla cura con cui gli sviluppatori hanno creato i due personaggi femminili, distinguendoli nettamente per indole e carattere (una più coraggiosa e romantica, l’altra più razionale e combattiva) e facendone la più bella invenzione vista finora nei tre episodi.
Addio backtracking
È infatti un vero piacere giocare a Once Upon a Climb per scoprire sempre nuovi aspetti delle due ragazze e alla fine, un po’ come nei migliori episodi delle serie Telltale, si crea un profondo legame tra il protagonista e i PNG. Anche qui infatti la scrittura è vivace, spiritosa e brillante (anche la megera Hagatha è ben scritta), torna qualche faccia già conosciuta in precedenza e l’evoluzione di Graham, dallo sbarbatello che era all’inizio della serie, ci fa apprezzare ancora di più questo adorabile personaggio fantasy, che tra l’altro ha davvero poco da invidiare alla versione più tradizionalista delle vecchie avventure del King’s Quest che fu. A livello di gameplay alcuni avventurieri potranno non apprezzare del tutto questa svolta in stile Telltale e in effetti, se preferite un miglior equilibrio tra puzzle e narrazione, il primo episodio potrà darvi più soddisfazioni anche a livello di longevità (qui siamo attorno alle due-tre ore di gioco). Once Upon a Climb non rinnega però del tutto i puzzle e gli enigmi ed evita soprattutto la trappola del backtracking, mettendo in campo meno location da esplorare (c’è anche qualche esterno) e concentrandosi su un ambiente di gioco più ristretto e compatto. Scelta a nostro avviso vincente che evita di perdere tempo e pazienza nel cercare le location giuste e nel fare continuamente avanti e indietro, cosa che soprattutto nel primo episodio finiva con il pesare non poco nell’economia di gioco. Di contro rimangono alcuni limiti insiti nella serie, come il dover ripetere diverse sezioni quando si muore senza poterle saltare e alcuni frangenti action (la scalata della torre, la prova con l’arco in soggettiva) che lasciano un po’ il tempo che trovano. Notevole invece come sempre l’aspetto grafico, con un uso del cel-shading molto ispirato e ambientazioni disegnate in modo eccellente. Da segnalare infine l’ottimo doppiaggio inglese e, purtroppo, l’assenza di sottotitoli in italiano. Se quindi conoscete poco l’inglese (vista anche la centralità dei dialoghi), pensateci bene prima di fare l’acquisto.
– Scrittura di ottimo livello
– Piacerà ai fan dello stile Telltale
– Meno backtracking rispetto ai due predecessori
– Longevità non eccelsa
– I frangenti action dicono poco
Il terzo episodio di King’s Quest è anche il migliore fin qui realizzato da The Odd Gentlemen. Meno avventura classica rispetto ai primi due, Once Upon a Climb vince però a mani basse nella qualità della scrittura e si perde meno in un backtracking per fortuna molto limitato. Lo spostamento verso uno stile narrativo alla Telltale potrà non piacere a tutti, ma puzzle ed enigmi sono comunque presenti in discreta quantità e solo la longevità e i frangenti action rimangono i due aspetti che ci hanno convinti di meno. Per il resto un’avventura godibilissima e con un sottofondo sentimentale-romantico di grande presa emotiva.