Recensione

Genji: Days of the Blade

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a cura di Star Platinum

L’accelerazione del progresso tecnologico ha rappresentato l’aspetto centrale di evoluzione delle console in questi ultimi anni. Con l’arrivo delle console di ultima generazione ci troviamo di fronte alla possibilità di miglioramenti tecnici di cui ancora non abbiamo che brevi assaggi. La costante ricerca di perfezione tecnica può però essere considerata realmente grande solo se affiancata da atmosfere e idee che riescono ad essere un punto di rottura riuscendo a conciliare entrambe le evoluzioni ed è questa la ragione per confidare nel fatto che i titoli a venire potranno rappresentare molto più di quello che il mercato offre adesso.

La forza della spadaL’impatto iniziale con Genji: Days of the Blade è di quelli che lasciano il segno: la grafica è una delle migliori mai viste tra i titoli attualmente a disposizione per l’ammiraglia Sony, coinvolgendo immediatamente il giocatore all’interno di un mondo magico e affascinante. Assistendo al filmato iniziale cresce una voglia selvaggia di poter prendere il controllo del personaggio e uno spontaneo interesse nei confronti di colui che inizialmente andremo a impersonare. Un’ottima premessa, se non fosse per la scarsa originalità, che fin dai primi minuti fa apparire il gioco tremendamente uniformato agli standard dei titoli d’azione basati sull’utilizzo di armi bianche, lasciandolo troppo vicino all’ormai vecchia meccanica, che per tali motivi non può più definirsi come next generation.Se il primo episodio miscelava azione, risoluzione di piccoli enigmi e una minima esplorazione degli ambienti, ottenendo dei risultati sicuramente positivi, il discorso non si è ripetuto per questo seguito, decisamente superficiale come meccanica e in cui lo scopo del giocatore sarà essenzialmente quello di avventurarsi, livello dopo livello, facendo strage di nemici, che si offriranno quasi spontaneamente al sacrificio. La giocabilità di questo Genji è infatti un aspetto che lascia molto perplessi perché se da una parte avrete a che fare con dei controlli precisi e una buona fluidità del motore grafico, dall’altra risulta impossibile non notare immediatamente come l’intelligenza artificiale dei nemici sia davvero scarsa (fortunatamente quest’ultima caratteristica non sempre vale anche per i boss) e gli scontri diventino quasi una formalità dopo breve tempo. Nessun guerriero si nasconderà aspettando le vostre mosse, o mostrandosi quel tanto che basta per poter usare un attacco a distanza, né si allontanerà provvisoriamente dal centro dell’azione in caso di situazioni particolarmente pericolose. I combattimenti e le mosse speciali sono decisamente la caratteristica più riuscita, ma nella maggioranza dei livelli avrete sempre modo di giungere alla fine senza particolari problemi, disponendo ancora di una più che abbondante dose d’energia. Ai personaggi che avrete modo di controllare, oltre ai due volti noti di Yoshitsune e Benkei, si aggiungeranno le new entry Shizuka e Buson, tutti estremamente potenti e dotati di differenti caratteristiche.

Un bel gioco dura pocoLa trama attorno alla quale si sviluppa l’intera avventura è molto semplice e le diverse figure dei quattro guerrieri sono collegate direttamente tra loro, ognuna con una storia che interseca le altre. Gli scenari sono vasti e caratterizzati da un disegno nitido e molto elaborato, che rende l’azione di gioco fluida anche perché risulta impossibile perdersi in un livello o non sapere cosa fare (la maggior parte delle volte dovrete semplicemente recuperare una chiave per accedere all’uscita). E’ stata reintrodotta la possibilità, tra un livello e l’altro, di potenziare il proprio equipaggiamento acquistando oggetti curativi e nuove armi, ma niente di estremamente originale. In realtà uno dei problemi più gravi con cui dovrete convivere è rappresentato dalla cattiva gestione delle visuali, a causa di una telecamera in grado di complicare anche quelle situazioni apparentemente semplici, rendendole estremamente complesse. I bug evidenziati nel corso di una partita sono diversi e pare strano che non si sia provveduto ad apportare delle migliorie considerando che si tratta di un aspetto che incide, in negativo, in modo abbastanza evidente. Potrà capitarvi infatti di ritrovarvi una visuale troppo ravvicinata al punto chiave del combattimento, oppure che l’area inquadrata vi permetta di osservare –senza alcuna utilità- un paesaggio particolarmente riuscito, impedendovi però di vedere poco più lontano o quali nemici si celano dietro un angolo. In aggiunta a questo difetto non trascurabile, non soltanto risulta impossibile agganciare i nemici per poi colpirli (cosa che ormai dovrebbe rappresentare uno standard), ma vi sarà negata qualsiasi possibilità di modificare o ruotare anche solo parzialmente l’angolo dell’inquadratura con conseguente difficoltà a portare degli attacchi che occasionalmente andranno a vuoto, lasciandovi indifesi al cospetto dei nemici. Questa mancanza, se negli scontri normali non crea particolari problemi di sopravvivenza, in concomitanza con i boss di fine livello può anche risultare fatale, con conseguente frustrazione e necessità di dover riaffrontare intere sezioni da capo. Sicuramente qualcuno potrebbe obiettare che di fronte ad una grafica così d’effetto certi problemi non dovrebbero rappresentare un elemento negativo di rilievo, ma quando sarete attaccati da nemici che non avevate visto solo perché fuori dal vostro campo visivo, concorderete che in certe situazioni è davvero poco importante aver modo di osservare l’ambiente circostante, quando decine di aggressori vogliono la vostra pelle.

Chi ha tempo non aspetti tempoAnalizzando il gioco nel complesso, va segnalata l’interessante possibilità di poter cambiare in tempo reale il personaggio sotto il vostro controllo e che a loro volta ognuno di questi riesce a differenziarsi in modo evidente rispetto agli altri per velocità, potenza degli attacchi e difesa. Purtroppo, così come era accaduto per il precedente episodio, anche questa volta il character design non pare essere stato molto ispirato, poiché per quanto possiate trovare una preferenza in uno dei quattro eroi a disposizione, il look che questi sarà in grado di mostrare non appare eccessivamente curato né sarà possibile personalizzarlo e renderlo di conseguenza più “cattivo” nell’aspetto. Per il resto, graficamente il gioco è uno dei titoli che meglio mostrano la potenza hardware della PS3, con animazioni molto fluide ed effetti grafici di ottima fattura. Il sonoro è soltanto discreto, poiché a delle musiche abbastanza evocative non è stato abbinato un doppiaggio altrettanto valido, con la conseguenza che alcune voci appaiono un po’ sottotono rispetto ad altre. Molto probabilmente, secondo quanto è stato dichiarato dagli stessi sviluppatori, il gioco avrebbe potuto beneficiare di ulteriori miglioramenti se i tempi di sviluppo fossero stati maggiori. In effetti, va ricordato che in origine questo progetto era partito su PS2 e solo dopo alcuni mesi di lavorazione era stato spostato. Se dal punto di vista puramente tecnico non c’è molto da recriminare, da quello del gameplay si sarebbe sicuramente potuto fare di più sia implementando una modalità multiplayer che inserendo elementi aggiuntivi che potessero essere in grado di segnare una netta differenza con il passato, cosa che invece non è avvenuta mantenendo un concept imbottito di elementi poco coinvolgenti, che -grafica a parte- sarebbe potuto esistere anche su una console di “vecchia” generazione.

– Graficamente apprezzabile

– Metodo di controllo preciso

– Inizialmente divertente…

– Telecamera molto scomoda

– Doppiaggio sottotono

– …ma diventa presto noioso

6.0

Genji: Days of the Blade non può sicuramente definirsi un capolavoro, non introducendo alcuna novità nel movimentato mondo degli action game e presentandosi con una meccanica ormai inflazionata e banale. Tecnicamente è impeccabile grazie ad una grafica di primo piano e a un motore poligonale ben ottimizzato, purtroppo però l’intelligenza artificiale è veramente realizzata male e se a tutto questo si aggiunge una telecamera che crea non pochi problemi all’azione e una trama fin troppo scontata non potrete fare altro che confermare la bassa qualità del gioco. Per gli appassionati del genere rappresenta sicuramente un titolo discretamente coinvolgente, divertente e in grado di regalare un’esperienza di gioco piacevole, per tutti gli altri il consiglio è di lasciare perdere in attesa di titoli che costruiscano le proprie fortune basandosi su dei concept innovativi e che non siano next generation solo in termini di potenza tecnica ma anche di idee, senza risultare dei semplici porting vitaminizzati.

Voto Recensione di Genji: Days of the Blade - Recensione


6

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