Oltre tre anni fa avevamo accolto Journey con un non voto. Troppo atipico, artistico, poetico, breve ma splendido ed emozionante. Un’esperienza talmente unica quella offerta da Thatgamecompany da poter essere classificata con un numero e, forse, anche per essere considerata un vero e proprio gioco con i soliti canoni ai quali siamo abituati. Journey è piaciuto a molti. Non a tutti, ma a moltissimi, nonostante le sue due-tre ore di durata e la “giocabilità” e l’interazione con il mondo di gioco estremamente limitate. C’è chi l’ha trovato straordinario come esperienza visiva e sonora, chi non riusciva a staccarsi da quel deserto e da quella sabbia brillante, da quel fluttuare come una piuma in uno scenario incantevole. C’è poi chi l’ha rigiocato svariate volte e chi si è fermato a una sola, chi dopo mezz’ora voleva spegnere la PlayStation 3 perché proprio non riusciva a capire cosa ci trovassero tutti di così straordinario in questo umanoide che corre, vola, salta e slitta sulla sabbia nel tentativo di arrivare fino a una grande montagna. Difficilmente però si poteva restare indifferenti di fronte a così tanta poesia audiovisiva e così, tre anni e mezzo dopo, quel piccolo ma importante trionfo del team californiano torna sul mercato. Lo fa con questo nuovo remaster appena approdato pochi giorni fa su PlayStation 4, con un port da PS3 a PS4 effettuato dal piccolo studio di Tricky Pixels e non direttamente da Thatgamecompany, al lavoro ormai da un bel po’ di tempo su un progetto top-secret di cui non vediamo l’ora di scoprire qualcosa di veramente concreto.
Il Full HD diventa poetico
Grazie al cross-buy il gioco è gratuito per chi aveva già scaricato Journey su PlayStation 3 e a fine settembre vedremo anche su PlayStation 4 la Collector’s Edition, che comprenderà anche i due precedenti titoli dello sviluppatore californiano, ovvero flOw e Flower. Il prezzo per chi non può avvalersi del cross-buy è invece di 14,99 euro, scontato a 11,99 per i membri di PlayStation Plus. La differenza principale di questo nuovo Journey rispetto a quello di inizio 2012 è il passaggio ai 1080p a 60 fps, là dove su PlayStation 3 bisognava accontentarsi (si fa per dire) dei 720p a 30 fps lockati. Diciamo subito che i 60 fps su PlayStation 4 non calano quasi mai, se non in due o tre occasioni dove si scende attorno ai 55 fps ma senza accorgersene, almeno che non abbiate un occhio di falco. L’aumento della risoluzione è meno evidente rispetto a quello del frame-rate e in generale, mettendo a confronto le due versioni su due TV Full HD vicini, non si nota una differenza abissale. O meglio, alcune differenze ci sono a livello di illuminazione (su PS4 la luce del sole pare quasi più “sparata”) e a essere diversa è anche la resa “luccicosa” della sabbia, che tra l’altro rimane uno degli spunti grafici più felici del gioco.
Ritorno nel deserto
Anche su PlayStation 4 lo splendore visivo del gioco non ha perso una briciola di attualità nonostante gli anni passati. Esplorare queste lande desertiche, alzarsi in volo per la prima volta, assistere a tramonti e a cieli di un colore irripetibile, aggirarsi tra rovine e liberare creature indefinibili. Journey si inizia e si finisce in un pomeriggio o in una serata e, se si trattasse di un gioco “normale”, i 15 euro richiesti sarebbero da inserire direttamente tra i difetti. Ma in questo caso non vale nessuno dei soliti parametri a cui siamo abituati in fase di recensione. Il sottoscritto, anche avendo amato e giocato tre volte Journey su PlayStation 3, si è emozionato come la prima volta nei passaggi più toccanti e poetici, complici anche un TV da 65’’ e un nuovo paio di cuffie Sennheiser hi-end che hanno amplificato ulteriormente l’impatto audiovisivo rispetto al più modesto set-up casalingo di tre anni fa. Come operazione remaster siamo di fronte a un buon lavoro a parte quelle piccolezze accennate sopra e il multiplayer così particolare, con un altro giocatore che entra all’improvviso nella nostra partita senza però portare alcun scombussolamento, è un altro segno distintivo di un’esperienza più che di un gioco. Insomma, compratelo al volo e, se già lo avete giocato su PlayStation 3, scaricatelo gratis e concedetevi un altro paio d’ore di pura delizia, magari anche in streaming su PS Vita e con un paio di auricolari quando siete a letto con la luce spenta. Il deserto vi aspetta.
– Un’esperienza unica e indimenticabile
– Longevità molto limitata
Journey si ama o si odia, ma per odiarlo o per non emozionarsi di fronte a certi passaggi bisogna avere proprio un cuore di pietra. Non a caso quello di Thatgamecompany è tra i titoli più indefinibili degli ultimi anni e un’esperienza videoludica che non ha quasi nulla a che spartire con tutto il resto. Rimane quindi fermo il nostro non voto come nella recensione di tre anni fa su PlayStation 3, ma se volevate sapere come è venuto fuori questo remaster in 1080p a 60 fps state pure tranquilli. Seppur con qualche differenza rispetto a PS3 che potrà anche non piacere (soprattutto a livello di illuminazione), Journey su PlayStation 4 è la solita meraviglia.