Quando si tirano in ballo le avventure grafiche il primo nome che viene alla mente il 99% delle volte è Monkey Island. Le scorribande di Guybrush sono leggendarie per un sacco di ottime ragioni, e noi non faremo nulla per tentare di sminuire la loro notorietà, ma ci piace anche mettere più o meno sullo stesso piano un’altra avventura, Grim Fandango. Che in entrambe ci sia lo zampino di Schafer è verissimo, eppure la motivazione sta secondo noi anche in altri fattori, principalmente legati alle scelte di game design fatte: Grim Fandango fu una delle prime avventure ad abbandonare la tipica struttura a comandi complessi e ad abbracciare la grafica 3D, diventando indirettamente l’iniziatrice dell’odierno filone di titoli principalmente narrativi con sistemi di controllo facilmente adattabili a qualunque piattaforma ed enigmi intuitivi.
Ancora oggi pochissimi prodotti si avvicinano alla sua qualità quando si tratta di dialoghi, personaggi e storia, e ancor meno vantano un’art direction altrettanto originale, un remake in HD era dunque quantomai doveroso in questa generazione fatta di riedizioni e remaster.
Dopo una lunga attesa Grim Fandango Remastered è finalmente giunto tra noi, ma il titolo sarà stato aggiornato per bene oppure siamo di fronte a una reliquia del passato?
I’m here to ease your pain
Come solito nelle nostre review dedicate ai remaster partiremo con la descrizione del gioco, per poi passare a un’analisi tecnica dei miglioramenti. Grim Fandango è un titolo che costruisce il suo mondo sul Dia de los Muertos messicano, e ne riprende l’immaginario fondendolo con alcune credenze azteche legate all’aldilà. Voi interpretate Manny Calavera, un “mietitore” il cui compito è raccogliere le anime arrivate nell’aldilà e assegnare dei pacchetti viaggio più o meno confortevoli in base a quanto buoni i defunti sono stati in vita. Manny è sempre stato un asso delle vendite, ma ultimamente le cose gli vanno malissimo, il suo rivale Domino sembra avere tutti i clienti migliori, e la possibilità di estinguere il suo debito per abbandonare il Limbo una volta per tutte si fa sempre più inverosimile. Decide quindi di fregare il collega sfruttando tutti i neuroni rimasti nel suo teschio chiaramente visibile, ma così facendo lega indissolubilmente il suo destino a una giovane morta di nome Mercedes e inizia a portare a galla il marciume della società per cui lavora. In una storia fatta di comprimari assurdi, luoghi a metà tra l’inferno e le città americane dei film noir, e colpi di scena inaspettati, l’opera di Schafer non potrà che catturarvi ancora una volta, indipendentemente dal fatto che l’abbiate già giocata o meno.
Come detto precedentemente, comunque, il gameplay di Grim Fandango è significativo quanto la sua narrativa. Il titolo non offre infatti un inventario da punta e clicca classico, e Manny si muove in tre dimensioni all’interno di fondali prerenderizzati, interagendo direttamente con gli oggetti presenti. Gli strumenti raccolti finiscono nella giacca del protagonista, e possono venir tirati fuori e utilizzati in qualunque momento, dando vita a enigmi molto più logici e intuitivi di quelli a cui le avventure dell’era Lucasarts ci avevano abituati. Attenzione, non aspettatevi una passeggiata di salute da avventura Telltale, i puzzle di Grim Fandango si fanno gradualmente più complessi avanzando, e non mancano le situazioni in cui è il caso di spremere le meningi o si rischia di rimanere bloccati per più minuti di quanti si vorrebbe. Le mappe esplorabili a loro volta diventano sempre più estese e ramificate, offrendo più combinazioni e possibilità rispetto alla manciata di interazioni iniziali. È insomma ancora oggi un’avventura di altissima qualità, ricca di rompicapo stuzzicanti e di attimi indimenticabili, e tutti coloro che non hanno mai avuto la fortuna di provarla dovrebbero buttarcisi senza pensarci un nanosecondo.
Ecco, avete letto la frase precedente? Bene, perché ora passiamo all’effettiva qualità della riedizione, e l’allegria cala di botto.
Si vede l’osso
Double Fine ultimamente non ha le casse piene, tutt’altro. La casa di Tim Schafer è piena di talenti e al lavoro su numerosi progetti interessanti, ma non è mai riuscita realmente a sfondare, e persino Broken Age, che è stato un successo su tutta la linea, non è bastato ad assicurare il futuro della software house. Il ritorno di Grim Fandango è un’occasione non da poco per guadagnare qualche soldino luccicante ma, prevedibilmente, i Double Fine non potevano investirci tutte le loro risorse. I nostri si sono dunque limitati a fare il minimo indispensabile dal punto di vista tecnico, upscalando il tutto e apportando modifiche marginali che, pur aggiornando il gioco quel tanto che basta a renderlo piacevole, sono ben lontani da quanto richiesto per un remaster impeccabile. In pratica l’unico elemento davvero ritoccato rispetto al passato sono i modelli tridimensionali dei personaggi, che mantengono tuttavia lo stesso conteggio poligonale con texture nuove fiammanti e un’illuminazione più realistica. Lo stacco rispetto alla versione originale, attivabile con un tocco, è netto, ma ancor più evidente è il fatto che gli sfondi non mutano minimamente quando si passa da una versione all’altra, dimostrando che si tratta solo di un upscaling secco senza arte ne parte. I filmati a loro volta sono stati ritoccati marginalmente, con qualche modello reinserito a forza qua e là, e alcuni video estremamente sgranati abbastanza indegni. Il gioco peraltro rende molto di più in 4:3, poiché appena si passa ai 16:9 si ha a che vedere con uno schiacciamento brutale dell’immagine, non essendoci fondali ridisegnati.
Non è un gran lavoro, e viene innalzato solo dalla presenza di un commento degli autori attivabile (a tratti spassoso) e da una galleria degli artwork, che poco aggiungono però all’esperienza. Anche un sistema di indizi per i neofiti del genere, poco abituati ai livelli di difficoltà delle avventure dei lontani anni 90, non sarebbe stata un’idea malvagia. Perlomeno i movimenti di Manny sono più facili da controllare, privati della legnosissima rotazione sul posto dell’originale.
Poche lamentele invece per il sonoro, che è sempre lodevolissimo, con doppiaggi fantastici (anche in italiano, pensate un po’) e musiche da manuale, e solo qualche rado bug nei sottotitoli, che in un paio di occasioni sono comparsi in inglese senza un motivo apparente.
– Sempre un capolavoro
– Modelli più definiti e illuminazione ritoccata
– Prezzo onesto
– Il remaster lascia abbastanza a desiderare
Siamo ancora una volta di fronte a un remaster abbastanza affrettato di un capolavoro, e quindi per l’ennesima volta non possiamo promuoverlo in toto, dovendo valutare non solo la qualità del gioco base, ma anche quella del lavoro di restauro. I Double Fine non si sono limitati a upscalare il tutto, ma non hanno fatto molto di più e il risultato finale rimane tecnicamente molto indietro rispetto a quanto accettabile. Un peccato, perché Grim Fandango resta un’avventura magnifica che tutti dovrebbero giocare e avrebbe giovato non poco di un remaster di alto livello. Se ve la siete persa, come sempre, fatela vostra senza dubbio alcuno, ma per tutti coloro che l’hanno amata ai tempi ci riesce difficile consigliarla.