Recensione

Escape Dead Island

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a cura di Specialized

Con oltre 5 milioni di copie vendute tra PC e console, Dead Island rimane a oggi il bestseller assoluto di Techland e, a conti fatti, uno dei migliori “frullati” di shooter in prima persona, GdR, co-op e open world a sfondo horror degli ultimi tempi. Mentre tutti i fan del gioco aspettano dicembre per Dead Island 2, che però porterà la firma di Yager Entertainment e si preannuncia parecchio diverso dal primo episodio, Deep Silver ha continuato a investire nella serie prima con il MOBA Dead Island: Epidemic (che non ha convinto granché) e ora con il nuovissimo Escape Dead Island. Disponibile per PC (versione qui recensita), Xbox 360 e PlayStation 3, questo spin-off della serie targato Fatshark dovrebbe fungere da ponte tra Dead Island e relativo sequel, pur cambiando profondamente stile e proponendo, invece della formula originale, un action-stealth in terza persona con grafica in cel-shading.
Fotografando l’orrore
Già, proprio una cosa completamente diversa da quanto ci si potrebbe aspettare in un gioco con Dead Island nel titolo, ma la sua natura di spin-off è fatta apposta anche per rimescolare completamente le carte in tavola e proporre qualcosa di diverso. Anzi, tutto, a ben vedere, è diverso in Escape Dead Island. Certo, la trama si ricollega all’epidemia di zombie che ha scatenato la turistica isola di Banoi in un inferno, ma per il resto aspettatevi un’esperienza completamente nuova. Nei panni del fotoreporter Cliff Calo ci ritroviamo innanzitutto in una location molto più piccola e ristretta di quella di Dead Island, tanto che per assicurare un minimo di longevità e la sensazione di muoversi e spostarsi gli sviluppatori ci obbligano a un continuo backtracking tra le poche ambientazioni disponibili, soprattutto caverne e spiagge. Lo stesso gameplay è molto più lineare e risaputo rispetto a quello di Dead Island. Gli elementi ruolistici non esistono quasi, gli upgrade sono limitati al minimo indispensabile e di fatto solo la raccolta dei collezionabili tra cartoline, inquadrature da fotografare, messaggi audio e documenti vari (c’è la solita corporazione malefica sullo sfondo) spinge a esplorare l’isola.
Allucinazioni rosso sangue
Il gameplay, tolto l’elemento stealth che diventa ben presto secondario e non così letale e funzionale come ci si aspetterebbe, è quello classico di ogni hack’n’slash. Si combatte senza sosta con attacchi ravvicinati (non mancano spinta e schivata) o con le poche armi da fuoco che troveremo nel corso della Campagna, affrontando diversi tipi di zombie che non richiedono però chissà quale abilità per essere fatti fuori con i soliti effetti splatter (ci sono ettolitri ed ettolitri di sangue). Il tutto diventa presto molto ripetitivo e non mancano problemi un po’ in tutti i settori di gioco. La difficoltà è mal calibrata e passa troppo spesso da scontri facilissimi a vere e proprie orde di zombie, la gestione della telecamera rende spesso gli scontri ravvicinati confusi e i movimenti limitatissimi di Cliff impediscono di optare per la fuga là dove sarebbe invece necessario. 
Occasione mancata
Peccato anche che la trovata delle allucinazioni, durante le quali il quadro grafico si trasforma in una specie di tavolozza rossa-nera-bianca, non sia stata implementata con grande cura, rimanendo alla fine solo un simpatico diversivo ma nulla di più. Lo stesso comparto grafico, affidato a un cel-shading di vecchio (ma proprio vecchio) stampo convince poco e non mancano bug e glitch grafici almeno nella versione PC da noi provata, che in più di un’occasione ci hanno costretto a ricaricare un salvataggio precedente perché il povero Cliff si era incastrato da qualche parte e non riusciva più a muoversi. Insomma, alla fine potreste trovare Escape Dead Island simpatico giusto per la sua esagerazione sanguinosa, per i collezionabili da scovare sull’isola (che potrebbero far aumentare di molto la longevità) e per qualche trovata narrativa inaspettata, ma oltre non si va. Speriamo almeno che Dead Island 2 possa darci molte più soddisfazioni.

Molti collezionabili da scovare

Splatter e sangue a volontà

Gameplay immediato…

…ma anche molto ripetitivo

Comparto grafico trascurato

Troppo backtracking

Meccaniche stealth appena abbozzate

5.5

Escape Dead Island aveva potenzialmente parecchie cose da dire. Grafica in cel-shading, mix di azione e stealth in terza persona, le allucinazioni del protagonista, un’isola da esplorare e in cui combattere. Peccato però che a parte qualche simpatica trovata (le fotografie, i collezionabili, il sangue a catinelle) questo spin-off di Dead Island convinca davvero poco. Ripetitivo, non privo di bug e glitch, graficamente superato e con una formula di gioco priva di mordente (tenete conto che non ci si spaventa quasi mai), la nuova fatica di Fatshark delude un po’ su tutta la linea, soprattutto per chi si aspettava qualcosa di più vicino alla formula originale di Dead Island.

Voto Recensione di Escape Dead Island - Recensione


5.5

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