Recensione

Injustice 2

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a cura di Gottlieb

Sono trascorsi tre mesi da quando abbiamo provato per la prima volta Injustice negli studi di Chicago: non ci aspettavamo grandi migliorie, ma era tanta la curiosità per conoscere l’evoluzione della trama, soprattutto dopo esserci lasciati con un cliffhanger abbastanza interessante alla fine del primo capitolo, tra l’altro leakato recentemente. D’altronde, dopo il recente torneo organizzato per la stampa che ci ha concesso di rimettere le mani sul combat system, l’aspetto sul quale si poteva nutrire maggior curiosità era proprio la storyline, pronta a raccontarci un mondo diverso della DC Comics. Ci siamo fiondati, quindi, nell’universo di Ed Boon con grande passione e interesse verso la nuova iterazione di Batman e Superman, che mai come stavolta arrivano sul mercato videoludico con una spinta maggiore, data da quella crossmedialità che la DC ha saputo conquistare tra cinema e serie tv, non senza sbavature.

La nequizia del giustiziereIl Joker ha sovvertito ancora una volta l’ordine naturale delle cose. Gotham è nuovamente nel caos più totale e stavolta la colpa principale è di Superman. Clark Kent, dopo esser stato costretto dal Joker a uccidere sua moglie Lois ha deciso di abbracciare un allineamento diverso, da giustiziere vendicativo. Intenzionato a uccidere tutti quei criminali come Joker, che lo aveva costretto con l’inganno a commettere un gesto terribile, Superman si infila nel carcere di Arkham, ma viene tempestivamente fermato da Batman, l’unico intenzionato a contrastare le cattive intenzioni della Justice League. Lo scontro vede Batman trionfare dal punto di vista fisico su Superman, ma è Robin a stenderlo dal punto di vista sentimentale: afferrato Victor Zsasz per la gola, Damian Wayne decide di schierarsi dalla parte di Kent e mietere la prima vittima del suo nuovo allineamento. Gli anni passano e Batman riesce a rinchiudere dietro le sbarre Superman, Robin e tutti i sovversivi della Justice League, ma Gotham non è ancora pulita, per questo Bruce Wayne è costretto a mettere in piedi una nuova squadra di giustizieri ripartendo da insospettabili alleati, come Harley Quinn, Black Canary e Freccia Verde. Dall’alto dei cieli, infatti, un nuovo avversario sta per piombare nel caos, con l’obiettivo di ristabilire l’ordine: Brainiac. 

La storyline di Injustice 2 è uno di quegli elementi che non possono ritenersi né un tutorial allungato di quella che sarà poi la modalità multiplayer né un palliativo per giustificare la presenza di determinati combattenti nel roster del fighting game di NetherRealms. Come d’altronde Ed Boon ci aveva tenuto a sottolineare quando a febbraio lo avevamo incontrato a Chicago, le vicende narrate si impegnano per creare un universo all’interno del quale poterci meglio muovere e orientare, contestualizzando tutti gli scontri che avverranno. Se da un lato, però, la caratterizzazione di tutti i componenti del roster è indubbiamente da apprezzare, dall’altro lato alcuni capitoli si soffermano eccessivamente su alcuni comprimari che non si esaltano all’interno dell’intera vicenda. È in questo scenario che quindi Batman e Superman rischiano quasi di passare in secondo piano, per favorire l’avanzata di altri combattenti che pretendono a tutti i costi di dire la loro, fino alla parte finale della nostra storia, quando i due attori della civil war à la DC scendono in campo. L’apprezzabile alleanza del gruppo che farà ritrovare allo stesso tavolo sia Harley Quinn che Supergirl è l’indubbio quid pluris dell’intera produzione di Injustice 2, che mostra, però, una terribile lacuna nel doppiaggio italiano, in alcune situazioni davvero troppo sotto la media e, al di fuori dei protagonisti da prima fascia, abbondantemente insoddisfacente. La scelta di puntare su un roster molto al femminile è comunque gradevole, soprattutto perché siamo dinanzi a un sequel, quindi gran parte dei protagonisti maschili li abbiamo già potuti conoscere nel primo Injustice: per questo si riparte da Poison Ivy, da Supergirl, da Black Canary e Cheetah, con qualche trovata emozionante e comunque gradevole per tutte le quattro ore della modalità single player.

Di combo perireSiamo dinanzi a un picchiaduro, non dimentichiamocelo, per questo dopo aver analizzato la seppur interessante storyline offertaci è giusto spendere tante parole sul gameplay, il cuore dell’intera esperienza. Injustice 2 sostanzialmente non modifica ciò che già col primo capitolo avevamo visto: pad alla mano, il fighting game di NetherRealm è forse l’entry level più immediato che offre il mercato al momento, sia per la sua immediatezza quanto per la sua facilità nel rapportarsi ai vari combattenti. Injustice 2 utilizza una variante del sistema che già abbiamo potuto apprezzare negli ultimi Mortal Kombat, con la parata classica, ossia all’indietro. Non ci sono più quattro tasti d’attacco, ma tre più un’abilità speciale da gestire a seconda del personaggio che state utilizzando, pertanto unica. Tale meccanica fornisce grande varietà all’intera offerta, ma mantiene purtroppo la legnosità dei picchiaduro che è tipica dello studio di sviluppo di Chicago: d’altronde se dopo poche ore di gioco l’effetto è ancora fresco e gioviale, dopo aver macinato una decina di ore sul picchiaduro di Ed Boon si inizia a sentire la differenza con la scuola nipponica, che a oggi ha dalla sua i maggiori esponenti del genere sia per elasticità quanto per tecnicismi. Se da un lato, però, la fluidità è assente, dall’altro non si può dire che Injustice 2 non meriti un plauso per il suo modo di affrontare la scena: la gestione delle battaglie è diversa, è più piantata a terra, è più per certi versi solida, andando a spingere e stuzzicare il giocatore per fargli scegliere quella che è la strada più sicura, il colpo scontato ma efficace, come d’altronde suggeriscono anche gli eroi della DC, omoni di una certa stazza che non hanno dalla loro un’enorme elasticità di movimenti, persino i velocissimi come Flash. Per questo imparare presto a sfruttare la versione potenziata delle combo, sbloccabili con la pressione del dorsale destro quando disponibile, è di vitale importanza, perché rimbalzi in aria, tempismo nel colpire alle spalle l’avversario mentre si è in aria, bravura nel calcolare il tempo giusto per restare a terra prima di rialzarsi fanno parte del bagaglio culturale che vi servirà per padroneggiare al meglio Injustice. Per questo – c’è poco da girarci intorno – sarà sempre un fattore di gusti tra una scuola e l’altra e toccherà sempre all’utente finale decidere verso cosa orientarsi: il picchiaduro di NetherRealm è accessibile, immediato, solido e corposo, mentre altri fighting game si lasciano andare alla giusta elasticità del lottatore, a dei colpi diametralmente opposti e a un sistema di combo che predilige il target system: per i meno esperti facciamo riferimento a un sistema che richiede l’inserimento della sequenza di tasti in un unico momento, che preceda l’azione stessa del combattente. Una filosofia di combattimento adottata già da Mortal Kombat, là dove ogni personaggio ha un numero di predefinite target combo che possono essere collegate tra di loro fornendo un risultato stilisticamente gradevole da vedere e da eseguire. Anche in questo caso, però, sta al gusto dell’utente finale, che dovrà capire cosa meglio gli aggrada: inserire una combinazione che produce un risultato o guidare da sé una serie di colpi che ha immediatamente viene riprodotta a schermo. Infine va fatto un cenno al confermato sistema del Clash System, che nella versione italiana viene localizzato come Scontro: una lotteria che vi permetterà di essere attivata una sola volta a scontro e soltanto dopo aver raggiunto la seconda barra della salute, che equivale al secondo round. Difendendovi da un attacco dell’avversario, quindi, vi troverete a mettere in palio le barre accumulate della vostra messa speciale: chi ne avrà di più, e quindi chi ne userà di più, avrà la possibilità di vincere lo scontro ottenendo, nel caso del difendente, un recover di energia, nel caso dell’attaccante un colpo ben assestato che toglierà parte dell’energia calcolata in base alle barre scommesse. Una lotteria strategicamente significativa, perché potrete decidere, durante lo scontro, di sacrificare la vostra mossa finale per avere maggior possibilità di vittoria. L’immolare la propria barra che conduce alla special è da ricollegare a tantissime altre attività, perché le frazioni da sacrificare vi permetteranno anche di uscire dalla juggle, allontanare l’avversario che vi ha preso nella sua morsa o anche passargli praticamente attraverso con una capriola che vi libererà dal suo target. 

Le modalità di Injustice 2Dopo aver terminato la modalità storia chiaramente Injustice 2 è solo all’inizio di ciò che potrà offrirvi: oltre a poter, chiaramente, ripercorrere le vicende della storyline completando le strade alternative che non avete scelto, favorendo un’altra ramificazione del bivio, potrete cimentarvi in quello che è il Multiverso. Dalla sala di controllo, là dove Brother Eye controlla ogni cosa, potrete entrare in tutti gli universi paralleli che Superman aveva scoperto con annesse anomalie che richiederanno il vostro intervento. Ogni multiverso, oltre ad avere dei requisiti e del tempo limite a disposizione, ha al suo interno degli eventi che prevedono una serie di combattimenti da portare a termine, suddivisi per livello consigliato e per difficoltà: ogni evento ha con sé una ricompensa per la prestazione, collegata ai punti che otterrete. Ricompensa che non dev’essere necessariamente legata ai crediti spendibili in game o ad eventuali casse, che poi andremo ad analizzare più avanti, ma anche in equipaggiamenti e personalizzazioni dei vostri combattenti. Il Multiverso, pertanto, veste i panni di addestramento con uno scopo, con una serie di combattimenti che oltre ad aumentare le vostre capacità vi permetteranno anche di ottenere degli oggetti da equipaggiare utili per la personalizzazione del vostro personaggio: se quindi il tutto vi risulterà essere ridondante sappiate che è normale, perché il pretesto imposto dall’esistenza di anomalie all’interno dei mondi paralleli è a tutti gli effetti un palliativo, ma la conquista di nuovi oggetti è sicuramente un modo utile per iniziare ad acquisire dimestichezza con il Gear System. Vi avevamo, d’altronde, già annunciato lo scorso febbraio, durante il nostro primo hands on di Injustice 2, che sarebbe stata la customizzazione dei personaggi la vera grande novità del nuovo picchiaduro di Ed Boon. Vi sono tre categorie di personalizzazione: pezzi dell’equipaggiamento, abilità e shaders, che equivalgono alla modifica della skin mera e semplice. Per ottenere tutti i pezzi utili per la modifica del vostro combattente basterà proseguire nel gioco, soddisfare richieste, esercitarsi nella modalità single player, perché che sia la storyline o il già citato multiverso avrete sempre modo di ottenere una ricompensa. Il sistema di drop, inoltre, alla fine di ogni match vi permetterà di equipaggiare direttamente e immediatamente il pezzo di armatura che avete appena ottenuto, a prescindere dal personaggio che state utilizzando: così facendo, doveste trovarvi nei panni di Batman, potrete equipaggiare un gambale per Harley Quinn in maniera tempestiva, senza dover tornare nel menù principale e perdere quei secondi essenziali per mantenere il flow in una sfida, magari, online. L’inventario che sarà a vostra disposizione vi permetterà di studiare tutte le migliorie da apportare e tutte le modifiche da compiere a testa, braccia, gambe e busto, che sono le quattro parti personalizzabili della vostra armatura. Le stats che andrete a modificare saranno quelle della forza, abilità, difesa e salute: all’inizio ogni personaggio avrà un proprio set di base, che però non avrà, chiaramente, alcun tipo di boost dalla sua. Per questo sarete presto chiamati, una volta terminata la storyline, a un capillare lavoro di ricerca delle parti migliori da installare sul vostro combattente. Oltre al loot che andrete a ottenere di battaglia in battaglia, però, avrete a vostra disposizione anche il caveau di Brother Eye, all’interno del quale potrete decodificare le scatole madre o modificare gli equipaggiamenti ottenuti, scimmiottando un sistema di crafting. Le scatole sono di diverso tipo (bronzo, argento, oro, platino e diamante) e potrete ottenerle completando alcuni obiettivi sia durante la storia che nel multiverso: ognuna di esse contiene un dato quantitativo di oggetti, tra normali ed epici, oltre a un ammontare di crediti che potrete utilizzare per acquistare altre scatole, fino a quella oro. I crediti possono essere accumulati anche vendendo l’equipaggiamento in eccesso o quello che non vi aggrada, così da poter rimpinguare le vostre casse: sbustare, in ogni caso, è l’attività del momento e l’industria videoludica lo sa bene, per questo ritrovarsi a dover aprire le varie casse del loot cambierà la prospettiva di Injustice 2, trasformandolo in una corsa al collezionismo e al completismo, per poter così avere tutto l’equipaggiamento di cui avrete bisogno. 

Da Gotham a MetropolisInjustice 2, così come il suo predecessore, ha la grande forza dello stile dalla sua. Oltre al dover mettere in campo degli eroi che fanno parte di uno schieramento di grande fascino, è tutto l’ecosistema all’interno del quale vengono inseriti che è gradevole. Così come Mortal Kombat e il primo Injustice, anche stavolta le arene saranno distruttibili e sarà possibile interagire con gli elementi a schermo, così da poterli utilizzare a nostro piacimento contro i nostri avversari: persone, pezzi di mobilia, rami, liane, tutto sarà a nostra disposizione, esaltando quindi lo scenario che negli ultimi anni per i picchiaduro, prodotti di NetherRealm a parte, ha rappresentato un tallone d’Achille non indifferente. Del doppiaggio, purtroppo, ci siamo già lamentati, mentre il sound design ci ha dato soddisfazione: tra colpi che impattano contro il corpo avversario il momento di maggior precisione l’abbiamo avuto con Black Canary, specialista dello stordimento del canale uditivo, perfettamente riproposto anche in Injustice 2, che quindi rende ovattato, per qualche secondo, ciò che percepiamo con le nostre orecchie, proprio come il nostro combattente, che sarà subito stordito. Le pecche del motore grafico si denotano nel dettaglio di alcuni comprimari, come per esempio i civili delle città che ci ritroveremo a dover saltare durante la storyline, così come nei filmati si manterrà quella legnosità dei movimenti che è propria del fighting game a firma Ed Boon, riscontrabile anche nella più furiosa fuga di Supergirl dagli scagnozzi di Brainiac. Aspetti che durante i combattimenti nell’arena non distruggono l’esperienza né la penalizzano, soprattutto là dove l’aspetto più pregnante è il combattimento in sé e per sé. Nel complesso, però, con uno stile molto ispirato e con un dettaglio molto alto nella personalizzazione dei vari personaggi, soprattutto a fronte del Gear System che chiama a una precisione capillare nei colori e nelle texture, Injustice 2 offre un ottimo livello di divertimento.Per quanto riguarda invece il multiplayer abbiamo avuto modo di trovare più giocatori di quanto ci aspettassimo, mettendo anche sotto stress i server: salvo alcune sporadiche occasioni, per le quali vogliamo incolpare esclusivamente la connessione dei nostri avversari, siamo riusciti sempre a mantenere un ottimo livello di connessione, partendo dalle stanze, che ci hanno permesso di fare un iniziale allenamento con i presenti, fino ai match classificati, che ci hanno assegnato degli avversari a seconda del nostro livello. Le varie sfide possono basarsi sia su uno scontro 1vs1 sia su una serie di Re della collina. Per quanto riguarda, invece, lo sbilanciamento dinanzi al quale potremmo incappare a causa del Gear System vi rimandiamo a un aggiornamento che arriverà nei prossimi giorni, quando avremo avuto modo di effettuare un test molto più intenso sul comparto multiplayer, che vada oltre i pochi giorni concessi da Warner Bros. per la recensione. Per quanto riguarda, infine, il tanto temuto sbilanciamento portato dal Gear System, partendo dal presupposto che la personalizzazione dei singoli combattenti chiaramente va a minare qualsiasi tipo di uniformità del roster, c’è da segnalare la modalità Torneo di NetherRealm che permette di annullare, in un sol colpo, qualsiasi miglioria apportata, così da farvi entrare in una sorta di limbo all’interno del quale nessuno ha indossato un oggetto che conduce un boost, ma tutti restano armoniosamente allo stato brado. Un modo perfetto per affrontare una competizione, sia offline che online, alla pari dell’avversario.

– Storyline non di contorno

– Stile unico, arene interattive

– Roster molto curato

– Tantissimi contenuti

– Doppiaggio italiano di bassa qualità

– Movimenti ancora legnosi

– Gear System pericoloso per il bilanciamento

8.5

Injustice 2, per ricordare un concetto espresso prima, è un ottimo entry level per i picchiaduro. Immediato, con poche combo da apprendere e con un target system che permette di inanellare combinazioni rapidamente ottenendo un risultato diretto e tempestivo, il nuovo titolo di NetherRealm è massiccio e ben piantato a terra. Come abbiamo già spiegato, il suo successo è legato a un gusto prettamente personale dell’utente finale, che dovrà decidere se scegliere una filosofia occidentale o una orientale nell’approccio al fighting game. Per il resto, però, Injustice 2 resta un prodotto rifinito adeguatamente anche dal punto di vista della trama, non sempre un elemento di prima fascia nei picchiaduro, e impreziosito da quegli elementi RPG che permettono una capillare personalizzazione del proprio combattente, aggiungendo una profondità che sa di nuovo e di coraggioso.

Voto Recensione di Injustice 2 - Recensione


8.5

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