Recensione

Flatout 4: Total Insanity

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a cura di Matteo Bussani

Di arcade racing games spaccatutto a bordo di macchine scalcagnate dotate di power up improbabili si sentiva decisamente la mancanza. E non lo diciamo come uno scherzo, perchè questo genere non ha saputo proporre un esponente realmente degno di nota da parecchio tempo. Il maschio alpha che dagli anni ‘90 fino a quelli 2000 aveva visto il genere diventare florido e offrire una vera e propria varietà tra cui scegliere, era stato dimenticato per ritrovarsi senza nulla in mano che potesse risolvergli quella voglia ciclica di olio del motore, fango e sportellate. In nostro soccorso è giunto Flatout 4, erede di quella serie che aveva toccato il fondo con un terzo capitolo, uscito nel 2011, totalmente fallimentare: un disastro su larghissima scala che la critica internazionale premiò con molteplici 1/10.
Siccome però, come si suol dire, non si poteva andare più in basso di così, si è deciso di riprendere le basi del brand e attorno ad esse costruirci un titolo che, all’alba del 2017, potesse ancora dire la sua o perlomeno garantire una buona dose di divertimento vecchio stile, formato quattro ruote off-road. Contro ogni pronostico, possiamo dire che ci si è avvicinati all’obiettivo più di quanto sperato e, per quanto siamo ancora ben lontani dalla perfezione, il gioco risulta godibile e perfetto per tutti coloro che hanno nostalgia di impastarsi di fango con dei veicoli appena ritirati dallo sfasciacarrozze di fiducia.
Copertoni bucati
Il gioco, senza alcun tipo di orpello narrativo, ci catapulta dritti sullo sterrato. Di fronte a noi fin da subito troviamo tre modalità single-player: la prima è quella carriera che ci guida per le diverse competizioni, in modo da guadagnare crediti e comprare nuovi veicoli e relativi potenziamenti; la seconda è quella Flatout, con sfide folli da completare per guadagnare punti e progredire così a quelle successive; l’ultima è quella per le partite veloci, dove basta selezionare l’auto, il circuito e le impostazioni per partire a correre. 
Nella modalità principe, ovvero la prima di quelle precedentemente elencate, inizieremo scegliendo una fra due auto: le due più disastrate quattroruote della categoria più scarsa fra le tre disponibili. Le competizioni da affrontare saranno di diverso tipo: corsa, arena e acrobazia. Ciascuna offre molte sottomodalità di gioco completamente diverse che la caratterizzano: arrivare primi, distruggere tutti o fare più punti con acrobazie mozzafiato. Vincere e guadagnare soldi sarà comunque l’obiettivo comune, utile per sbloccare ulteriori campionati e auto. In questa modalità la longevità non è molto ampia, ma permette bene di scoprire il gioco e di iniziare a comprenderne i meccanismi. Flatout 4, infatti, non è per niente facile al primo impatto, perchè ogni circuito presenta delle particolari insidie che, solo affrontandolo e riaffrontandolo più volte, è possibile evitare, ma non solo…
Nitro per Nitro
Ci sono due aspetti da tenere sempre bene a mente: il primo è che la fisica è prevedibile ma non completamente arginabile e il secondo è che, se entriamo nella bagarre, è praticamente impossibile uscirne. 
Il ragionamento logico che sta dietro alle meccaniche è il seguente: per avere un boost di velocità c’è bisogno di nitro, il nitro si recupera scontrandosi con i distruttibili, con le altre auto e durante i salti. Facendo questo genere di attività si rischia di finire a bordo pista, di colpire oggetti non distruttibili o di trovarsi per aria in seguito a collisioni con elementi fisici del terreno che vengono a contatto con le parti danneggiate del veicolo. Così si finisce fuori strada, tra le ultime posizioni e a quel punto ci si rimette disperatamente alla ricerca di nitro… e così fino a che il tasto riavvia non prende il sopravvento. In tutto questo mi sono dimenticato di aggiungere che l’unico obiettivo degli avversari è quello di speronarci esattamente quando la nostra portiera è perfettamente perpendicolare alla direzione della loro auto.
Gli avversari sono dei tipi svegli
Per quanto possa essere stato fastidioso, ciò ha dimostrato una discretaintelligenza artificiale, al netto di problemi di sbandamento nelle retrovie e qualche impeto suicida di veicoli che si buttano all’impazzata nei punti peggiori del circuito, con una fine facilmente deducibile e non certo salutare. Eseguire una curva troppo lentamente o commettere un errore nelle sportellate diventano subito occasioni ghiotte per farci finire fuori pista o ruote all’aria. Esattamente come Mario Kart, una volta che si finisce nel mirino del primo folle pirata della strada e questo riesce ad avere la meglio, per noi non resta altro che finire in fondo al gruppo, colpo dopo colpo. Se questa serie diventasse troppo lunga i danni accumulati potrebbero anche distruggere il veicolo definitivamente, ponendo fine alla gara.
Frustrante, direte voi. In realtà non così tanto perchè l’esperienza guadagnata sul campo, gara dopo gara, riavvio dopo riavvio, ci permetterà di evitare i pericoli maggiori, e i veicolì, mano a mano che andremo avanti, avranno una stabilità, un controllo e una resistenza migliori. Questi sono potenziabili sia sul fronte sia estetico sia prestazionale, con tre gradi incrementali per ciascun pezzo. Avremmo preferito una customizzazione ancora più totale, ma in Flatout 4 essa si limita a semplice palliativo per permetterci di essere competitivi per più gare senza la necessità di passare subito a un auto più performante.
Troppo pochi su questo furgone
La modalità Flatout invece, la seconda delle due previste, prevede una progressione basata sui punti. Completando determinate richieste – solitamente associate a particolari attività in-game tra tempi, scorrettezze e acrobazie – si ottiene un punteggio utile per sbloccare la serie di attività seguenti, e così fino al completamento di tutte. La vena competitiva di questa modalità la rende decisamente intrigante, così come anche la varietà notevole di attività da svolgere.Il comparto multigiocatore prevede una modalità online, troppo poco popolata per diventare appetibile, e una modalità party che fa effettuare una serie di sfide in locale fra i giocatori in sequenza e non con un possibile split-screen. Insomma, modalità evitabili, inserite giusto per presenza, tecnicamente comunque senza problemi. Avremmo preferito decisamente una modalità a squadre che ci portasse ad affrontare i campionati della carriera in cooperativa, ma purtroppo per il momento dobbiamo accontentarci così.
Tecnicamente il gioco è senza lode e senza infamia, l’impatto a schermo è sufficiente, anche se la cura nel dettaglio latita. Allo stesso modo la fisica in-game riesce a garantire un ottimo feeling pad alla mano, ma ogni tanto lascia spazio a glitch che soprattutto con i veicoli più leggeri possono davvero creare più di una rogna (considerata l’assenza del rewind).

– Torna a popolare un genere quasi abbandonato

– Intelligenza artificiale aggressiva

– Grandissimi passi avanti dal precedente titolo

– Fisica a tratti problematica

– Curva di difficoltà ripida soprattutto all’inizio, con veicoli troppo leggeri

7.0

Flatout 4 è un gioco più riuscito di quanto potessimo mai aspettarci. Veloce, distruttivo ci riporta a mettere le mani in pasta in un genere che non presentava validi esponenti da tempo. Al netto di qualche problema soprattutto legato alla fisica del gioco e alla curva di difficoltà, forse troppo vecchia scuola, ci siamo ritenuti soddisfatti delle ore passate in sua compagnia

Voto Recensione di Flatout 4: Total Insanity - Recensione


7

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