Il Verdetto di SpazioGames
Quella di Gears of War è forse la saga più rappresentativa di questa generazione di console, perlomeno sul versante Microsoft. Nata come dimostrazione delle potenzialità hardware Xbox 360, il titolo Epic Games è stato per molti il motivo per acquistare il nuovo hardware, strabiliati dallo spettacolo visivo e ludico messo in scena dall’Unreal Engine 3 e dai ragazzi di Cary, in Carolina del Nord. Gears of War 3 arriva a chiudere la saga di Marcus Fenix con un ultimo spettacolare capitolo, il degno finale di una triologia intensa ed affascinante ed il probabile testamento di una console arrivata alla piena maturità, che nelle generazioni passate, ha sempre coinciso con l’arrivo di un nuovo hardware.
Un nuovo inizioPrima di procedere, vi avvisiamo che quanto segue contiene spoiler relativi la storia dei precedenti capitoli della serie.Come è facile intuire dal suffisso numerico in calce al titolo, Gears of War 3 riprende la narrazione della logorante lotta tra locuste ed umani, esattamente dove il precedente capitolo era terminato. Il gesto estremo compiuto da Marcus e Dom per salvare la razza umana non ha dato i frutti sperati ed ora entrambi i contendenti sono sull’orlo dell’estinzione. Gli splendenti stanno dando la caccia agli ultimi sopravvissuti, che hanno dovuto ripiegare e nascondersi in poche sparute roccaforti disperse per il pianeta. Marcus e la squadra delta non ne vogliono sapere di rassegnarsi alla sconfitta e proseguono la disperata ricerca di una panacea in grado di liberarli, una volta per tutte, dei loro avversari. Un cammino che li porterà a viaggiare da un estremo all’altro del pianeta, a scoprire luoghi affascinanti, conoscere nuovi alleati ed incontrare nuovamente vecchi compagni ed ostinati nemici. Una storia decisamente più elaborata e meglio narrata, che andrà a scavare nel passato dei vari protagonisti, a mostrare come non siano semplicemente delle macchine da guerra: all’interno della pesante armatura che indossano in battaglia vivono infatti degli esseri umani con un passato doloroso, debolezze e sentimenti. Dom è spezzato dal ricordo di Maria, Cole ancora sogna di quando era un atleta amato e rispettato, mentre Marcus è dilaniato dal ruolo che il padre ha in tutta questa vicenda. Ad un certo punto, però, il team delta si dividerà per poi riunirsi per la battaglia finale; questa scissione non viene colmata da un secondo punto di vista come visto nelle prime fasi della campagna, ma lascia un discreto buco narrativo che probabilmente verrà colmato in seguito. A possibile dimostrazione c’è una terza voce, “presto disponibile” non ancora selezionabile nel menù di gioco.Il taglio dato da Epic Games a Gears of War 3 è sicuramente più maturo, sfaccettato e profondo di quanto emerso in passato. I quattro protagonisti, a cui si aggiungeranno altri comprimari lungo tutta l’avventura, non sono più solo guerrieri implacabili dalla battuta ad effetto, un po’ volgare, un po’ machista, ma sono finalmente diventati personaggi a tutto tondo, capaci persino di fare autoironia su se stessi e su alcuni cliché di cinema e videogiochi d’azione. Questo cambiamento culmina in un finale che non lascia dubbi sulla conclusione della storia, mettendo in mostra quanto fragili siano questi esseri umani, trasformati in guerrieri dall’istinto di sopravvivenza.
Rhythm shotAnche se i protagonisti sprigionano carisma da tutti i pori, difficilmente i fan cercano in Gears of War complessi intrecci o profonde dissertazioni filosofiche. Il parto di Cliff Blezinsky funziona principalmente grazie al suo esplosivo gameplay, fatto di frenetici cambi di ritmo, adrenaliniche sparatorie e spettacolari scontri con boss dalle enormi dimensioni. Ebbene tutto questo, nel terzo capitolo, torna immutato, se non persino esasperato per via delle oltre dieci ore di scene epiche e combattimenti memorabili a cui assisteremo durante questa modalità. Lo stratagemma di dividere i protagonisti in gruppi separati aiuta ad immedesimarsi maggiormente con tutto il cast e provare dunque empatia non solo per Marcus e Dom, ma anche per gli altri guerrieri. Grazie alla cooperativa a quattro giocatori (due in split screen se giocato in locale) il divertimento offerto dalla modalità campagna è ulteriormente amplificato. Con la possibilità di aprire una partita pubblica non sarà obbligatorio avere sempre tre colleghi a disposizione tra la propria cerchia, in quanto chiunque tramite matchmaking potrà entrare in partita direttamente, sfruttando un comodo drop-in/drop-out, nel quale l’intelligenza artificiale sopperirà degnamente i giocatori non presenti. Ovviamente anche voi potrete usufruire della stessa opzione, monitorando in qualsiasi istante il numero di giocatori della vostra regione online, per avere un’idea della disponibilità di partite adatte. Ottima la scelta di integrare l’esperienza maturata durante la campagna con quella generale del multigiocatore, aiutando in questo modo i player meno skillati a presentarsi ai nastri di partenza con i primi livelli del personaggio ed i primi sblocchi già a disposizione.
Formula vincenteQuello che i vari cloni di Gears non riescono a replicare, anche riproponendo il sistema di coperture o la ricarica attiva, è il mix di azione testosteronica che il titolo Epic offre: giocando a Gears of War 3 si nota immediatamente che non si procede semplicemente in avanti massacrando tutto quello che ci intralcerà il passo, ma che il gioco propone un continuo alternarsi di situazioni diverse, tutte estremamente godibili e capaci di non abbassare, nemmeno per un istante, il ritmo della narrazione: si andrà dal manovrare la solita postazione fissa, al resistere ad un assedio apparentemente senza fine, passando per fughe a rotta di collo in un campo di battaglia bersagliato dai mortai, o le classiche sezioni a bordo dei più disparati mezzi di trasporto, per arrivare alle spettacolari boss battle. E’ proprio il ritmo a distinguere il prodotto Epic dalla concorrenza: nonostante il gameplay rimanga praticamente immutato rispetto al secondo capitolo, questo riesce ancora ad elevarsi per fluidità e precisione del controllo. Quelli applicati sono infatti semplici perfezionamenti di una formula ancora molto attuale e godibile, impreziosita da alcune nuove armi che la fanno risultare ancora fresca. Merita una menzione d’onore la mannaia, capace di regalare alcuni istanti di puro hack’n slash, ma anche il Digger e le sue bombe interrate, o il Monocolpo (dal nome esplicativo) daranno molte soddisfazioni, soprattutto in relazione al nuovo cast di mostruosità varie che dovremo affrontare. Molto divertenti anche gli esoscheletri da indossare o scovare nascosti lungo i livelli, utili per completare alcune missioni o ottenere una potenza di fuoco superiore. Se per voi ed i vostri amici la sfida non sarà sufficiente, ecco arrivare i modificatori, ovvero delle opzioni da attivare prima di ogni missione in grado di aggiungere effetti di varia natura al gameplay. Alla stregua dei teschi di Halo, essi andranno a dare maggior resistenza ai nemici o a farli esplodere in maniera ridicola.
CompetitivoOltre al completamento della campagna principale, potremo dedicarci alla componente competitiva del gioco, arricchitasi di una modalità completamente nuova. Cominciamo dal classico multiplayer che vedrà fino a dieci giocatori sfidarsi in una delle sei modalità presenti. Dopo le feroci polemiche sorte in seguito alla pubblicazione di un secondo capitolo falcidiato da enormi problemi di bilanciamento del gameplay e matchmaking, Epic presenta un multiplayer forse non particolarmente vario ed originale, ma molto robusto, che ha beneficiato enormemente della fase beta organizzata quest’estate. Deathmatch (15 rientri per squadra, vince il team che rimane in piedi per ultimo), Zona di Guerra (stesse regole del Deathmatch,, ma con un solo rientro per giocatore), Esecuzione (stesse regole di Zona di Guerra, ma varranno solo le morti tramite esecuzione), Cattura il Leader (vince la squadra che farà fuori per prima il leader avversario) e Re della Collina (vince il team che riuscirà a mantenere il controllo su determinate aree della mappa il più a lungo possibile) sono pensate per 10 giocatori contemporaneamente, mentre Compagno prevede un massimo di quattro squadre da due elementi. Facile è poi il nome della modalità indicata per i novizi, che verranno gettati in un Deathmatch con giocatori di pari abilità. Le mappe a nostra disposizione saranno inizialmente dieci, alcune ispirate a scenari incontrati durante la campagna, mentre Ingorgo è una mappa che i veterani non faticheranno a riconoscere. La loro dimensione media non è stupefacente, ma il numero limitato di giocatori le avrebbe rese troppo dispersive. Buono invece il design, capace di concentrare gli scontri in vari punti, lasciando comunque al giocatore la libertà di effettuare approcci differenti. Si nota la mancanza di un sistema di progressione del personaggio in grado di sbloccare nuove armi e capacità, legando la crescita di livello ad una maggiore scelta per la personalizzazione estetica.Il lavoro principale è stato quindi quello di sistemare questa modalità in modo da venire incontro a quelle che erano le aspettative dei tanti fan delusi, senza però andare a stravolgere o inventare nulla di nuovo. Gradita per esempio la possibilità di rigenerarsi se messi Ko, attraverso un furioso button mashing e con un po’ di tempo a disposizione, o i secondi di invulnerabilità appena respawnati. Anche con poche persone online il matchmaking si è rivelato veloce ed affidabile, sostituendo in maniera dinamica i giocatori connessi/disconnessi con dei bot. Nel caso in cui nessuna partita soddisfi gli standard minimi partirà immediatamente una match con i bot, che verranno progressivamente sostituiti da esseri umani.
Orda 2.0L’Orda tornaa nella versione 2.0. Fino ad un massimo di 5 giocatori contemporaneamente potranno cercare di resistere ad una serie di ondate di locuste, fino alla fatidica cinquantesima. A differenza della scorsa versione, nella quale contava solo l’abilità e l’affiatamento dei vari partecipanti, la possibilità di poter acquistare potenziamenti da dislocare all’interno del livello di gioco, aggiunge a Gears of War 3 un pizzico di strategia e pianificazione che non guasta mai. Prima dell’inizio di ogni nuovo turno ci saranno alcuni secondi di pace nei quali i giocatori potranno spendere i crediti acquisiti uccidendo gli avversari per acquistare nuove barriere con le quali intralciare la corsa delle locuste, munizioni e armi per ampliare il proprio arsenale, postazioni fisse e persino torrette automatiche. Continuare ad investire su di un componente ci permetterà di sbloccare ulteriori miglioramenti, che renderanno questi oggetti più efficienti. La scelta se acquistare una nuova arma, riparare le strutture esistenti o comprarne di nuove renderà decisamente più interessante l’incedere, soprattutto ai livelli più elevati, e spingerà ad una maggiore cooperazione. La possibilità di acquistare un rientro amplifica ulteriormente le scelte possibili. Interessante l’opzione di attivare anche in Orda 2.0 i modificatori per complicare o semplicemente personalizzare la partita. Sfortunatamente non potremo cominciare il match in compagni di bot e sostituirli nel momento in cui altri esseri umani corrisponderanno al profilo ricercato: quindi fintanto che non si sarà raggiunto un numero sufficiente di partecipanti, il matchmaking non avvierà l’incontro.
BelvaL’ultima modalità è soprannominata Belva ed invertirà i ruoli rispetto all’Orda: al posto degli esseri umani, in questo caso vestiremo i panni delle locuste, con il compito di spezzare la resistenza COG. Così, invece di impegnarci in una difesa ad oltranza, avremo un solo minuto per eliminare tutti i nemici presenti sulla mappa. Le dodici ondate di cui è composta la modalità vedranno un intensificarsi delle difese COG, rimpolpate da eroi, decisamente più forti e resistenti degli altri personaggi. Uccisi questi ultimi, otterrete un bonus di tempo per completare la mappa. Le locuste saranno suddivise in quattro diverse categorie da sbloccare attraverso le prestazioni e sono tutte caratterizzate da un costo e da un set di abilità specifico. Inizieremo coi Thiker, veloci ma fragili, ma presto arriveranno anche i Boomer o i Reaper, decisamente più resistenti e dotati di armi a distanza. Persa una vita potremo rientrare immediatamente in gioco, a patto di avere i soldi necessari per acquistare un nuovo corpo. Ovviamente il denaro verrà elargito in base al numero di vittime prodotte o di equipaggiamento e difese distrutte. Il poco tempo a disposizione non consente un approccio ponderato alla partita, ma spinge al massimo la cooperazione tra i giocatori. Una sola locusta isolata sarà infatti facilmente eliminabile dall’intelligenza artificiale, viceversa il lavoro di squadra compenserà queste lacune. Un Wretch infatti potrebbe sembrare lento e debole, ma grazie al suo urlo può bloccare i COG per alcuni secondi consentendo ai compagni di agire indisturbatamente. Il paragone con il Versus di Left4Dead è dunque possibile, ma solo in parte, in quanto la componente competitiva in questa modalità è assente, oltre che le battaglie saranno molto più statiche per via dei livelli chiusi e la struttura di gioco senza obiettivi progressivi, che non richiederanno ai difensori di mantenersi in costante movimento.La completezza dell’offerta ludica di Gears of War 3 non viene valorizzata dalla flessibilità del sistema di matchmaking, in grado di trovare le partite considerate appetibili in maniera autonoma e piuttosto veloce, senza però dare all’utente la possibilità di influire sui parametri di ricerca, costruirsi una playlist o scegliere di entrare in una partita arbitrariamente. Questo a volte limiterà fortemente l’inizio di una partita, soprattutto in Orda o Bestia, quando si rischierà di non trovare sufficienti compagni per iniziare il match.
EngineLa terza evoluzione del celebre Unreal Engine 3 non riesce più a tramortire l’utente come i primi due Gears of War fecero ai tempi. Nonostante questo, il lavoro Epic Games spreme ancora una volta l’hardware Microsoft in maniera incredibile, aumentando ulteriormente la pulizia ed il dettaglio generale, oltre che ampliando enormemente la palette cromatica utilizzata, ora non più legata ai soli toni di grigio, ma molto più vibrante, anche grazie ad una più efficiente gestione delle fonti di illuminazione, sfruttate, per esempio, per accecare il giocatore e sorprenderlo con degli agguati. Questa maggiore flessibilità viene utilizzata per offrire una varietà di ambientazioni davvero eccezionale, in grado finalmente di valorizzare l’ottimo background costruito per il gioco: tra città umane in rovina, roccaforti delle locuste o enclave sperdute tra i monti, già dopo poche ore avrete visto più paesaggi in Gears of War 3 che nei precedenti capitoli. I detrattori noteranno come la struttura dei livelli e l’incedere sia ancora piuttosto lineare, ma il loro design contorto e le tante opzioni di approccio alla battaglia sono in grado di mascherare degnamente questo aspetto. Menzione d’onore per l’eccezionale design dei nuovi nemici, sempre molto coerenti col resto del gioco e davvero convincenti, oltre che per le dimensioni di alcuni dei nuovi boss, in grado di riempire letteralmente lo schermo con la loro stazza, senza incidere sul framerate. Ottime anche le animazioni, impreziosite da alcuni movimenti contestuali al terreno di gioco, in grado di donare maggiore realismo all’interazione con l’ambiente. Sono apparentemente spariti anche i caricamenti tardivi delle texture, persino durante lo split screen, dove il gioco risulta altrettanto godibile. Vanno registrati rari momenti in cui si notano cali del frame rate, solitamente in concomitanza con i salvataggi o l’accesso al disco per caricare una nuova area, ma nulla che possa andare ad inficiare il godimento della campagna, che scorrerà sotto i vostri occhi senza interruzioni. La gran parte dei loading screen è stata infatti sostituita con brevi sequenza filmate (Metroid Prime docet), rendendo in questo modo il ritmo ancora più incalzante. Buono come al solito l’accompagnamento musicale, oltre che tutto il set di suoni e melodie che i fan hanno imparato a conoscere, capace di far comprendere in un istante il cessato pericolo o la presenza di punti di interesse. Quasi saltiamo dalla sedia quando durante una match multiplayer in Ingorgo sono partite le note di Mad World! Discreta la localizzazione completamente in italiano, peccato per alcune voci non propriamente ben accoppiate coi personaggi e per fenomeni di de-sincronizzazione del labiale, a volte molto evidenti.Eccezionale la longevità: la campagna vi impegnerà per più di dieci ore, soprattutto se affrontata ai livelli maggiori di difficoltà, e può essere rigiocata in cooperativa, magari coi modificatori attivati. Praticamente infinite le altre due modalità cooperative, Orda e Belva, così come la parte competitiva, forse un po’ povera di opzioni, ma finalmente godibile.
– Campagna memorabile
– Cooperativa a 4
– Comparto tecnico notevole
– Doppiaggio non eccelso
– Poche novità
9.3
Nonostante le elevatissime aspettative Gears of War 3 si conferma il degno finale di una delle saghe più influenti di questa generazione di console. A differenza dei precedenti capitoli forse questo episodio pecca un po’ in originalità, ma l’eccezionale campagna, con una cooperativa a quattro giocatori ed una lunghezza notevole, il divertimento offerto da Orda e Belva e il solido multiplayer, rendono il pacchetto Epic imprescindibile per tutti gli amanti della serie e per coloro alla ricerca di un titolo spettacolare, divertente e dalla forte impronta action.