Recensione

Dynasty Warriors 6 Empires

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a cura di Fabfab

Rieccoci a poco più di un anno dall’uscita di Dynasty Warriors 6 per parlare della sua inevitabile “espansione”, Empires. Di certo rispetto al passato i tempi di uscita tra un capitolo e l’altro si sono notevolmente allungati, considerando che su PS2 a volte arrivavano nei negozi a distanza pochi mesi. Questa volta invece abbiamo avuto tutto il tempo di gustarci il precedente capitolo, prima di tuffarci in questa nuova avventura. Invitiamo in via preventiva tutti i lettori a tenere in serio conto la definizione che abbiamo usato, “espansione”: l’Empires non è un titolo in grado di reggersi da solo sulle proprie gambe, ma richiede necessariamente che il giocatore abbia già familiarità con la saga Koei. In pratica è un gioco rigorosamente per soli appassionati, e le ragioni delle nostre affermazioni le andremo subito ad illustrare.

Riunificare la CinaScopo ultimo di Dynasty Warriors 6 Empires è quello di riunificare la Cina antica sotto un unico comando: è un periodo di guerre civili ed enormi difficoltà, e solo un personaggio di eccezionale caratura potrà riuscire nell’impresa. Sebbene il gioco proponga cinque scenari differenti, ispirati ad episodi particolarmente significativi della saga dei Tre Regni, in realtà l’unica cosa che varia sono i personaggi in campo: obiettivi e modalità di gioco rimangono invariati.Manca inoltre una vera trama di fondo: i condottieri ricalcano il solito ruolo (ritroveremo ancora una volta la rivalità tra Liu Bei e Cao Cao, ad esempio) ma gli eventi si succedono in maniera del tutto casuale. Alla prima partita, ad esempio, ci è capitato che nel corso di una battaglia uno dei nostri ufficiali, Diao Chan, ci tradisse, abbandonando il nostro esercito, salvo ritrovarcela al turno successivo che si proponeva per essere arruolata, come se nulla fosse accaduto. Quindi coerenza narrativa pari a zero o quasi.Nei panni di uno degli storici eroi della saga, di un anonimo condottiero o di un personaggio inedito creato grazie al buon editor, potremo decidere se assumere il controllo di una provincia o metterci al servizio di un altro leader. Nel primo caso avremo pieno controllo della situazione: potremo decidere di attaccare, di potenziarci (noi ed i nostri alleati), di giocare delle carte, di arruolare o dismettere ufficiali. Qualora si decida invece di porsi agli ordini di qualcuno, dovremo portare a termine gli incarichi via via affidatici, oppure accettare quelli che ci vengono proposti da terze parti, come contadini in difficoltà a causa di tigri particolarmente aggressive e così via. La via del subordinato si rivela molto interessante soprattutto ad inizio gioco, quando si rendono disponibili molte missioni secondarie con le quali fare esperienza in fretta, ma richiede più tempo e pazienza, dato che per agire dovremo comunque attendere le direttive del leader cui ci siamo affidati.L’obiettivo ultimo rimane comunque quello di diventare il nuovo imperatore della Cina, unificando tutti i territori in cui è suddivisa. In ogni momento durante il gioco è possibile cambiare fazione, abbandonando o addirittura tradendo il nostro condottiero: lo stesso possono fare tutti gli altri personaggi, come detto in precedenza. In compenso è anche possibile stringere amicizia con gli altri condottieri, dando vita ad eventi inediti come ad esempio un’inaspettata proposta di matrimonio. Sono aggiunte potenzialmente interessanti, ma inficiate dal fatto di essere del tutto casuali ed imprevedibili: un ufficiale tradisce perché così decide il gioco, non in seguito a precisi eventi, così come potremo ricevere una proposta di matrimonio da… un personaggio del nostro stesso sesso!

Turni e carteLa parte “strategica” del gioco si svolge su una mappa della Cina antica, debitamente suddivisa in varie regioni, ognuna delle quali sottomessa ad un qualche signorotto. Tale area è percorsa da innumerevoli strade, che collegano le varie regioni. Di norma si possono attaccare i territori adiacenti al proprio, ma solo se collegati da una di queste direttrici.Il gioco si divide in turni, ognuno dei quali rappresenta un mese virtuale nel calendario del gioco. All’inizio del proprio turno il giocatore incamera gli incassi delle provincie occupate, può giocare un numero di carte stabilito, può decidere di potenziare il proprio personaggio, le sue armi o il suo equipaggiamento, o di fare lo stesso con gli alleati, ed infine può decidere se invadere o meno una provincia avversaria. Al termine del turno, inoltre, può accadere di doversi difendere dalle invasioni altrui. In pratica queste operazioni esauriscono la parte gestionale.Come in un board game, all’inizio del turno il giocatore si trova a poter giocare un certo numero di carte (che aumenteranno con l’avanzare del gioco) che possono portare benefici o causare determinati eventi. Ad ogni fase ci viene assegnata casualmente una carta, che deve essere giocata prima della fine della stessa, per poi scomparire, ma altre risultano in possesso dei condottieri alle nostre dipendenze e possono venire utilizzate in ogni momento, a patto di disporre di sufficienti risorse. Le carte hanno effetti di qualunque genere: possono fornire bonus in attacco o in difesa, farci incassare delle tasse extra, permetterci di arruolare nuovi condottieri, spingere un confinante ad attaccarti, permetterci di incendiare le basi nemiche e così via. Un corretto utilizzo delle stesse rappresenta uno dei passaggi chiave del gioco, anche se alla fine la complessità è molto relativa ed il numero di carte a disposizione è limitato.I potenziamenti rappresentano anch’essi un aspetto indispensabile, considerando che ad inizio gioco il nostro personaggio ha un’arma di livello base e qualche bonus. Grazie ad appositi negozi, che si rendono disponibili solo dopo aver conquistato i territori su cui sono situati, è possibile potenziare sia il personaggio che l’arma, aggiungergli dei poteri ed acquistargli cavalcature sempre più potenti.

Sul campo di battagliaUna volta che comincia la battaglia vera e propria si viene proiettati in quello che, in tutto e per tutto, è uno scenario di DW6, alla cui recensione vi rimando per ulteriori approfondimenti: gli scontri si attivano quando decidiamo di invadere un territorio nemico, oppure quando veniamo invasi a nostra volta. La differenza tra le due situazioni è che chi attacca ha un tempo limite per portare a termine vittoriosamente il suo assalto, mentre il difensore può scegliere se combattere a viso aperto oppure resistere fino al termine del tempo concesso.La fase di battaglia vera e propria è molto simile a quella di DW6, ma con qualche significativa differenza. Prima di tutto il fulcro dello scontro è rappresentato dalle basi, che costellano la mappa. Queste sono assegnate in maniera proporzionale a seconda delle forze in campo e si distinguono per funzione: c’è il semplice fortino di presidio, c’è il deposito delle armi, quello delle vettovaglie ed infine c’è il campo principale, dove si nasconde il leader della fazione avversa. Per vincere bisogna arrivare alla base nemica e abbatterne il leader: per riuscire nell’impresa con successo è però necessario conquistare prima buona parte delle strutture nemiche, in modo da indebolirne le forze. Ogni condottiero è appoggiato da un certo numero di ufficiali che combattono al suo fianco ed ai quali è possibile impartire alcuni semplici ordini (conquistare una certa base o attaccare un certo nemico, difendere una posizione o proteggere il proprio personaggio): abbattere i condottieri nemici fa si che anche le loro truppe spariscano temporaneamente dal campo di battaglia, anche se dopo un certo periodo ricompaiono nel proprio campo base.La componente tattica in ogni caso perde d’importanza di fronte al ruolo nevralgico che come al solito riveste il personaggio interpretato dal giocatore, che da solo è in grado di sterminare centinaia di avversari, determinando per buona parte il corso della battaglia.

More of the sameTecnicamente ci troviamo di fronte ad un clone di DW6, con i suoi pregi e difetti. Decine di avversari contemporaneamente su schermo, buon livello di dettaglio, interattività quasi nulla degli ambienti, I.A. deficitaria. Basta leggere la mia precedente recensione su DW6 per farsene un’idea. Sul fronte audio sottolineo invece la presenza di un incredibile numero di tracce, pescate a piene mani da tutti i precedenti capitoli della saga.Altra nota piacevole va ricercata nell’editor dei personaggi, che introduce molte nuove possibilità di personalizzazione rispetto al passato: ci sono tantissime opzioni già in partenza, ma altre possono essere sbloccate o scaricate gratuitamente dal Live. Inoltre oltre a poter impersonare direttamente i personaggi creati, è possibile fare in modo di ritrovarse sul campo di battaglia durante la partita: in questo modo non solo si ovvia al problema degli ufficiali tutti uguali, ma rappresenta una soddisfazione non da poco trovarsi come alleato o avversario un personaggio originale da noi creato. Unico limite, lo stile di combattimento con relativa arma, che deve essere per forza mutuato da uno degli eroi già presenti. Tirando le somme si tratta sostanzialmente di una produzione pensata per i puristi del genere, coloro che non si aspettano grandi stravolgimenti o rivoluzioni delle dinamiche di gioco, ma per i quali è sufficiente che il prodotto sia un more of the same, perchè è quello che diverte. Tutti gli altri invece non potranno che rimanere spiazzati per un titolo a tratti incomprensibile, e delusi da un gameplay troppo poco profondo e per nulla innovato.

– Variante board game di DW6

– Decine di personaggi contemporaneamente su schermo

– Gameplay ormai rodato…

– Solo per chi ha giocato a DW6

– Elementi strategici inconsistenti

– …che necessiterebbe di rinnovamento

6.5

Dynasty Warrios 6 Empires è una discreta espansione del precedente DW6, del quale ripropone comparto tecnico e personaggi, inserendoli in un gameplay parzialmente rivisitato con elementi da board game più che da strategico. Il risultato è piacevole, e ad oltre un anno dall’uscita del precedente episodio risulta ancora interssante e divertente avventurarsi sui popolosi campi di battaglia dei Tre Regni. Di certo però non ci troviamo di fronte a un titolo autonomo, in grado di reggersi da solo sulle proprie gambe: agli irriducibili appassionati della saga Koei non potrà che fare piacere ritornare in luoghi ormai familiari, ma un giocatore occasionale rischia di trovarsi spiazzato e molto deluso da un titolo che presuppone imprescindibilmente una già acquisita conoscenza di vicende e personaggi.

Voto Recensione di Dynasty Warriors 6 Empires - Recensione


6.5

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