Recensione

Key of Heaven

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a cura di Darkzibo

Prima di cominciare ogni recensione, è buona abitudine stabilire alcuni punti che potrebbero trarre in inganno incauti occhi. La software house che ha creato questo action rpg non è la Climax ideatrice della serie Moto Gp ma è Climax Entertainment, già responsabile di alcuni storici giochi come Ladystalker per Super Famicom e Dark Savior per Saturn. Dopo un lungo periodo che ha quasi visto il fallimento di questa casa di sviluppo, causato anche dalla fuoriuscita dal gruppo di programmatori originari, Climax è stata accolta dal braccio protettore di Sony che aveva necessità di creare un’avventura per Psp. Ecco che allora tutti i programmatori originari di Climax si sono riuniti di nuovo per dare origine a Tenchi no mon, meglio conosciuto come Key of Heaven.

Il cieloCome ben si sa, al lancio di ogni console, a maggior ragione delle portatili, difficilmente è possibile trovare giochi d’avventura degni di tale nomea. Psp di Sony non ha fatto eccezione e, per vedere qualcosa di buono, si è dovuto aspettare l’uscita di Tales of Eternia e Breath of Fire 3 che però sono giochi di ruolo senza l’azione tipica di un’avventura. Quindi, per rispondere alla richiesta degli utenti che desideravano un gioco che integrasse la componente rpg con quella action, si è dovuto attendere l’uscita di Key of Heaven. Il titolo raccoglie elementi della mitologia asiatica, soprattutto cinese, riuscendo a conquistare per tutte le trenta ore che dura. Come appena detto, la cultura cinese è ripresa soprattutto per quanto riguarda le sue conosciute divinità che proteggono le porte dei punti cardinali. Naturalmente, visto che non è consuetudine parlare di cultura cinese nella maggior parte delle famiglie italiane, sarebbe logico che vi dica chi sono queste divinità protettrici dei punti cardinali che non tutti conoscono. Ebbene, a nord troviamo la tartaruga Genbu, che ha come elemento rappresentativo l’acqua; a sud si trova Suzaku, la fenice rossa che ha come elemento il fuoco; a ovest Byakko la tigre bianca con il metallo; a est Seiryu, il drago verde che rappresenta il legno. Dopo questa citazione alla Max Pezzali, potrete capire che in Key of Heaven la storia si intreccia con questa raccolta di creature mitiche: ognuno di questi punti cardinali rappresenta i regni che compongono il continente Oka. Al centro di questi quattro regni, ne troverete un quinto misterioso, situato su un’isola centrale e conosciuto come regno di Kirin. L’interfaccia di gioco non è molto comoda, soprattutto perché dovrete farvi a piedi tutti i regni, senza la possibilità di avere teletrasporti o mezzi più rapidi; i comandi rispondono bene alle vostre disposizioni digitali, soprattutto durante i combattimenti riuscirete ad avere sempre sotto controllo la situazione. Essendo un action–rpg avrete a volte l’opportunità di esplorare le grandi città, mentre in altre di malmenare qualche nemico: in questo caso Key of Heaven ricorderà più un episodio della serie Dynasty Warriors che un Kingdom Hearts. La componente rpg è marginalmente ripresa dall’evoluzione del personaggio, che potrà essere potenziato in diversi punti principali: dall’attacco alla difesa, dalla potenza alla velocità. Evidentemente non ci sono né armature né armi diverse, ma solo una spada che potrà essere riforgiata per darle più vigore e resistenza. La vera forza che avrà il protagonista è rappresentata dal tipo di Chi scelto. Il Chi è l’abilità rappresentata da ognuno degli animali mitologici elencati prima e si potrà sviluppare secondo le vostre scelte, modificando le abilità del personaggio. Come nel gioco della morra cinese, ciascuno degli elementi si annulla o vince nei confronti di un altro e favorisce o inficia un’abilità come la difesa o la forza di attacco. Le magie mitologiche hanno una particolarità che forse farà storcere il naso agli appassionati degli rpg: possono essere sempre usati, senza lo spreco di mp, che, di fatto, non esistono nel titolo di Climax.

Un’epoca anticaDal lato squisitamente visivo, Key of Heaven dà gran prova di sé riproponendo i paesaggi incontaminati e squisitamente rielaborati digitalmente di una Cina antica che vede villaggi costituiti da case private, locande, templi e zone tranquille dove la fanno da padroni gli elementi naturali come i corsi d’acqua, gli alberi e le montagne che squarciano il cielo. Le textures che compongono i paesaggi sono ben realizzate e, a volte, cadrete nella tentazione di visitare liberamente ogni zona (un po’ come accade in Oblivion): questa libertà ben presto si rivelerà più una condizione mentale del giocatore dato che barriere invisibili spezzeranno l’intercedere del protagonista. Parlando degli abitanti e dei personaggi, bisogna sottolineare la bellezza dei volti e delle espressività durante i dialoghi, mentre, durante il gioco vero e proprio, spesso incapperete in movenze del tutto innaturali. Tanto per fare un esempio, si nota in maniera piuttosto evidente che il protagonista compie movimenti innaturali e legnosi, soprattutto durante la corsa. Sarebbe bastato un briciolo di competenza (che i programmatori di Climax hanno) in più per perfezionare un sistema di articolazioni poco preciso. Anche i poligoni che compongono i personaggi, seppur ricoperti da textures pulite, sono essenziali e spigolosi. Una citazione particolare la meritano i mostri, che in alcuni casi sono davvero giganteschi e ricchi di dettagli. Gli effetti grafici generati dal Chi sono pressochè perfetti e in alcuni casi verrete quasi accecati dal loro bagliore.La colonna sonora è apprezzabile, dotata di musiche tipicamente cinesi che in alcuni casi raggiungono l’epicità pur restando semplici. Il doppiaggio, in inglese o in giapponese (i sottotitoli, invece, sono anche in italiano), è ben fatto, anche perché è supportato da dialoghi degni di un film.

Il percorso di un eroeL’avventura proposta da Climax, una volta che deciderete di affrontarla, vi trascinerà nel suo mondo per circa trenta ore. Questo viaggio virtuale sarà supportato da una giocabilità immediata che vi permetterà di impiegare al meglio le magie con una veloce esecuzione. Forse il tutto non è molto approfondito sia per quanto riguarda la sezione action che per quella rpg, ma, in un titolo che nasce come portatile, forse è la cosa migliore.

– Bella storia

– Ambientazioni realizzate con precisione

– Farete in fretta a imparare le mosse

– Sono presenti cinque città da esplorare

– I movimenti sono legnosi

– Non apprezzabile da tutti

7.3

Il ritorno di Climax e dei suoi programmatori per volontà di Sony ha dato un risultato che definire buono sarebbe riduttivo. Di sicuro c’è l’elemento novità che, in un titolo Psp, è grasso che cola, visto che la maggior parte delle volte si sono visti solamente porting di vecchi giochi. La storia e i dialoghi sono ben curati, così come i paesaggi; la nota dolente arriva dall’animazione dei personaggi, ma, durante le trenta ore (necessarie per completare il gioco al 100%) sarete rapiti dallo svolgersi della trama e dall’ambientazione. La giocabilità è piuttosto semplificata rispetto a altri rpg e l’azione prevede pochi attacchi. Mi permetto di consigliare Key of Heaven agli appassionati dei giochi di esplorazione che cercano qualcosa di nuovo per la propria Psp; se pensate di trovare un rpg puro lasciate perdere, visto che il titolo in questione è definibile come un action rpg dedicato a coloro che si affacciano per la prima volta al genere. Resta chiaro che Climax ha creato una buon prodotto degno di rivaleggiare con altri titoli per Psp.

Voto Recensione di Key of Heaven - Recensione


7.3

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