Entwined
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a cura di LoreSka
La leggenda di Peng e Kun è un famoso mito cinese che narra della trasformazione di un mostruoso pesce in un uccello gigante. Immaginatevi una sorta di leviatano che, un bel giorno, decide di uscire dall’acqua per assumere la forma di un roc, e volare per migliaia di chilometri in tutta la Cina. Da questo mito nasce Entwined, un gioco annunciato all’E3 2014 e rilasciato poco dopo l’annuncio, in quella che potremmo definire un’instant release che ci aveva letteralmente spiazzati ma che, al contempo, ci aveva lasciato una buona sensazione, anche e soprattutto dopo la prima fugace prova nello stand di Sony. Perché gli sviluppatori non sono solamente partiti da una leggenda cinese, ma l’hanno reinterpretata dandone una visione romantica ma fortemente orientale: un uccello e un pesce s’innamorano, ma non possono mai raggiungersi. Quando finalmente riescono ad unirsi, si trasformano in uno splendido dragone che vive per la prima volta un profondo senso di libertà. Il punto è che tutte queste buone premesse si sono dissolte dopo appena un’ora di gioco, quando il titolo è finalmente arrivato nelle nostre mani per una prova più approfondita.
Tutto qui?
Entwined ci pone al controllo di entrambe le creature, ognuna delle quali può muoversi nel semicerchio di un tunnel. Il pesce e l’uccello si controllano con gli stick sinistro e destro, e durante il loro viaggio sempre più rapido all’interno del tunnel devono colpire alcuni segni colorati. Dapprima queste aree da toccare vengono poste in maniera simmetrica, poi in maniera asimmetrica e infine in movimento, con una crescente difficoltà. Mano a mano che si colpiscono e aree colorate e si accumulano alcuni globi luminosi sparsi per il tunnel, le due creature accumulano una barra di energia che, una volta riempita, consente l’unione di pesce e uccello. Ad ogni errore la barra si svuota, e si è costretti a ricominciare fino al completo riempimento di entrambi gli indicatori dell’energia. A questo punto il tunnel lascia il posto a un’area esplorabile liberamente, nella quale ci ritroviamo a raccogliere ulteriori globi luminosi per aprire un passaggio verso il livello successivo.
Questo schema si ripete per nove volte, senza variazione alcuna e per la durata complessiva di circa 70-80 minuti. Non che l’esperienza sia sgradevole, tutt’altro, ma il gioco non ha davvero altro da offrire. Vi è una modalità sfida che consente di superare cinque livelli nel minor tempo possibile, ma oltre a questo si può tranquillamente affermare che Entwined è quel genere di gioco che, dopo un paio d’ore, finisce inesorabilmente abbandonato nei cassetti virtuali della nostra Playstation 4.
Delusione
L’entusiasmo con cui accogliemmo l’annuncio di Entwined all’E3 2014 ha lasciato rapidamente il posto a una profonda delusione. Il gioco in sé non è terribile, la realizzazione tecnica è buona, la musica decente e le idee di fondo sono originali. Il punto è che il concept avrebbe potuto offrire molto di più se avessero inserito qualche variazione o se solo avessero dedicato un po’ più di attenzione alla storia, anziché trasformarla in qualcosa di astratto per sostenere il gameplay.
Purtroppo Entwined è il classico esempio di come non bastino l’ispirazione e la poesia per trasformare un gioco in qualcosa di imperdibile. Per replicare quello che fece Journey occorre molto di più, e questo gioco firmato Pixelopus non si avvicina neanche lontanamente ai titoli di Thatgamecompany.
– Premessa originale e ispirata
– Realizzazione tecnica buona
– Brevissimo
– Gameplay ripetitivo, poco variegato e semplicistico
– Realizzazione artistica insipida
5.5
Se avessimo avuto modo di conoscere Entwined prima del suo annuncio e rilascio immediato, probabilmente lo avremmo definito una promessa mancata. Perché l’idea di basare il gameplay su di un mito cinese romanticizzato è entusiasmante, ma l’esecuzione in questo caso lascia davvero a desiderare. Nonostante il prezzo sia davvero accessibile, Entwined è un titolo di cui ci dimenticheremo molto presto.