Recensione

Elliot Quest

Avatar

a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Sebbene il mercato ne sia stato completamente invaso nel corso dell’ultimo lustro, i giocatori sembrano non averne ancora abbastanza dei giochi che omaggiano l’era ad 8 e 16 bit, e, con qualche eccezione, sembrano averne ben donde.Figli di luccicanti memorie dei componenti degli attuali team di sviluppo (che sono poi i giocatori dell’era Nes), prodotti come Elliot Quest riconciliano con il medium videoludico, soprattutto se intervallati tra l’ennesimo free roaming senz’anima e lo sparatutto in prima persona con una strabiliante campagna dalla durata complessiva di quattro ore.Ecco un breve resoconto di come un download da meno di 100 MB mi ha piacevolmente intrattenuto per ore.

Messico e nuvoleA capo del progetto ci sono i ragazzi di Ansimuz Games, giovane e piccola software house di base in Messico, che ha pubblicato su Steam, pochi mesi fa, questo adventure game delicato e minimalista, finanziato tramite Kickstarter.Raggiunti gli stretch goals, ecco giungere anche la conversione per WiiU, mossa dall’Impact Engine e rifinita in una serie di particolari, su tutti l’adattamento dell’interfaccia al GamePad di WiiU, che semplifica notevolmente la navigazione nei menu e l’equipaggiamento di Elliot.Quest’ultimo si trova in una posizione assai poco invidiabile: scomparsa la moglie, tenta il suicidio, solo per scoprire che, maledetto da un demone di nome Satar, è diventato immortale, e condannato a trasformarsi, con il tempo, in un demone egli stesso.La sua unica, flebile speranza è rappresentata dai guardiani dell’isola di Urele, su cui sono ambientate le vicende, in cerca dei quali Elliot parte, convinto che il loro favore possa eliminare definitivamente la maledizione che lo affligge.A dispetto di un look retro e di una palette cromatica viva e sgargiante, quindi, l’intreccio che muoverà le nostre azioni è triste ed oscuro, e attinge alla stessa mitologia popolare dietro Guacamelee, altro titolo dal forte sapore centroamericano.Di dungeon in dungeon, nonostante il taglio semplice ed asciutto della narrativa, il giocatore si avvicina al protagonista a schermo e ne condivide le motivazioni e le ansie, amplificate anche da un (pur poco sviluppato) sistema morale, con tanto di finali multipli a seconda del comportamento tenuto dal giocatore nei confronti dei personaggi non giocanti incontrati lungo la strada.

The Legend of ElliotLa fonte di ispirazione più palese che ha guidato il team di sviluppo è il capitolo meno apprezzato della saga di Zelda, da molti (ingiustamente, a parere di chi scrive) additato come la pecora nera del franchise, ovvero il secondo.Da esso Elliot Quest riprende tanto la struttura, forte di una mappa di gioco con visuale dall’alto tipica dei giochi di ruolo dell’epoca, quanto il layout dei dungeon, da giocare con una visuale laterale, interamente bidimensionali, in cui l’elemento platform si rivela importante quanto quello di combattimento e di risoluzione di enigmi, invero molto abbordabili.La mescolanza di questi elementi è coesa e funziona benone, prendendo in prestito il meglio da generi di gioco diversi ma, per forza di cose, sacrificando sull’altare della sua poliedricità una certa profondità: le fasi di platform non impegnano mai in maniera eccessiva, il sistema di crescita, con tanto di livelli da guadagnare, non influisce in maniera preponderante sul gameplay e gli enigmi stessi fanno più affidamento sul possesso di un determinato oggetto nell’inventario che non su schemi particolarmente impegnativi per la materia grigia del giocatore.L’espediente narrativo dell’immortalità del nostro eroe introduce un sistema in cui alla morte si rinasce dall’ultimo checkpoint attraversato, con una perdita in termini di punti esperienza e con la Chain azzerata: quest’ultima si carica uccidendo nemici, e permette di inanellare colpi via via più potenti.Nell’arco dei cinque dungeon, che contengono un totale di sedici diversi boss da sconfiggere, la morte arriverà abbastanza spesso, pur senza raggiungere le vette di difficoltà viste altrove.La difficoltà, piuttosto, sta quasi sempre nel capire dove andare e come utilizzare gli oggetti di cui man mano si entra in possesso: la totale assenza di indicazioni potrebbe fare contenti i giocatori più navigati, ma di certo renderà la vita (inutilmente) complicata alle nuove generazioni.Se si decide di perseverare, comunque, l’ultima fatica Ansimuz Games premia il giocatore con dinamiche di gioco rilassanti e divertenti e con l’imperituro piacere della scoperta, aiutato dal backtracking e da un andirivieni quando necessario, quando opzionale.

PixelsDopo aver dato un’occhiata sfuggente alla versione per PC, sono rimasto francamente colpito dalla definizione e dalla maggior vitalità all’occhio che questa conversione per console Nintendo porta con sé: stante un design artistico fortemente incentrato sui pixel e su un’estetica replicabile anche su un Master System, i colori sono caramelle per gli occhi, le animazioni curate e credibili e gli sfondi sempre evocativi, nel loro piccolo.Dispiace, allora, che il framerate inciampi nei momenti di maggiore concitazione, perché, viste le specifiche tecniche modeste del prodotto, il problema è probabilmente da ricercarsi nell’ottimizzazione del motore che muove il gioco.Abbastanza anonima, sebbene orecchiabile, la colonna sonora, che stenta a cambiare marcia nei momenti maggiormente adrenalinici e offre invece un accompagnamento più che degno durante le fasi di esplorazione, che rappresentano poi la maggioranza delle ore passate in compagnia del gioco.A proposito di ore, per vedere uno dei finali disponibili ne ho impiegate poco meno di quattordici, tenendo però presente che la fasi di backtracking sono numerose: comunque un’offerta più che adeguata se si pensa che il prezzo richiesto è di 9,90 euro.

– Riuscito mix di generi

– Interfaccia ben adattata al GamePad

– Costo e dimensioni del download contenuti

– Incentiva l’esplorazione…

– Tocca diversi generi ma non ne approfondisce nessuno

– Motore di gioco non sempre ottimizzato

– …tramite una totale mancanza di indicazioni

7.5

Nonostante strizzi l’occhio agli appassionati di vecchia data a discapito delle nuove leve, che saranno sicuramente spiazzate dalla totale mancanza di indicazioni su come proseguire la propria avventura nel mondo di Urele, Elliot Quest rappresenta un’aggiunta economica, divertente ed impegnativa alla ludoteca indie di WiiU, che si arricchisce, di mese in mese, di prodotti (spesso esclusivi) sempre più meritevoli di attenzione.

Una positiva sorpresa di tarda primavera, insomma, per tutti gli utenti Nintendo.

Voto Recensione di Elliot Quest - Recensione


7.5

Leggi altri articoli