Continua la serie di avventure grafica dall’importante licenza realizzate da Telltale Games. Dopo il primo episodio, è la volta di Under Pressure, nuovo appuntamento con i Guardiani della Galassia secondo lo sviluppatore statunitense. Le premesse e le novità proposte nel primo episodio avranno trovato conferma? Come procede l’intreccio? Vediamolo insieme nella nostra recensione di questa seconda release.
E se ci si emozionasse un po’ di più?
C’è un elemento, relativo alla scrittura di Under Pressure, che salta immediatamente all’occhio: i toni della sua scrittura. Se l’episodio introduttivo aveva puntato soprattutto sulla coerenza di stile e toni (goliardici) con le pellicole Marvel, in questo caso si sceglie ancora di più la via dell’introspezione, e non solo per quanto concerne Star-Lord. La scelta di Telltale si rivela azzeccata, considerando che proprio l’approfondimento della caratterizzazione di alcuni dei Guardiani risulta essere l’elemento più gradevole di questo capitolo, addirittura capace di far emozionare in alcuni scorci. Tenendo conto che l’episodio è stato affidato alla penna di Nicole Martinez, che riteniamo essere una delle autrici migliori di Telltale quando si tratta di trasmettere empatia al giocatore, il lavoro è sicuramente riuscito. Proprio all’interno di questa introspezione viene proposto anche un interessante dilemma morale, costruito un po’ frettolosamente ma efficace, che vi porrà di fronte ad una scelta che determinerà lo svolgimento di alcune scene e che rischierà di farvi fare i conti con voi stessi.
Ogni medaglia, però, ha anche un’altra faccia: per dedicarsi all’introspezione e ad alcuni flashback, infatti, Under Pressure rinuncia praticamente a portare avanti, se non di qualche passetto minimo, la sceneggiatura principale. Una scelta obbligata, considerando che ci si mantiene più o meno nella consueta ora e mezza degli episodi firmati Telltale, ma che potrebbe lasciare l’amaro in bocca, visto che di fatto la struttura narrativa portante si chiude esattamente con le stesse domande e gli stessi misteri ispirati dal prologo.
A questa precisa scelta narrativa, che rischia di rendere Under Pressure un filler necessario per raggiungere il solito numero di cinque release per serie, si lega anche una sequela di eventi che non sono riusciti ad incantarci per il ritmo. A parte alcune fasi centrali, in breve, il gioco si muoverà tra scene particolarmente lente, concludendosi con un cliffhanger troppo scolastico per alcune raffinatezze come quelle a cui ci aveva abituato Telltale.
Essere guardiani
Per quanto riguarda il profilo ludico, la nuova meccanica dedicata all’esplorazione verticale viene sfruttata solo in una sequenza in cui sarà necessario esplorare approfonditamente uno scenario. L’idea risulta ancora una volta gradevole, così come quella di mettersi in contatto remoto con gli altri Guardiani, laddove previsto, per ottenere ragguagli sulle loro condizioni o scambiare qualche battuta.
Nel complesso, registriamo un’abbondanza di QTE, anche in alcune fasi di shooting guidate: si tratta di scelte motivate dallo svolgersi degli eventi, ma la speranza è che via via, con i futuri episodi, le peculiarità di Guardiani della Galassia possano emergere rispetto a quelle che sono invece caratteristiche condivise da qualsiasi prodotto targato Telltale.
Abbondano come sempre i dialoghi (e come sempre sono in inglese), mentre dal punto di vista tecnico abbiamo notato solo qualche sporadico rallentamento che non compromette in alcun modo l’esperienza, almeno sulla versione PS4 che ci è stata fornita.
+ Interessante caratterizzazione di alcuni protagonisti
+ Arriva una scelta morale che vi lascerà combattuti
– Ritmi estremamente blandi
– La sceneggiatura principale si muove a passo di lumaca
– Più QTE che altro
Ci aspettavamo che Under Pressure ponesse l’accento sull’interessante manufatto che è al centro della narrativa di questa serie Telltale: l’episodio, invece, rallenta in maniera netta per farci scoprire il background di alcuni Guardiani, limitandosi a lasciare il giocatore con un cliffhanger tutt’altro che spettacolare. La scelta introspettiva è interessante, ma è fondamentale che la sceneggiatura principale, già dal prossimo episodio, si dimostri in grado di sorreggere un impianto narrativo da cinque episodi in maniera ben più bilanciata di così.