Inizi a giocare a King’s Quest – A Knight to Remember e ti sembra di essere finito in un mix tra La storia fantastica (il film di Rob Reiner del 1987), Dragon’s Lair (si inizia a giocare proprio nella caverna di un drago) e un’avventura fantasy di stampo Daedalic. Il ritorno sulle scene di King’s Quest, il cui ultimo capitolo risale a ben 17 anni fa, parte insomma con la giusta atmosfera e si vede lontano un miglio che il piccolo team di The Odd Gentleman è formato da autentici e sfegatati fan della serie avventurosa di Sierra creata dalla grande Roberta Williams. Proprio lei ha dato il suo benestare a questa nuova serie episodica in cinque capitoli, il cui esordio A Knight to Remember è disponibile da ieri per Xbox One, Xbox 360, PlayStation 3, PlayStation 4 e PC. Noi abbiamo provato la versione per Xbox One e abbiamo completato questo primo episodio in circa cinque ore e mezza, prendendoci però tutto il tempo necessario e non attraversando in fretta e furia il mondo fantasy e incantato di Daventry.
Tra vecchio e nuovo
Già, si torna proprio qui dove tutto è iniziato e anche il protagonista del gioco è Graham, l’eroe della serie originale che in questo reboot è stato inserito dagli sviluppatori in una duplice versione. Tutte le parti giocate ci vedono infatti nei panni di un Graham giovane e inesperto e disposto a tutto pur di diventare un cavaliere e vivere incredibili avventure. Troviamo però anche un Graham invecchiato (e in versione Re di Daventry) intento a raccontare alla nipotina Gwendolyn le sue avventure giovanili, che sono appunto quelle che andremo a giocare nel corso dei cinque episodi. Un’idea sicuramente intelligente e curiosa, grazie alla quale (un po’ come in Bastion) la voce narrante del Graham anziano (e in parte di Gwendolyn) ci accompagna nel corso dell’avventura con considerazioni, consigli e battutine ironiche. Proprio l’ironia, già componente molto forte nei King’s Quest originali, ritorna anche in questa nuova serie senza toccare vette demenziali o esagerate ma ammantando il tutto di una pregevole leggerezza. Ogni personaggio, tra umani e creature fantastiche (il gigante del ponte su tutti), ha un suo tratto ben distintivo ricco di spunti umoristici e macchiettistici e lo stesso Graham non è certo un musone introverso, sebbene a un certo punto scoppi quasi a piangere di fronte a un avvenimento tragico. Se poi aggiungiamo un quartetto di cavalieri uno più fuori di testa dell’altro, una discreta varietà di location e almeno due o tre gustosi riferimenti alla serie originale, chi ha amato i King’s Quest che furono non impiegherà che un attimo a sentirsi a proprio agio in A Knight to Remember.
Un po’ di azione per il giovane Graham
Le cose iniziano a farsi un po’ più discutibili passando al gameplay. Che questa nuova serie non sarebbe stata una classica avventura punta e clicca lo si era già capito dai primi trailer. Oltre alla raccolta di oggetti, a un’inventario e a dialoghi con scelte multiple, ci tocca infatti risolvere alcuni passaggi più movimentati. Non proprio action al 100% ma quasi, visto che a un certo punto dovremo far fuori alcuni goblin con arco e frecce, fuggire da una caverna arrampicandoci su sporgenze, saltare su spuntoni di pietra sospesi nel nulla e cose simili. Sezioni teoricamente curiose e simpatiche, ma che in realtà poco c’azzeccano con il resto del gioco e che paiono inserite senza grande convinzione. Tra l’altro, proprio in questi momenti (ma non solo) Graham può morire proprio come nella serie originale, anche se in questo caso non ci sono conseguenze negative e si ricomincia quasi nel punto esatto della morte grazie ai frequentissimi salvataggi in background. Se non altro questi inserti non propriamente avventurosi aggiungono un po’ di pepe al tutto spingendo la difficoltà verso l’alto, visto che per il resto A Knight to Remember è un titolo davvero troppo semplice ed elementare a livello di enigmi. Questo anche perché gli oggetti da raccogliere e con i quali interagire sono pochissimi e, se non fosse per i frequenti dialoghi, per l’estenuante backtracking tra una location e l’altra e per gli inserti “action”, il gioco durerebbe praticamente la metà.
Il nuovo look di Daventry
Il guaio di A Knight to Remember è proprio questo. Un’avventura che darà poche soddisfazioni ai patiti del genere vogliosi di riprendere in mano le sortite di Graham ma che, a causa del ritmo piuttosto lento e di un impasto non sempre riuscito tra enigmi classici e intermezzi più movimentati, potrebbe scontentare anche chi si avvicina a un’avventura grafica per la prima volta. Nonostante ciò questo primo episodio, acquistabile in un’unica soluzione a 39,99 euro con già i quattro capitoli successivi compresi nel prezzo, regala anche qualche bel momento e l’ambientazione è davvero ben fatta. Lo stesso comparto grafico, a parte qualche texture inguardabile quando l’inquadratura si sofferma su oggetti come tronchi e muretti, ha una sua spiccata personalità. Il mix di cel-shading e sfondi disegnati e dipinti a mano è a dir poco delizioso e spiace solo trovare qualche calo di frame-rate di troppo e caricamenti francamente troppo frequenti e ingiustificati viste le dimensioni ristrette del gioco, con attese per passare da una location all’altra che possono raggiungere anche i 15-20 secondi. Splendido invece il doppiaggio inglese (non c’è una sola voce brutta o fuori posto) ed è un peccato non trovare i sottotitoli in italiano. Non che si debbano leggere chilometri di testo, ma visto che stiamo parlando di un gioco rivolto a un’utenza piuttosto giovane e “inesperta” una localizzazione nella nostra lingua non avrebbe fatto male.
– Stile grafico vincente
– Personaggi ben tratteggiati
– L’atmosfera a la King’s Quest c’è tutta
– Poco impegnativo
– C’è moltissimo backtracking
– Enigmi poco interessanti
Non nascondiamo una piccola delusione per l’esordio di questa nuova serie episodica sviluppata da The Odd Gentleman. A Knight to Remember ha sicuramente del buono tra ambientazione, stile grafico, scrittura e tratteggio dei personaggi, ma fatica a proporre un gameplay altrettanto riuscito. Gli inserti più virati all’azione non dicono molto e anche gli enigmi, visto il loro livello di difficoltà decisamente basso, non daranno grandi soddisfazioni ai fan della vecchia saga, che su questo versante offriva un tasso di sfida di ben altro spessore. Alla fine ci si può anche divertire se si prende il tutto come un’avventura leggera e scherzosa, ma da una serie che si chiama King’s Quest era lecito attendersi qualcosa di più.