Recensione

Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re

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a cura di umbojami

Certamente J.R.R. Tolkien, fra il 1954 e 1955, quando pubblicò i tre volumi che compongono Il Signore degli Anelli – uno dei più grandi cicli narrativi del ventesimo secolo – non si sarebbe potuto aspettare di dare lo spunto ben mezzo secolo dopo ad una magnifica trilogia cinematografica e ad una (fino ad ora) meno stupefacente trasposizione videoludica.Nella vita purtroppo (o per fortuna), però, le cose molto spesso non vanno come ci si aspetterebbe e così il 17 dicembre potremo vedere al cinema il terzo ed ultimo episodio dell’opera di Peter Jackson, Il Ritorno del Re, e ancor prima possiamo giocare all’omonimo titolo che la sempre attivissima Electronic Arts ci propone, forte dell’esperienza maturata con i due precedenti episodi. Conferma, questa, che mostra per l’ennesima volta l’innata capacità da parte della “mamma” di FIFA di utilizzare al massimo dal punto di vista commerciale le licenze che mano a mano si assicura, creando una quantità di tie-in dedicati al grande pubblico, che però fino ad ora hanno molto spesso deluso le aspettative di tutti coloro che non si fermano al brand di successo per l’acquisto di un videogame.A questo punto sarei naturalmente portato a tuffarmi nella descrizione del titolo in questione, ma sono consapevole che non si può parlare del presente prescindendo il passato, quindi…

…breve digressione storica…Chiudete per un secondo gli occhi e immaginatevi di essere magicamente trasportati in un mondo fantastico in cui elfi, gnomi e uomini vivono assieme in armonia, ciascuno nella propria terra. Un giorno vengono creati una serie di anelli dal grandissimo potere che furono più o meno equamente divisi tra le prime tre razze a volerne dimostrare la forza o l’intelletto. Ben a poco però sarebbero potuti servire i preziosi manufatti, poiché in gran segreto fu forgiato da Sauron, incarnazione del male, ”L’unico Anello” che da solo avrebbe permesso a chi lo avesse posseduto di annullare il potere degli altri e di governare La Terra di Mezzo. Le vicende si susseguono e quel mondo fantastico viene imperversato da una furiosa guerra che mette agli antipodi i possessori degli anelli “comuni” a Sauron, finché, dopo un lunghissimo periodo, “L’unico” giunge nelle mani di Frodo, un giovane hobbit – mezzo uomo e mezzo gnomo – che avrà il non semplice compito di distruggerlo, accompagnato dalla celebre Compagnia e dall’amico Sam. Inizia così un lungo viaggio in cui ogni personaggio dovrà fare i conti con le proprie paure e con la brama di potere; quel gruppo inizialmente così ben assortito non riuscirà però a restare unito a lungo, ma, nonostante ciò, ogni membro continuerà ad adoperarsi per realizzare l’obbiettivo comune: raggiungere il Monte Fato e distruggere la ragione di tutto il male. ”Le due torri” si chiude con i due giovani hobbit ormai in procinto della loro meta con ancora davanti a se però l’ostacolo rappresentato dalla roccaforte di Mordor: è a questo punto che inizia la narrazione dei terzi e ultimi libro, film e videogame.

Gameplay & co.Diciamoci la verità, il gioco de “Le due torri” non è stato un capolavoro – per carità, non era nemmeno brutto ma mancava di quel “quid” che un gioco con una licenza così importante dovrebbe avere. Nello specifico, l’intera esperienza era minata da una longevità particolarmente bassa (13 livelli in totale), elemento questo che, unito all’assoluta mancanza di una modalità multiplayer, non poteva certamente lasciare entusiasti. Questa volta – diciamolo – si è cercato di mettere riparo agli errori del passato, ma andiamo con ordine…Inserito il DVD nell’Xbox, siamo introdotti al gioco da uno splendido filmato, realizzato con parte della pellicola originale, che ci riporta un passo indietro alla battaglia per il fosso di Helm; terminato questo, il gioco passa nella sua veste poligonale e siamo chiamati a comandare Gandalf attraverso quello che risulta essere un buon tutorial “travestito” da primo vero e proprio livello. Apprese le mosse basilari, un altro spezzone ci riassume gli avvenimenti e poi siamo portati in automatico nella schermata di selezione.La struttura del gioco segue quella del libro permettendo di scegliere tra un personaggio per ciascuno dei tre gruppi che si sono andati a formare dalla divisione della Compagnia, rispettivamente quello di Gandalf (il mago), Aragorn (il ramingo, che proprio in questo ultimo capitolo diventerà re) e Sam-Frodo (duo di hobbit che si avvicenderanno nel corso dell’avventura), oltre a tutti i personaggi nascosti che però si renderanno giocabili solo successivamente. La vera novità è rappresentata dal fatto che ogni personaggio segue un percorso differente e al termine di ogni livello potremo cambiarlo permettendoci così di cercare sempre le combinazioni che preferiamo e dandoci l’idea di poter intervenire sul corso degli eventi. Vien da sé che cambiare personaggio in corsa non comporta una retrocessione: ad esempio, se terminato il secondo livello di Gandalf vorremo passare ad Aragon, potremo giocarne altri due e poi riprendere lo stregone!L’avventura si sviluppa come nei più classici giochi d’azione in cui il nostro personaggio, che in base alla scelta può anche essere accompagnato da dei compagni, deve percorrere ogni stage uccidendo i nemici che gli si vanno parando contro. In questo senso è stato svolto un buon lavoro, sia per quanto concerne il level design – creando ambienti poligonali non rettilinei, ma che presentano diverse tortuosità e angustie, le quali spingono sempre a cercare l’approccio migliore e più strategico – che per quanto riguarda la varietà d’azione, inserendo elementi di disturbo o d’aiuto che è sempre necessario tener presente.Interessanti anche gli spunti che ci vengono offerti dalle prove di fine livello, che vanno dal più classico boss alla distruzione di una diga mentre si è attaccati (“Strada per Isengard”, il secondo livello di Gandalf).Come in (quasi) ogni buon gioco di ambientazione fantasy era immancabile l’accrescimento delle caratteristiche del personaggio, che ne “Le due torri” risultava però troppo superficiale, quasi volto esclusivamente a dare l’impressione di giocare un po’ anche a un RPG alla Baldur’ s gate; qui invece il miglioramento è dato dalla possibilità di distribuire i punti esperienza tra i personaggi e non solo a quello da noi selezionato, in modo da dover maggiormente ragionare le nostre scelte. E’ stato così introdotto un ulteriore elemento strategico.Il sistema di controllo fa bene il suo mestiere assegnando al tasto A l’attacco veloce, al B quello fisico e alla Y quello feroce, mentre alla X è affidata la parata; è possibile anche effettuare l’attacco a distanza e la mossa finale rispettivamente con il grilletto sinistro unito al tasto A e con il grilletto destro; sono disponibili inoltre una serie di combo e poteri particolari, alcuni disponibili fin da subito, altri che invece potranno essere acquisiti con i punti esperienza. Il resto dei pulsanti è dedicato ad azioni secondarie: con il bianco si indietreggia, mentre il tasto nero è adibito all’interazione con lo scenario. La levetta anologica di destra è designata a ripetere gli attacchi normalmente effettuati con i pulsanti, mentre quella di sinistra è dedicata allo spostamento.E’ doveroso comunque muovere una critica, infatti la gestione del personaggio attraverso il pad risulta estremamente funzionale alle prime partite per poi essere rivalutata in corsa, quando una maggior esperienza richiederebbe anche un migliore approfondimento in questo senso; gli enigmi e l’interazione con lo sfondo in particolare, una delle novità di questo capitolo, non vanno quasi mai oltre l’individuazione di una scala o un’arma fissa da poter utilizzare e, anche durante l’azione, spesso circondati da diversi nemici e pur avendo acquistato molti potenziamenti, la soluzione migliore che ci verrà in mente sarà quella di “smanacciare” a caso… un po’ poco!

GraficaSin dalla prima schermata di gioco in cui campeggia il logo della New Line Cinema si capisce quanto il gioco sia legato non solo al libro ma anche ai film: questo si nota soprattutto negli splendidi fondali che ci accompagnano nell’azione e che risultano davvero evocativi e splendidamente dettagliati. L’ambiente, così come i personaggi, è costituito da buone texure anche se dalla qualità un po’ discontinua; in particolare, eccezionale è la caratterizzazione dei volti che denota una cura maniacale. Anche le animazioni sono estremamente realistiche e si dimostra ben utilizzata la tecnica del motion capture per le diverse razze più o meno umane.Per la gioia di tutti i possessori della console dello “zio Bill” non ho rilevato alcun calo del frame rate anche quando sullo schermo ci sono molti elementi in movimento e nella modalità multiplayer.Decisamente meno positivo è il mio giudizio sulla telecamera virtuale: probabilmente ai ragazzi della EA nessuno ha spiegato che dovevano mettere chi gioca in condizione di poter seguire l’azione e non limitarsi ad osservare i fasti del paesaggio. Ci troviamo così continuamente in difficoltà dovendo intuire da dove arrivano i nemici ed essendo molto spesso costretti a ripetere più volte una sezione di gioco perché uccisi senza colpa, cosa che risulta frustrante dopo molto poco tempo.

Sonoro Come c’era da aspettarsi la EA ha voluto fare le cose in grande anche sotto questo aspetto tecnico, e così la prima cosa che capiamo nelle schermate iniziali è che il gioco è in possesso della certificazione THX. Aspetto questo più formale che realmente verificabile, nonosante ci sia da dire che il gioco supporta davvero ottimamente il Dolby 5.1.Le musiche, tratte dal film, sono davvero stupende e l’unico aggettivo che mi viene in mente per definirle è “epiche”. Alla stessa maniera, i vari effetti riproducono bene una moltitudine di situazioni, dai clangori delle spade alle esplosioni.Ovviamente tutte le voci dei personaggi, sia nei filmati che durante il gioco, sono doppiati dagli stessi attori dei film, elemento che aiuta molto a creare atmosfera e ad immedesimarsi. Proprio dalle voci deriva però l’unico difetto che ho riscontrato, cioè una certa monotonia e ripetitività dei dialoghi durante l’avventura, che tendono a sfinire il giocatore, portandolo a desiderare di essere lasciato al gioco piuttosto che a badare ai dialoghi stessi!

Extra time!Ed eccoci finalmente (si fa per dire) arrivati alla più grande ed evidente nota dolente del “Ritorno del Re”: la longevità.Come il prequel, l’avventura si dimostra piuttosto corta proponendoci 14 livelli che, seppur di discreta lunghezza, non rappresentano una sfida particolarmente ardua. Bisogna dire che sono presenti tutta una serie di extra che si vanno a sbloccare, alcuni nel corso dell’avventura, altri al termine della stessa. Abbiamo così delle mini interviste con i protagonisti del film (in lingua inglese), alcune foto prese dal backstage della pellicola cinematografica e dei disegni preparatori. Si renderanno poi disponibili dei personaggi segreti (Faramir, Marry e Pipino) che però non portano nessuna novità concreta; più interessante è una variante in chiave Tolkeniana del classico Survivor Mode, in cui in una arena dovremo sconfiggere in serie i nemici incontrati nel gioco.Il discorso cambia leggermente se prendiamo in considerazione la modalità in doppio: in questo caso, infatti, la difficoltà cresce poiché le pozioni e i potenziamenti rimangono contati e si deve creare un certo affiatamento… senza contare che potrebbe spesso venir voglia di inserire il DVD anche “solo per una partitina”.

– Licenza leggendaria

– Ottimo accompagnamento musicale

– Grafica spesso spettacolare

– Controlli semplici…

– …ma poco approfonditi

– Telecamera suicida

– Scarsa longevità

7.8

Tirando le somme, siamo di fronte ad un buon gioco che punta molto sulla licenza di cui è in possesso ma che non si adagia su di essa, evitando di essere catalogato assieme a molte altre “bieche operazioni commerciali”.

Grafica e sonoro risultano ben realizzati pur presentando delle pecche – gravi per la prima – mentre l’azione si svolge fluida e senza risultare monotona proponendo anche alcuni buoni spunti. Vero tallone di Achille era e rimane la longevità che, almeno in single player, non soddisferà la maggior parte delle persone.

Approfitto di questo spazio finale per dire la mia riguardo al paragone che, soprattutto nei mesi passati, ha visto questo titolo come il nuovo Golden Axe: molti tratti del gameplay e l’idea di fondo sono simili, ma il titolo di casa SEGA era per il tempo (1989) quasi rivoluzionario, quello EA è a malapena innovativo…

Un gioco, quindi, che mi sento di consigliare soprattutto a coloro che cercano un’ora al giorno di svago, magari assieme a qualche parente e/o amico o a chi è un fan sfegatato della saga. Per tutti gli altri, un acquisto da ponderare, soprattutto in un panorama come quello pre natalizio che offre una notevole quantità di ottimi titoli.

Voto Recensione di Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re - Recensione


7.8

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