Rilancio, rebranding o presa per i fondelli?
Veniamo subito al sodo: Tom Clancy’s Ghost Recon Phantoms non è nient’altro che un aggiornamento e, se vogliamo proprio dirla, tutta non è neppure poi così corposo come potrebbe sembrare. È il medesimo sparatutto online free to play dall’impostazione tattica in terza persona, basato su coperture che avevamo già visto e criticato.
Per prima cosa è aumentato sensibilmente, quasi raddoppiato, il numero di mappe disponibili, andando a mitigare fortemente quella sensazione di ripetitività che si manifestava dopo poche ore. In ogni caso si tratta di un numero piuttosto esiguo per un gioco che ambisce a tenere impegnati i giocatori per diversi mesi se non addirittura anni. Alcune tra le più stagionate sono persino state aggiornate, seppur solo con minimi cambiamenti riguardanti orpelli grafici come le fonti di luce e non un vero e proprio redesign.
Permane la struttura del gameplay che vede sfidarsi due squadre composte rispettivamente da otto membri, scelti tra tre classi, i quali si danno battaglia per la conquista e/o la difesa dei i punti di controllo. Che si tratti di uno solo o di una sequenza di questi ultimi, il gioco in quanto tale non prevede altre modalità, risultando dopo una manciata di ore alquanto stucchevole, talvolta addirittura noioso e ripetitivo considerata la mancanza di varietà e dinamicità delle situazioni che si vengono a creare, sostanzialmente sempre le stesse. Le mappe sono sì aumentate, ma l’esperienza nel suo complesso non cambia: in genere vi sono sempre solo due vie di accesso ai punti di controllo.
Il sistema di coperture funziona decentemente e solo di rado ci si ritrova a inveire contro qualche malfunzionamento o strano posizionamento. L’ampia disponibilità di coperture rende gli scontri a fuoco una guerra di trincea fatta di appostamenti, schermaglie posizionali e rapide sortite volte a fare pulizia dei nemici per impossessarsi dei punti di controllo. Tutto ciò in teoria dovrebbe richiedere e favorire il lavoro di squadra, ma non sempre è così. Spesso basta sapere utilizzare sapientemente i gadget futuristici, come l’invisibilità, il radar o gli scudi a disposizione delle diverse classi per creare situazioni di scompiglio.
Possiamo tranquillamente ammettere che di stravolgimenti riguardanti il gameplay non vi sia nemmeno l’ombra. Le promesse dei tac inserts e delle granate fumogene sono ancora tali, ma dovrebbero vedere presto la luce in un futuro aggiornamento nella speranza di dare una bella scossa al tutto.
Novità apparentemente fini come il bilanciamento dei diversi tier di armi impattano in maniera positiva l’esperienza ludica nel suo complesso. Per fare un esempio, ora come ora un giocatore agli inizi ha a disposizione una più vasta scelta di armi.
Per quel che riguarda la questione più annosa e delicata, ovverosia i soldi, non si può non ammettere che l’abbassamento dei prezzi delle numerose armi, dei gadget, degli accessori e potenziamenti vari sia stata una saggia mossa da parte di Ubisoft, ma il problema che perseguita Ghost Recon Phantoms è comune a molti altri esponenti del genere. Se non si vuole sborsare valuta reale è richiesto un sontuoso investimento di tempo per raggiungere esperienza e denaro richiesti. Booster relativamente economici (si parla di pochi euro se comprati tramite i menù in-game come AthenaArmoryAccess o con le gold coin) giungono in aiuto, tuttavia anche qui bisogna seriamente interrogarsi se ne valga davvero la pena. Considerando l’esborso contenuto ci può anche stare, nel caso in cui si decida di giocarci seriamente. I DLC più costosi che sbloccano sin da subito un maggior numero di oggetti, quelli disponibili tramite Steam per intenderci, invece hanno veramente dei prezzi esagerati in rapporto a cosa offrono.
Fantasmi Invisibili
Per quel che riguarda il comparto tecnico non ci eravamo di certo lamentati dell’originale
Ghost Recon Online. È passato diverso tempo da allora e di miglioramenti tangibili per quel che riguarda la grafica nel suo complesso quasi non ce ne sono stati, al punto da iniziare a sentire il peso degli anni. Qualche effetto fa ancora la sua figura, ma le mole poligonale è quella che è e le mappe iniziano a sapere di vuoto in alcuni punti, diverse
texture non brillano per definizione, le animazioni si fanno legnose e così via. È vero che si tratta di un
free to play, ma la concorrenza è molto agguerrita da questo punto di vista. La nota positiva è una generale maggiore ottimizzazione e stabilità, anche se ogni tanto capita ancora di imbattersi in qualche raro bug.
Il sonoro non brilla particolarmente, con i suoni tipici del campo di battaglia che non impressionano o colpiscono e musiche di accompagnamento pompose che non lasciano il segno.
I server europei permettono una esperienza ludica sostanzialmente lag-free. Più problematico il matchmaking, che talvolta porta a qualche minuto di attesa e di tanto in tanto, visto che raggruppa i giocatori non solo per equipaggiamento ma anche per abilità, ci metterà di fronte ad avversari ben più corazzati di noi. Funziona tutto bene fino a quando non si raggiunge con una qualunque classe l’ottavo livello, ovvero quando si esce dalle playlist dei principianti e si viene lanciati nel mondo vero, passando da partite equilibrate e con una sostanziale fairness ad altre in cui la frustrazione è seriamente dietro l’angolo. Un vero peccato, perché per le prime ore di gioco funziona tutto molto bene, al punto che gli sviluppatori hanno già dichiarato che innalzeranno a breve questo cap.
Da apprezzare il completo redesign dei menù, facili e intuitivi e veramente a un solo click di distanza dall’inizio della partita.