Quando ti chiami Telltale, c’è una cosa che devi fare, e che devi fare bene: raccontare storie. Ce lo ha insegnato lo stesso team statunitense, anche e soprattutto con l’indimenticato The Walking Dead che ne ha sancito la recente ribalta. Da allora, sono state tantissime le grandi proprietà intellettuali finite nelle mani della compagnia, che ha reso merito a eroi dei fumetti e dei romanzi, dei videogiochi e della serialità televisiva, proponendo la sua lettura di ciascuno di questi universi in modi più o meno efficaci.
Con
Guardians of the Galaxy, le cose sono andate a rilento fin dall’inizio, come sicuramente avrete notato
nel corso delle nostre recensioni: la sceneggiatura ha sempre dato l’idea di essere un mero pretesto per parlarci dei
Guardiani e farceli conoscere nel dettaglio, al punto che solo nell’episodio 4 si arrivava ad un vero e atteso climax narrativo. Sulle sue spalle,
episodio 5: Don’t Stop Believin’ ha allora un peso enorme—quello dato dalla necessità di chiudere in maniera epica e memorabile le vicende di Star-Lord e compagni, portandoci di fronte ad una lotta finale con l’antagonista che si possa ricordare.
Telltale è riuscita nell’intento? Non completamente.
Ah giusto, quindi tu saresti il cattivo
Come accennavamo, per tutta la sua durata Guardians of the Galaxy ha dato la sensazione di essere un’avventura grafica che punti molto più sull’esplorazione dei protagonisti che non sul reale conflitto con l’antagonista a cui vorrebbe dare peso. Per questo motivo, era difficile aspettarsi che Don’t Stop Believin’ potesse davvero, nella sua ora e mezza, cambiare radicalmente le cose.
Ecco quindi che, di fronte all’ultimo episodio, ci troviamo di fronte alla costruzione, messa in scena e caduta di un conflitto con un antagonista verso il quale in realtà non proviamo davvero niente. Le migliori emozioni, le uniche sensazioni capaci di lasciare qualcosa—che sono peraltro pochissime—in questa serie non riguardano minimamente il cattivo. Non vogliamo nessuna rivalsa, ma siamo eroi e allora ci comporteremo da tali. È così che vi sentirete e, purtroppo, è così che vi scorrerà tra le dita la caratterizzazione della cattivissima antagonista della serie, anche quando—in alcuni momenti—Telltale tenterà di farvi provare empatia per la sua storia, di costruire un ponte tra i suoi trascorsi e quelli di Peter Quill. L’effetto non funziona come dovrebbe e la sensazione è che un po’ tutto abbia un sapore di affrettato—non solo il conflitto con il nemico.
Aprire e chiudere anelli con uno schiocco di dita
Per rimanere in tema di disamina della narrativa, avevamo premiato l’episodio 4 per la sua voglia di prendersi responsabilità, per gli strascichi che avrebbe potuto avere sul finale, considerando la situazione complessa a cui sicuramente dovrete far fronte in Don’t stop believin’. Ebbene, purtroppo i pregi dell’episodio precedente rientrano in quelle dinamiche affrettate a cui facevamo cenno, dal momento che i conflitti e i solchi interiori scavati dagli eventi si risolvono, in questo episodio, praticamente con uno schiocco di dita—con buona pace del pathos e degli eventuali sensi di colpa che vi avevano lasciato.
Di contro, le personalità dei Guardiani emergono con brillantezza e con una scrittura spiritosa anche in questo finale, apparendo di fatto come il maggior pregio narrativo del gioco: vi affezionerete ai cinque supereroi balordi destinati a salvare la Galassia in continuazione, e proprio per questo sicuramente sentirete che avreste voluto vivere con loro una storia più intensa di questa. Nel complesso, anche l’idea di raccontarci i loro trascorsi di episodio in episodio mediante i flashback si è rivelata buona, ma in Don’t stop believin’ Telltale ha fatto un passo in più: per accompagnarci al finale, ci riporta alla mente alcuni momenti vissuti negli episodi precedenti, che hanno però la colpa—a parte pochi casi—di averci lasciato dentro davvero poco. Se, insomma, le storie del passato dei Guardiani erano toccanti e sapevano catturare l’attenzione, provare a costruire empatia provando a snocciolare gli eventi dimenticabili vissuti insieme negli episodi precedenti non funziona altrettanto bene, ma anzi mette ulteriormente a nudo un intreccio povero rispetto agli standard a cui Telltale ci aveva abituato.
Perché sforzarsi di cambiare quando puoi rimanere uguale a te stesso?
Per quanto riguarda l’avventura controller alla mano, avevamo gradito il tentativo di Telltale di provare a rinfrescare qualche sequenza di gameplay, introducendo l’esplorazione verticale che gli stivali jet-pack di Star-Lord consentono. Tuttavia, per quanto concerne le meccaniche di Don’t Stop Believin’ ci ritroviamo davanti ad un gioco Telltale tradizionale in tutto e per tutto, che si limita a fasi di dialoghi con risposte multiple con i Guardiani (generalmente ben scritti e apprezzabili) e a sequenze di QTE che ormai non hanno più bisogno di presentazioni. Interessante però l’uso fatto di questi ultimi, anche in questo episodio finale, in accompagnamento alla regia e ai molteplici protagonisti: in alcune sequenze, infatti, non vi limiterete ad utilizzare Peter, ma dovrete premere i tasti indicati per far agire i Guardiani in sequenza, mettendo insieme coreografie d’attacco e difesa che sapranno darvi delle soddisfazioni.
A parte questo, anche la regia nell’episodio 5 fa poco per staccarsi dai canoni della continuity e per farsi ricordare, finendo a sua volta assorbita in quella sensazione generale di compitino che non riuscirete a staccarvi di dosso fino alla fine.
Nel corso della serie non ci ha convinto pienamente l’engine, che per rifarsi alle pellicole abbandona il look fumettistico tradizionale di Telltale, perdendo però di personalità. Di contro, sono poche le incertezze tecniche, a parte qualche rallentamento rilevato nel corso di questo episodio. Menzione di merito invece per la splendida colonna sonora, che con i brani scelti dagli autori rientra perfettamente nelle atmosfere e nello stile dei Guardiani della Galassia, regalando momenti fuori di testa come è la regola sulla Milano.
– Alcuni momenti interessanti e diversi QTE spettacolari
– Brani della colonna sonora sempre azzeccatissimi
– Non si fa ricordare
– L’antagonista, come preventivato, non incide
– Alcuni dilemmi della narrativa si accartocciano su loro stessi con uno schiocco di dita
L’episodio 5 di Guardians of the Galaxy non si è rivelato il finale in cui speravamo: la sceneggiatura di tutto il gioco rimane dimenticabile, così come l’antagonista costruito dagli autori di Telltale per la sua serie. In compenso, anche in questo finale la scrittura dedicata ai Guardiani sa essere divertente e toccante, andando a pescare con intelligenza tra le battute e le riflessioni.
Nel complesso, ci troviamo di fronte ad una serie che si conclude senza fuochi d’artificio, che affretta la chiusura dei conflitti aperti in modo interessante nell’episodio 4 e che lascia in bocca la sensazione che forse, con cinque protagonisti da caratterizzare, sarebbero serviti più tempo e più episodi per regalare una storia capace di lasciare il segno nel cuore del giocatore. Invece, Marvel’s Guardians of the Galaxy – The Telltale Series si lascia giocare e niente più.