Recensione

Dynasty Warriors 8 Empires

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a cura di JinChamp

Il genere musou porta con sé molto spesso grandi controversie che possono letteralmente spaccare in due il mondo dei videogiocatori. Innegabile per tutti però che Dynasty Warriors sia l’icona principe di questo genere, grazie alle decine di titoli piazzati sul mercato tra serie principale, spin-off e altri che si sono un po’ allontanati dagli stereotipi, magari sfruttando qualche cicciosa licenza che permettesse a Koei Tecmo Games si attirare a sé ancora più utenza.Questa volta invece restiamo sul territorio cinese per l’ultimo, cronologicamente parlando, capitolo della serie Empires, a circa 7 mesi dall’uscita sui mercati occidentali dell’ottavo capitolo. Era chiaro a tutti praticamente da sempre che non solo i Dynasty Warriors non si sarebbero estinti lasciando i propri fan storici ed affezionati al brand senza un nuovo pretesto per sterminare persone e unificare tutta la cina sotto un unico vessillo, esattamente come era chiaro a chiunque che anche questa volta non sarebbe cambiato poi molto da quella che è una formula consolidata e su cui il team nipponico ha fatto ben intendere in questi quasi vent’anni di non voler metter mano, ritenendola probabilmente una macchina perfetta a cui ogni aggiunta o variazione non potrebbe che far male… ma ne siamo proprio certi?

Con occhi nuovi, ovviamente a mandorlaProviamo ad approcciare questo Dynasty Warriors allontanandoci dal solito approccio da esperto della saga, e cerchiamo di avvicinarci al nuovo capitolo come se fosse la nostra prima esperienza con questa, che peraltro certamente non può affidarsi al solo zoccolo duro storico ma si presuppone dovrà anche trovare nuovi acquirenti e possibili fan anche tra i più giovani o semplicemente chi ha giocato a malapena – o per nulla – a giochi musou.Tutto è iniziato già con qualche problema sulla versione digitale PlayStation 4, scaricata ovviamente dal PlayStation Store, la quale dopo la fine di download e installazione soliti non permetteva di giocare in qualunque modalità, mostrando un errore secondo cui il gioco non era stato ancora completamente scaricato. Dopo un secondo download con gli stessi esiti, ed una ricerca, salta fuori che effettivamente il gioco non aveva finito di scaricare tutti i quasi 20 giga e che già è stato un problema che ha afflitto le precedenti versioni. Per cui, qualora decideste di acquistarlo in formato digitale, vi invitiamo a guardare nelle informazioni premendo il tasto Options sull’icona del gioco, senza avviarlo, e controllare da lì che tutto sia in ordine prima di iniziare a preoccuparsi.

Arrivando al gioco vero e proprio, essendo questo Dynasty Warriors 8 Empires, la campagna principale non poteva che essere l’Empire Mode, nel quale si può impersonare un ufficiale tra una vastissima scelta di personaggi già esistenti, oltre che eventualmente decidere di utilizzare il proprio, costruito con l’apposito editor presente. Da qui si viene catapultati geograficamente sì in Cina, ma soprattutto in un mondo fatto di politica e di tanti piccoli territori, ognuno con il proprio sovrano, ma tutti con l’ambizione di portare la propria influenza su tutto il territorio, costi quel che costi. Sta quindi al giocatore come impersonare il proprio personaggio: servire con dedizione la propria bandiera qualunque cosa accada o comportarsi da mercenario e arraffare le migliori occasioni per unirsi all’esercito più glorioso in quel momento.Si partirà sempre dal basso, potendo imbastire piccoli raid contro le armate nemiche per indebolirle o partecipare agli assalti veri e propri per conquistare un nuovo territorio come un pezzo in più di quel puzzle che è la Cina, magari mettendosi in mostra con una schiacciante vittoria che permetterà di acquistare valore agli occhi del vostro signore. Il sovrano non impiegherà molto a premiare i buoni risultati con una carica più alta di Ufficiale, che vi aprirà a nuovi scenari e nuove possibilità di occuparvi in prima persona della diplomazia, degli assalti, delle truppe e quant’altro. Messa così sembrerebbe tutto molto bello ed avvincente, quasi fosse la trasposizione videoludica di una partita di Risiko! con tutta l’epicità che ne consegue. Purtroppo non avviene nulla di tutto ciò. Quello che si osserva in realtà è la ormai abusatissima routine dei musou, e cioè picchiettare infinitamente sul tasto degli attacchi semplici (in questo caso il quadrato del Dual Shock 4) intervallato ogni tanto dai tasti per gli attacchi potenti (il triangolo) o per l’attacco musou (cerchio) che rappresenta una sorta di super che va adeguatamente caricata prima di poter essere sferrata. Tutto questo ripetuto per ore, ore ed ore, finché una delle due fazioni non prevale sull’altra e ancora via di nuovo, senza dare alcun senso di sfida, e nemmeno la sensazione al giocatore di essere realmente protagonista di una battaglia, epica al massimo la metà di una battaglia navale fatta con i block notes insieme ad un amico.

Ma i cinesi sono davvero tutti uguali?!Ciò che dà veramente fastidio in Dynasty Warriors 8 Empires non è l’appartenenza ad un determinato genere, di cui sappiamo benissimo ci siano tanti videogiocatori affezionati, anche perché altrimenti questo potrebbe essere equivocato come una critica al genere e non al gioco. Le combo posso essere anche apprezzate per i primi minuti ma risultano essere troppo poche e riassunte in due categorie: quelle normali e quelle speciali. Le speciali aggiungono un effetto secondario alla fine della combo, come un congelamento o un knock up delle unità ferite che potrebbe risultare comodo contro gli ufficiali più duri da colpire. E poi? Poi basta, ed è esattamente questo che non è accettabile da un gioco pubblicato nel 2015. A parte poi le orde di soldati semplici, quelli che vanno giù a flotte tanto per capirci, e gli ufficiali che raffigurano quei personaggi di spicco e la vera forza di un impero, non c’è assolutamente più niente. Se i primi è possibile talvolta trovarli armati di scudo (peraltro totalmente inefficace dopo uno o due colpi), i secondi possono risultare più o meno ardui da sconfiggere ma non per una variazione dell’IA, quanto per una difesa impenetrabile abbinata in qualche occasione anche ad una resistenza ai colpi non parati altissima, danni tremendi e/o poteri speciali come ad esempio avvelenare le unità adiacenti, tutte cose che renderanno o assolutamente inutile affrontarli, o talmente lungo e laborioso combatterli che nel frattempo gli altri png avranno già fatto razzia di tutte le vostre postazioni, concludendo con l’inevitabile fallimento della missione per la vostra fazione.Così salta all’occhio uno dei tanti punti spinosi di questa produzione: l’Intelligenza Artificiale. Ad essere completamente onesti non meriterebbe neanche di esser definita tale, in quanto è praticamente zero per qualsiasi tipologia di personaggio in campo, sia alleato che nemico. Se le unità basilari sono volutamente carne da macello tanto per arricchire ogni volta il contatore delle vittime a svariate migliaia, anche gli Ufficiali si riducono solamente a parare ed attaccare in modo automatico, che può essere o addirittura svogliato se di un livello alla propria portata o impietoso nel caso contrario, senza comunque cambiare di fatto assolutamente niente del loro pattern. Anche la presenza degli alleati è un contorno che incide marginalmente sul gameplay, mentre già un sistema di combo (come avviene in altri musou, tipo One Piece) avrebbe arricchito quel poco che c’è.Il secondo aspetto che arriva di pari passo è la quantità di personaggi a schermo. Se c’era un unico elemento di cui la serie Dynasty Warriors avrebbe potuto giovare con l’arrivo di quella che attualmente è la current gen, è la maggiore potenza di calcolo che potrebbe arricchire gli stages o con orde mai viste prima di soldati o quantomeno con una cura maggiore degli ambienti e degli elementi in essi contenuti. Non accade niente di tutto questo. Nei vari livelli, sicuramente tanti e alcuni anche abbastanza ben riusciti, regna la desolazione nel 99% dei casi, con solo le postazioni da conquistare e difendere e poco più. Come le torrette di legno, impegnative da distruggere e che non portano in pratica alcun vantaggio. Quasi assenti invece scrigni o altro, pertanto non solo qui non vi sono collezionabili da raccogliere, ma anche per dei semplici oggetti di ripristino della vita o della barra della mossa speciale bisogna sudare al punto che sembra quasi non esistano.Il terzo punto fondamentale invece non può che essere dedicato alla parte strategica di questo Empires, che dà sì al giocatore tante opzioni già prima di scendere in battaglia e magari anche una certa gestione delle truppe una volta in campo, ma mantiene tali aspetti marginali, impedendogli quindi di risultare più strategico rispetto agli altri capitoli del brand. Certo è che dedicare la giusta attenzione a tutti i dettagli può risolvere raid, assalti o quest in modo molto più agevole, veloce e metodico, ma perché prendersi la briga quando basta mazzulare tutti i nemici come se non ci fosse un domani? Deve essere il titolo a proporre al giocatore degli spunti e valorizzarli, non buttarli lì nella speranza che qualcuno decida di provare a sfruttarli con dubbia utilità finale.

Ma siamo proprio sicuri di volerla unita ‘sta Cina?!Dynasty Warriors rappresenta un’icona indelebile per tutta l’industria videoludica, chiunque si possa definire un videogiocatore non può negare di averlo almeno sentito e di riconoscere alcuni dei personaggi più emblematici del brand, Lu Bu su tutti. Vederlo scendere in battaglia fa subito un certo effetto, spento però non appena si realizza che è solo un png come un altro.Come già detto in apertura, questo non vuole essere un inno contro i musou e contro i suoi affezionati. Anzi, è proprio per questi ultimi a cui l’articolo e rivolto e che si spera che possa passare il messaggio che chiunque possa adorare questo genere videoludico ha tutto il diritto di chiedere molto, ma molto di più. Lo meritano loro, lo merita una saga storica come Dynasty Warriors, lo meritano i videogiochi in generale. Presentare nel 2015 un gioco tecnicamente scoraggiante, strategicamente povero, dal gameplay noioso e ripetitivo è qualcosa che è troppo difficile da mandare giù. E non dovremmo; nessuno dovrebbe!È assurdo che, pur potendo contare su un hardware molto più potente della vecchia generazione di console, ci si ritrovi a conquistare molto più velocemente avamposti in solitaria che accompagnati da un gruppo di alleati, perché questi non faranno che rimpiazzare i nemici riducendone anche drasticamente il loro numero massimo a schermo e rendendo quindi molto più lenta la trafila di colpire-uccidere-respawn culminante nella conquista. È anche molto imbarazzante correre verso una folta armata di nemici ed accorgersi che mano a mano che si avvicinano alcuni soldati si teletrasportano, ridistribuendosi anche più di una volta finché la console ha correttamente calcolato tutto il necessario e si è quindi pronti per tritarli come farebbe un bellissimo frullatore.È impensabile che in tutto questo non esistano combo particolari, magari sbloccabili insieme ad abilità. Nemmeno gli attacchi speciali vengono risparmiati, poiché calcolati non in base all’arma in dotazione al proprio alter ego, quanto alla sua arma originaria. Se decideste di sostituirla, l’esecuzione dell’attacco musou rimane invariata e con la stessa arma che ora – almeno teoricamente – non dovreste più avere a disposizione.In sostanza, tutta questa serie di elementi si declina, purtroppo, non come un’esperienza epica per il giocatore ma quanto più drammaticamente una mortificazione dell’essenza del videogioco in sé, che da sempre ha basato la propria filosofia su divertimento e intrattenimento, espandendosi poi negli ultimi anni come vero e proprio media in grado di toccare qualsiasi argomento e qualsiasi sentimento nell’utente del prodotto. Un vero peccato che, per questo caso specifico, il sentimento più probabile che potrebbe suscitare nella maggior parte dei casi sia la noia, il peggior nemico del videogioco. Come ad esempio la curiosa funzione di cross-save tra le versioni PS3 e PS4. Capiamo benissimo la possibile esigenza di importare su PS4 salvataggi da PS3, ma a quale pro il salvataggio condiviso tramite PSN? Avrebbe avuto senso con una console portatile, di cui non ne esiste una versione del gioco, ma ci risulta veramente contorto ed improbabile che qualcuno possa alternare sessioni di gioco tra le due piattaforme.

– Una infinità di personaggi giocabili, editabili e creabili.

– Teoricamente lunghissimo…

– … praticamente interminabile.

– Tecnicamente arretrato

– Gameplay noioso e ripetitivo fino alla morte.

5.5

Tutto questo non è per dire che Dynasty Warriors 8 Empires sia un brutto capitolo della serie, peggiore degli altri, piuttosto un capitolo che non porta in realtà nulla di ciò che sarebbe lecito aspettarsi su una nuova generazione di console, restando troppo ancorato a quei dogmi che, se da una parte formano i pilastri su cui la serie si è sempre basata, dall’altra non riescono a stare al passo coi tempi, lasciando per troppo tempo stagnare certe idee che potevano essere fresche quindici anni fa e che mai hanno avuto modo di rinfrescarsi. Se per un utente che si approccia per la prima volta alla serie può risultare altamente improbabile trovarci qualcosa che stuzzichi il proprio interesse, è possibile invece che prima o poi anche gli irriducibili possano volere qualcosa di più evoluto, di più moderno e di più intrigante che purtroppo difficilmente troveranno qui. Koei Tecmo Games ha dimostrato di sicuro un certo orgoglio e un attaccamento invidiabile al proprio brand, ma i tempi si evolvono in fretta e, se il genere musou viene in parte bistrattato da una parte dell’utenza, la colpa potrebbe essere riconducibile a loro.

Voto Recensione di Dynasty Warriors 8 Empires - Recensione


5.5

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