Recensione

Furi

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

È comprensibile farsi attanagliare dai dubbi quando si sta per giocare a un titolo basato unicamente sulle boss fight. Il pensiero pregiudizievole condiviso da molti si basa sull’alta probabilità di avere una trama inconsistente, sull’inefficacia della struttura e del ritmo, e anche sulla qualità finale che un’opera di questo genere può offrire. Furi, invece, non cade in nessuna di queste trappole e anzi riesce a costruire attorno al proprio punto di forza un impianto scenico che cattura dall’inizio alla fine, una narrativa sibillina ma funzionale al concept di gioco e un sistema di combattimento appagante, completo e senza reali punti deboli.

Fight for freedom
Diretto e senza troppi fronzoli, l’incipit di gioco si apre col protagonista incatenato in una sorta di prigione ipertecnologica e lontana dal mondo, esanime, torturato, spento. Egli era un’arma, un latore di morte, un guerriero; ed è adesso un essere da punire, con un futuro già segnato da lente e dolorose morti, come dentro a un inferno in cui il supplizio non ha mai fine. Un carceriere col capo cinto ai quattro lati da maschere teatrali lo tiene in scacco infliggendogli costantemente la sua pena infinita; ma non lontano, una misteriosa figura che indossa la grottesca testa di un coniglio, gli dice che è giunto il momento di combattere per la propria libertà. Il carceriere è la chiave. Va sconfitto. E bisogna anche far fuori tutti i guardiani che popolano i diversi gironi di quel luogo di prigionia. 
In Furi ci sono solo boss fight, una dopo l’altra. Non ci sono la ricerca, l’avventura, il dialogo e l’interazione, ma sono presenti delle sezioni di raccordo in cui si cammina e si subisce la narrazione in silenzio, per bocca di quel personaggio misterioso che farà una panoramica generale sulla storia del protagonista fino a quel punto e sui prossimi nemici da affrontare. Non sempre la storia sa essere efficace, e capitano momenti in cui le informazioni diventano quasi un contorno sfumato, un accompagnamento poco convinto in cui si insinuano note di sottofondo non necessarie. Il livello di difficoltà determina anche la lunghezza del gioco stesso e la sua conclusione, e se sceglierete di desistere e abbassare la difficoltà da standard a facile, vedrete i titoli di coda già dopo il quinto boss, senza capire davvero nulla di ciò che è effettivamente accaduto. Si tratta di una scelta di game design un po’ controversa, che da una parte obbliga il giocatore ad affrontare il gioco così come è stato studiato dagli sviluppatori, mentre dall’altra taglia le gambe di netto ai giocatori meno esperti. I più virtuosi, invece, saranno lieti di sapere che Furi saprà come intrattenerli, soprattutto dopo aver completato la prima run, quando il livello di sfida più alto verrà finalmente reso disponibile. 
Furi ha sistema di combattimento frenetico e tecnico, con un ritmo che varia a seconda della modalità degli attacchi nemici, muta sensibilmente quando lo scontro a distanza lascia spazio a un più concentrato corpo a corpo, si basa sui riflessi e sull’abilità di saper schivare e contrattaccare, ed è legato alla memorizzazione dei pattern di attacco nemici che cambiano da una fase all’altra. 
Attacco, difesa e annientamento
Sebbene il gioco sia disponibile anche su PC, i ragazzi di The Game Bakers specificano sin dall’inizio che l’uso del pad è assai consigliato. E non potrebbe essere altrimenti, dato che è lo strumento migliore per potersi godere al meglio il sistema di combattimento e capire con quanta cura sono stata realizzate le boss fight. 
Con la levetta destra si spara di continuo mentre con l’altra ci si sposta liberamente; premendo il grilletto destro invece, viene attivato un più potente ed efficace fuoco caricato. La schivata può superare gli attacchi avversari grazie ai frame di invulnerabilità previsti, ma la frequenza con cui può essere eseguita è determinata da qualche attimo in cui il comando adibito a quest’azione ne argina l’abuso.
Il tasto dedicato all’attacco di base permette di sferrare dei fendenti, e il quarto colpo consecutivo della combo è sempre in grado di atterrare il nemico. Può anche essere caricato e, se va a segno, provoca lo stordimento immediato.
La parata assume invece un ruolo fondamentale all’interno dei combattimenti. Non solo serve per schermarsi momentaneamente dai proiettili e dagli attacchi preceduti da uno scintillio, ma è anche il metodo più efficace per curarsi. Parare un attacco con fendente ripristina infatti mezza tacca di energia, che è altresì recuperabile tramite dei globi verdi che vanno prima centrati con un proiettile per essere assimilati. La cosiddetta parata perfetta, ossia quella effettuata nell’istante prima dell’impatto, provoca lo stordimento immediato. È inoltre possibile mantenere premuti il tasto della schivata e il fendente caricato, in modo tale da evitare un attacco nel momento propizio e poter dunque contrattaccare all’istante, approfittando della momentanea vulnerabilità del nemico per infliggergli quella che nel gergo del gioco viene definita “punizione”. Si tratta insomma di un combat system non troppo complesso, che non necessita di lunghe combo, armi intercambiabili ed evoluzioni complicate, ma per padroneggiarlo alla perfezione bisogna sapersi adeguare ai diversi boss e accettare di morire molte volte senza lasciarsi prendere dallo sconforto. In questo senso, Furi sa come ripagare l’utente delle proprie fatiche, poiché gli scontri che sembrano inizialmente frustranti e ingiusti sono in realtà dipendenti dalla capacità di apprendimento, dal livello di concentrazione e dall’abilità di commettere il numero minore possibile di errori durante la boss fight. E questo gli sviluppatori lo sanno bene, perché hanno creato un sistema di gioco poco indulgente, dove fallire una delle diverse fasi significa obbligatoriamente ripeterla. E se si muore, non c’è nessun checkpoint che possa farvi riprendere dall’ultima fase in cui avete fallito. Vanno rifatte da capo. Bisogna dunque capire i motivi per cui è arrivata la cocente sconfitta, ricordarsi dei diversi pattern di attacco e agire di conseguenza. Sottovalutare un nemico e fronteggiarlo con un atteggiamento di sufficienza, significa automaticamente essere umiliati.
Comeback
I combattimenti coi boss, come già suggerito, sono solitamente divisi in quattro, cinque o sei fasi, all’interno delle quali cambia – anche radicalmente – il moveset degli avversari. Si parte solitamente con un paio di momenti in cui si ha un ampio margine di manovra, si prosegue con altri in cui lo scontro si fa più concitato e complesso da gestire e si culmina quasi sempre con un’ultima sessione in stile bullet hell, dove i movimenti vanno effettuati con precisione e senza farsi sorprendere da cascate di proiettili, griglie laser fisse o semoventi e sfere che seguono pattern di movimento non lineari. Ci sono poi dei momenti in cui il combattimento diventa ravvicinato e circoscritto all’interno di un’area specifica; in questo caso, la levetta analogica destra assume una nuova funzione: non serve più per sparare proiettili ma per caricare un attacco potenziato che infligge un quantitativo maggiore di danni rispetto alla norma. Serve in sostanza per concludere con più rapidità i duelli, dove i boss si esibiscono in pericolosi attacchi ad area e fendenti più difficili da schivare o parare.
Pur essendo una produzione che ha poco a che spartire con le cifre esagerate dei progetti ad alto budget, Furi ha dunque un sistema di combattimento convincente ed efficace. Si difende bene anche dal punto di vista artistico, grazie anche a uno stile grafico accattivante e un ottimo design dei boss, tutti realizzati da Takashi Okazaki, già al lavoro su Afro Samurai
La lunghezza ottimale di gioco dipenderà molto dal vostro grado di apprendimento, e può dilatarsi anche ben oltre le dodici ore se non assimilerete al più presto le meccaniche di base. Durante la nostra lunga prova su PC, in cui i 60 frame al secondo sono rimasti costanti, gli unici difetti tecnici li abbiamo riscontrati nelle sezioni di raccordo, con qualche glitch visivo che si proponeva di tanto in tanto su alcuni elementi fissi degli scenari. Anche la lunga chioma incanutita del protagonista farà spesso le bizze durante alcune scene di intermezzo, ma si tratta di quisquilie che non intaccano minimamente il valore di un’opera che saprà deliziare in modo gratuito tutti gli abbonati del plus, e i giocatori PC che vorranno puntare su un progetto valido e da tenere in considerazione.

Requisiti MinimiSistema operativo: Windows 7, 8, 10 
Processore: Intel Core i3 / AMD Phenom II X4 
Memoria: 4 GB di RAM 
Scheda video: GeForce GTX 650 / AMD R7 250 (1GB VRAM min) (for 720p 60FPS) 
Memoria: 5 GB di spazio disponibile 
Note aggiuntive: Controller

Requisiti Consigliati non segnalati

– Sistema di combattimento appagante e ben strutturato

– Boss realizzati da Takashi Okazaki

– Impegnativo ma mai scorretto col giocatore

– Qualche insignificante glitch nelle sezioni di raccordo

– Storia affascinante ma non sempre narrata col giusto ritmo

8.0

Sebbene la scelta di costruire un gioco tutto attorno alle boss fight poteva far venire dei grossi dubbi, va detto che Furi è riuscito a vincere con disinvoltura la sua scommessa. Sebbene manchi qualcosa alla trama in termini di forza ed efficacia, il buon comparto artistico e l’ottimo sistema di combattimento controbilanciano alla grande alcune mancanze oggettive.

Voto Recensione di Furi - Recensione


8

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