Il messia in carne e pixel
Ora, grazie al lavoro dei programmatori indipendenti di Mutant Games a al supporto di Kiss per la distribuzione, Fist of Jesus è diventato un videogioco, motivo per cui ci siamo subito fiondati sulla nostra copia e l’abbiamo attentamente esaminata. Come era lecito immaginarsi, si tratta di un picchiaduro a scorrimento (benché questo termine sia alquanto improprio, non essendoci un vero scrolling dei livelli) nel quale interpreteremo Gesù e Giuda (potremo utilizzarli entrambi, passando da uno all’altro con la pressione di un tasto), e li condurremo nella loro battaglia contro i non morti, attraverso 60 livelli ricchi di comicità e violenza. Le sfide che andremo ad affrontare si dividono in stage composti da un’unica schermata ciascuno, nei quali bisogna raccogliere monete e portare a termine un determinato compito: ad esempio potrebbe essere necessario uccidere un certo numero di nemici, ottenere un punteggio o ancora sopravvivere all’ondata di morti viventi fino allo scadere del tempo. Alla fine di ogni quadro ci verrà dato uno score da una a tre stelle e, per superare determinati passaggi, sarà opportuno collezionarne un determinato numero (oppure spendere una somma di denaro). Questa progressione, unita alla mappa di gioco “trascinabile” con il mouse, contribuisce ad assimilare Fist of Jesus ai titoli per supporti mobile e anche il sistema di gioco in sé sembra essere stato studiato per l’utilizzo su dispositivi dotati di touch screen. L’azione si compone di un singolo tasto per gli attacchi normali e di tasti secondari per le mosse speciali: Gesù ad esempio può creare pani e pesci curativi, mentre Giuda è in grado di lanciare una sorta di Kamehameha in puro stile Dragon Ball. Una volta stordito il nemico è inoltre possibile portare a termine una fatality, premendo il tasto d’attacco con un determinato tempismo: idea molto carina ma realizzata con animazioni davvero pessime!
Proseguendo nell’avventura è possibile salire di livello come in un GDR e sbloccare power-up di varia natura, tra cui aumenti di caratteristiche, nuove abilità e così via. Altri oggetti e poteri sono inoltre disponibili all’acquisto e all’upgrade in cambio di monete (o per l’esattezza “denari”). Addirittura il gioco premia l’utente affezionato, regalando valuta extra ed utensili vari a cadenza giornaliera (altra tipica feature dei titoli su mobile).
Il Vangelo perduto
La trama, quasi del tutto assente nel cortometraggio, è stata arricchita e rielaborata per l’occasione, con l’aggiunta di diversi personaggi non presenti nella storia originale, come gli zombi esplosivi, quelli giganti e tutta una serie di boss affrontabili man mano che si procede attraverso i livelli: tra questi possiamo trovare il caro Lazzaro, un polipo gigante e, giusto per non farci mancare nulla, perfino il grande Cthulhu. I dialoghi servono per lo più a dare consigli al giocatore, istruendolo sui comandi e spiegandogli come procedere durante la storia, ma sono comunque divertenti e molto “bad-ass”, soprattutto per quanto riguarda il personaggio sbruffone di Gesù in relazione al timido e pauroso Giuda. La grafica è semplice e cartoonesca, e crea un grosso divario tra l’aspetto dell’opera nella sua incarnazione filmica e quello di questa versione ludica, ma restituisce comunque una buona sensazione. Sicuramente la scelta è stata dettata da esigenze di budget, ma almeno dal punto di vista prettamente cosmetico il gioco ispira una grande simpatia e spinge ad essere provato almeno una volta. I personaggi sono tutti creati utilizzando forme semplici e tondeggianti e posseggono una limitatissima gamma di movenze.
Come da tradizione nei giochi di questo genere, alcuni dei nemici imbracciano armi da corpo a corpo o da distanza che a volte lasciano cadere alla loro morte, così da poter essere raccolte. Purtroppo abbiamo notato alcuni problemi nel sistema delle collisioni, tali per cui spesso si viene colpiti dai nemici anche quando si è apparentemente fuori portata. Questo accade soprattutto nei combattimenti contro avversari giganti, riguardo ai quali non è sempre facile calibrare gli spostamenti per non essere colpiti.
The Fist of Jesus project
Nonostante l’innegabile qualità del progetto e l’impegno profuso nella realizzazione di tutti i suoi aspetti, non possiamo che storcere un po’ il naso davanti al videogioco di Fist of Jesus, che appare ai nostri occhi eccessivamente casereccio per poterci strappare più di un semplice sorriso divertito. Sappiamo benissimo che si tratta di un gioco indie e che non deve essere esaminato con lo stesso occhio critico con il quale si valutano titoli maggiormente commerciali, tuttavia non abbiamo mai accettato questo argomento come scusante per giustificare prodotti di mediocre qualità. Mutant Games ha sicuramente messo molte buone intenzioni in questo titolo, inserendo anche tutta una serie di simpatiche citazioni nei dialoghi e negli oggetti disponibili (nella sezione “reliquie”, dove si elencano i tesori rinvenuti, c’è veramente di tutto: un fungo 1-UP di Super Mario Bros, un pupazzetto di Hulk Hogan e perfino una cartuccia del tristemente famoso gioco di E.T. per Atari!), tuttavia la loro creatura non riesce a convincere appieno. Si tratta sostanzialmente di un prodotto legato a doppio filo al cortometraggio da cui è tratta, e difficilmente appassionerà utenti per le sue qualità effettive, bensì per la storia che si porta dietro. Nella sua release iniziale presentava inoltre grossissimi problemi per quanto riguarda il supporto per joypad, anche se, dopo svariate segnalazioni da parte dei giocatori, con le ultime patch la situazione sembra migliorata di molto. In definitiva non possiamo promuovere appieno questo gioco, in quanto è paragonabile ad un prodotto di merchandising, come una maglietta, una spilla o un cappellino: preso da solo non ha molto appeal, ma per i fan del cortometraggio potrebbe essere interessante. Il nostro consiglio è quello di guardare il film e poi ritornare qui: avrete sicuramente le idee più chiare.