Hand of Fate
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a cura di FireZdragon
Non credo molto in Kickstarter, nei giochi early access o in tutte quelle forme di finanziamento spontaneo da parte dell’utenza basate unicamente su qualche artwork ben progettato e magari un nome storico a fare da cassa di risonanza. Certo, ci sono molteplici casi di titoli arrivati sul mercato che hanno saputo soddisfare i backers, ma in linea generale sono più le volte che ho letto di promesse non mantenute rispetto ai sogni poi effettivamente realizzati. Ci siamo avvicinati a Hand of Fate quindi con la classica titubanza di chi in queste produzioni ancora fatica a credere, ma una volta aperto il pacchetto abbiamo trovato una vera e propria miniera d’oro.
Non chiamatelo gioco di carteLa produzione indipendente di Defiant Development potrebbe tranquillamente trarre in inganno i meno attenti, perché tra nome e immagini di copertina Hand of Fate, al primo impatto, pare l’ennesimo gioco di carte senza particolarità. Il titolo invece è un gioco CON le carte, una differenza abissale, che nasconde al suo interno idee innovative per un genere ormai davvero carente da questo punto di vista da troppo tempo. Partiamo quindi dal primo impatto con il gioco e da quell’atmosfera oscura e tenebrosa che accompagnerà ogni nostra singola partita. In realtà il gioco in sé non fa nulla per risultare più cupo del dovuto ma il setting, con un semplice tavolino coperto da un telo rosso e un cartomante seduto di fronte a noi, riesce a rapire completamente il giocatore. La voce narrante e il sonoro ovattato fanno il resto, facendoci sentire soli e sperduti mentre ci apprestiamo a leggere il nostro destino nelle carte. Hand of Fate propone due modalità di gioco, una campagna composta da dodici livelli di difficoltà crescente e una modalità infinita, che ben presto si rivela essere cuore e linfa della produzione.Ci si accomoda quindi su uno sgabellino e il misterioso personaggio seduto davanti a noi inizia a incantarci con movimenti lesti dei mazzi di carte presenti sul tavolo. Ognuno di essi è composto da immagini e numeri inizialmente indecifrabili e la magia si completa quando, proprio sotto ai nostri occhi, le carte andranno a posizionarsi coperte in modo completamente casuale sulla stoffa rossa.Ancora un incantesimo e dal nulla spunta una pedina di legno, posizionata proprio sulla prima carta e pronta a rappresentarci, che si muoverà solo al nostro comando.Ecco allora che il giocatore può spostare il segnalino su una delle carte adiacenti e rivelarne il contenuto, da qui in poi la fortuna, l’abilità e l’astuzia completeranno il tutto.
Un solo scopo: uscirne viviIl gioco a questo punto prende forma e a ogni passo viene generato un evento casuale. La nostra pedina potrà ad esempio incappare in astuti goblin decisi a fare qualche scambio vantaggioso, in paesani con estremo bisogno di aiuto o predoni e nemici desiderosi solo di ottenere la nostra morte. È una calda e profonda voce narrante quella che ci racconta le ambientazioni e ci fa immedesimare nella scena, il tutto ricorda terribilmente i libri game che eravamo soliti leggere negli anni ’90. Ogni nostro singolo passo consumerà una razione di cibo, una valuta estremamente importante nel mondo di gioco visto che, una volta terminata, ad ogni movimento successivo saranno direttamente i nostri punti ferita a venir intaccati. A questo punto il giocatore tenterà a tutti i costi di muoversi rapidamente sul tabellone per raggiungere il più velocemente possibile l’uscita, spinto però al contempo a esplorare approfonditamente ogni livello nella speranza di trovare carte che possano venire in nostro soccorso o addirittura regalarci qualche equipaggiamento bonus.Hand of Fate non è infatti un semplice gioco testuale, ma alcuni eventi ci trasporteranno nel regno incantato dove la nostra avventura ha luogo, un posto inospitale dove non morti, uomini lucertola, draghi e altri mostri presi di peso dalla cultura fantasy tenteranno di metterci i bastoni fra le ruote. In questi frangenti il gameplay muta profondamente e da semplice gioco da tavolo Hand of Fate si trasforma in un hack ‘n’ slash spinto verso l’azione più pura, con il nostro alter ego pronto a lanciare incantesimi o a menar fendenti a tutto spiano.Il gameplay ricorda molto da vicino il free flow system della serie Arkham, anche se purtroppo non viene riproposto con la medesima qualità. Le animazioni sono piuttosto legnose e le hit box dei nemici non particolarmente precise, rendendo gli scontri più caotici e casuali del dovuto. La parte del combattimento pertanto non brilla come gli altri elementi di gioco, ma risulta comunque una trovata interessante e indubbiamente varia per tenere alto l’interesse dei giocatori. Completando poi i vari eventi potremo entrare in possesso anche di equipaggiamenti per potenziare il nostro eroe: dalle classiche lame, passando da corazze e elmi fino ad arrivare a incantesimi e scudi, questi ultimi poi con applicazioni sul combat system dato che ci permetteranno attraverso semplici QTE di deviare gli attacchi o di respingere al mittente i proiettili.I dodici livelli della campagna si distinguono per i combattimenti finali contro boss decisamente più coriacei delle truppe normali, ma è nella modalità infinita che il gioco riesce poi a dare il meglio di sé. Nella campagna sarà infatti possibile costruire preventivamente un mazzo di equipaggiamenti e di eventi con il quale affrontare la missione ma nella modalità endless tutte le carte, comprese alcune completamente inedite, verranno buttate in un unico e infinito mazzo in possesso del cartomante, dal quale verranno continuamente creati livelli ed estratte nuove prove di difficoltà crescente. Ogni carta superata sul tabellone incrementerà infine il nostro punteggio e scalando livelli su livelli potremo tentare di agguantare i primi posti nelle classifiche mondiali, un mero orpello visto che il grosso dell’appeal viene comunque regalato dal gioco e dal suo gameplay.
L’ultimo dei mohicaniSe l’atmosfera è azzeccatissima, qualcosa di più si poteva fare dal punto di vista tecnico. I modelli poligonali dei personaggi sono piuttosto poveri anche se le ottime texture di eroi e mostri riescono a coprire egregiamente i difetti. Manca purtroppo la personalizzazione estetica del nostro alter ego, mentre apprezziamo in maniera assoluta la buona varietà estetica per quanto concerne armi ed equipaggiamenti, con centinaia di oggetti da trovare e raccogliere. La ripetitività delle meccaniche inizia a farsi sentire solo dopo decine di ore di gioco proprio grazie alla sensazione continua di crescita del proprio personaggio e alla volontà di arrivare sempre il più lontano possibile, spingendo il giocatore a ricominciare dall’inizio continuamente per superare i suoi record precedenti, a costo di passare tra eventi visti già altre centinaia di volte e dall’esito scontato. Fortunatamente la dea bendata e la casualità favoriscono la rigiocabilità del prodotto che, nonostante le semplici meccaniche, è in grado di divertire virtualmente per sempre gli amanti dei giochi da tavolo di una volta, sorprendendoli ad ogni nuova partita.
– Un mix riuscito tra gioco di carte, gdr e hack ‘n’ slash
– Ottima voce narrante
– Modalità endless imprescindibile
– Eccellente atmosfera
– Il Sistema di combattimento è approssimato e legnoso
– Qualche modalità in più non avrebbe guastato
– Nella campagna manca il senso di progressione del nostro eroe
7.5
Hand of Fate ci ha rapito sin dalla prima partita, con le sue atmosfere riuscite e un gameplay capace di rinnovarsi mano dopo mano. Sebbene il combat system non sia dei più precisi o meglio riusciti è in grado comunque di divertire e la modalità endless propone una sfida in grado di adattarsi a qualsiasi tipo di giocatore. La randomicità degli eventi fa il resto, rendendo Hand of Fate una produzione assolutamente da provare.
Voto Recensione di Hand of Fate - Recensione
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