Recensione

Judge Dredd

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a cura di Spetz

Da quando è nato il fenomeno della distribuzione di titoli online, dapprima con il servizio Xbox Live ed in un secondo tempo attraverso il PS Store e la Virtual Console, il retrogame è entrato ancora di più nell’immaginario collettivo grazie alla proposizione di molti classici del passato. Bene, fino a quando si parla di capolavori del tempo che fu nulla da obbiettare, ma se invece ci si riferisce a titoli come Judge Dredd, la perplessità non può che insinuarsi nella nostra testa. Una domanda si fa strada, sempre più pressante ed insistente: perché? Perché proporre un gioco che un decennio fa è stato bistrattato dalla stampa specializzata, mostrando un livello a tratti imbarazzante? La cosa è ancora più inspiegabile se teniamo conto anche dell’evidente lentezza e povertà di contenuti che caratterizza lo Store PAL rispetto a quello Giapponese e Statunitense. Forse sarebbe meglio concentrare i giochi importanti e distribuirli con puntualità, piuttosto che puntare su un prodotto decisamente poco appetibile.

Il titolo di Activision, sviluppato da Gremlin Interactive Limited, uscì nel 1998 ispirandosi alla saga di fumetti creata negli anni ‘70 da John Wagner e Carlos Ezquerra. Più precisamente vengono narrate le imprese di Giudice Dredd, un impareggiabile paladino della giustizia, al servizio della popolazione di Megalopoli 1, violenta e fantascientifica città in cui i soggetti come Dredd possiedono sia il potere di polizia che il controllo dell’autorità giudiziaria. Nel 1995 la saga giunse anche sul grande schermo, con Sylvester Stallone nel ruolo dell’autoritario e granitico protagonista.

Quando retrogiocare diventa un incuboSì è proprio così, in questi casi il retrogame, più che un buon modo per rivivere il passato o farsi un’idea riguardo a ottimi titoli non giocati all’epoca della loro uscita, diventa un modo per farsi del male. Non ci sono parole per definire la pochezza di Judge Dredd, sia dal punto di vista grafico che per quanto concerne il gameplay. Se ci riferiamo al primo aspetto non possiamo che constatare un dettaglio visivo a dir poco raccapricciante, che riesce a mostrare all’ennesima potenza tutti i limiti che il titolo portava con sé già al momento della sua uscita nei negozi. Prendendo in considerazione il secondo punto constatiamo poi la vacuità di quella che dovrebbe chiamarsi Stupidità Reale piuttosto che Intelligenza Artificiale. La telecamera si muove in automatico e poco per volta ci appaiono i soggetti ai quali dobbiamo sparare, peccato che si abbia a che fare con degli autentici babbei e non con dei nemici agguerriti. Sarebbe più complicato investire un bradipo piuttosto che abbattere queste orde irritanti e statiche. La caratterizzazione dei personaggi (se si possono definire tali) è pessima sotto tutti i punti di vista sia per il loro posizionamento sul campo di battaglia, sia per la caratterizzazione assolutamente inesistente. In particolare non si riescono quasi mai a distinguere con chiarezza quali sono i soggetti da abbattere e quali quelli da difendere: dal momento che sono praticamente identici si finisce col fare una strage così come capita. Tutto ciò è ancora più normale se consideriamo quale fosse il nostro stato d’animo nel provare un simile affronto all’arte video ludica.

– Non pervenuto

– Il gioco in sè

3.0

Solitamente non siamo avvezzi a utilizzare un linguaggio tanto diretto, ma in questo caso non ci possiamo esimere in alcun modo. Judge Dredd è un titolo che va evitato, e sinceramente pensiamo sia un affronto inserirlo nell’antologia dei classici, a fianco di giochi di un certo livello come Crash, Wipeout, Syphon Filter o Kula World. A maggior ragione se il prezzo richiesto è identico. Non ci si faccia ingannare, il fumetto era interessante, il film decisamente meno ma aveva i suoi aspetti divertenti, il game lasciatelo al suo posto, è un consiglio da amico.

Voto Recensione di Judge Dredd - Recensione


3

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