Guacamelee!
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a cura di AleZampa
PS Vita è una delle console più difficilmente inquadrabili da anni a questa parte (tranquillo Virtual Boy, non ti scomodiamo ancora per ora): nata come console hi-end su cui il problema dei titoli di qualità nei mesi successivi al lancio era endemico, si è trasformata col tempo in una piattaforma nella quale non solo i titoli di spessore non mancano, ma che strizza l’occhio in maniera decisa anche a tutto quel panorama indie fiorito nell’ultimo biennio. Insomma, con diversi titoli annunciati nelle scorse settimane, un price-cut imminente (stando alle voci almeno) e giochi come Guacamelee! tra le mani, non saremmo così certi a scommettere sulla sua prematura fine come invece sembrava anche solo un semestre fa. Il momento dei preamboli è concluso: le luci in sala si sono spente in favore di un ring illuminato. Musica. Pyros. Riflettori puntati sull’uscita degli spogliatoi. Folla in delirio. E’ entrato nell’arena Juan il Luchador.
Si parte subito, e si parte forteDimenticate lunghe introduzioni o estenuanti tutorial pronti a guidarvi passo passo in ogni singolo aspetto del gioco: Guacamelee! parte con una prima ripresa da knock out, mantenendo lo stesso ritmo per tutta la durata del forse troppo breve, ma comunque intenso, incontro, quantificabile intorno alle 7 ore di gioco per portarlo a termine più un’altra manciata per svelarne ogni segreto. Con pochi preamboli ci troviamo all’interno di un’oscura vicenda nella quale Calaca, un demone che sembra uscito dalla miglior telenovela messicana, ha rapito la figlia di El Presidente, nostro amore di gioventù, spedendoci direttamente nel regno dei morti, dal quale non saremmo riusciti ad uscire se non grazie ad una maschera da Luchador (il classico wrestler messicano), che ci ha trasformato da mite contadino a combattente con gli shorts attillati, il villo in vista, e la sicumera tipica della cultura sudamericana. Conclusa questa fase, così come il periodo più lungo mai scritto in una recensione di videogiochi, inizieremo la nostra corsa sfrenata verso la resa dei conti con Carlos Calaca, il ricongiungimento con la figlia di El Presidente e, visto che ci siamo (poiché in Messico non si tende mai al dramma), anche la salvezza del mondo. Gong. Seconda ripresa.
Samus LuchadorUna volta scaricato e installato Guacamelee, che vi ricordiamo godere delle funzioni Cross Buy e Cross Save con PlayStation 3 (così come del multiplayer online e locale per due giocatori), quello che vi si parerà davanti a livello di gameplay è un titolo che richiama in maniera smaccata il concept reso immortale da Metroid, fatto di un ambiente 2D nel quale esplorazione, combattimenti, backtracking e progressione basata sulle abilità acquisite sono il pane quotidiano. Appena indossata la maschera da Luchador e acquisiti i nostri nuovi poteri, saremo appena in grado di eseguire dei normali salti, la classica schivata e effettuare l’attacco base, ma già dopo pochissime ore di gioco il nostro arsenale di colpi e mosse speciali si sarà espanso all’inverosimile, permettendoci di saltare e rimanere aggrappati ai muri, eseguire speciali colpi in grado di liberare la strada da barriere di diverso colore e diventare dei polli (si, letteralmente). A farci da mentore nel nostro peregrinare una sorta di saggio che si trasforma a sua discrezione in capra, il cui scopo è tanto fermare la sete di conquista di Calaca quanto quello di insediare le grazie di nostra madre. Tra statue da distruggere per guadagnare nuove abilità, portali per il teletrasporto, e tanti piccoli segreti disseminati qua e la per i ricchissimi e spesso ampi livelli, non mancheranno mai le cose da fare, ivi comprese divertenti quest secondarie molto rapide e semplici che prevedono ad esempio il recupero di polli inferociti, la reunion di una band mariachi o il reperimento degli ingredienti per una leggendaria Enchilada. Vorremmo già parlarvi del sistema di combattimento, ma prima di farlo dobbiamo aspettare la campana, che ci porta direttamente alla terza ripresa.
Menare con stileVi abbiamo parlato del drama, vi abbiamo parlato della scenografia e della struttura della telenovela, e ora vi parliamo di una delle componenti fondamentali di questo Guacameele: le botte. Se infatti l’incedere è scandito dall’acquisizione di nuove abilità (tra cui non vi abbiamo ancora citato, ad esempio, la possibilità di passare istantaneamente al Mondo dei Morti), e il backtracking è incoraggiato proprio dal poter arrivare a nuove aree prima irraggiungibili, la progressione è sempre scandita da grandi e piccoli combattimenti, che ci terranno impegnati non poco grazie ad un sistema di combattimento tutto sommato facile da padroneggiare ma comunque ricco di combo e possibilità, che apre a diverse soluzioni in ogni scontro. Oltre all’attacco base effettuabile con il tasto quadrato infatti, la schivata con il dorsale sinistro e il salto con X, potremo eseguire diverse mosse speciali, come un uppercut di Streer Fighteriana memoria, una testata da bullo di periferia è una spanciata da effettuare in volo, tutte abilità assegnate al tasto cerchio accoppiato con una direzione della levetta analogica. Combinando tutte queste tecniche tra loro, ed effettuando lunghe chain di colpi sugli avversari (aiutandosi magari con le prese: dopo qualche colpo i nemici si indeboliranno e apparirà sulle loro teste il tasto triangolo, a questo punto potremo afferrarli e scagliarli contro altri nemici) guadagneremo dei punti da spendere in speciali altari che ci daranno nuovi colpi, come ad esempio un potente piledriver, oppure parti di cuore (ah, El Linko) che aumenteranno, una volta arrivati a tre, la nostra vita o la velocità con cui si ricaricano i colpi speciali. Ad aggiungere pepe a tutto ci penseranno poi alcuni scontri particolari nei quali dovremmo ad esempio scappare da un terrificante animale domestico, raccogliere bombe al volo lanciate da cactus dinamitardi o affrontare contemporaneamente nemici presenti sia sul piano dei vivi che su quello dei morti, un po’ come succedeva in Outland con i due diversi colori. E proprio ad un passo dalla chiusura dell’incontro, ecco che arriva la campanella a salvare il malcapitato avversario. Ultima ripresa.
I’m so Mexican it almost hurtsGuacamelee! è un vero piacere sia da giocare che da vedere. La palette cromatica accesa (con colori caldissimi) del mondo dei vivi, e quella più fredda e spettrale del mondo dei morti rendono perfettamente sia la differenza tra i due piani sia la messicanità dell’ambientazione. Ogni area è ricolma di citazioni, cartelloni, modi di dire e situazioni che ogni videogiocatore o frequentatore di internet e meme conosce benissimo (Los Casa Crusher, El Linko, Gato Grunon ne sono solo alcuni splendidi esempi), e sarà un piacere sentirsi dire dal villain di turno che la nostra principessa è in un altro castello, perché tutto in questa opera DrinkBox è una sorta di tributo ad un certo modo di fare videogiochi che si è un po’ perso negli anni. Peccato solo che il livello di difficoltà non sia omogeneo (alcuni enigmi saranno frustranti, altri molto semplici) e che forse il gioco si sforzi troppo di indicarci la strada maestra per proseguire, ma è uno scotto inevitabile per mantenere il ritmo sempre molto alto. E’ questo il vero pregio di Guacamelee!: avere un’infrastruttura studiata per essere rapida e quasi mai frustrante, con respawn immediati in caso di morte e salvataggi istantanei per addolcire quel sistema trial and error che in presenza di livelli con i portali tra il mondo dei vivi e dei morti sa essere davvero cattivo. Non c’è nulla di sbagliato in questo gioco, dall’alto framerate all’ironia devastante che lo pervade, dal profondo sistema di combattimento all’esplorazione sempre piacevole, dal ritmo frenetico all’impatto visivo, anche se, per un così piacevole tributo al mondo dei videogiochi vecchio stile, ci saremmo aspettati che DrinkBox non facesse alcuno sconto al videogiocatore moderno, e che mantenesse un livello di difficoltà più elevato in grado di aumentare la longevità dell’intera produzione.Ding-Ding-Ding. KO.
– Ritmo incalzante
– Sistema di combattimento profondo e divertente
– Ironia che pervade tutta Pueblucho
– Visivamente ricercato
– Forse troppo breve
– Qualche aiuto di troppo e livello di difficoltà non sempre ben bilanciato
9.0
Guacamelee! è una piccola perla del panorama digital delivery, sviluppato da un team indipendente in costante crescita, che con questa boccata di Messico ha forse raggiunto la piena maturità. Come già detto in fase di recensione è tutto cesellato in maniera artigianale e quasi perfetta, dalla struttura in stile Metroid al ritmo vertiginoso, dalla complessità di alcuni enigmi all’impatto visivo davvero gradevole e più che evocativo. Se a tutto questo aggiungete un’ironia e un citazionismo in salsa luchador (il manifesto di Manny Calavera da solo vale tutto) fuori dal comune, avrete a soli 12€ (poco più di 10 per gli utenti PlayStation Plus) un must have per la portatile Sony.
Voto Recensione di Guacamelee! - Recensione
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