Recensione

Face Noir

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a cura di Specialized

Il Verdetto di SpazioGames

6.5

Ogni produzione italiana che raggiunge una certa diffusione mediatica è motivo d’orgoglio, soprattutto in un ambito ormai sempre più di nicchia come quello avventuroso. L’esempio di Face Noir è in questo senso uno dei più classici ed esplicativi. Annunciata nell’ottobre di quattro anni fa, l’avventura del team italiano di Mad Orange è stata distribuita in Germania a luglio di quest’anno grazie a Daedalic Entertainment, che ha provveduto anche a doppiare tutti i dialoghi in tedesco e a realizzare una versione fisica per la distribuzione nei negozi. L’accoglienza della critica è stata buona e ora la versione sottotitolata in italiano di Face Noir si può scaricare anche dallo store online Zodiac a 9,99 euro. Purtroppo, a differenza dell’edizione tedesca, non c’è nessun doppiaggio (questione di costi immaginiamo), anche se i 20 euro in meno richiesti da Zodiac non sono pochi (in Germania infatti il gioco costa 29 euro).  
Jack del Nero contro tutti
Come sottolinea il titolo stesso, Mad Orange ha realizzato un’avventura punta e clicca in terza persona con tantissimi riferimenti classici alla tradizione noir, ambientandola in una New York notturna e piovosa dei primi anni ’30 ancora sconvolta dalla Grande Depressione. Qui l’ex poliziotto e ora investigatore privato Jack Del Nero cerca di sbarcare il lunario come può, ma i soldi sono quasi finiti, il padrone di casa minaccia di sfrattarlo e la voglia di scolarsi l’ennesima bottiglia di whiskey è sempre dietro l’angolo. Le cose cambiano quando, nel corso di una piccola indagine, Jack finisce implicato suo malgrado in un caso di omicidio e la polizia lo crede colpevole. Mad Orange ha scritto una trama piuttosto credibile e ricca di riferimenti all’epoca (crisi e povertà dilagante sono sparse un po’ dappertutto nel racconto), infarcendola di dialoghi in tipico stile noir e di personaggi dalle psicologie non banali. Tutto ciò, unito all’azzeccata e deprimente atmosfera della metropoli americana e alla colonna sonora jazzistica, fa entrare subito il giocatore nel giusto stato d’animo che si richiede a un titolo simile, anche se non mancano i difetti. La mancanza di una qualsiasi voce doppiata non è un limite da poco in un racconto noir e la scrittura attraversa continuamente alti e bassi, cadendo a volte in banalità non proprio edificanti (spesso sembra di leggere un racconto noir di quart’ordine). 
Avventure nella Grande Mela
Tutto sommato però l’impronta noir funziona e lo stesso ritmo di gioco, lento e riflessivo (pure troppo a volte), ben si sposa con la tradizione del genere. Gli enigmi, vero punto focale di ogni avventura, offrono una varietà discreta, alternando combinazioni di vari oggetti (ma non tra quelli dell’inventario), puzzle a volte difficili da decifrare ma mai troppo sconclusionati ed enigmi legati ai dialoghi, dove bisogna mettere insieme due sentenze per formulare la domanda giusta. Anche l’osservazione è molto importante e per fortuna, viste la mole di oggetti con cui interagire e le inquadrature spesso distanti dall’azione, Mad Orange ha inserito un comando per visualizzare all’istante tutti i punti interattivi di una location. La qualità degli enigmi convince nella maggior parte dei casi e la difficoltà ci è parsa adeguata a un pubblico di appassionati così come la longevità, che dopo 12-15 ore di gioco porta il giocatore a un finale aperto (non a caso Mad Orange è già al lavoro sul sequel).
L’inventario che non ti aspetti
I quattro anni di sviluppo non hanno però evitato l’insorgere di alcuni problemi sia a livello grafico, sia nel sistema di controllo. Proposto con risoluzione fissa di 1024×768 pixel che non è mai un bel vedere sugli odierni monitor widescreen, Face Noir può contare su un design degli ambienti piuttosto dettagliato, su piacevoli schermate fisse d’intermezzo (molto a la Max Payne) e su scelte cromatiche azzeccate, ma per il resto sembra appunto di vedere un titolo di parecchi anni fa. Lo si nota nelle espressioni facciali durante i dialoghi, nelle animazioni e nei modelli poligonali, che lasciano davvero a desiderare pur considerando la natura low budget del progetto. Per quanto riguarda invece i controlli, si ha a che fare con un sistema di inventario davvero discutibile, che tra schermate da aprire, scelta degli oggetti e conferme varie, porta via ogni volta parecchi secondi e risulta troppo lento e farraginoso. Anche nei puzzle dove bisogna utilizzare il mouse in stile quasi “motion” la precisione dei controlli non è ottimale; perchè infine non inserire il doppio click per la corsa, evitando così di perdere altro tempo inutile in lente camminate da una parte all’altra di una location? Le magagne insomma non mancano e verranno notate subito da un qualsiasi avventuriero con un minimo di esperienza, ma alla fine, considerando il discreto comparto enigmistico e il prezzo aggressivo (soprattutto in relazione alla longevità), Face Noir merita una piena sufficienza. E ora attendiamo trepidanti il sequel.

– Bella atmosfera noir

– Discreta varietà degli enigmi

– Longevità superiore alla media

– Prezzo aggressivo

– Tecnicamente mediocre

– Doppiaggio assente

– Sistema di inventario lento e scomodo

– Scrittura in stile noir non sempre all’altezza

6.5

Face Noir è una discreta avventura grafica che soffre però di evidenti limiti nel comparto tecnico e in certe scelte discutibili, come dimostrano il sistema di inventario e l’impossibilità di muoversi velocemente. Anche l’assenza di un qualsiasi doppiaggio per un titolo così fortemente intriso di tradizione noir si fa sentire, ma se si riescono a superare questi limiti il titolo di Mad Orange (team tutto italiano) regala parecchie ore di enigmi, dialoghi e puzzle e gli amanti del genere noir apprezzeranno non poco l’atmosfera di questa New York cupa, triste e decadente.

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