Heroes prima e Heroes Reborn poi sono state delle serie dal destino infausto. La prima, nonostante qualche buono spunto, ebbe un graduale calo di gradimento che la costrinse a chiudere prematuramente i battenti. Reborn è invece stata cancellata dopo poco tempo, e a meno di clamorosi ripensamenti, si tratta ormai di un serial senza futuro, morto e sepolto. Lo sviluppo di un tie-in probabilmente stava a significare che almeno nelle intenzioni Reborn sarebbe dovuto andare avanti, ma i gusti del pubblico dettano legge e se un’idea non va bene, viene puntualmente tagliata fuori. Gemini: Heroes Reborn, nonostante le vicende poco fortunate della serie, è riuscito ad arrivare sul mercato. Ne è valsa la pena?
Eroi inconsapevoli
L’intreccio narrativo di Gemini è piuttosto semplice, diretto e senza fronzoli, e nel corso dell’avventura rimane tutto sommato prevedibile. Le vicende tratteggiate da Imperative Entertainment vedono i giovani Cassandra e Alex infiltrarsi all’interno di una struttura sotterranea apparentemente abbandonata, in cui sembra siano celate delle informazioni sulla misteriosa scomparsa dei genitori della ragazza. Come prevedibile, qualcosa va storto, l’edificio non è affatto isolato e Alex viene portato via dalle pattuglie che sorvegliano la zona. Cassandra, spaventata e ancora stordita dalla rovinosa caduta, non sa come e se intervenire per salvare l’amico, ed è esattamente in quel momento che scopre di avere dei poteri. Attraverso uno squarcio temporale che si apre durante il sequestro dell’amico, Cassandra si rende conto che può saltare dal presente a un non meglio precisato momento del passato in cui la struttura non era ancora fatiscente, attraversando in qualunque momento i vincoli del tempo. Questa curiosa meccanica dà la possibilità al giocatore di superare ostacoli, lanciarsi lungo nuovi corridoi, stanze e zone, superare baratri, raggiungere passerelle sopraelevate e via dicendo, dimostrando così che il dualismo delle ambientazioni, abbinato a questo potere, è in grado di mettere in risalto buone soluzioni di level design. Nonostante la conduzione di gioco sia scandita da segmenti non troppo arzigogolati, la costante presenza di un punto specifico da raggiungere semplifica sin troppo l’avanzamento, rendendolo spesso eccessivamente guidato. Senza la presenza intelligente delle due realtà temporali, Gemini: Heroes Reborn sarebbe stato insomma di una semplicità davvero disarmante.
Restando in tema di difficoltà generale, l’IA nemica goffa e poco evoluta non riesce mai a mettere in seria difficoltà l’utente, a cui bastano semplici azioni di aggiramento per far perdere le proprie tracce. Quando invece spuntano fuori i nemici corazzati e con una potenza di fuoco maggiore, basteranno i soli poteri di Cassandra per sbarazzarsi agevolmente di tutti in pochi attimi. Già, perché la ragazza, oltre a poter attraversare gli squarci temporali in qualunque momento, ha altre facoltà che la pongono in una posizione di assoluto vantaggio rispetto ai soldati, anche se non la vedrete mai afferrare un’arma e sparare contro un avversario.
Super Me
Attraverso il rallentamento del tempo e la telecinesi, che apprenderete subito dopo il tutorial, la sensazione di onnipotenza vi pervaderà all’istante, e quando sarete in grado di padroneggiare alla perfezione tutti i superpoteri non ci sarà mai un attimo in cui vi sentirete seriamente minacciati. Combinando queste due incredibili capacità potrete rallentare i soldati, bloccare una pallottola e rispedirla al mittente; in alternativa, potrete afferrare il nemico con la forza del pensiero e farlo volare via un paio di volte per la stanza, scagliargli addosso degli oggetti o farlo sbattere contro dei punti molto pericolosi come un ammasso di cavi elettrici scoperti o delle enormi pale rotanti.
In Gemini sono anche presenti delle piccole sezioni platform piuttosto semplici, che si riducono spesso a dei salti precisi da effettuare con l’aiuto del bullet time, che dilata enormemente la portata di un balzo. Sebbene siano presenti delle buone idee, in realtà mutuate da altre titoli come Psi-Ops, Bioshock e Portal, Gemini: Heroes Reborn rimane un titolo dal potenziale inespresso, poiché fa il minimo indispensabile e non propone nulla di davvero coinvolgente. Ciononostante, si lascia giocare tranquillamente anche da chi non ha la minima idea di cosa sia Heroes, mentre gli appassionati della serie troveranno diversi ester-egg e riferimenti a vecchi personaggi come Hiro.
Tecnicamente si tratta invece di un titolo mediocre, che riesce a malapena a raggiungere la sufficienza. I modelli poligonali dei personaggi sono poco rifiniti, l’aliasing è evidente in gran parte delle superfici, i caricamenti sono più lunghi di quelli visti in Bloodborne prima delle patch, e il frame rate è instabile e non riesce a rimanere fisso a 30, influendo dunque sulla fluidità generale. Oltretutto, qui, l’Unreal Engine 4 sembra essere tornato quello della precedente versione, con elementi dello scenario che si caricano con molto ritardo e strati delle texture che faticano ad apparire in tempo. Non ci sono bug gravi che impediscono il corretto funzionamento del gioco, ma la resa estetica, indubbiamente, ne risente non poco.
– Buon uso dei poteri
– Gli squarci temporali offrono una doppia versione dei livelli
– Tecnicamente mediocre
– IA goffa
– Livello di sfida molto basso
Così come le serie, Gemini: Heroes Reborn è un prodotto dal potenziale poco espresso. Le idee, sebbene siano ben assortite, sono prese in prestito da altri titoli illustri, mentre la storia rimane prevedibile fino alla fine. Nonostante diversi problemi tecnici diffusi a tutti i livelli, si tratta di un tie-in appena buono, senza particolari meriti. Visto il destino di Heroes, è già una buona notizia che il gioco a esso dedicato sia riuscito ad arrivare sul mercato senza grossi problemi.