Recensione

Il Vegetale, la recensione del film con Fabio Rovazzi

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Gennaro Nunziante è il regista che col suo Checco Zalone (all’anagrafe Luca Medici) è riuscito a travolgere il botteghino italiano con tutta una serie di film dallo spirito prepotente e decisamente anticonvenzionali, che tanto sono piaciuti al pubblico italiano nel corso delle passate stagioni. Il Vegetale, scritto e diretto da Nunziante, mette sul palco un paio di grandi nomi del cinema nostrano come Luca Zingaretti e Ninni Bruschetta, preferendo però un protagonista giovane, insperto e al suo debutto ufficiale sul grande schermo. Stiamo parlando di Fabio Rovazzi. Sì, quello di Andiamo a Comandare e Volare, divenuto una web star prima ancora che un cantante di successo, grazie al supporto di giganti come Fedex e J-Ax. Come si sarà comportato in occasione del suo primo film da protagonista il caro “Piccolrovazzi”?

Ambientato nella Milano dei giorni nostri, Il Vegetale racconta la storia di Fabio, laureato in Scienza della Comunicazione, il quale cerca di sbarcare il lunario facendo volantinaggio. L’amico pugliese che divide casa con lui (Pinuccio) lo intima come può di smettere di fare quella vita una volta per tutte. A poco servirà un papà furbetto (Ninni Bruschetta) e una sorellina altrettanto invadente e di ben poco supporto psicologico: il ragazzo “vegetale” (così ama chiamarlo suo padre) deciderà di fare presto il salto che gli permetterà di vivere il mondo del lavoro come meglio crede, senza compromessi o illegalità. Da Milano, Fabio finirà improvvisamente nel Lazio, vicino al lago del Turano, a raccogliere allegramente pomodori assieme a vari “colleghi” di colore. Finché un giorno non farà la conoscenza di uno strano figuro (Luca Zingaretti) e di una insegnante (Paola Calliari), i quali cambieranno per sempre la vita al giovane neolauretao un po’ ingenuo, ma sicuramente non stupido.Su questo si basa l’intero racconto scritto e diretto da Nunziante, prodotto da Piero Crispino per 3zero2 e co-prodotto da The Walt Disney Company Italia in collaborazione con Sky Cinema, un film infarcito di buoni sentimenti e un protagonista acqua e sapone, capace di racchiudere in sé il classico esempio del giovane italiano docile, onesto ma facile da raggirare. Se Checco Zalone era la quintessenza della furibizia all’italiana – praticamente in tutti i suoi film da protagonista – il personaggio di Rovazzi ne Il Vegetale è invece l’esatto contrario, sempre onestissimo e ligio al dovere, nonostante la società lo faccia passare come la pecora nera.

Il film non vuole quindi raccontare la crisi del posto fisso e dei cervelli in fuga dall’Italia come invece accadeva con Quo Vado?, bensì una storia politicamente corretta dalla comicità appena abbozzata, tutta incentrata sulla figura minuta e apparentemente fragile di Fabio Rovazzi. Fortunatamente, il tutto funziona: non sono necessarie battute a sfondo sessuale, politico o infarcite di volgarità. Il Fabio de Il Vegetale è una specie di Ugo Fantozzi (prendete con cautela quest’ultima affermazione) impiantato negli anni del precariato e dal lavoro giovanile incerto e insabile. Se da una parte Nunziante vuole infatti raccontare una storia di cattiverie gratuite e cinismo dilagante, dall’altra rassicura lo spettatore con un happy ending dal sapore agrodolce, senza dimenticare di lanciare un messaggio chiaro e inequivocabile: tornare ai lavori “umili” potrebbe essere il futuro del disastroso – e disastrato – sistema economico del nostro paese.Forse, è meglio così. Forse, il cinema italiano di oggi ha bisogno di personaggi come Fabio, capaci di sobbarcarsi il peso delle responsabilità senza mollare mai, senza scendere a compromessi e, soprattutto, senza ascoltare i cattivi consigli di una società “vecchia” ancorata agli stereotipi del passato e che non è in grado di guardare al nuovo che avanza. E in questo, una faccia da schiaffi come quella di Rovazzi (supportato da attori esperti e navigati come Zingaretti e Bruschetta) è stata la scelta più saggia da parte del regista Gennaro Nunziante, il quale ha preferito un personaggio amato dai giovanissimi e non disprezzato neppure dalle vecchie generazioni (dopotutto, un “eterno giovane” come Gianni Morandi ha accettato di diventare la sua spalla più che volentieri), piuttosto che l’ennesimo “italiano medio” di cui è pieno il cinema.

Rovazzi a suo agio nell’interpretare un’intera generazione di precari

Durata esigua (un’ora e mezza)

Storia piuttosto scontata e dai risvolti evidenti

6.5

Gennaro Nunziante mette da parte Checco Zalone e lo rimpiazza con il giovane Fabio Rovazzi: il risultato – al netto di qualche luogo comune del caso- è un film tutto sommato godibile e divertente. Il Vegetale prende infatti la filosofia dietro lo “Zalone pensiero” e la ribalta, proponendo una pellicola che non ironizza sul posto fisso, bensì sull’insicurezza lavorativi dei giovani d’oggi, divisi tra nord e sud, volantinaggio e stage non retribuiti. Il tutto, con un Rovazzi a suo agio nel suo primo film da protagonista. Senza necessariamente “andare a comandare”.

Voto Recensione di Il Vegetale, la recensione del film con Fabio Rovazzi - Recensione


6.5

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