EPOCH
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a cura di erik369
La creazione di nuovi generi in ambito videoludico è un evento che accade molto di rado al giorno d’oggi. Gli sviluppatori hanno ormai battuto un numero considerevole di strade, cosa che ha inevitabilmente ridotto le possibilità di realizzare qualcosa di realmente inedito. Il fenomeno “Souls” è stato indubbiamente uno dei più rilevati in tal senso, capace di creare un vero e proprio filone dalle caratteristiche molto particolari, a cui sempre più titoli sembrano voler aderire. EPΘCH rientra perfettamente in questa categoria, rappresentando il concreto esempio di come più generi possano interagire fra loro, dando alla luce un prodotto effettivamente inedito, ma allo stesso tempo estremamente funzionale.
Ispirazione mortalePrima di parlare dei singoli aspetti di EPΘCH, è doveroso fare alcune premesse che ne illustrino le principali caratteristiche. Ci troviamo davanti ad un titolo in 2D che unisce lo “strategic swordplay” dei Souls ad alcune delle meccaniche tipiche di Zelda e dei Metroidvania. Il risultato di tale minestrone videoludico è molto più riuscito di quanto possa inizialmente sembrare. Ci teniamo inoltre a dire che l’intero sviluppo (eccezion fatta per il comparto tecnico e l’OST) è stato effettuato da una singola persona, cosa ha dell’incredibile vista la profondità del titolo. Possiamo già dirvi come il lavoro effettuato da Nick Everlith (tale è il nome dello sviluppatore) sia davvero ottimo, sebbene ancora piuttosto grezzo.La trama di EPΘCH è decisamente meno contorta rispetto a quella dei Souls, sebbene ne condivida le modalità con cui essa viene narrata. Si tratta di una narrazione frammentata, la quale va composta tassello dopo tassello tramite le varie informazioni sparse nel mondo di gioco. Il giocatore dovrà intraprendere un vero e proprio lavoro di ricostruzione, collegando tanti piccoli punti fino a trarne fuori il disegno finale. Ci troviamo ancora una volta in un mondo di inesorabile decadenza, dove i fasti del passato sono ormai un ricordo quasi del tutto sbiadito. Impersoneremo un individuo dalle origini sconosciute, il cui viaggio lo porterà a confrontarsi con i numerosi mali che infestano il mondo, fino a raggiungere le divinità stesse. Come potete facilmente capire le similitudini con i Souls sono davvero molte, ma vi assicuriamo che il caso di EPΘCH rasenta più l’ispirazione che il mero plagio. Salvo alcuni punti di evidente contatto, la trama del titolo assume molto presto un’identità propria, allontanandosi da quanto visto nell’opera di Hidetaka Miyazaki.L’aspetto più interessante di EPΘCH non sta tuttavia nella narrazione, quanto piuttosto nel suo gameplay, vero e proprio crocevia di generi videoludici. Tra di essi il più preponderante è chiaramente quello dei Souls-like, filone da cui il titolo in questione trae la maggior parte delle sue meccaniche. L’inizio dell’avventura coinciderà con la creazione del personaggio, tramite cui potrete modificare il vostro alter ego pixelloso attraverso un numero piuttosto limitato di opzioni estetiche. La scelta più importante in questa fase è indubbiamente quella legata alla razza. Ognuna di esse offre infatti dei bonus passivi unici che andranno a costituire il primo tassello di quella che sarà la build finale del personaggio. Superata questa fase iniziale vi ritroverete nel bel mezzo di un dungeon che fungerà da tutorial di gioco. Attingendo a piene mani dalla sua fonte di ispirazione, EPΘCH vi costringerà ben presto ad affrontare un avversario formidabile. Privi di equipaggiamento funzionale e ancora inesperti, sarete costretti a fuggire. Ma non temete, sarà solo questione di tempo prima che possiate ottenere la vostra rivincita.
L’essenza del combattimentoPer facilitare la comprensione del lettore, divideremo l’esperienza di gioco presente in EPΘCH in due sezioni, quali rispettivamente l’esplorazione e il combattimento. Questi due aspetti ne costituiscono il cardine del gameplay, intrecciandosi in un equilibrio molto ben bilanciato, capace di dare un ottimo grado di varietà al titolo. Visivamente EPΘCH si presenta con le medesime modalità che caratterizzano gli Zelda in 2D, ovvero con una visuale dall’alto e perpendicolare. Questo tipo di visuale si sposa particolarmente bene con il sistema di combattimento tipico dei Souls, qui presente in tantissimi dei suoi elementi più peculiari. Abbiamo gli attacchi leggeri e quelli potenti, abbiamo la possibilità di schivare rotolando o di indietreggiare con un backstep, è presente la stamina ed il peso trasportabile che ne influenza il recupero, sono persino presenti i perry ed il backstab, senza contare i moveset diversificati delle armi e dei boss, lo scaling dell’equipaggiamento e le pozioni curative ripristinabili nei punti di salvataggio. Quella effettuata da Nick Everlith non è una semplice scopiazzatura, quanto piuttosto una trasposizione del gameplay dei Soulslike, un vero e proprio adattamento alle due dimensioni. I risultato non è sempre perfetto, ma nella maggior parte dei casi il tutto funziona inaspettatamente bene.Nonostante quanto detto sinora, EPΘCH riesce comunque a costruirsi un’identità propria rispetto alle sue fonti di inspirazione, grazie all’implementazione di meccaniche di gioco uniche, nate dalla precisa volontà di porre a stretto contatto l’esplorazione con il combattimento. La manifestazione evidente di tale volontà è riscontrabile nel sistema di crescita, qui presente in una forma del tutto inusuale. Per salire di livello e, di conseguenza, potenziarsi, il nostro alter ego non dovrà utilizzare anime, quanto piuttosto le cosiddette essenze. Tale risorsa non potrà essere ottenuta sconfiggendo i normali nemici, essendo essa unica. Per rendere l’idea di cosa siano effettivamente le essenze, potremo paragonarle ai frammenti di cuore di The Legend of Zelda. Si tratta dunque di oggetti dal numero limitato, ottenibili sconfiggendo alcuni boss o raggiungendo zone particolarmente nascoste del mondo di gioco. Ogni essenza non solo ci offre la possibilità di effettuare un singolo level up, ma può anche essere utilizzata per potenziare l’equipaggiamento o per imparare nuovi incantesimi. Salire di livello non consente di incrementare direttamente le caratteristiche del personaggio (quali forza, agilità, intelligenza, etc.), quanto piuttosto di potenziare tutta una serie di abilità in grado di fornire una grande varietà di bonus passivi. Tali abilità dispongono di dieci gradi di potenziamento, ed ognuna di esse è collegata ad una caratteristica ben precisa. Ci troviamo dunque difronte ad un sistema ramificato, dove ogni caratteristica possiede un gruppo di abilità a lei collegate. Tutto ciò si traduce in un aumento indiretto ma proporzionale, dove potenziare una skill comporta un incremento analogo della statistica ad essa collegata. Essendo le essenze limitate in numero, e pertanto non farmabili, la crescita del proprio personaggio diventa una pianificazione da tenere in seria considerazione, sin dalle fasi iniziali di gioco. Sappiate comunque che nel corso dell’intera avventura (a patto che vi concediate ad un’accurata esplorazione) troverete un numero molto abbondante di essenze, che vi permetterà di costruire personaggi completi e persino versatili.
Lame celateUn ulteriore aspetto da non sottovalutare quando si prende in esame il sistema di combattimento di EPΘCH, sta nell’importanza rivestita dall’equipaggiamento. Il titolo nasconde al suo interno un numero piuttosto elevato di equipaggiamenti, fra armi, armature ed accessori, molti dei quali sono nascosti nel mondo di gioco. Oltre al fattore estetico, la dotazione del proprio personaggio potrebbe influenzare drasticamente il corso di una battaglia, proprio in virtù dell’elevato numero di caratteristiche in possesso dagli oggetti. Indossare un’armatura o uno scudo con elevata protezione magica potrebbe rendervi quasi invincibili nei confronti di nemici o boss che utilizzano principalmente la magia. Allo stesso modo utilizzare armi dall’ampio raggio d’azione potrebbe facilitarvi non poco la vita in determinate situazioni. Il modo migliore per sopravvivere ed avanzare in EPΘCH sta proprio nel disporre di un vasto numero di equipaggiamenti che vi permettano di affrontare le numerose sfide che il gioco vi pone davanti, usufruendo così di vantaggi considerevoli. Questo particolare aspetto accomuna l’operato di Nick Everlith con alcuni dei migliori esponenti dei giochi di ruolo, che fanno della personalizzazione e dell’uso accorto dell’equipaggiamento uno dei loro più grandi punti di forza. Questo indiscutibile pregio si scontra tuttavia con una scelta di game design a nostro parere insensata e compromettente, legata alle limitazioni dell’inventario. Esso è diviso in riquadri dentro ognuno dei quali può essere inserito un pezzo di equipaggiamento. Il problema nasce dal fatto che i riquadri sono limitati in numero, cosa che non rende possibile portare con sé tutti gli oggetti trovati nel corso dell’avventura. Non essendo presente alcun tipo di magazzino esterno all’inventario, vi ritroverete a dover buttare via oggetti su oggetti, indipendentemente dal fatto che essi siano unici o meno. Un sistema che sproni ad utilizzare un ampio numero di equipaggiamenti a seconda della situazione che si sta affrontando, deve anche permettere di portare con sé una vasta gamma di oggetti, requisito indispensabile per attuare strategie d’azione sempre diverse.Passiamo all’esplorazione, aspetto in cui EPΘCH trae largo spunto da quanto visto in Zelda e nei Metroidvania in generale. Il mondo di gioco, ben interconnesso nonostante alcune limitazioni, è diviso in tutta una serie di dungeon, ricchi tanto di mostri quanto di puzzle. Inizialmente il nostro personaggio sarà impossibilitato a raggiungere molte delle aree di gioco presenti, in quanto esse richiederanno l’ottenimento di alcune abilità specifiche, come lo possono essere nuotare, saltare lunghe distanze, camminare sul magma, o sollevare grossi ostacoli. Quello proposto in EPΘCH è un avanzamento tutto sommato lineare (sebbene non manchino alcuni bivi e intersezioni di percorso), dove il superamento di un dungeon permette di accedere a quello successivo. Questa formula ben rodata negli anni, si dimostra ancora una volta funzionale. Oltretutto molte delle essenze più nascoste saranno ottenibili rivisitando vecchie locazioni una volta entrati in possesso delle abilità più avanzate. Stando a quanto detto in precedenza, è facile evincere l’importanza rivestita dall’esplorazione, costituendo difatti l’attività principale per potenziare il proprio personaggio. Vi avvisiamo inoltre che Nick Everlith ha disseminato il mondo di gioco con un numero di segreti elevatissimo, alcuni dei quali molto difficili da scovare. Tutto ciò non fa altro che stimolare il giocatore all’esplorazione, rendendola un’attività in grado di offrire grandi soddisfazioni.
Dipartita prematuraNonostante sia un progetto chiaramente minore, EPΘCH riesce a stupire anche in virtù del suo comparto tecnico, afflitto sì dalle inevitabili limitazioni dovuti al budget in possesso dallo sviluppatore, ma comunque impreziosito da una direzione artistica ispirata e da una colonna sonora decisamente orecchiabile. La pixel art presente nel titolo è di ottima fattura, capace di brillare soprattutto nella realizzazione degli ambienti di gioco, alcuni dei quali godono di un impatto visivo davvero ragguardevole.Come avevamo accennato all’inizio della recensione EPΘCH, almeno nel suo stato attuale, è ancora piuttosto grezzo. Ci riferiamo a tutta una serie di fattori minori e non, che sono il sintomo di un’operazione di polishing conclusa forse troppo precocemente, o effettuata senza la dovuta cura. Il design dei menù di gioco è tutto fuorché intuitivo, e la navigazione all’interno di essi risulta spesso poco pratica e confusionaria. Bug e glich visivi si accavallano a problematiche ben maggiori, alcune delle quali possono anche comportare l’involontaria morte del personaggio. Diverse boss fight all’interno di EPΘCH sono intervallate da dialoghi, duranti i quali può però capitare che il nemico continui a muoversi, attaccandoci senza tregua. Essendo il nostro personaggio completamente bloccato durante un dialogo, saremo costretti a saltare l’intera discussione, beccandoci nel farlo anche un colpo o due. Ci è persino capitato di annegare a causa di un dialogo partito mentre eravamo in acqua. Un ulteriore problema è rappresentato dall’assenza di compatibilità per il controller. Giocare un Soulslike con mouse e tastiera non è esattamente la cosa più intuitiva che ci sia, ed EPΘCH non fa eccezione. Nonostante lo sviluppatore abbia già annunciato che tale feature verrà implementata in futuro, il nostro giudizio deve basarsi sullo stato attuale del titolo. E’ possibile arginare il problema utilizzando un software che permetta di emulare la tastiera sul joypad, ma si tratta comunque di un’operazione che non garantisce un risultato pienamente ottimale. E’ anche presente una infrastruttura online per il multiplayer, ma a causa della vuotezza dei server non abbiamo avuto modo di testarla con mano.Molto buona la longevità, con circa quindici ore di gioco per arrivare ai titoli di coda, le quali possono essere ulteriormente incrementate tramite il new game +. EPΘCH è disponibile sono in inglese, la cui conoscenza sarà indispensabile per capirne la trama, ma non necessaria al fine di godersi il suo gameplay.
– Commistione di generi ben riuscita
– Mondo interconnesso e colmo di segreti
– Comparto artistico e sonoro gradevoli
– Inventario limitante
– Menù poco pratici ed intuitivi
– Compatibilità con il controller assente
7.5
EPΘCH si è rivelato essere una gradita sorpresa. Il titolo riesce ad amalgamare meccaniche ed elementi appartenenti a diversi generi, ottenendo un risultato estremamente funzionale. La nostra valutazione ha dovuto tener conto dello stato attuale dell’operato di Nick Everlith, il quale porta ancora i segni di uno stato di immaturità piuttosto evidente. Nonostante questo, vi suggeriamo di tenere d’occhio EPΘCH, soprattutto se siete curiosi di sapere come un gameplay alla Soulslike possa tradursi nelle due dimensioni tipiche dei vecchi The Legend of Zelda.