Jumanji - Benvenuti nella Giungla, la recensione del film con The Rock
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a cura di Marcello Paolillo
Senior Staff Writer
Nel 1995, ovvero negli anni in cui la CGI stava lentamente ma prepotentemente esplodendo nei cinema in tutta la sua potenza, Joe Johnston diresse un film realmente particolare, con un’idea di fondo apparentemente semplice ma assolutamente funzionale al contesto: sto chiaramente parlando di Jumanji, la ben nota pellicola con Robin Williams e una giovanissime Kirsten Dunst (la MJ dello Spider-Man di Raimi, per intenderci), che ricalcava solo di sfuggita l’omonimo albo illustrato per bambini scritto da Chris Van Allsburg. Il risultato finale fu una delle ultime avventure veramente di successo del buon Williams, grazie a un ritmo scanzonato tipico dei film d’avventura per ragazzi, facendo breccia nei cuori degli adolescenti dell’epoca. I teenager di oggi preferirebbero però cimentarsi in un videogame o in un vecchio gioco da tavolo?
Proprio su questa domanda si fonda l’incipit narrativo di Jumanji – Benvenuti nella Giungla, un sequel (non un remake, né tantomeno un reboot come il mediocre Baywatch) del film originale. La trama è tanto semplice quanto efficace: se nel primo film lanciando i dadi si dava il via a un’incredibile avventura piena di sorprese, qui al posto di un board game troviamo una console da gioco, con tanto di cartuccia dedicata proprio a un fantomatico videogame chiamato “Jumanji”. Quattro liceali finiti loro malgrado in punizione scoprono la vecchia piattaforma abbandonata in uno scantinato, la accendono e si ritrovano così catapultati nel videogame ambientato nella giungla, assumendo le sembianze dei vari avatar. Succede così che il nerd diventa un colosso di muscoli ed esploratore (Dwayne “The Rock” Johnson), il nero giocatore di football si traforma in un goffo zoologo (Kevin Hart), la ragazzina un po’ asociale assume le sembianze di una novella Lara Croft (Karen Gillan), mentre la “reginetta della scuola”, inseparabile dal suo smartphone con cui chatta sui social, si ritrova per un bizzarro gioco del destino nel corpo di un sudaticcio cartografo sulla cinquantina (Jack Black).La loro avventura all’interno della giungla sarà scandita dai ritmi e dalle meccaniche di un vero e proprio videogame: ogni personaggio avrà infatti tre vite a disposizione, varie abilità da sfruttare (così come dei malus), oltre al fatto che l’intera vicenda sarà strutturata proprio a “livelli” con tanto di PNG (Personaggi Non Giocanti) e cut-scene atte a mostrargli gli eventi tra uno stage e l’altro. Il tutto, ovviamente, in chiave ironica e deliziosamente metacinematografica. Vien da sé, come in ogni videogioco multigiocatore che si rispetti, che sarà la cooperazione e il riuscire a fruttare le caratteristiche dei propri compagni la chiave di volta per svelare il mistero dietro Jumanji – Benvenuti nella Giungla, riuscendo così a sfuggire alla maledizione che ha attanglaito i giovani ragazzi finiti nella natura selvatica popolata da ogni genere di animale selvatico mortale possibile e immaginale. Ippopotami inclusi.
Jake Kasdan segue la via del sequel del film cult anni 90 con Robin Williams non realizzandone quindi una copia carbone: al di fuori del prologo e di un piccolo riferimento al personaggio di Alan Parrish (non vi dirò quale, starà a voi scoprirlo) tutto in Jumanji – Benvenuti nella Giungla cambia registro, partendo dall’ambientazione principale sino al cast principale, funzionale al contesto e visibilmente divertito nell’interpretare ruoli di personaggi che vivono all’interno dei corpi sbagliati (l’interpretazione di Black è sicuramente tra le più riuscite in tal senso). Certo, si tratta di un film che non osa – né cerca – il confronto con l’originale, ma accetta il fatto di esserne un umile sequel che mira verso una direzione leggermente differente dal capostipite. E, incredbile ma vero, il meccanismo funziona. Non si tratta sicuramente di un film d’avventura destinato a rimanere negli annali, così come moltissimi fan della pellicola originale non riusciranno a farselo piacere (forse più per l’assenza di Williams che per veri e propri demeriti della pellicola), nonostante al netto dell’impresa di dare un sequela a un film che forse non ne aveva alcun bisogno, Jumanji – Benvenuti nella Giungla diverte e intrattiene con gusto, quasi con ingenuità, proponendosi di fatto come un omaggio sentito e per nulla offensivo a un piccolo, grande cul degli anni 90.L’importante, quindi, è andare al cinema sapendo di godersi un film senza troppe pretese, indirizzato a una fascia di spettatori chiaramente under-18, i quali si lasceranno trasportare dalle atmosfere scanonzate di un videogioco che adora non prendersi troppo sul serio. Gridando infine a squaraciagola il nome “Jumanji”, una volta che la missione dei nostri eroi sarà stata portata a termine con successo. Poiché non capita tutti i giorni di essere risucchiati da un videogioco, diventandone l’avatar che abbiamo scelto.
Gag e risate garantite
The Rock è una presenza scenica enorme
Non rimarrà impresso troppo a lungo
L’assenza di Robin Williams pesa come un macigno
7
Rocambolesco, scorrevole e senza troppe pretese. Il nuovo Jumanji riprende lo stesso concetto del precedente episodio, con una gran dose di risate, contestualizzando però il tutto ai nostri giorni e immergendo lo sgangherato team di protagonisti nella giungla più nera. Il risultato è un film che, al netto dell’assenza di un gigante del cinema come il compianto Robin Williams, riesce a intrattenere pur non ambendo a chissà quali vette di eccellenza. Come del resto in cuor suo era anche il primo Jumanji, senza la dose di nostalgia. Una cosa però è assolutamente certa: i videogiocatori non potranno non apprezzarne l’ironia di fondo.
Voto Recensione di Jumanji - Benvenuti nella Giungla, la recensione del film con The Rock - Recensione
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