Recensione

Killzone HD

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a cura di Sora

Il Verdetto di SpazioGames

6.5

Le vecchie glorie vengono rispolverate di tanto in tanto, affinché il pubblico che in passato non ha potuto godere del titolo, possa apprezzarne il sapore anche anni dopo il successo. Giochi come Rayman 3 e Resident Evil 4 rappresentano solo una minima parte dei tanti esempi che si possono portare a riprova dell’ormai comunissima pratica di “svecchiare” grafica e texture dei grandi titoli del passato. Questa volta è il turno di Killzone, lo sparatutto di vecchia generazione al quale era stato affidato il difficile compito di far concorrenza al famigerato Halo: il risultato? Una sconfitta totale incassata da Guerrilla, che a causa dei troppi limiti della console Sony e della linearità del suo FPS, deluse le aspettative di un pubblico indispettito dal grande successo delle avventure di Master Chief. Nonostante le critiche, Killzone fu apprezzato da molti e ciò lo rese di fatto una delle pietre miliari dell’ammiraglia Sony, forse perché su PlayStation 2 di sparatutto in esclusiva degni di nota se n’erano visti ben pochi. I suoi seguiti, poi, dimostrarono la capacità dei Guerrilla Games di migliorarsi, risultando due tra i titoli migliori in assoluto per il monolito nero.
Il popolo Helghast in HD
Se i collezionisti non si faranno scappare la Killzone Trilogy, che racchiude tutti e tre i capitoli della serie al conveniente prezzo di 49,99 €, i più cauti saranno invece felici di sapere che il primo capitolo potrà essere acquistato in digital delivery su PSN a soli 14,99 €. Sono passati ormai quasi dieci anni da quando ha fatto la sua prima apparizione, ma oggi, a distanza di molto tempo, Killzone HD intende regalare ai nostalgici quell’avventura tanto criticata ma che molti ricorderanno con piacere, in una veste tutta nuova. Le vicende ruotano attorno all’esilio della fazione dissidente degli Helghast dal pianeta Terra, che dopo anni trascorsi negli angoli più remoti della galassia, intende tornare per vendicarsi contro i responsabili della loro cacciata. A causa delle condizioni climatiche e degli habitat ostili, quelli che una volta erano semplici esseri umani si sono tramutati in bestie spietate, con il solo desiderio di scatenare un’ira repressa ormai da troppo tempo. Prendendo il controllo di Ian Templar, un soldato dell’esercito di liberazione ISA, ci ritrovavamo così, nell’ormai lontano 2004 proprio come oggi, a fare piazza pulita dei nostri nemici in un ipotetico futuro. A regalare un minimo di spessore ci pensa la possibilità di prendere il controllo di quattro personaggi differenti, ognuno con i propri punti di forza e debolezze: l’assassina Luger, per la quale il nostro protagonista provava qualcosa di più di una semplice amicizia, capace di muoversi furtivamente prediligendo le armi silenziate; la macchina da guerra Rico, maggiormente adatto per gli assalti; Hakha, spia Helghast che ha disertato dopo aver visto crollare le sue convinzioni; e, nemmeno a dirlo, Templar, capace di adattarsi un po’ a tutto facendo da perfetto collante tra gli altri personaggi. 
All’inizio di ogni missione starà a noi decidere chi scegliere e la nostra selezione muterà globalmente l’approccio della sessione. Tuttavia la linearità con cui si susseguono i vari stage è quasi disarmante, tutto scorre liscio come l’olio e non è un bene, perché la noia non tarda ad arrivare: riattivare le difese interplanetarie e far fuori orde di nemici vestiti di nero che ci si pareranno davanti senza sosta è tutto ciò che dovremo fare, e non sarà nemmeno troppo difficile portare a termine questo obiettivo, vista la scarsa intelligenza artificiale di cui è dotata la cpu. 
Sparatorie intergalattiche tra positivo e negativo
A provare ad attirare l’attenzione del pubblico sono senza dubbio le ambientazioni che hanno reso famoso il brand, i dialoghi sopra le righe (talvolta anche abbastanza comici) e una frenesia d’azione dettata dal dover agire senza pensare. Ovviamente questo “lato” potrebbe non essere considerato positivo da molti e difficilmente ci troveremo davanti a una situazione di stallo in cui non sapremo cosa fare o dove andare, visti anche percorsi obbligati da seguire in cui è impossibile perdersi. I livelli saranno composti da stanze quadrate e lunghi corridoi da attraversare, nulla di più, nulla di meno. Tuttavia, quella di Guerrilla potrebbe essere stata anche una scelta voluta, cercando di puntare maggiormente all’immediatezza del titolo. Una teoria certamente interessante, che però non viene dimostrata dai comandi, troppo complessi e talvolta scomodi: basti pensare che per attivare l’Iron Sight si deve schiacciare R3, mentre il fuoco secondario è affidato ai dorsali. Un tantino illogico, insomma. Inoltre, il gameplay risulta un po’ macchinoso, troppo limitato e assolutamente non confrontabile con quello degli sparatutto al passo con i tempi. In realtà, non era soddisfacente nemmeno nel 2004, quando il titolo uscì per la prima volta, figurarsi oggi. Troppi limiti, dicevamo, come ad esempio l’impossibilità di saltare, l’assenza di una mira di precisione, un’intelligenza artificiale che rasenta la sufficienza, sconcertanti barriere invisibili che delineano alcune zone e, ultimo difetto ma non meno snervante, percorsi obbligati che ci conducono sulla retta via. Ma non tutto è da buttare: Killzone ha regalato tanto ai possessori della console Sony, forte di una trama ben concepita, di un ottimo stile e una buona sceneggiatura, grazie ad una regia che ha saputo svolgere il suo lavoro. In questo remake ci troviamo davanti a una grafica “ripulita”, ma non basta questo a rendere superlativo l’impatto visivo, visto un netto miglioramento a livello di texture ma un lavoro nullo per quanto riguarda il numero dei poligoni, sempre poco elevato. Tutto sommato, il colpo d’occhio può ritenersi più che sufficiente, e il comparto grafico viene aiutato da quello sonoro, nel complesso buono. 
A parte la campagna principale, di una discreta durata per uno sparatutto, non si può parlare di un gioco longevo, vista l’assenza di opzioni degne capaci di incentivare il pubblico a rigiocare il titolo anche una volta portato a termine. Come succedeva solitamente nella vecchia generazione, rimane presente la possibilità di giocare in split-screen con un amico e bot non proprio ben caratterizzati. Se non avete mai giocato alla serie di Guerrilla questa forse è l’occasione giusta per farlo, sempre che siate capaci di tenere a mente che stiamo parlando di un remake assolutamente non paragonabile ai titoli odierni. Rigiocare a Killzone è, ad ogni modo, come ritrovare una vecchia foto, dove basta il ricordo per rievocare emozioni.

– E’ Killzone!

– Ambientazioni e trama d’effetto

– Ripetitivo e lineare

– Grafica limitata

6.5

Non è stato un capolavoro alla sua uscita e di certo non può esserlo oggi. Killzone torna però con coraggio sugli scaffali digitali del PSN per fare ingolosire i suoi fan e tutti coloro che non hanno avuto modo di giocarlo. Trattandosi di un remake più che altro stilistico, i difetti, così come i pregi, sono rimasti praticamente invariati; tuttavia poter apprezzare ancora oggi il primo capitolo della saga di Guerrilla è ben possibile, se si tengono presenti i limiti dovuti agli anni che si porta dietro e quegli aspetti non propriamente riusciti già allora. Un’occasione come questa comunque non deve essere mai sprecata e, visto il nome che porta il brand, è difficile lasciarsi scappare questo primo capitolo, nonostante le sue svariate pecche.

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