Recensione

Killer 7

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a cura di Cyberdex

Killer 7 è uno di quei titoli che non si vedono tutti i giorni, non tanto per la sua qualità, ma per delle scelte quanto meno particolari che vanno dall’ambientazione alla storyline, dai personaggi al gameplay. Inizialmente annunciato come esclusiva per Gamecube (faceva parte della cosiddetta “Capcom Five”, una raccolta di 5 esclusive che la Capcom aveva promesso, a seguito di un accordo con Nintendo, per la console cubica) e poi come multipiattaforma insieme alla Playstation 2, Killer 7 ha subito notevoli ritardi da molti anni a questa parte, riuscendo a mantenere intatto lungo tutto questo lasso di tempo l’alone di mistero che gli veleggiava intorno. Ancora oggi non è semplicissimo catalogare questo gioco in un genere specifico, anche se è possibile considerarlo come un mix tra Adventures (per via dei vari enigmi disseminati lungo il gioco) e FPS (sparatutto in prima persona, per via appunto dei combattimenti che si affrontano unicamente in prima persona).

Quando un gioco è arte..Killer 7 è un classico esempio di come un gioco può sfociare nell’arte vera e propria. Giungere a questa impegnativa conclusione è meno difficile di quanto si pensi, basta infatti un rapido confronto dell’impatto che la cosmesi estetica ed il gameplay del titolo hanno sul giocatore: il primo è indubbiamente maggiore del secondo. Prendere un fotogramma di Killer 7 e mostrarlo in un museo come rappresentante di una qualche corrente dell’arte post-moderna non sarebbe per nulla fuori luogo. E’ un discorso analogo a quello già fatto con ICO ai tempi della sua uscita, anni fa; questi giochi riescono a lasciare il segno nel giocatore, e non si può che elogiare questa peculiarità.

7 modi per essere folli.. Killer 7 narra le vicissitudini di Harman Smith, un professionista assassino costretto sulla sedia a rotelle. Niente, però, gli impedisce di viaggiare con il pensiero, grazie alle 7 distinte personalità che albergano nella sua mente malata. Garcian Smith, armato di pistola silenziata, non ha una grande potenza d’attacco ma è molto utile in quanto raccoglie gli alleati caduti in battaglia e li resuscita. Dan Smith, armato di revolver, è dotato di un’ottima potenza d’attacco e una buona robustezza, è un personaggio equilibrato. Con Smith, armato di due pistole automatiche con rapidità di fuoco elevatissima, è di dimensioni minute e si muove grazie all’udito finissimo, dato che è cieco. Mask De Smith, armato di due lancia granate, è devastante ma al tempo stesso molto lento. E’ un lottatore di wrestling, e questa caratteristica gli dona una grande robustezza. Coyote Smith, armato di pistola, si rivela un alleato importante per la sua straordinaria capacità nello scassinare le serrature. Kaede Smith, armata di pistola con mirino, è l’unica donna del gruppo e riesce ad abbattere barriere invisibili; inoltre, grazie alla sua arma, riesce ad essere letale anche sulla lunga distanza. Kevin Smith, armato di coltello, è l’unico a non usufruire di armi da fuoco e che non necessita di ricaricare la propria arma, inoltre ha la capacità di rendersi invisibile.Già da qui si inizia a intravedere facilmente l’estrema follia (non c’è altro termine con cui definirla) che ha guidato i pluri acclamati sviluppatori (tra cui figura Shinji Mikami di Resident Evil e Devil May Cry) alla creazione di quest’opera.Harman dovrà vedersela con la cellula terroristica denominata “Heaven Smile”, sorriso paradisiaco, capeggiata da Kun Lan. Questo nome bizzarro è semplicemente derivato dal fatto che coloro che sono alla base di Heaven Smile, ovvero tutti i nostri nemici, hanno un equivoco sorriso stampato in volto, senza contare poi le risate sadiche che accompagnano la loro morte una volta riempiti di pallottole, altro punto in favore della pazzia insomma. Ma si sa, la linea che separa la follia dal genio è molto sottile.

Come guidare un assassino schizofrenico verso la salvezza del mondo… Fino ad adesso credo di aver speso solo parole di elogio verso questo pazzo esperimento, ma ora purtroppo non posso continuare. Il gameplay è probabilmente ciò che penalizza questo titolo, tenendolo ancorato al fianco di quei giochi che “potevano essere meglio”. Possiamo suddividere il tutto in due parti: esplorazione e azione. L’esplorazione è parecchio insipida, visto che si tratta unicamente di guidare avanti o indietro, con la pressione del tasto apposito, la personalità di turno in una serie di corridoi costellati da bivii che costituiscono l’unica scelta concessa al giocatore: di fronte a questi incroci appariranno a schermo i nomi delle zone in cui è possibile dirigersi, quindi dovremo inclinare lo stick verso la direzione scelta e continuare a camminare; nessun’altra possibilità di movimento. Ovviamente pensare di gironzolare per le ambientazioni senza correre nessun pericolo è pura utopia, infatti saremo spesso interrotti dagli uomini di Kun Lan, pronti a farsi esplodere contro i 7 Smith (scegliere quale personalità usare è a completa discrezione del giocatore, basta andare nel menu in qualunque momento e sceglierne una), e qui si passa all’azione. Questa è completamente in prima persona, trasformando così il gioco in un classico sparatutto vecchio stile, in cui dovremo muovere il mirino e colpire i nemici che avanzeranno verso di noi apparentemente privi di qualsiasi intelligenza: bisogna, per farla breve, farli fuori prima che si avvicinino troppo e si facciano esplodere. Come il buon Achille, però, questi Heaven Smile hanno il loro punto debole, individuabile con una scansione della zona mediante il tasto dorsale sinistro (L1). Una volta individuato verrà evidenziato con una chiazza di colore chiaro sul corpo dei nostri nemici, e a questo punto è davvero consigliato tentare almeno di colpire il loro punto debole, in quanto ci farà guadagnare una grande quantità di sangue utile quanto i red orb di Devil May Cry, visto che entrambi sono indispensabili per potenziare tutte le abilità dei personaggi a nostra disposizione. Per il resto il gioco è disseminato di enigmi non troppo cerebrali che ricordano molto quelli dei primi capitoli di Resident Evil, in cui bisogna scovare degli oggetti che magari sono utili dall’altra parte del mondo, e quindi ricomincia la routine dell’esplorazione e dell’azione.

In conclusione Killer 7 è sicuramente un valido acquisto, se non altro per apprezzare la grandissima atmosfera che si respira e l’originalità che porta per gli amanti di qualcosa di diverso. Nonostante ciò, il troppo desiderio di creare qualcosa di particolare è andato ad inficiare sul gameplay, troppo ripetitivo e non molto vario.

– Atmosfera d’autore

– Originale

– Comparto audio/visivo d’impatto

– A volte scade nella monotonia

– Difetti tecnici (aliasing, cali di framerate)

8.0

E’ da apprezzare sicuramente il tentativo di creare qualcosa di originale (tentativo per altro riuscitissimo, sia ben chiaro), ma il risultato finale probabilmente non soddisfa le esigenti aspettative che vi erano per Killer 7. Ad ogni modo consiglio a tutti almeno di provarlo, visto che è sicuramente un titolo valido e decisamente ben fatto sotto il profilo dell’atmosfera, dei personaggi, e della storyline.

Voto Recensione di Killer 7 - Recensione


8

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