Esistono giochi che fanno del franchise a cui si appoggiano la loro ragion d’essere. Di per sé questo non è necessariamente un male, a patto che il personaggio o l’ambientazione in questione siano degnamente supportati da altri elementi di alto livello qualitativo. Il primo esempio che ci viene in mente è il lavoro svolto dai ragazzi di Rocksteady con Batman (tralasciando le magagne tecniche della versione PC dell’ultimo capitolo), i quali invece del solito orripilante tie-in del film di Nolan, hanno tirato fuori dal cilindro un titolo di tutto rispetto. La maggior parte delle volte, però, avere un grosso nome tra le mani significa non riuscire a far fronte alle aspettative dei fan o, peggio ancora, lasciare che il marchio in questione sia l’unico elemento trainante in grado di valorizzare il prodotto. Purtroppo per tutti i fan di Warhammer, Eisenhorn: XENOS è esattamente questo: un gioco che di bello ha solo il ricordo che gli appassionati conservano del suo protagonista, mentre il resto è meglio dimenticarlo il prima possibile.
Inquisitore spaziale
Partiamo dalla storia, l’unico elemento dell’intera produzione che effettivamente non delude. L’impianto narrativo è preso di peso dai romanzi scritti da Dan Abnett, in cui protagonista è appunto il cupo inquisitore Eisenhorn, dell’ordine di Xenos. Il sipario si alza durante le battute finali di un inseguimento durato una vita, che porta il protagonista a fronteggiare Eyclone, un pericoloso agente del chaos che ha designato come meta ultima della sua fuga il pianeta Hubris.
La conclusione del conflitto con il nemico giurato fa da tutorial, introducendo il giocatore alle meccaniche base del titolo che si configura come un action-adventure fortemente incentrato sulla narrativa. A seguito del confronto con la sua nemesi, l’inquisitore si troverà invischiato in un intrigo di portata galattica, che lo porterà a visitare vari mondi e a scoprire come il suo vecchio nemico non fosse altro che la punta di un iceberg di malvagità e perversione per la maggior parte celati dall’oscuro mare dell’inconsapevolezza. Se c’è da spezzare una lancia in favore del titolo, è proprio in merito alla narrativa: i dialoghi sono ben scritti e la storia è coinvolgente, soprattutto per chi ama la lore made in Game’s Workshop. Il rovescio della medaglia è che il gioco ha un ritmo totalmente sbagliato, con lunghe fasi di dialogo non interattive, che saranno la croce di chi non mastica bene l’inglese, intervallate da momenti di esplorazione e combattimento del tutto insipide, capaci di annoiare forse di più di quelli parlati. Una più saggia commistione dei due comparti (narrativo e di gameplay) avrebbe sicuramente reso la fruizione meno pesante, rendendo più apprezzabile l’esperienza anche da parte di coloro che non sono in vena di sciropparsi quarti d’ora di “supercazzole spaziali” intrise di nomi altisonanti e divagazioni pseudoscientifiche da invasati di fantascienza.
Spade a motore e cannoni al plasma
Lo stoico inquisitore di cui vestiamo i panni è uno che non va troppo per il sottile, e ha confidenza sia con armi corpo a corpo che dalla distanza. Il combat system, basato su un sistema di combo che anche ad avventura terminata non ci è molto chiaro, è di una legnosità imbarazzante. Maneggiare la spada dalla rombante lama seghettata sarà simile a disegnare nell’aria parabole con un piumino, in quanto non vi è la minima traccia di impatti, idem vale per le armi a distanza che sembrano non avere perso efficacia se non fosse per la progressiva riduzione della barretta rossa sopra la testa dei nemici. Il nostro alter ego può inoltre fruire di una sorta di modalità tattica (tipo SPAV di Fallout) e di un attacco telecinetico in grado di atterrare i nemici per qualche istante.
Durante ogni singolo combattimento l’indomabile telecamera ci remerà contro in maniera costante, tenendo accuratamente i nemici fuori dall’inquadratura e rendendo tutto ancora più fastidioso e casuale. Le poche volte che si riesce a vedere quello che sta succedendo lo spettacolo non è dei migliori, con compenetrazioni poligonali ad ogni attacco e animazioni che definire di due generazioni fa è un complimento. I combattimenti quindi non fanno fare i salti di gioia e purtroppo nemmeno l’esplorazione riesce nell’intento di risollevare la produzione. Le radici mobile del titolo si fanno sentire tutte, riducendo le ambientazioni a dei lunghi corridoi in cui c’è solo una strada da seguire; impossibile perdersi o anche solo avere dubbi in merito alla direzione da seguire. Durante il nostro peregrinare monodirezionale c’è occasione di usare l’Auspex, un dispositivo elettronico che consente di hackerare porte e serrature attraverso un minigame sempre identico.
Altra piccola variazione sul tema è rappresentata dalla possibilità (rigorosamente solo quando previsto dal gioco) di piegare la volontà di alcuni personaggi attraverso le abilità psichiche di Eisenhorn. Tutto ciò si traduce in un altro minigioco (sempre uguale a se stesso) che risulta palesemente studiato per dispositivi touch e che su PC perde mordente già dopo un paio di volte che si è visto. Dulcis in fundo, abbiamo una coppia di compagni che ci seguiranno (bug e incastramenti vari permettendo) durante la maggior parte dell’avventura. Uno di essi è votato al combattimento, mentre l’altro si terrà in disparte fornendo bonus passivi al protagonista. Entrambi comunque cercheranno di sbarrarci il passo e causare più disagi possibili durante l’esplorazione; begli amici, davvero!
Magagne spaziali
Purtroppo questo titolo non pecca solo nel gameplay o dal punto di vista tecnico, ma l’inesperienza del team di sviluppo risulta palese anche sul piano puramente strutturale. Che non sia presente una mappa ci può anche star bene, vista la linearità dei livelli, ma i menù sono talmente scarni da risultare a volte indecifrabili. Le caratteristiche delle armi e dei personaggi, per esempio, affiancano valori numerici a dei simboli per i quali non esiste una legenda consultabile. Numeri in colonna in cui non si capisce qual è il danno, quale la percentuale di critico o il valore sulla barretta della modalità tattica… È insomma tutto molto nebuloso.
Durante l’avventura, inoltre, la strada ci viene sbarrata a ritroso ogni volta che incontriamo un checkpoint, impedendoci per esempio di tornare sui nostri passi per modificare il party o l’equipaggiamento presso il punto dedicato che avevamo incontrato solo qualche secondo prima. Alcune volte siamo costretti a camminare invece che correre, e se ci può star bene in situazioni particolari (come nella sala di ricevimento di un governante) lo riteniamo frustrante ed inutile in una buia caverna nelle viscere di qualche sperduto pianeta. Esiste anche un sistema di coperture che non abbiamo mai, e dico mai – nemmeno mezza volta -sentito il bisogno di utilizzare. Se a tutto questo aggiungiamo dei bug che ci hanno costretto a riavviare il gioco almeno una dozzina di volte possiamo dire che il disastro è completo. Anche l’audio, che solitamente viene apprezzato in produzioni particolarmente meritevoli o incentrate sul suono (come i rhythm game), qui riesce a fare brutta figura. La voce di Eisenhorn è quella di Mark Strong, profonda e adatta al personaggio, tutte le altre invece sono mediocri, così come il campionamento dei suoni. Quando vediamo una spada con una lama rotante seghettata spessa due palmi, ci aspettiamo che faccia un suono diverso dall’affettatore elettrico che usa nostra nonna per tagliare l’arrosto! Al netto di tutti i problemi tecnici riscontrati, della pochezza del combat system e dell’assoluta monotonia derivata dall’esplorazione, vogliamo comunque precisare che il titolo è disponibile sia su dispositivi mobili che su PC. Vogliate quindi aggiunge mezzo punto al voto nel caso consideriate la versione per smartphone e toglierne mezzo se avete come riferimento la versione PC (di cui vi sconsigliamo l’acquisto anche se siete appassionati del brand).
HARDWARE
MINIMI:Processore: Intel Core 2 Duo, 2.4 GHz / AMD Athlon X2, 2.8 GHz Memoria: 4 GB di RAM Scheda video: NVIDIA GeForce 8800 GTS / AMD Radeon HD 3850 or better with 512 MB of VRAM Memoria: 20 GB di spazio disponibile
CONSIGLIATIProcessore: Intel Core i5-750, 2.67 GHz / AMD Phenom II X4 965, 3.4 GHz Memoria: 8 GB di RAM Scheda video: NVIDIA GeForce GTX 560 / AMD Radeon HD 6950 or better with 1GB of VRAM Memoria: 20 GB di spazio disponibile
– Narrativa e dialoghi di qualità
– Se siete appassionati di Warhammer 40K ne apprezzerete la lore
– Tecnicamente indegno
– Ritmo di gioco mal calcolato
– Combat system pessimo
– Buggato
– Del comparto audio si salva solo il doppiaggio del protagonista
5.0
Eisenhorn: Xenos è un prodotto forte di un marchio e un protagonista di tutto rispetto, esattamente come il suo impianto narrativo frutto della penna di Dan Abnett. Purtroppo, a parte a questi elementi, il resto fa acqua da tutte le parti, relegando il prodotto finale a un brutto scivolone ai danni della casa celebre per i suoi giochi di miniature strategici. Animazioni legnose, combat system sciatto, fasi esplorative monotone, telecamera scontrosa e ritmo di gioco totalmente errato sono alcune delle gravi mancanze di questo titolo. Purtroppo il vostro amore per la saga non vi permetterà di apprezzarlo, nemmeno sforzandovi molto. Se proprio volete provarci vi consigliamo la versione mobile, in cui le ambientazioni a corridoio sembreranno parzialmente giustificate, così come il comparto tecnico d’altri tempi.