Recensione

Eternal Champions

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a cura di Mauro.Cat

Il successo o l’insuccesso di un titolo dipende da molti fattori, talvolta incomprensibili, tra i quali le scelte di marketing, i tempi di distribuzione ed in parte anche la sorte. Ci sono poi quei giochi che creano intorno a loro una grande attesa e che una volta pubblicati finiscono con non convincere in pieno. Un caso recente è il discreto Red Steel, giunto su Wii dopo una massiccia campagna di presentazione, che forse proprio a causa dell’entusiasmo che aveva creato intorno non ha raccolto i frutti sperati ed è stato superato, sia in termini di vendite che in termini di giudizi della critica, da prodotti qualitativamente inferiori. Non è chiaro tuttavia se la pubblicità preventiva sia ritenuta dagli sviluppatori l’unico metodo per creare interesse intorno ad un titolo nella media o se le software house davvero sopravvalutino inconsciamente le qualità di una loro creazione.

Il segreto del mio insuccessoSituazioni di questo genere, comuni oggi ed allora, hanno segnato l’insuccesso commerciale di molti videogiochi. Eternal Champions, picchiaduro pubblicato su Sega Megadrive nel lontano 1993, potrebbe appartenere a questa categoria. Il titolo, sviluppato quando ormai lo strapotere di Street Fighter II, Mortal Kombat e Fatal Fury era cementato nei cuori degli acquirenti, fu un prodotto incerto ed probabilmente fuori tempo massimo. Sega, a distanza di anni, ha perciò dato una seconda possibilità a questo prodotto incompreso da molti. Questo picchiaduro, che vanta oggi come ieri una schiera di irriducibili appassionati, è approdato su Wii alla canonica cifra di 800 Wii Points. La trama del titolo è intrigante. Ogni combattente, vissuto in diversi periodi storici, deve sconfiggere gli avversari ed ottenere la sua anima per tornare in terra dopo uno scontro finale con l’Eternal Champion. Una storia di questo genere ha permesso ai programmatori di spaziare notevolmente nella scelta delle atmosfere e delle ambientazioni.Il gameplay è quello dei classici picchiaduro 2D in cui, al meglio dei tre incontri, due loschi figuri si affrontano eseguendo colpi improbabili fino alla fine della barra di energia di uno o dell’altro guerriero. Solitamente dopo un certo numero di partite si comincia ad avere un personaggio preferito che si utilizza con cognizione e divertimento (misto all’istinto ovviamente). Se anche dopo una discreta fase di rodaggio il titolo è dominato dalla casualità e non anche dalla tecnica si finisce col pensare che il gioco sia troppo difficile o che abbia qualche difetto strutturale. Questo potrebbe essere il caso di EC, perfettamente mantenutosi negli anni.

Il campione supremoLa caratterizzazione dei personaggi è discretamente riuscita. Uno dei più assurdi, e dei nostri preferiti, è Trident, il lottatore di Atlantide. Questa specie di uomo pesce, parente del Rikuo di Darkstalkers, è anche un esperto di Capoeira…C’è poi l’uomo delle caverne novello Blanka, il mago di Salem ed altri strani personaggi. Sega ha cercato di uscire dai classici del genere differenziandosi, almeno in questo aspetto, dai superflui cloni di Street Fighter II.Nonostante lo sforzo nel cambiare qualcosa, la sensazione di Déjà vu permane costante durante tutta la partita, ma questo non è necessariamente un male. Ci sono le mosse finali, ispirate alle fatalities di Mortal Kombat ed altre tecniche speciali interessanti e facili da eseguire.EC tecnicamente non fa gridare al miracolo e presenta alcune caratteristiche tipiche della storica console Sega. La grafica appare un po’ troppo pixellosa per risultare gradevole oggi e le scelte cromatiche prediligono toni troppo cupi. Questo non rende giustizia alle discrete animazioni dei protagonisti. Alcuni stage appaiono troppo scarni e privi di personalità. La schermata di selezione del personaggio è davvero misera e anonima, il combattente da sceglier appare solo in una minuscola immagine, che non rende giustizia a questa importante fase di gioco. Il sonoro è discreto, ma non lascia certamente il segno, e gli effetti sanno di già visto.La giocabilità è la nota dolente di Eternal Champions. Il titolo Sega è difficile, sia perchè gli avversari sono particolarmente coriacei, sia perché si ha la sensazione di non poter controllare in maniera precisa la situazione. Le mosse sono male implementate e legnose. La risposta ai comandi indecisa.La longevità potrebbe essere arricchita da alcune opzioni offerte dal team di sviluppo ma tutto finisce col risultare spesso stancante.In definitiva ci troviamo di fronte ad un titolo troppo derivativo in alcuni aspetti e troppo pretenzioso in altri. Le atmosfere e l’idea di base sono discrete ma tutto si perde a causa di una giocabilità discutibile. Questo prodotto potrebbe rappresentare molto per chi ha posseduto un Megadrive ma per gli altri non resta che un mediocre picchiaduro ad incontri.

– Personaggi piuttosto carismatici

– Un gradito ricordo per chi ha posseduto l’originale

– Su VC ci sono picchiaduro nettamente migliori

– Si nota il peso degli anni

6.0

Eternal Champions è un titolo che rischia di lasciare insensibili i giocatori. L’ombra di Street Fighter II troneggia ed incombe sul timido prodotto Sega. I comandi non sono ben implementati, le mosse anonime ed le ambientazioni scialbe. Discreta è comunque la caratterizzazione dei personaggi. Sicuramente questo gioco è un must per chi ha vissuto in prima persona i tempi del Megadrive, almeno per l’importanza storica, ma per tutti gli altri non c’è nulla di rilevante da segnalare. EC tenta di offrire molto ma si ferma sulla soglia della sufficienza striminzita, se amate davvero i picchiaduro bidimensionali tornate a sfidare Blanka e compagni e non ve ne pentirete. In attesa dei capolavori SNK.

Voto Recensione di Eternal Champions - Recensione


6

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