Mentre nel cinema la parodia è un genere ormai ampiamente diffuso, per i videogiochi il corrispondente concetto viene invece sfruttato ancora poco. Con Eat Lead: The Return of Matt Hazard, gli sviluppatori di Vicious Cycle hanno deciso di proporre al pubblico un prodotto che facesse del cosiddetto “metagaming” la propria peculiarità.
Puro MetagamingIn Eat Lead impersonerete Matt Hazard, professione Protagonista di Videogiochi. I titoli da lui interpretati, ovviamente non esistenti nel “nostro” mondo reale, lo hanno reso una celebrità arricchendolo e motivandolo ad iniziare anche la carriera di ideatore e produttore, purtroppo con risultati del tutto insoddisfacenti. Ridotto sul lastrico il buon Matt si ritira da ogni attività, salvo essere ricontattato dalla sua vecchia casa di produzione, con la quale ha un contratto a vita, che gli propone un nuovo gioco da interpretare. Anticipiamo solamente che al termine di un primo livello interpretato come da copione, Matt scoprirà di essere vittima di una trappola atta a sostituirlo con un nuovo protagonista di videogiochi.Salvato dall’arrivo di una misteriosa donzella digitale, Matt verrà armato ed attrezzato per far fronte alle minacce virtuali che lo attaccheranno sino alla fuga dal gioco in cui si trova intrappolato, minacce che giungeranno direttamente da ognuno dei precedenti titoli da lui interpretati senza alcuna necessità di legami logici con l’ambientazione circostante, creando numerose situazioni volutamente assurde che strapperanno più di un sorriso e, talvolta, persino fragorose risate.
Deja-vu videoludicoIn un titolo che fa delle citazioni ironiche il proprio punto forte, anche il gameplay sembra voler richiamare, in maniera più o meno riuscita, quello di giochi celebri, basandosi sul “run & gun” tipico del genere e su un sistema di coperture simile, nelle intenzioni, a quello introdotto in Gears of War. Questo permette, infatti, di appoggiarsi alla copertura più vicina e sporgersi per sparare colpi mirati, oppure dare il via a raffiche di fuoco alla cieca senza scoprirsi. Premendo un apposito tasto è altresì possibile scavalcare le protezioni più basse. L’unica novità è rappresentata dal poter mirare ad una ulteriore copertura e raggiungerla automaticamente con la pressione di un singolo tasto; la scelta di dedicare tre differenti pulsanti al solo sistema di copertura rende spesso macchinoso il muoversi tra i nascondigli, finendo spesso per farvi restare allo scoperto proprio nel momento meno indicato.Purtroppo la macchinosità citata si estende ad ogni aspetto del gameplay dato che qualsiasi operazione si rivela piuttosto complessa. La camminata, cosi come la corsa, appaiono innaturali alla vista e trasmettono un feeling tutt’altro che piacevole, cosi come risultano poco credibili le animazioni degli scontri corpo a corpo, gestibili attraverso la semplicistica pressione di un singolo tasto e relativa speranza di andare a segno prima di subire danni eccessivi.
Hazard Spacca!Fortunatamente a risollevare le sorti di un gameplay poco originale e altrettanto poco piacevole, c’è la possibilità di abilitare particolari bonus che danno a Matt dei temporanei benefit. Tra questi due sono raccoglibili solo in determinate aree, ovvero quelli che Matt definisce “Hazard Spacca”, citando L’Incredibile Hulk e “Scudo Master Chef”, ovviamente riferito al Master Chief della trilogia di Halo, la cui caricatura non poteva che essere tra le più divertenti proposte dal gioco. Il primo dei due bonus dona al protagonista una forza disumana, che si concretizza in attacchi corpo a corpo capaci di scaraventare in aria i malcapitati, uccidendoli con un colpo; abilità sicuramente comoda ma che si rende totalmente inutile nelle aree in cui vi sia un alto rateo di fuoco da parte degli avversari, ovvero la maggior parte tra quelle in cui il bonus viene reso disponibile. Diversamente, il secondo bonus fornisce ad Hazard una sorta di seconda pelle in acciaio, permettendogli di deflettere i proiettili senza subir danno; purtroppo la spettacolarità di questa funzione è rovinata dalla mancanza di animazioni ad hoc sui colpi subiti, che non danno per nulla la sensazione che il protagonista sia ricoperto da questa protezione. Gli altri due bonus a disposizione sono attivabili a volontà, a patto di aver riempito l’apposita barra, che si ricarica automaticamente sconfiggendo i singoli nemici ed assorbendone il codice di programmazione. Il primo che si ottiene nell’arco del gameplay è il potenziamento ghiaccio, che permette di congelare qualunque nemico si colpisca con armi da fuoco o in corpo a corpo, funzione che sarà quasi sicuramente quella più utilizzata dai giocatori, dato che oltre ad immobilizzare i nemici permette di farli cadere a pezzi con pochi colpi d’arma o con un singolo pugno. Meno funzionale è il potenziamento fuoco, che avvolge gli avversari tra le fiamme, aggiungendo danni supplementari per qualche secondo. A dire il vero questo bonus delude sia per funzionalità che per estetica, dato che i nemici, anziché agitarsi violentemente tra realistiche fiamme, saltellano in maniera poco convinta tra le lingue di un fuoco fatuo di colore azzurro, talvolta senza neppure morire, dato che gli avversari più duri necessitano comunque numerosi colpi prima di cadere, fattore che rende il ghiaccio un arma ben più efficace ed apprezzabile.Le armi a disposizione del protagonista sono numerose, seppure cambino fondamentalmente solo per estetica, distinguendosi di fatto tra le quattro o cinque tipologie canoniche del genere, ovvero pistole, mitragliette, fucili a pompa, mitra con ottica o lanciagranate. In alcuni casi si dovrà far fuoco da postazioni fisse usando un simpatico cabinato da sala giochi, fasi a dire il vero poco divertenti in cui difendere il compagno di turno. La particolarità è che mentre alcune tipologie di nemici vi tireranno continuamente contro bombe, voi non potrete in alcun modo far affidamento su questo tipo di offensiva, dato che lanciagranate a parte, Matt non può far uso di esplosivi.
Tecnicamente parodicoPer quanto riguarda il comparto tecnico del titolo, oltre ai controlli imprecisi ed alle animazioni poco naturali, è evidente una scarsa cura per quanto riguarda sia i modelli tridimensionali dei personaggi e delle ambientazioni, il tutto aggravato da textures approssimative. Solo qualche livello è considerabile di sufficiente fattura, in quanto composto da coperture distruttibili realisticamente e da numerosi suppellettili che reagiscono in maniera credibile ai colpi subiti. Gli altri mostrano uno scarso livello di interattività, limitato solamente alla possibilità di far esplodere particolari bombole o estintori, oppure eliminare le coperture sparando loro contro ripetutamente, sino a farle scomparire nel nulla. Provate a colpire una qualsiasi porta di vetro per comprendere al meglio cosa intendiamo per “scarsa interattività”.
Giustificata incoerenzaA dire il vero dobbiamo dire che essendo il protagonista in un mondo virtuale, alcuni elementi altrimenti ingiustificabili potrebbero sembrare quasi delle volute scelte stilistiche: animazioni sconnesse, cadaveri che scompaiono nel nulla, parti dello scenario che svaniscono anziché andare a pezzi e numerosi altri esempi, sono tutti elementi che in un gioco normale farebbero strabuzzare gli occhi dallo sconcerto, mentre in Eat Lead finiscono inevitabilmente per essere parte integrante dell’insieme. Purtroppo, però, questa teoria di “giustificata incoerenza” è sconfessata dall’evidenza, dato che questa logica di virtualità diventa palesemente un espediente per giustificare le mancanze, piuttosto che una voluta ironia. Se così non fosse avremmo avuto gli stessi assurdi elementi, ma in un contesto grafico sicuramente migliore e con un feeling sui controlli certamente meno artificioso.Qualora l’evidente linearità del titolo e la macchinosità del gameplay unita ad un comparto grafico certamente non al passo con i tempi, non riuscissero a scoraggiarvi, vi troverete tra le mani un titolo capace di far ridere ad ogni scena, grazie alle caricature improbabili dei più celebri protagonisti videoludici come Super Mario, Lara Croft, il già citato Master Chief o addirittura con le parodie di specifici giochi, con un potente boss che sembra arrivare direttamente dal mondo di Final Fantasy o livelli e nemici bidimensionali visibilmente ispirati a quelli del datato Wolfestein. Il tutto, peraltro, viene accompagnato da un buon comparto sonoro, composto da apprezzabili basi musicali che cambiano dinamicamente con l’arrivo dei differenti tipi di nemici e da un’ottima realizzazione dei dialoghi, tra i quali spiccano le continue battute umoristiche e quasi mai ripetitive di un brillante protagonista che, insieme a tutto il cast, propone conversazioni in italiano ben doppiate e sempre divertenti, dove le interpretazioni improbabili sono, in questo caso, evidentemente esagerate per rendere i personaggi ancor più simpatici e divertenti.
– Geniale, ironico, irriverente
– Comparto audio ottimo
– Gameplay macchinoso
– Tecnicamente molto poco curato
– I.A. scarsa
– Multiplayer assente
5.6
Nonostante una realizzazione tecnica pessima e un gameplay poco divertente, non riusciamo a sconsigliare del tutto almeno una prova di Eat Lead, The Return of Matt Hazard perché, al di là difetti, è un titolo che riesce a far divertire, quantomeno per il suo umorismo dissacrante e per la cura di alcuni dettagli davvero spassosi, fattori che riescono, come mai prima d’ora, ad ironizzare in maniera divertente e brillante sul mondo dei videogiochi.
Voto Recensione di Eat Lead: The Return of Matt Hazard - Recensione