Un titolo moderno da ascrivere alla categoria dei classici è qualcosa che dovrebbe farvi sorridere, se considerate che Echoes of Aetheria è appena uscito sul mercato. Eppure il jrpg di Dancing Dragon, con le opere del passato condivide l’estetica, alcune meccaniche di gioco basilari, il modo di raccontare una storia e quello spirito a tratti scanzonato che conquistarono i giocatori di qualche decennio fa. Tuttavia in Echoes of Aetheria non c’è la volontà di adagiarsi placidamente sul lavoro portato avanti dagli altri, ma si avverte al contrario l’intenzione di voler costruire qualcosa che possa funzionare anche oggi, partendo dalla struttura e le impostazioni tipiche dei giochi di ruolo giapponesi per poi sperimentare con delle riuscite ibridazioni.
Regno sotto assedio
In questo senso, l’incipit segue diligentemente il tipico evento di rottura della quiete che dà inizio all’avventura, in modo diretto e conciso. Senza girare troppo attorno alla vicenda, il matrimonio regale messo in scena viene bruscamente interrotto da un agguato violento che culmina col rapimento della sposa, costringendo Lucian – l’eroe del gioco – a mettersi subito in cammino per indagare sull’origine della malefatta, scoprire l’identità e le motivazioni dei colpevoli e riportare la pace nel regno. Si capisce dunque come Echoes of Aetheria non voglia discostarsi dai canoni tipici del genere, partendo col più scontato degli inizi per poi procedere in modo timido e compassato, senza incredibili colpi di scena. La trama, nonostante sia ben approfondita e benefici di alcuni file testuali che approfondiscono background storici e culturali delle zone limitrofe, è insomma buona ma senza particolari guizzi creativi, con una sceneggiatura che fa per la maggior parte del tempo il minimo indispensabile, offrendo comunque un paio di momenti di grande interesse durante gli eventi clou.
La caratterizzazione estetica dei personaggi segue tutto sommato la stessa traccia, ed è raro trovarne qualcuno che vi rimarrà particolarmente impresso, soprattutto considerando che sono stati realizzati con uno stile poco personale che si avvicina molto a quello Disney, con due personaggi femminili del party somiglianti rispettivamente a Elsa di Frozen ed Esmeralda de Il Gobbo di Notre-Dame. Buono invece il lavoro svolto sulle sfaccettature della personalità, capace di dar loro uno spessore che altrimenti non avrebbero avuto. Alcuni dialoghi sono fanciulleschi e non necessari, quasi dei riempitivi, ma per tutto l’arco dell’avventura non mancheranno le situazioni più intense, in grado di farvi appassionare alle storie di ognuno e alle motivazioni che hanno portato il gruppo a unirsi per raggiungere un unico obiettivo. Sebbene siano un po’ vittime degli stereotipi tipici del genere, i personaggi di Echoes of Aetheria riescono comunque a fare la loro parte degnamente. Eskandar e Kesh, che incontrerete nelle fasi più avanzate del gioco, riescono anche a essere a loro modo originali e “freschi”.
Infuriano le battaglie
Le note più positive di Echoes of Aetheria arrivano senza dubbio dal sistema di combattimento e dalla gestione dei personaggi. Le battaglie che affronterete durante l’avventura sono rigorosamente a turni, senza nessuna barra del tempo che vi costringe a essere affrettati. Naturalmente, dovete considerare che alcuni attacchi specifici hanno il potere di cambiare “in corsa” alcune condizioni, pertanto è chiaro quanto l’attenta pianificazione degli scontri sia di fondamentale importanza, soprattutto se deciderete di affrontare le diverse zone alla massima difficoltà. Il gioco è infatti strutturato come se fosse composto da mini episodi, e vi lascia la possibilità di visitare il campo base prima di entrare in un dungeon. Se vi sentite particolarmente sicuri di voi stessi, potrete appunto selezionare la difficoltà più alta, fermo restando che anche così, in caso di prematura dipartita, potrete ripetere le battaglie più impegnative senza dover necessariamente ricaricare l’ultimo salvataggio. Ritornando al sistema di combattimento, una delle varianti più interessanti è rappresentata da una griglia entro cui i personaggi possono essere spostati. Non aspettatevi la profondità di un tattico, ma è interessante vedere come la diversa disposizione del party a seconda degli avversari e delle abilità da utilizzare dia parecchia profondità a un sistema che, anche senza questa caratteristica, sarebbe stato già piuttosto soddisfacente. Ogni personaggio è dotato di abilità attive e passive, che vanno inserite manualmente all’interno degli slot che andrete a sbloccare salendo di livello. Ciascuna di esse può essere potenziata con dei punti speciali fino a un massimo di cinque volte, ed è importante controllare continuamente questa impostazione per dare equilibrio alla propria squadra. Gran parte delle armi e le diverse parti del vestiario hanno degli slot utili per sfruttare la funzione delle “augmentation”, attraverso cui migliorare le proprie statistiche incastonando dei materiali specifici su di essi. Esiste anche un sistema di crafting che vi permette di forgiare nuovi pezzi dell’equipaggiamento, ma ad onor del vero è qualcosa di non indispensabile per vincere le battaglie. In questo e altri casi si potrebbe dunque parlare di sovrabbondanza di opzioni, che si estende anche alle abilità, alcune delle quali non verranno mai utilizzate. Certo, sempre meglio avere un’ampia scelta che dover penare, ma già dopo le dieci ore di gioco vi renderete conto che sarebbe stato più intelligente creare delle situazioni in cui i soliti tre-quattro attacchi di sicuro successo sarebbero stati in qualche modo inibiti. Da questa analisi ne viene fuori qualche piccolo problema di bilanciamento delle battaglie, spesso sin troppo facili da vincere. Ciononostante, Echoes of Aetheria saprà dare le giuste soddisfazioni agli amati dei jrpg classici e ai nostalgici che si perdono col pensiero in un’epoca d’oro dal passato ormai remoto.
– Sistema di combattimento profondo e flessibile
– Struttura a turni, con elementi tattici
– Crafting poco utile
– Battaglie non troppo impegnative
Echoes of Aetheria è un jrpg che più classico non si può. Oltre a poggiare le proprie basi sulla struttura tipica del genere, mescola alcuni elementi tattici che danno ulteriore profondità all’ottimo sistema di combattimento, e regala agli estimatori dei giochi di ruolo giapponesi una storia che è a conti fatti un piacevole tuffo nel passato. Probabilmente i personaggi non vi rimarranno nel cuore, ma i ragazzi di Dancing Dragon, dopo altri titoli che hanno saputo fare centro, sono stati capaci di raggiungere nuovamente un altro gran bel risultato. Forse Echoes of Aetheria non è il più originale dei jrpg, ma è certamente un gioco solido e convincente.