Enemy Zero
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a cura di Tsubasa
Kenji Endo, fondatore di WARP, è una persona di indubbio coraggio. Era in corso il primo annuncio ufficiale di Enemy Zero su, badate bene, la piattaforma a 32 bit di Sony. A seguito di un filmato che mostrava il gioco faceva capolino il logo di Playstation. A questo punto accadeva una delle cose probabilmente più divertenti, se non irriverenti, che avrebbero potuto accadere in una conferenza ufficiale: il logo di Playstation si distorce e si tramuta lentamente nel logo di Saturn. Questa è stata la ripicca di Kenji Endo al litigio con la Sony.Endo fu coraggioso ma, conoscendo questo aneddoto, non stupisce la fredda accoglienza, da parte della stampa specializzata, di Enemy Zero. In realtà Enemy Zero non è solo un ottimo gioco, forse uno dei migliori per Saturn ma è anche decisamente unico nel suo genere, nonostante utilizzi elementi già visti.
La base AKILa base spaziae Aki su cui ci troviamo è stata presa dagli alieni, creature letali, affamate e soprattutto invisibili. Buona parte dell’equipaggio è già stato aggredito (e ferocemente divorato): ora è il nostro turno. Nei panni di Laura, già vista in D e D2, ci troviamo a muoverci in un ambiente ostile, sinistro e soprattutto ben lontano dall’essere sicuro: dovremo faci strada nell’astronave apparentemente deserta e fuggire dalla minaccia aliena. L’interfaccia al gioco è duplice. Quando ci troviamo nelle stanze chiuse ci muoviamo a mo’ di film interattivo (avete presente 7th Guest?), dove potremo raccogliere oggetti e comunicare tramite il videofono con i membri dell’equipaggio nelle altre stanze (alla morte dei quali assisteremo in diretta televisiva). Quando invece usciremo dalle stanze e ci troveremo in ambienti “esterni”, corridoi angusti in stile alien il controllo di gioco è alla Doom.
Paura, eh?In realtà però il gioco non è propriamente uno sparatutto. Tanto per cominciare inizieremo l’avventura completamente disarmati (e tali rimarremo per un bel po’), in secondo luogo una volta raccolta l’arma avremo una capacità di colpi veramente limitata (si parla di 2 o 3) prima di trovare i caricatori sparsi per la base spaziale. La cosa però fondamentale che dà un’impronta unica al gioco è il fatto che i nemici sono del tutto invisibili oltre che letali: basta un incontro troppo ravvicinato per incorrere nell’istantaneo Game Over… A questo punto in molti si chiederanno come è possibile muoversi con nemici invisibili. Molto semplicemente durante l’avventura troveremo un congegno denominato VPS, una sorta di auricolare che produce suoni di tonalità e frequenza diversa a seconda della posizione degli alieni e della loro distanza da noi. A complicare le cose c’è anche la nostra pistola che, prima di rilasciare il colpo, ha un tempo di ricarica di qualche secondo per cui bisogna essere davvero precisi da tutti i punti di vista… Il tutto può sembrare a prima vista un’impresa titanica, in realtà sono sufficienti pochi minuti nella sezione pratica per prendere confidenza con lo schema di gioco.Direi che i presupposti per poter dire “paura eh?” ci sono davvero tutti.
Beep, beep, beep…Il gioco tecnicamente è quasi perfetto. L’introduzione ed i filmati nelle stanze sono ottimamente realizzati tramite la Tecnica del True Motion (il gioco risiede su ben 4 CD). Le parti a la Doom sono perfette. I corridoi sono angusti, tetri e rumorosi ed il motore grafico nella sua semplicità è impeccabile. Inoltre il terrore che crea il sentire il beep di un alieno o peggio i beep di due alieni invisibili che ci circondano è qualcosa che mai troverete in altri videogiochi. Ed una volta che inizia a ruggire bisogna mantenere il sangue freddo perchè o lo colpiremo noi con un preciso colpo di pistola oppure sarà la nostra, inesorabile, fine. Nessun gioco è in grado di ricreare tale senso di angoscia, paura o disperazione perchè in Enemy Zero si muore subito: non ci sono mezze misure. Provatelo in una stanza buia e vedrete subito il risultato.L’unico difetto che a mio avviso affligge il gioco è un’eccessiva lentezza nei movimenti all’interno delle stanze che per alcuni potrebbe rivelarsi snervante. Non dimentichiamo comunque che anche Bio Hazard, di cui Enemy Zero è praticamente contemporaneo, era ugualmente lento (tanto nei passaggi da una stanza all’altra quanto nei movimenti stesso) ma ciò non ha impedito che fosse universalmente considerato un capolavoro. Se forse Enemy Zero avesse visto la luce su una macchina Sony magari oggi sarebbe ben più che una semplice chicca per appassionati ma un capolavoro in tutto e per tutto…
– Unico nel suo genere
– Tensione all’ennesima potenza
– Ottima realizzazione tecnica
– A tratti lento
8.5
Enemy Zero sviluppa in maniera magistrale una semplice e banale idea: la paura di essere ammazzati da qualcosa che non vediamo. E lo fa in maniera impeccabile tanto dal punto di vista tecnico che dal punto di vista audiovisivo. Tecnicamente è eccelso ed è in grado realmente di coinvolgere il giocatore e terrorizzarlo quanto basta per catturarlo alla sedia. E’ difficile definirlo un survival horror così come è difficile definirlo uno sparatutto: Enemy Zero di definisce da sè.
Voto Recensione di Enemy Zero - Recensione
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