Un team di sviluppo capace ed apprezzato, diverse idee originali, e l’esclusiva per Playstation 3, piattaforma che nonostante l’ottimo successo commerciale ancora non ha dalla sua titoli di vero spicco: la combinazione di questi elementi ha creato attorno allo sviluppo di Haze un’attesa ed una curiosità davvero notevoli. Dopo il recente rilascio della prima ed unica demo single player, è finalmente tempo di alzare il sipario su questo titolo già molto discusso.
Clearing the HazeLa storia che fa da contorno a questo sparatutto prende il via in un inquietante scenario collocato nel prossimo futuro: nei panni di Shane Carpenter, giovane recluta dell’esercito privato Mantel, ci uniremo ad una spedizione in Sudamerica, con l’obbiettivo di sedare un gruppo di ribelli locali accusati di pulizia etnica, conosciuti come La Promessa. Forte di ingenti risorse e tecnologie militari all’avanguardia, la Mantel soggioga i suoi mercenari tramite la somministrazione di una droga sintetica, il Nettare, in grado di acuire le percezioni, accrescere la potenza fisica ed indurre un generale senso di euforia; ci ritroveremo così nel bel mezzo di un gruppo di veri invasati, che tra battutacce, risate isteriche e comportamenti ossessivi si macchiano le mani di sangue senza mai chiedersi il perché. Il nostro alter ego si rivelerà d’altra parte ben diverso dalla massa, e comincerà presto a farsi qualche domanda, complice anche un somministratore di Nettare difettoso, che per qualche attimo gli mostrerà gli orrori della guerra per quelli che sono.Per Shane comincia così un percorso di catarsi, che lo porterà a tradire la Mantel e ad unirsi ai ribelli, i quali si riveleranno ben diversi da come la corporazione li dipingeva: emergeranno i veri motivi per cui la Mantel ha interessi sul territorio, e la fitta cortina di bugie creata per coprirli andrà in pezzi: il suo conflitto interiore non avrà tuttavia facile risoluzione, in un mondo dove la linea di confine tra buoni e cattivi è decisamente sottilissima.
Crime and punishmentDa queste premesse ne deriva un gameplay scandito da due momenti ben differenti: il primo terzo di gioco lo passerete a servire la Mantel ed i suoi discutibili scopi, mentre nei restanti due combatterete per liberare i ribelli della Promessa. Per quanto lo stile di gioco non si differenzi affatto dai canoni del genere, nella prima fase l’utilizzo del Nettare costituisce una piacevole variazione sul tema: premuto il tasto L2 la tuta Mantel rilascerà nel nostro organismo una dose, da cui trarremo vari benefici: i nemici ci appariranno ricoperti da un glow di colore giallo intenso, che li renderà avvistabili a prescindere da distanze e copertura, e la nostra capacità di assorbire danno sarà leggermente incrementata, così come tutti i nostri attributi fisici. Gli effetti della sostanza svaniranno abbastanza in fretta, ma potranno essere mantenuti uccidendo i nemici in rapida sequenza, oppure ripristinati con un’altra somministrazione. La resa stilistica dell’assunzione del Nettare è efficace, e si concretizza in una visuale leggermente deformata con un lieve effetto tunnel. Il fatto che gli effetti della droga si mantengano tramite uccisioni ravvicinate, incentiva ad affrontare gli scontri a fuoco con velocità e determinazione, e contribuisce a mantenere l’azione sempre frenetica. Purtroppo questa particolarità del gameplay avrà vita breve: una volta abbracciata la causa dei Ribelli non avremo più accesso a somministrazioni di Nettare, e, ancora peggio, non avremo la sensazione che i soldati Mantel lo utilizzino affatto: essi si comporteranno come normalissimi nemici, e niente suggerirà che abbiano a disposizione forza e riflessi sovrumani.Sempre in tema di varianti agli stilemi del classico sparatutto, nei panni del ribelle avremo accesso ad alcune risorse uniche, come ad esempio la possibilità di fingerci morti, utile nei frangenti più disperati, la possibilità di sottrarre l’arma al nemico (la quale, purtroppo, risulta davvero utile solo in un frangente “pilotato”), ed infine un interessante utilizzo del Nettare: esso potrà essere infatti raccolto dai cadaveri dei soldati Mantel, allo scopo di fabbricare speciali bombe, atte a mandare in overdose coloro che si troveranno nel raggio d’azione. I soldati in overdose perderanno completamente il controllo, sparando all’impazzata a qualunque cosa si muova; gettate un paio di bombe Nettare in un gruppo di ignari Mantel, e godetevi lo spettacolo!
Solo luci nella foschiaL’Intelligenza artificiale che muove amici e nemici è purtroppo afflitta da una serie di difetti non trascurabili: i vostri compagni hanno una netta vocazione al suicidio, e non perderanno occasione per attraversare la vostra linea di fuoco; fortunatamente, è possibile rianimarli.I nemici, che nella maggior parte delle occasioni si muovono in maniera piuttosto dinamica e veloce, rimarranno a volte a corto di idee, e staranno semplicemente immobili nello scenario finchè non li stimolerete con qualche pallottola.Procedendo di obbiettivo in obbiettivo, si nota l’utilizzo ripetuto di leve e pulsanti da premere, che finisce purtroppo per costellare tutto l’arco dell’avventura: molti sparatutto degli ultimi anni hanno saputo osare di più con ottimi risultati, ed un simile ritorno al passato rasenta decisamente l’anacronismo.L’arsenale a vostra disposizione, si differenzia tra truppe Mantel e Ribelli, ma rimane comunque abbastanza scarno: un paio di classici fucili d’assalto, un fucile a pompa, un fucile da cecchino con due livelli di zoom, ed un lanciarazzi decisamente anonimo; l’unica a distinguersi è la pistola, che compensa il rateo di fuoco molto basso con delle vere e proprie cannonate: one shot, one kill, davvero ben fatta e divertente da usare. Le situazioni di combattimento a piedi saranno inframmezzate da sezioni in cui vi ritroverete alla guida di veicoli, tutti con la possibilità di portare uno o più passeggeri. Il modello di guida è chiaramente ridotto all’osso, ma anche così soffre di comandi assolutamente imprecisi e di una fisica imprevedibile, che finiranno per darvi la sensazione di non avere alcun controllo sul mezzo. Realizzate decisamente meglio invece le sequenza in cui avrete occasione di fare fuoco da postazioni fisse mentre l’IA si occuperà di guidare.La narrazione avviene tramite sequenza parzialmente interattive, in cui potremo muoverci limitatamente e spostare lo sguardo; per quanto questo espediente ci piaccia, l’involontaria comicità di molti dialoghi ed una sceneggiatura piena di buchi uccidono completamente l’immedesimazione. Qualche idea e spunto di riflessione a dire il vero c’è: la palude ad esempio, oltre a rappresentare il punto di svolta dell’intera vicenda, è anche l’unico momento in cui tutti gli elementi che compongono Haze si compenetrano e funzionano a dovere. Il design ispirato, gli affascinanti effetti di luce, la suspance creata dal plot, il sonoro coinvolgente…per qualche attimo, Haze ha tutta la nostra attenzione. Peccato che questa alchimia sia circoscritta, e si esaurisca nel giro di qualche minuto. La sua brevità non le impedisce tuttavia di fare da metro di paragone per tutto il resto dell’avventura, che al confronto si perde inesorabilmente in un mare di banalità e stereotipi senza risparmiare nessuno dei pochi personaggi coinvolti; nel finale, si tocca davvero il fondo: non c’è un climax, bensì un leggero calando nella ferocia degli scontri, e di colpo ecco scorrere i titoli. Spiazzante.
Comparto tecnicoIl comparto tecnico purtroppo non è quello che avremmo desiderato, con l’unica eccezione rappresentata dalle animazioni, nel complesso discrete. I modelli poligonali vivono di alti e bassi: le navi da trasporto ad esempio sono ben realizzate, ma la maggior parte degli edifici è ridotta all’osso. Stesso discorso per le textures, che solo in pochi momenti risultano realistiche e adeguatamente definite. La nota più bassa è rappresentata dagli effetti particellari: esplosioni, fuoco, acqua, non ne vedevamo di così grossolani da diversi anni.A peggiorare ulteriormente la situazione, il mancato supporto HD: l’upscaling sfoca ed impasta, rendendo i campi lunghi troppo poco dettagliati.Il design dei livelli, piuttosto piatto nella prima metà di gioco, migliora decisamente via via che si procede verso il finale, toccando in prossimità di quest’ultimo degli apici degni di nota. Il comparto audio vanta ottimi effetti, ed un carnet di tracce che spaziano efficacemente dalla classica trionfale all’elettronica.
MultiplayerLa medesima campagna affrontabile in single player è giocabile insieme ad altri tre amici. Questa modalità si rivela molto più piacevole dell’esperienza in solitaria, e l’intelligenza artificiale sembra in più punti adattarsi efficacemente alla sfida. Con la cooperativa viene valorizzato anche l’utilizzo dei veicoli: salirci tutti e quattro e impazzare negli avamposti nemici sarà fonte di sicure soddisfazioni. Per chi non avesse a disposzione una connessione internet a banda larga, è stato introdotto un palliativo split screen per due giocatori.Le modalità competitive supportano invece fino a 16 giocatori, e sono in tutto tre. Oltre ai sempreverdi Deathmatch e Team Deathmatch, esiste una modalità a squadre con obbiettivi da completare, il Team Assault. Le mappe a disposizione sono 6, tutte ispirate a livelli della campagna singolo giocatore; presentano un’estensione congrua al numero di giocatori previsto, ed una discreta varietà di ambienti indoor ed all’aperto.In definitiva un multiplayer competitivo accessorio, che non espande di molto l’esperienza generale.
– Cooperativa in 4 divertente
– Positivi alcuni elementi del level design
– Alcuni combattimenti sono avvincenti
– Comparto tecnico datato
– Sceneggiatura inconsistente
– Dialoghi sottotono
– Pulsanti e leve
– Multiplayer con poche opzioni
6.0
Nel complesso, le sei-sette ore di gioco necessarie a completare la breve campagna singolo giocatore, non lasciano il segno; Haze è uno sparatutto dal gameplay mediocre e mal raccontato che spreca le buone idee di partenza.
Ci aspettavamo sicuramente di più: l’esclusività per Playstation 3 e la campagna pubblicitaria ben articolata avevano acceso speranze purtroppo deluse.
La migliore nota positiva resta la cooperativa in quattro, ma la campagna rimane sempre e comunque troppo breve. Quello che lascia davvero l’amaro in bocca sono alcuni momenti di gioco coinvolgenti che purtroppo però restano fasi isolate all’interno di un prodotto che non riesce ad essere continuo durante il suo ciclo di vita.
Il finale aperto lascia ampie possibilità per un seguito: speriamo che la prossima volta si riesca a valorizzare meglio delle idee valide, supportandole adeguatamente con una sceneggiatura, un gameplay ed un comparto tecnico al passo coi tempi.