La febbre dei giochi calcistici non sembra volersi fermare. Ogni anno, nonostante le polemiche su ogni capitolo uguale al precedente, Fifa riesce a sbriciolare ogni record di vendite, tra demo in grado di mettere in crisi gli store digitali e isterie degli utenti pronti a girare decine di negozi per assicurarsi una copia in anticipo. Dopo un anno positivo, con il gioco che ha iniziato ad esplorare il mondo dell’esports, FIFA 18 è chiamato a confermare e migliorare una formula ormai rodata, sarà riuscito nell’impresa?
Gameplay
Iniziamo facendo un leggero passo indietro, al momento del rilascio della demo. Su queste pagine scrivevamo che la demo non era rappresentativa del gioco completo e che molte cose sarebbero cambiate con la release finale. Dopo aver provato FIFA18 per quasi una settimana possiamo confermare, in parte, quanto detto: se infatti la fase difensiva risulta più facile da gestire, lo stesso non si può dire dei portieri. Andiamo con ordine però, iniziando con la vera novità sostanziale di FIFA 18, il nuovo motore delle animazioni. Fino allo scorso anno le animazioni erano gestite ogni 5 frames, l’equivalente di ogni passo dei vari calciatori, con il risultato di assistere a un gameplay volutamente non responsivo al 100%, con gli attaccanti che non tiravano nel momento esatto della pressione del tasto e con il dribbling che, a causa di questa variabile, era diventato poco usato nelle grandi competizioni. Tutto questo, in FIFA 18, è stato finalmente modificato, le animazioni sono ora calcolate dopo ogni singolo frame e il gioco diventa estremamente più fluido e responsivo. I benefici maggiori si avvertono in particolare nel dribbling, ora tornato arma importante per gli attaccanti. I giocatori più tecnici, i vari Messi e Neymar per intenderci, ora possono utilizzare le proprie doti tecniche per far ammattire i difensori, con velocissimi cambi di direzione con il pallone attaccato ai piedi.
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Proprio la tecnica sembra essere stata messa sotto i riflettori da parte di EA, con gli sviluppatori canadesi che hanno cercato di smentire le voci che vorrebbero il loro titolo adatto solo ai giocatori veloci, tanto amati dagli inglesi su FUT. A differenza di quanto visto negli scorsi capitoli, però, avere giocatori in grado di trattare il pallone a centrocampo è fondamentale per giocarsela ad alti livelli, con le differenze che si notano soprattutto nei passaggi: è capitato infatti di sbagliare abbastanza clamorosamente questo fondamentale con giocatori dallo scarso tasso tecnico, quando invece uno come Kroos sarebbe riuscito a far arrivare alle punte il pallone senza particolari problemi. Anche nel controllo palla si notano queste differenze, con alcuni giocatori che si allungano troppo il pallone perdendo miseramente il possesso. Il risultato è quello di assistere sì a una manovra veloce ma senza l’effetto ping pong dei precedenti capitoli. Grande attenzione è stata poi dedicata all’IA: uno degli storici punti migliorabili di FIFA. Già lo scorso anno gli sviluppatori avevano iniziato a lavorare sulla manovra dei giocatori, con i compagni di squadra che attaccavano gli spazi e offrivano linee di passaggio sicure, ma a differenza dello scorso capitolo, dove l’IA funzionava a fasi alterne, i giocatori che attaccano alle spalle i difensori sui cross quest’anno cercano di non finire in fuorigioco e offrono diverse linee di passaggio, con una manovra di gioco estremamente più dinamica e varia.
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Grande lavoro è stato fatto anche nella gestione del tasso di sfida offerto dall’avversario virtuale, fino all’anno scorso un autentico robot incapace di sbagliare ai livelli di difficoltà più alti. Su FIFA 18 la CPU è stata infatti resa molto più umana, dando la sensazione di trovarsi di fronte a un avversario in carne e d’ossa. Attenzione però, le partite non sono diventate più facili, sono solamente di una difficoltà diversa rispetto a prima. Dimentichiamoci di un computer in grado di gestire il pallone per tutti i 90 minuti senza commettere errori, ora ci troveremo ad affrontare un avversario in grado di punire i nostri buchi difensivi, di pressare al momento giusto e addirittura di passarsi il pallone nelle situazioni di 2vs1 contro il portiere, comportamento tipico degli utenti online ma mai visto in passato nelle partite in locale. A fronte di questi miglioramenti in fase offensiva, EA ha scelto la strada opposta per la difesa che subisce ora molti meno interventi da parte dall’IA. FIFA 17 è dunque un ricordo, perchè FIFA18 torna a dare importanza all’abilità del giocatore, nel bene e nel male. Senza la CPU a coprire i vari errori, lasciare troppi spazi al gioco avversario diventa un errore spesso fatale e non sarà raro assistere a partite ricchissime di gol. Ad aiutare gli attaccanti troviamo poi il grande lavoro svolto sui cross, tornati a essere un’arma sfruttabile durante gli incontri. Il timore, dopo la prova lo scorso Giugno, era di rivedere un ritorno ai fasti di FIFA 14, in cui un giocatore come Mandzukic sarebbe stato assolutamente inarrestabile. Fortunatamente, su FIFA 18, la situazione è molto meno tragica del previsto, con i cross efficaci ma solo contro difensori di scarso livello o mal posizionati: pensare di segnare a ogni cross contro Juventus o Real Madrid, due tra le migliori squadre sul gioco aereo, è lontanissimo dalla realtà dei fatti. Come dicevamo all’inizio, però, FIFA 18 non è perfetto, e un passo indietro si nota proprio nei portieri. Dopo quanto visto su Fifa 17, con gli estremi difensori che commettevano molti meno errori rispetto ad alcuni capitoli precedenti, quest’anno si torna indietro con un leggero passo falso che non ci saremmo aspettati. I portieri si sono dimostrati abbastanza sicuri nelle conclusioni da dentro l’area di rigore, mostrando dei buoni riflessi, ma bisogna fare il discorso inverso per i tiri scoccati da grande distanza. In particolare, quelli a giro, che si insaccano con una facilità disarmante. È chiaro che su questo aspetto si concentreranno le attenzioni degli sviluppatori nel primo update, o migliorando il posizionamento dei portieri o depotenziando l’efficacia delle conclusioni da fuori. La grossa sfida per EA sarà intervenire solo in questo campo, senza modificare sostanzialmente un gameplay che è migliorato tanto e che premia diverse categorie di giocatori, ma non quelle veloci, tanto amate dal pubblico quanto mal sopportate dalla simulazione.
Passiamo alle cose formali
Ricca, come da tradizione, l’offerta di modalità offline e online. Iniziamo parlando della carriera, un tempo modalità regina e ora relegata quasi in una posizione di secondo piano. L’attenzione degli sviluppatori si è concentrata sulle trattative, irrealistiche nei capitoli precedenti. Da quanto visto, sembrerebbero scongiurate le situazioni viste negli scorsi anni, con i vari team che ammassavano talento in posizioni ben coperte in rosa, preferendo stavolta intervenire sui reparti più scoperti. Il calciomercato diventa anche più interattivo vista la presenza di trattative in tempo reale permesse dalle potenzialità del Frostibite. Una volta che decideremo di acquistare o vendere un giocatore, la scena si sposterà nei nostri uffici dove dovremo discutere i termini dell’accordo con il presidente dell’altra squadra e con l’agente del giocatore. Qui potremo formulare le nostre proposte, introducendo anche la possibilità di bonus sulla rivendita futura e ascoltare le varie richieste che ci arriveranno, dall’alzare l’offerta dello stipendio all’inserire un bonus legato alle presenze. Nel caso in cui saremo interessati a un giocatore con una clausola rescissoria, novità per la serie, potremo decidere di scavalcare le volontà del club e trattare direttamente con l’interessato, trasformandoci in novelli sceicchi pronti a fare shopping in giro per l’Europa. Una volta acquistato il giocatore, o raggiunto un altro obiettivo importante come la vittoria in campionato o coppa, potremo assistere a un breve video in presenza della stampa, in maniera simile a quanto avviene nella realtà. EA ha poi introdotto la possibilità di accordarsi con i giocatori a mercato chiuso e affrontare diversi nuovi skill game per migliorare le abilità della nostra rosa. Peccato per la mancanza di una componente manageriale più marcata, potendo intervenire sulle finanze del club, e una gestione più profonda della rosa, magari dando la possibilità all’utente di impostare diverse formazioni in base alla difficoltà dell’avversario, utile per chi non ama intervenire di continuo. Poche invece le novità dedicate al Pro Club, con un nuovo sistema di progressione che permetterà di sviluppare in contemporanea più ruoli.
Ultimate Team
Come ogni anno, modalità regina di FIFA resta Ultimate Team, vera gallina dalle uova d’oro per EA, sempre pronta a supportarla con nuovi contenuti settimana dopo settimana. A differenza di quanto visto lo scorso anno, dove avevamo assistito all’arrivo delle Sfide Creazione Rosa e del FUT Champions, poche sono le novità di rilievo. La più importante sono le Squad Battle, una sorta di FUT Champions ma giocato offline. Ogni giorno potremo sfidare 4 squadre scelte casualmente da quelle di ogni utente, ognuna con modulo e caratteristiche uniche. Al termine di ogni partita, a seconda del livello di difficoltà scelto, riceveremo determinati punti che serviranno per posizionarci in una classifica e ricevere, al termine della settimana, un buon premio in credito, inferiore a quello che avremmo ricevuto con un buon piazzamento nel FUT Champions ma di gran lunga superiore a quello che avremmo ottenuto giocando offline su FIFA 17. Le Sfide Creazione Rosa, viste l’anno scorso, ritornano anche su FIFA18 con un nuovo look e con una difficoltà ulteriore. Se su FIFA 17 queste sfide erano abbastanza libere, dovendo sì rispettare determinati requisiti ma potendolo fare in varie combinazioni, su FIFA 18 gli sviluppatori hanno introdotto una difficoltà in più: dovremo sempre seguire determinati requisiti ma alcuni giocatori saranno decisi dagli sviluppatori, limitando la nostra possibilità di scelta. Ritorna, dal secondo weekend di ottobre, anche il Fut Champions, immutato rispetto allo scorso anno e che ci chiederà di completare fino a 40 partite in 72 ore, impresa particolarmente provante per la maggior parte dei giocatori e che aveva suscitato fortissime critiche, rimaste inascoltate.
Per diventare i migliori la cosa ideale da fare è guardare come giocano i più bravi, proprio per questo EA ha introdotto la Fut Champions TV, una sorta di modalità cinema in cui riguardare le partite dei giocatori ai vertici delle classifiche per cercare di copiare le loro tattiche e le loro squadre. La novità più pubblicizzata è però lo sbarco delle leggende, ora rinominate Icone, sulle varie console dopo la fine dell’esclusiva che le vedeva legate ad Xbox One. Potremo così arricchire il nostro Ultimate Team dei vari Maradona, Ronaldo, Pelè, Gullit e moltissimi altri ancora, a patto di sborsare qualche milione di crediti per portarseli a casa. Per fare le cose in grande, EA ha deciso di presentare 3 versioni diverse per ogni Icona, ognuna con caratteristiche diverse a simboleggiare diversi momenti della carriera. Potremo così vedere il Maldini terzino di inizio carriera o quello difensore centrale, il Maradona del Napoli o quello degli esordi, un modo per permettere a tutti di crearsi il proprio e unico Ultimate Team.
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The Journey
Dopo l’esordio su Fifa 17, continuano le avventure di Alex Hunter in questo nuovo capitolo della saga. Avevamo lasciato Alex al termine del suo primo anno tra i professionisti, con il trionfo in FA Cup che lo aveva consacrato come uno degli astri nascenti del panorama mondiale. Poco possiamo dirvi di questa seconda stagione, se non che vedremo un Alex Hunter costretto a dover fronteggiare una popolarità sempre crescente e con il desiderio di esplorare il mondo, approdando in altri campionati oltre a quello inglese per misurarsi contro i migliori. Alex Hunter sarà poi finalmente personalizzabile anche se siamo rimasti piuttosto delusi dal numero di oggetti utilizzabili, veramente pochi anche rispetto all’editor del calciatore virtuale di Pro Club. Tutto nuovo anche il sistema di progressione, con alcune caratteristiche che saranno sbloccabili solamente completando determinate sfide nei vari capitoli, come ottenere una certa valutazione negli incontri o portare la propria squadra ai playoff. Alti e bassi per il doppiaggio italiano, con l’assurdo caso dei personaggi vip, come Harden, Ronaldo e Griezmann, che mantengono la loro voce originale in inglese riuscendo a comprendersi con Alex Hunter che risponderà alle loro domande nella nostra lingua.
Grafica e licenze
Graficamente, Fifa 18 si presenta con lievi migliorie nei modelli dei giocatori, con solo alcune stelle come Ronaldo dotate di movimenti riprodotti pari pari alla realtà. Gli sviluppatori si sono concentrati principalmente sull’atmosfera degli stadi. Assistiamo per la prima volta a un pubblico interattivo, che non agisce più come entità unica ma come insieme di individui con ogni persona che reagisce in maniera diversa ai momenti topici delle partite. Gli sviluppatori hanno poi lavorato sull’illuminazione, cercando di differenziare maggiormente le partite giocate in Europa da quelle in Sud America, con diverse palette cromatiche a seconda delle diverse combinazioni. In questo modo, giocare una partita alla Bombonera risulta un’esperienza completamente diversa da disputare lo stesso incontro a Wembley. Per quanto riguarda le licenze, arriva la terza lega di Germania (equivalente alla nostra Lega Pro) e le licenze di alcune nazionali di secondo piano, Arabia Saudita e Islanda su tutte. Ancora assente la Croazia, richiesta a gran voce dagli utenti, con la possibilità concreta di rivederla solo in un possibile titolo dedicato ai Mondiali di Russia 2018. Per chiudere, veniamo alla situazione della nostra Serie A o, per essere precisi, del Calcio A. Ebbene sì, anche in questa edizione dovremo rinunciare alla licenza ufficiale del nostro campionato, caso unico tra i maggiori campionati europei. Nonostante fosse immaginabile l’assenza delle grafiche ufficiali della Serie A, con EA che ha invece aggiunto quelle di MLS e Liga Santander, rimane un mistero l’assenza della licenza di un campionato capace di portare una squadra 2 volte in finale di Champions negli ultimi tre anni. Tre come il numero degli stadi del nostro paese presenti in Fifa 18, con gli sviluppatori che non hanno ascoltato i feedback degli utenti riguardo a San Siro, ancora ingiocabile durante il giorno e senza le modifiche apportate in occasione della finale di Champions League del 2016. Anche sui volti la situazione è quella di un campionato di Serie B e anche la Juventus, nonostante la partnership diretta, presenta parecchi alti e bassi, con il modello di Higuain ormai lontano da quello reale. Nessuna novità, se non per alcuni giocatori che già avevano la scan face, per Milan, Inter e Napoli, con la Roma che può accontentarsi del nuovo volto riservato a Radja Nainggolan. Chiudiamo parlando della telecronaca, affidata anche per questa edizione alla coppia Pardo-Nava, incapace anche per questo anno di convincerci. Gli sforzi riservati al campionato italiano ci sono dunque sembrati poco concreti, tanto che speriamo un cambio di tendenza perlomeno a partire dal prossimo anno.
Gameplay premia i giocatori tecnici
Nuova IA più incisiva
The Journey 2 molto più ricco e interessante
FUT rimane una droga
Portieri sui tiri da fuori
Si poteva fare di più sulla Carriera e Pro Club
Nessuna modifica al Fut Champions
Trattamento riservato alla Serie A
9.0
Fifa 18 si è rivelato essere un buon titolo calcistico, probabilmente il migliore in uscita in questo 2017: con un gameplay rinnovato, più ragionato e maggiormente premiante verso i giocatori più tecnici, ora padroni del centrocampo e fondamentali per trionfare ad alti livelli. Ottimo finalmente il lavoro svolto sull’IA, umanizzata rispetto al passato e che rende piacevole giocare offline. Peccato aver rovinato i portieri, con i tiri da fuori troppo efficaci e che saranno sfruttati da tutti gli utenti online. Ricco come ogni anno il catalogo delle modalità, da una carriera parzialmente rinnovata al solito Ultimate Team, con i suoi pregi e i suoi difetti. Il piatto forte diventa quindi The Journey 2, con più campionati e più personaggi ad accompagnare la carriera del giovane Alex Hunter, impegnato a gestire la sua nuova popolarità. Deludente invece il trattamento riservato al nostro campionato di Serie A, con nessuna novità di rilievo e ormai snobbato in favore di altri campionati in ascesa come la MLS