El Shaddai: Ascension of the Metatron
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a cura di Dr. Frank N Furter
El Shaddai: Ascension of the Metatron, sviluppato da UTV Ignition, ha catturato su di sé le attenzioni di molti videogiocatori grazie al particolare design e lo stile grafico a metà strada tra il cel shading e una tecnica anime style derivata dalla collaborazione del famoso Studio Ghibli (Il mio vicino Totoro, La Città Incantata). Tuttavia i dubbi sul gameplay e la storia non erano ancora stati chiariti, ma con la nostra recensione odierna vi sveleremo ogni singolo aspetto di uno dei prodotti più bizzarri degli ultimi anni.
Tratto da (più di) una storia vera… forseLa trama narrata all’interno del gioco s’ispira alle religioni di tutto il mondo: cristianesimo, ebraismo, politeismo dell’antica Grecia e dell’impero Assiro-Babilonese. Enoch, un umano al servizio di Dio come scriba celeste, viene scelto per riportare in paradiso sette angeli ribelli che stanno portando avanti sulla Terra una rivoluzione del genere umano contro Dio stesso. Aiutato da Lucifel, e in seguito da Uriel, Enoch dovrà portare a termine la sua missione prima che il gran consiglio decida di inondare la Terra e spazzare via ogni traccia dell’umana stirpe. Inizia così un viaggio che porterà il protagonista ad affrontare i sette angeli caduti, una folta schiera di subordinati e soprattutto se stesso e la scelta tra oscurità e luce. E’ interessante come il team di sviluppo abbia ricercato approfonditamente nei testi apocrifi della religione cristiana (e non) per creare una storia sicuramente diversa dal solito, piena zeppa di riferimenti che v’invitiamo a “studiare” in separata sede una volta terminato il gioco; tutto ciò vi aiuterà a comprendere meglio il ruolo dei personaggi principali e il perché delle loro azioni. Il nostro invito non è a puro scopo demagogico, ma è quasi essenziale giacché la trama narrata a volte non risulta chiara, e non tanto per volere degli sceneggiatori, quanto per dei pezzi di storia mancanti o mai spiegati. Personaggi che sbucano fuori dal nulla senza un background o una spiegazione. Diciamo che il voler mostrare/non mostrare, capire/non capire degli sviluppatori ha centrato solo in parte il bersaglio poiché a volte si spinge troppo su quest’aspetto lasciando al giocatore tanti punti interrogativi inspiegabili. La sensazione è quella che gli attori a schermo sappiano esattamente cosa sta succedendo e chi siano tutti i protagonisti della scena, lasciando però in disparte lo spettatore/giocatore.
Action/Platform con stileIl gameplay del gioco è diviso in due grandi generi: action e platform. Il primo è l’elemento fondante dell’intera esperienza di gioco, la battaglia di Enoch contro gli sgherri dei sette angeli caduti sarà una costante durante tutto l’arco dell’avventura, inoltre le boss fight saranno numerose e a volte anche impegnative. Enoch salta e combatte, il tutto con l’utilizzo di due soli tasti, semplice. A sua disposizione avrà tre diverse tipologie di armi: l’Arch, che a dispetto del nome ha sì la forma di un arco, ma in realtà è un’arma a medio-corto raggio molto veloce. Il Gale invece è composto da un cerchio posizionato sulla schiena e tanti piccoli proiettili disposti a cerchio alle spalle di Enoch, un’arma che colpisce da lontano, infine abbiamo il Veil, il non plus ultra per i combattimenti a testa bassa, due specie di scudi usati dall’eroe come fossero dei guantoni da boxe che godono della capacità di unirsi in uno scudo tondo e diventare così un’ottima arma di difesa anche se piuttosto lenta. Se rimarrete a mani nude potrete usare calci e pugni, efficaci nel breve periodo, ma tuttavia deboli in attacco e soprattutto scarsi per la difesa. Ognuna di queste armi ha un’abilità secondaria utile in diversi frangenti, ad esempio l’Arch è di grande aiuto durante le fasi platform poiché permette a Enoch di planare per diversi secondi dopo aver effettuato un doppio salto. Un’altra differenza essenziale nell’utilizzo delle armi è rappresentato dal tempismo con cui vengono inflitti i colpi. Il classico button mashing è sconsigliato in quanto non vi permetterà di sfruttare al massimo le combo ottenibili col giusto tempismo tra un colpo e l’altro. Si tratta di capire da soli quando premere il pulsante, non ci sono indicatori o QTE di sorta, è nello scorrere del combattimento, ad esempio dopo una parata (eseguibile col dorsale superiore destro) si contrattacca, ma se il nemico sta per attuare la stessa strategia dovrete cambiare piano e sfondare le sue difese in un altro modo. In ultimo avrete l’aiuto di Uriel, un arcangelo che protegge Enoch dandogli man forte quando la barra turbo è carica (anch’essa invisibile, solo la voce dell’angelo vi dirà quando è pronta). L’intervento di Uriel rigenera l’armatura, rende i colpi più potenti e permette di scatenare un attacco devastante che cambia in base all’arma utilizzata. Nonostante le armi siano solo tre e il tasto per attaccare sia solo uno, il combat system è molto più profondo di quanto si possa pensare. A fronte di questa complessità abbiamo però un arsenale esiguo che col tempo tende a diventare molto ripetitivo oltre a rendere gli scontri pressoché simili tra loro. Si entra presto in una meccanica sempre uguale, si stordisce il nemico, gli si ruba l’arma, la si purifica e si ricomincia a combattere. Un numero maggiore di armi non avrebbe guastato e magari qualche concatenazione extra oltre alla sola pressione del dorsale destro più il solito tasto d’attacco, avrebbero reso il gameplay action più vario e divertente. D’altra parte abbiamo le sessioni platform, sia in 2D sia in 3D, dove gli sviluppatori si sono sbizzarriti sfruttando l’enorme libreria di giochi del passato e riproponendo un livello di sfida a volte piuttosto alto. In molte occasioni morirete per uno sbaglio di calibrazione del salto, fortunatamente la punizione per gli errori commessi si traduce nel ricominciare da capo la serie di salti e solo dopo una doppia caduta l’armatura di Enoch (che rappresenta la sua energia vitale) inizierà a sgretolarsi. Le fasi platform sono dunque ben realizzate, divertenti e impegnative quanto basta per arrivarne alla fine con grande soddisfazione.
Bello come nessuno maiI punti di forza di El Shaddai risiedono nel comparto grafico e in quello audio. Il design delle ambientazioni (undici in totale) vi farà rimanere a bocca aperta più di una volta, un continuo cambiamento di stile e scelte cromatiche mai visti prima, un’esperienza visiva travolgente accompagnata da una sontuosa colonna sonora che spazia anch’essa da un genere all’altro con disarmante facilità. E’ difficile descrivere a parole quanto visto, la meraviglia e lo stupore provati durante la nostra avventura devono esser vissuti in prima persona per apprezzare in pieno l’opera d’arte compiuta dai ragazzi di UTV Ignition. Se prima il mondo circostante appariva come un grande ghiacciaio, nell’area successiva vi ritroverete in una città simile alla Midgar di Final Fantasy VII (con annessa fuga in moto), per non parlare delle viscere dell’oscurità o delle meravigliose sessioni 2D: disegni in costante movimento. Tutto questo è merito del designer Takeyasu Sawaki (Devil May Cry, Okami) e dei compositori Kouda Masato (Devil May Cry, Monster Hunter, Wild Arms) e Hasegawa Kento (Resident Evil, Devil May Cry). Per quanto concerne la longevità della campagna principale essa si attesta tra le otto, nove ore per essere portata a termine; la ricompensa finale è rappresentata da due gradi di difficoltà maggiori e la possibilità di scegliere quale capitolo affrontare cambiando anche l’armatura di Enoch. Il livello di sfida è ben calibrato, il gioco non punisce mai una disattenzione, anzi, è piuttosto premuroso visto che alla distruzione completa dell’armatura potremo recuperare parte dell’energia premendo contemporaneamente e velocemente i tasti dorsali superiori assieme ai pulsanti A e X. Numerosi i frammenti di luce guaritrice utili a riparare l’armatura, oltre alla fiamma sacra, essenziale per potenziare il proprio attacco anche se non ci sarà nessun indicatore o schermata per farlo, il tutto è gestito interamente dal sistema.
– Comparto grafico senza pari
– Colonna sonora magnifica
– Sezioni platform divertenti e impegnative
– Storia interessante…
– Gameplay action alla lunga ripetitivo
– … ma accompagnata da scelte narrative discutibili
– Bassissima rigiocabilità
7.8
El Shaddai: Ascension of the Metatron è un titolo controverso, difficile da giudicare nel suo insieme viste le tante contraddizioni, i punti di luce e quelli d’ombra. A suo sfavore giocano una componente action ripetitiva, e per quanto quella platform sia ben realizzata, rimane sempre in secondo piano, il cuore del gioco sono i combattimenti che potevano godere di una maggiore varietà con l’aggiunta di armi extra e un tasto in più da utilizzare. D’altra parte abbiamo uno degli spettacoli visivi più belli mai apparsi su console nelle generazioni passate e presenti, per gli amanti dell’estetica potrebbe essere la spinta decisiva all’acquisto, senza contare la bellissima colonna sonora a sigillare un lavoro artistico di altissimo livello. Gameplay o ricerca estetica? Trovate la vostra risposta e agite di conseguenza.
Voto Recensione di El Shaddai: Ascension of the Metatron - Recensione
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