Recensione

Father and Son

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a cura di JinChamp

Giovedì, 19 aprile 2017, ore 13. Siamo tornati al Museo Archeologico Nazionale di Napoli per l’evento di lancio di Father and Son, in cui sono intervenuti il direttore Paolo Giulierini, il professor Ludovico Solima e Fabio Viola, a rappresentare per la seconda volta il team di sviluppo.Per chi si fosse perso la nostra anteprima, ricordiamo che si tratta di un gioco mobile, scaricabile gratuitamente dai rispettivi store su dispositivi Andoid e iOS, primo progetto a livello mondiale ad esser stato sviluppato da un Museo. Questo è uno dei concetti che sono stati ribaditi anche durante quest’ultimo evento ed è evidente che venga sfoggiato con un certo orgoglio. Gli altri, forse un po’ prevedibili, sono stati il coraggio di approcciarsi a questo nuovo medium, la volontà di raggiungere le persone di tutto il mondo e cercare di spingerle a venire a Napoli per scoprire di persona queste meraviglie archeologiche e non solo, ma soprattutto – e finalmente – sentir dire da persone, che hanno dedicato la propria vita all’arte, che anche il videogioco può essere un valido esponente della categoria. Ora, che abbiamo potuto scaricare questa app sul nostro smartphone, possiamo finalmente rispondere alla domanda: com’è questo gioco?

Le colpe dei padri ricadono sui figliFather and Son è un’avventura grafica in due dimensioni, in cui i protagonisti sono essenzialmente due: un padre ormai venuto a mancare, che ha dedicato tutta la sua vita al suo lavoro e che trova solo nei suoi attimi di vita quell’attenzione verso la sua famiglia, in particolare verso il figlio, troppo spesso abbandonato. Si capisce subito del (non)rapporto teso tra i due, ma comunque il giovane decide di andare a Napoli, al MANN, per scoprire qualcosa in più sui motivi per cui quel lavoro lo ha, di fatto, privato quasi interamente della sua figura paterna. Vi ritroverete in una breve ma simpatica mini-trasposizione del centro storico di Napoli, in cui riconoscere alcuni dettagli o “macchiette” tipici del capoluogo partenopeo. Il vero protagonista dell’opera – e non poteva essere diversamente – è però il Museo stesso. Qui non solo troverete alcune informazioni riguardo la storia, ma anche delle riproduzioni di alcune sale archeologiche, che faranno da punto di intersezione con realtà spazio/temporali parallele. Troverete uno scorcio di una particolare storia d’amore ambientata nella Napoli borbonica, così come la tragica storia di un uomo che cerca disperatamente di mettere in salvo sua moglie e sua figlia da Pompei poco prima che il Vesuvio erutti. In queste scenette troverete piccoli frammenti di storie raccontate in poche linee di dialoghi, con ogni tanto la possibilità di scegliere e portare la breve narrazione su binari diversi. Il tutto verrà accompagnato da un simbolo di un piccolo orologio, posto in alto sul display, che offre la possibilità di alternare con un tap la realtà ricostruita con  quella contemporanea, in cui sarà possibile in qualche occasione apprezzare differenze, per lo più architettoniche, di due mondi cronologicamente così distanti eppure così vicini.Questo particolare story-doing, così come fu presentato, da una parte cerca di affrontare tematiche importanti e incentrate sui sentimenti, che restano uguali a prescindere dalle epoche e dai contesti, dall’altra lascia qualche dubbio. Dal punto di vista della narrativa di Father and Son, vuoi per limiti strutturali o per la volontà di poter essere goduto praticamente da chiunque, con i suoi toni per lo più leggeri risulta un po’ troppo debole quando prova ad acquistare profondità, come se grattasse la superficie di qualcosa senza però scavare a dovere fino in fondo. Questo può rappresentare una lacuna, ma potrebbe anche essere interpretato come una volontà di lasciare al giocatore l’onere di riempire questi buchi con una sua personale ricostruzione.

Napule è…Dal punto di vista artistico, Father and Son rappresenta davvero una piccola sorpresa sotto vari punti di vista. Tralasciando l’ovvio bagaglio culturale derivato dal rapporto diretto che lo lega al MANN, i tratti acquerellati riportano un vero e proprio quadro di Napoli molto intrigante. Gran parte del lavoro si nota nella cura con cui piccoli elementi si incastrano tra loro e il gioco di luci riesce a creare una certa empatia, accentuata ancor di più quanto è possibile alternare tra presente e passato e dove i toni cambiano completamente. Per chi, come chi vi scrive, è nato e cresciuto a Napoli, il feeling con le ambientazioni è immediato e paradossalmente nostalgico, e si può provare poi a riconoscere tutti gli elementi da cui gli autori hanno tratto ispirazione. Dal punto di vista diametralmente opposto, possiamo invece immaginare come possa sentirsi un turista che visita Napoli dopo aver provato il gioco. Certo, restiamo nel campo delle speculazioni, ma riteniamo che non sia poi così improbabile che ne derivi un qualcosa di interessante, forse addirittura intimo, che va oltre la semplice atmosfera napoletana.Il comparto audio, comunque, non si discosta molto dal livello grafico, e le musiche composte ad hoc accompagnano degnamente il giocatore nel corso dell’oretta circa che occorre per completare tutta la storia dall’inizio alla fine. Un’esperienza che potrebbe definirsi interessante e inusuale, che speriamo serva anche e soprattutto come apripista verso un nuovo corso, nuove opportunità e nuovi orizzonti, o semplicemente verso la definitiva consacrazione del videogioco come forma d’arte.

– Natura del progetto interessante

– Artisticamente molto ispirato e curato

– La narrativa ha qualche mancanza

– Ludicamente ha poco da offrire

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Father and Son si distingue senz’altro per la sua peculiarità di essere un progetto nato all’esterno dell’industria del videogioco, addirittura da un Museo prestigioso quale è quello Archeologico di Napoli. Nella manifattura si nota molto questo legame forte con il mondo dell’arte e dell’archeologia, oltre che con lo stesso capoluogo campano, tra le melodie tenui e le eleganti pennellate delle tavole delle ambientazioni. La natura totalmente free-to-play e la leggerezza dell’app (neanche 100mb) dovrebbero già di per sé guadagnarsi una possibilità sui vostri smartphone, fosse anche soltanto per curiosità: verso un progetto nuovo ed italiano, verso la storia e l’archeologia, o anche per scoprire Napoli sotto una luce diversa. Sotto l’aspetto prettamente ludico, è innegabile che Father and Son sia abbastanza carente, per livello di interazione e longevità soprattutto, ed è anche per questo motivo che non ci sarà una valutazione numerica ad accompagnare questa recensione. Speriamo che siano queste poche righe a spingervi a testare con mano e provare un’esperienza diversa, piuttosto che limitarci ancora una volta a parlare di un numeretto.

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