Ghost Rider
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a cura di Darkzibo
La tendenza da un po’ di tempo a questa parte è quella di portare sul grande schermo i super eroi rimasti per tanti anni imprigionati nei fumetti, nei cartoni animati o nei telefilm anni 60 – 70. Di seguito si crea un marketing basato sulla fama dei suddetti personaggi toccando ogni ramo del mercato: dalle tazze alle auto, dalle action figures ai videogiochi. Parlando di Ghost Rider, eroe da noi semisconosciuto della Marvel, ci addentriamo proprio nel campo dell’intrattenimento videoludico.
La propria anima per gli altriIl film, che vede il premio oscar Nicolas Cage nei panni del protagonista Jonny Blaze, ricalca la storia vista nei fumetti. Il gioco non è un vero e proprio tie – in del film però, sostanzialmente, la trama è la medesima. Il padre di Jonny è affetto da una malattia che lentamente lo sta uccidendo. Il figlio decide di vendere la propria anima al demonio per far sì che suo padre possa guarire, ma non appena la malattia lo abbandona, l’uomo perisce di una morte più rapida. Jonny, divenuto Ghost Rider decide di vendicarsi e di salvare gli innocenti ma viene trascinato all’inferno dove diventerà quell’eroe dal teschio infuocato che capeggia nei fumetti Marvel dedicati e nel film prodotto dalla Columbia. Proprio all’inferno inizia l’avventura dell’eroe, e proseguirà per altri cinque mondi composti da 7 livelli ciascuno. Anche se i numeri sembrano essere a favore della longevità del gioco, ogni livello non vi porterà via molti minuti, data la semplicità e la ripetitività delle azioni. Nonostante siano presenti alcune missioni secondarie come il portare a termine un livello in un determinato tempo, il raccogliere un tot numero di anime. Andiamo con ordine: il gioco si presenta nell’azione come un clone di Devil May Cry, con il quale condivide moltissime cose. Mosse spettacolari accompagnate dall’utilizzo di una spada infuocata, mosse a mezz’aria atte a colpire il più possibile i nemici, un fucile per sparare all’occorrenza e molte combo da mettere in pratica per riempire la barra denominata Brutal, capace di scatenare la forza più feroce di Ghost Rider. I livelli sono a loro volta suddivisi in sezioni infestate da nemici e, solo una volta sconfitti questi, si potrà procedere nella nostra avventura. Tutto, però, assume una piega davvero noiosa: arrivo nemici, uccisione di quest’ultimi e proseguo della storia. Tutto qui. All’inizio è certamente spettacolare vedere come il protagonista si muova sullo schermo della nostra console portatile ma dopo lo spettacolo iniziale poco resta. Neppure la presenza delle missioni secondarie (anch’esse straordinariamente ripetitive), né degli upgrade con cui potenziare Ghost Rider a fine livello, riescono a elevare un po’ il titolo che cade in un anonimato disarmante. Le mosse presenti sono numerose e di facile realizzazione, visto che bastano pochi pulsanti per scatenare una furia distruttiva sovrumana, ma non contesto la caratterizzazione del personaggio, quanto il concept di gioco che non invoglia il giocatore che entra in contatto per la prima volta con questo eroe, ad andare avanti per portarlo a termine.
Ghost devil may of warCome avete intuito dal titolo (ci siete arrivati vero?) all’interno del titolo di 2k games, sono presenti, per questioni stilistiche, due titoli a noi ben noti: Devil May Cry e God of War. Di entrambi si condividono la possibilità di compiere mosse spettacolari, stilisticamente ben fatte e prive di rallentamenti degni di nota. Le inquadrature della telecamera ricordano maggiormente il titolo Capcom, così come la varietà delle architetture (gotico, western e barocco) che caratterizzano i livelli. Come al solito accade nei tie – in, l’effetto visivo è molto considerato tanto da superare, insieme al sonoro, le altre caratteristiche. Le strutture sono discretamente rese grazie a texture particolareggiate e quasi prive di sgranature. Il personaggio principale, Ghost Rider, è sicuramente la cosa riuscita meglio ai programmatori, dato che ogni sua mossa è quasi priva di rallentamenti, gli effetti luminosi della spada di fuoco sono smaglianti e veloci, e la sua caratterizzazione, come le fiamme che circondano il teschio, risulta perfetta. Purtroppo, se tanto è stato dato a Jonny Blaze e alle sue letali mosse, poco o quasi nulla è stato dedicato alla realizzazione dei nemici che risultano molto simili in base al mondo in cui si trovano e privi di quel carisma che fa venire la voglia di proseguire anche solo per spazzarli via. Il comparto sonoro vanta un doppiaggio in italiano ben fatto, non accompagnato dalle immagini del film ma da alcune pagine di fumetto digitalizzato. La colonna sonora è coinvolgente proponendo musiche metal adrenaliniche e d’atmosfera capaci di immergere nell’azione il giocatore.
Moto in pistaOltre a quanto detto precedentemente riguardo alla longevità, è presente una modalità multigiocatore dove fino a cinque possessori di PSP possono sfidarsi in gare motociclistiche presenti anche in alcuni livelli di gioco nella modalità storia. Rispetto al gioco complessivo questa opportunità rappresenta una buona alternativa, anche se alla lunga può sembrare noiosa. Niente di particolare che possa risollevare le sorti di questo titolo, destinato a cadere nell’ oblio.
– Buon comparto tecnico
– Ghost Rider è tamarro
– Belle mosse
– Colonna sonora rock
– In breve tempo diventa noioso
– Nemici stupidi
– Poca varietà di azione
5.8
L’idea di Ghost Rider proposta dai programmatori di Climax è tutto sommato interessante, anche se non raggiunge i livelli di Devil May Cry, fonte di diretta ispirazione. La monotonia dell’azione, la stupidità dei nemici, sono alcuni dei difetti che affliggono il gioco che risulta anche limitato nella libertà di azione. La giocabilità è tutto sommato buona (Capcom docet) però questo non riesce a risollevare la situazione di noia alla quale si giunge dopo poco tempo di gioco. Naturalmente se siete appassionati di questo eroe Marvel, potete tranquillamente aggiungere un punto alla valutazione finale, in caso contrario meglio lasciar perdere questo titolo che non propone niente di nuovo.
Voto Recensione di Ghost Rider - Recensione
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