Johnathan Danter: nel sangue di Giuda
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a cura di Raiden
E’ risaputo che la nostra amata penisola non possa contare su un ricco numero di software house che la rappresentino. Purtroppo, talvolta a causa di insuccessi, altre volte a causa di progetti lasciati in sospeso per mancanza dei fondi necessari, le case italiane si sono ridotte ad un numero irrisorio se paragonate alle numerosissime presenti in suolo statunitense, nipponico e nordeuropeo. Nel campo delle avventure grafiche riusciamo a trovare qualche nostro rappresentante, come per esempio la Microids, che viene ricordata per il non troppo acclamato Tony Tough and the Night of the Roasted Moths, e nel settore dei picchiaduro è da citare la celebre NAPS, che con il suo Gekido è riuscita ad entrare nel cuore dei videogiocatori di tutto il mondo, ma a parte questi e qualche altro caso sporadico (non me ne vogliano le software house che non ho citato), non è possibile segnalare molti sviluppatori “de noantri” che siano riusciti nell’intento di conquistare una fetta corposa del mercato videoludico internazionale. Evitando di sprofondare nel pessimismo assoluto dopo aver dato un’occhiata alle statistiche, il panorama italiano del mercato dei videogiochi sembra essere rischiarato, di tanto in tanto, da qualche buona iniziativa ad opera della brillante Artematica, già nota per giochi di un certo spessore quali Druuna: Morbus Gravis, Ducati World Championship e Martin Mystère: Operazione Dorian Gray. Dopo aver letto questi titoli, qualcuno fra voi potrebbe aver pensato che, come conseguenza dell’elevata qualità dei giochi chiamati in causa, non si sarebbe potuto scommettere un centesimo riguardo all’ “italianità” dei successi appena nominati. Eppure è così. La gloriosa Artematica ci propone la sua ultima fatica che ricorda molto le atmosfere del Codice Da Vinci. Ci accingiamo a recensire Jonathan Danter: Nel Sangue di Giuda , anche conosciuto all’estero come Belief & Betrayal e la speranza della software house del Bel Paese, è quella di riuscire quantomeno ad avvicinarsi al successo ottenuto con i precedenti titoli, Martin Mystère su tutti, se non addirittura di bissarlo.
La bella vita del giornalista…?Jonathan (per gli amici “Jo”) Danter è un giornalista inglese emigrato negli Stati Uniti. La sua vita procede in maniera tranquilla, forse troppo: egli sembra apprezzare il suo lavoro, ha una casa stupenda, è benestante (a testimonianza di questo il mega TV LCD che avremo modo di esaminare nel suo appartamento e tanti altri indizi, quali mobili costosi e accessori lussuosi), il suo caporedattore è molto in confidenza con lui e gli propone interviste sempre interessanti a personaggi di un certo livello. La nostra avventura in compagnia del simpatico Jo, comincia proprio negli USA. Tutto ha inizio all’interno della sua stupenda casa da single, mentre il nostro giornalista è intento a parlare al telefono con il boss della testata per cui lavora. Artematica ci rende partecipi della conversazione tra i due, e col proseguire della telefonata veniamo a conoscenza del fatto che il signor Danter, proprio il giorno dopo, si sarebbe dovuto recare a Miami, ad intervistare l’importantissimo cardinale Gregorio. Pochi minuti dopo aver concluso la conversazione con il capo, entriamo in scena noi, a “pilotare” il buon Jo e a deciderne le sorti per mezzo del caro, buon vecchio mouse. Giusto il tempo di ritrovare il passaporto in mezzo ad una marea di scartoffie, il cellulare tra il cartone della pizza ancora sul tavolo dalla sera prima (il nostro Jonathan è un tipo piuttosto disordinato, e lo ammetterà più volte egli stesso, nel corso del gioco) ed ecco che, senza neanche poter uscire di casa, veniamo contattati via telefono dal commissario della polizia di Scotland Yard, il quale rivela al giovane reporter il ritrovamento del cadavere lacerato e scorticato di suo zio, Frank Danter, che si credeva fosse morto da dieci anni prima. Incredulo e convinto che possa trattarsi di uno scherzo di cattivo gusto, il nostro eroe tenta di chiedere uteriori spiegazioni, ma senza esitare, il commissario dal pronunciato accento britannico, impone a Jo di prepararsi e farsi trovare pronto, poichè di lì a poco due agenti della polizia inglese sarebbero giunti dinanzi al suo appartamento a prelevarlo, anche in maniera coercitiva, se fosse stato necessario. Impotente, il nostro Jo, ed incapace di opporre resistenza, attende l’arrivo delle forze dell’ordine che lo conducono in maniera tempestiva proprio in Inghilterra, coinvolgendolo all’interno della vicenda dell’omicidio di suo zio, e mettendolo al corrente su un “caso misterioso” sul quale il suo defunto parente stava indagando prima di morire. Questa la sintesi dei primi quindici minuti di gioco circa, e lungi da noi voler perseverare andando avanti nella storia e togliendo il piacere di sviscerare, poco per volta, le varie fasi di un gioco tanto affascinante quanto dal “sapore” già noto, dai “lineamenti” già conosciuti in precedenza.Un titolo che non offre nulla di particolarmente innovativo, che non brilla per originalità della trama, ma che riesce a perpetrare nel tempo un genere che è ormai verso l’inesorabile via dell’estinzione, l’avventura grafica “punta-e-clicca”.Alcuni “tratti somatici” del gioco in questione, somigliano molto a capolavori del genere (ormai appartenenti ad epoche quasi dimenticate) come il sempiterno Broken Sword the Shadow of the Templars, per dirne uno, e, in più di una fase, avremo la piacevole impressione che il titolo possa essere un’azzeccata citazione dei punta-e-clicca che hanno fatto la storia, come il sopracitato titolo della Revolution Software e altri dello stesso periodo. Pur prendendo in prestito elementi tipici delle avventure stile anni ’90 e del romanzo di successo di Dan Brown “Il Codice Da Vinci” per i temi trattati, ovvero l’alone di mistero legato alla religione e alla spiritualità che accomuna il libro con l’opera videoludica dei programmatori italiani, non ci sentiamo di condannare il gioco di Artematica, che consegna ai posteri una piacevolissima e giocabilissima avventura grafica, con tutte le carte in regola per riuscire nel difficile intento di regalare da un lato emozioni forti ai videogiocatori di vecchia data che nel decennio scorso preferivano il gioco basato sulla riflessione e sul ruolo da protagonista che una periferica così comune e spesso bistrattata come il mouse, assumeva in quelle circostanze, d’altro canto, riesce nell’ancora più ardua missione di iniziare i neofiti che non abbiano mai avuto occasione di mettere mano ad una avventura grafica vecchio stile (ma con una narrazione e con delle locazioni che si riferiscono ai giorni nostri) se non come recupero di vecchi titoli e, dunque, semplice retrogaming.
Caratteristiche tecnicheProbabilmente, i più esperti potranno trovare gli enigmi di Jonathan Danter: nel Sangue di Giuda non troppo impegnativi. Si direbbe che gli enigmi sono nella norma, e rendono quantomeno difficile il classico “blocco” ad un determinato punto del gioco a causa della difficoltà. E’ d’uopo però sottolineare, in questa sede, per dovere di cronaca, che l’autore del presente articolo è tutt’altro che un novizio, grande appassionato di avventure grafiche e pertanto particolarmente avvezzo a risolvere enigmi ben più complessi (alcuni apparentemente impossibili sono ancora il mio vanto, dopo averli risolti con successo tra lo stupore collettivo degli amici) di quelli, comunque intriganti, ivi proposti dagli sviluppatori italiani. Questo appena messo in risalto, non pretende in nessuna maniera di rappresentare un punto a sfavore del titolo di Artematica, poichè per i giocatori meno abituati ai meccanismi delle avventure grafiche, potrebbe trattarsi di un ottimo inizio per intraprendere la conoscenza di un genere tanto affascinante quanto ormai in disuso. Questo gioco riesce a far tesoro dell’esperienza fin’ora acquisita in materia di avventure grafiche e a proporre un titolo completo e mai troppo proibitivo o frustrante. Un titolo per tutti insomma, che riesce ad intrigare e divertire e spesso a deliziare mediante qualche “chicca”, come i curati dettagli degli scenari e l’intuitiva interfaccia. A proposito di quest’ultima, è da sottolineare la facilità d’uso del mouse. Il cursore si muove sullo schermo e, incrociando i vari oggetti che troveremo di volta in volta, esso si trasformerà nella classica lente d’ingrandimento per esaminarli, nell’ingranaggio che si mette in moto per usarli (una simpatica variante della ancor più classica “mano che afferra”) una freccia per lasciare la locazione nella quale ci troviamo e raggiungerne un’altra e un balloon (la nuvoletta dei fumetti) per intraprendere una conversazione con altri personaggi. Facendo tesoro dell’esperienza di Martyn Mystère, Artematica ci propone un più comodo sistema di controllo del nostro personaggio: con la pressione del tasto destro del mouse è possibile passare da una locazione all’altra in maniera quanto mai immediata e facendo doppio clic col tasto sinistro potremo correre da un punto all’altro all’interno dello stesso scenario. Interessante è l’aggiunta di una sorta di “raccoglitore di idee” in cui vengono memorizzate le varie considerazioni dei protagonisti del gioco e le loro opinioni in merito a determinati argomenti. E’ compito nostro utilizzare poi queste idee al fine di procedere nel gioco, e per farlo, potremo sfruttarle come se fossero dei veri e propri oggetti e trascinarle con il puntatore. I programmatori ci hanno concesso in dotazione anche un pratico Communicator, una sorta di palmare da utilizzare al fine di scambiare messaggi con altri personaggi e raccogliere indizi e considerazioni dei nostri interlocutori. Il classico inventario, infine, raccoglierà i nostri oggetti che reperiremo nei vari luoghi da noi esplorati. Graficamente parlando, il titolo si presenta bene, sempre in relazione al genere di gioco che stiamo esaminando. Dettagliata la grafica degli sfondi e delle varie ambientazioni, specie quelle famose, come la basilica di san Pietro e il Vaticano, o alcuni luoghi noti in Inghilterra e Usa; meno ricchi di dettagli sono i poligoni che si muovono su schermo, ma nel complesso, Jonathan Danter è bello da vedere (si, lui sarà anche un bel tipo ma mi riferisco al gioco in questo caso) e, come è facile immaginare, non avrà richieste hardware da fantascienza come gli ultimi giochi disponibili per pc. Il sonoro è davvero azzeccato, sia per gli ottimi doppiaggi in italiano (in alcune circostanze potremo udire qualcuno parlare in dialetto romanesco, per esempio) sia per il tema di sottofondo, particolarmente incalzante in alcune circostanze e, in generale, molto adatto all’atmosfera dell’avventura. Tra le varie opzioni di gioco ne troviamo una che ci permette di attivare/disattivare i dialoghi scritti, utili se non vogliamo svegliare nessuno, magari se cimentati in una sessione di gioco notturna, e i vari settaggi grafici, fra cui la possibilità di impostare a piacimento la risoluzione e di attivare o disattivare le ombre.Per i più arrendevoli o per tutti coloro che non riuscissero a proseguire nell’avventura, la Artematica, così come la TellTale Games nella sua serie Bone, ha deciso di fornire ai videogiocatori la soluzione completa del gioco, e lo ha fatto sottoforma di libricino cartaceo che è possibile reperire all’interno della scatola. Tale soluzione apparirà come se fosse stata scritta dallo stesso Jonathan, come se fosse il racconto di ciò che lui stesso abbia già vissuto. Originale e azzeccata la scelta della software house italiana ma sicuramente non rappresenta una via gloriosa per mezzo della quale finire il gioco che, come già precedentemente accennato, non è mai troppo difficile o frustrante e di rado richiederà aiuti dall’esterno per poter essere portato a termine.
HARDWARE
Requisiti minimi:CPU: 1.2GhzRAM: 256 MBSVGA: 32 MB2,5GB di spazio libero su Hard Disk.Requisiti consigliati:CPU: 2,4 GhzRAM: 1 GBSVGA: 64 MB2,5GB di spazio libero su Hard Disk.
MULTIPLAYER
Non è disponibile la modalità di gioco in multiplayer.
– Grafica dettagliata
– Buono il reparto audio
– Prezzo contenuto
– Sa di “già visto”
– Sa di “già visto”
– Trama non molto originale
7.5
Jonathan Danter: nel Sangue di Giuda non è da considerarsi un gioco innovativo o un nuovo punto di riferimento nel mondo delle avventure grafiche. Le peculiarità del titolo si limitano a poche nuove trovate e ad una cura certosina per i dettagli. La trama è tutta da scoprire, intrigante al punto giusto e mai noiosa, ma, contemporaneamente, la sensazione di “già vissuto” pervaderà costantemente il giocatore più navigato, attecchendo forse un pò meno nel novizio alle prime armi con questo genere di giochi. Un livello di difficoltà più elevato (magari selezionabile all’inizio dell’avventura) non avrebbe certo guastato, e qualche colpo di scena in più sarebbe stata sorpresa gradita.
Sicuramente consigliato, per la buona grafica (sempre relativamente al genere in questione) per l’elevata qualità del reparto sonoro e per l’intuitiva interfaccia che consente alla giocabilità di raggiungere alti livelli. Se alle caratteristiche citate aggiungiamo anche il prezzo contenuto, allora il mio consiglio è quello di prendere Jonathan Danter e giocarlo, quasi come fosse il simbolo di un genere videoludico ormai in declino, che dimostra però di avere ancora delle frecce nella faretra, pronte per essere scoccate.
Voto Recensione di Johnathan Danter: nel sangue di Giuda - Recensione
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