Recensione

Dragon Quest VIII

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a cura di Ryoku

L’ epoca dell’ormai storico Nes (Nintendo Entertainment System) si rivelò essere il periodo che vide la genesi di un nuovo modo di vivere il mondo videoludico, grazie all’introduzione di generi e tipologie di videogiochi che ben si distinguevano dai semplici arcade che caratterizzavano i classici coin-up dei primissimi anni 80. Fu introdotto di conseguenza quello che al giorno d’ oggi riconosciamo come Jrpg (Japanese Role Playing Game), il fantomatico “gioco di ruolo”, il cui esordio presentò capolavori di grande spessore come: Final Fantasy, frutto della Squaresoft, capostipite nel campo, e Dragon Quest, realizzato dai ragazzi della neonata Enix. Quest’ultimo vide la luce nell’ ormai lontano 1986, grazie alle menti dei seguenti tre grandi artisti: il fumettista Akira Toriyama, lo sceneggiatore Yuji Horii e il compositore Koichi Sugiyama. Purtroppo però la nuova casa produttrice, che poteva vantare di nomi così eclatanti, risentì di problematiche di tipo finanziario che portò successivamente al blocco dell’ ambizioso progetto, che con passione doveva essere ampliato attraverso una vera e propria saga. Dopo 17 anni, sarà il legame con Squaresoft da parte di Enix a ridar vita al titolo che sembrava ormai perso nei meandri del tempo, ritrovandoci, per nostra fortuna, un ennesimo capolavoro il cui nome è quello di ” Dragon Quest VIII “.

Akira Toriyama foreverNon conoscere un artista come Akira Toriyama al giorno d’oggi equivale ad una bestemmia, dato che il maestro qui presente è stato l’artefice di famosissimi e gettonati anime giapponesi che tutt’ora vengono a popolare le nostre reti televisive, come i più blasonati Dragon Ball e Dottor Slump & Arale. La matita del papà di Goku e dei suoi amici andrà a disegnare i personaggi dell’avventura qui presente, i cui volti presenteranno evidenti rassomiglianze rispetto agli eroi a cui ci aveva ormai da tempo abituati. Se prendiamo in esame il protagonista ad esempio, è possibile trovare analogie con Gohan, il figlio di Goku.

La tramaUno scettro magico e leggendario avvolto da una potente forza oscura viene coinvolto dal furto di un mago malvagio di nome Dhoulmagus, che rese vittime di un maleficio i residenti di un castello, che per mille anni aveva custodito il bastone oscuro. Il re della fortezza ad esempio, assimilò le sembianze di una tartaruga, la principessa quelle di un cavallo, mentre il resto dei sudditi, ormai altro non erano che piante di rovi o statue. Unico sopravvissuto al sortilegio fu il protagonista dell’ avventura, a cui tocca l’ inevitabile sorte di ripristinare la pace e la bontà del mondo durante la ricerca del sinistro mago. L’inizio del gioco si ambienta subito dopo il misfatto avvenuto, anche se l’accaduto ci viene fatto presente solo durante la continuazione dell’avventura, grazie soprattutto ai continui flashback che andranno a tormentare l’eroe in questione. L’Eroe (non ha un nome specifico ma saremo noi a darglielo) non sarà il solo a lottare per il restauro della giustizia, successivamente infatti, farà la conoscenza di vari alleati che saranno in grado di aiutarlo nel suo intento. I primi che andremo ad incontrare sono i seguenti: Yangus, un rozzo brigante che si schiererà dalla nostra parte subito dopo avergli salvato la vita; Torode, un simpatico mostriciattolo verde,ì; la seducente Jessica, nobildonna il cui intento è quello di vendicare la morte del fratello, ed Angelo, una abile spadaccino (che se non fosse per il codino sarebbe uguale e spiccicato a Trunks, uno dei super Sayan di Dragon Ball)

Le caratteristiche dei chraractersOgni membro del nostro party potrà vantare specifiche qualità. Yangus è il tipico guerriero rozzo ma potente, in grado di sfruttare la propria forza bruta per sollevare massi o intimidire anche il nemico più ostico. Jessica, in quanto maga, si presenta potente fin quando riesce a realizzare numerose magie elementali, dimostrandosi però poco resistente negli attacchi fisici. Infine Angelo, un agile spadaccino, in grado di risolvere le situazioni più complesse, soprattutto se in gran numero vengono a presentarsi gli innumerevoli mostri. Rivolgendo un rapido sguardo sul design dei nemici, ne noteremo di specie alquanto bizzarre, come i simpaticissimi slime gommosi a forma di goccie gelatinose, gli ibridi di rospi e pipistrelli o gli impotenti uomini-torre, dall’aspetto buffo e tutt’altro che paurosi.

L’ arte dell’ esplorazionePer la prima volta Dragon Quest ci viene presentato con una veste grafica interamente tridimensionale, che i Level 5 (per chi non lo sapesse sono i produttori di Dark Cloud e del suo seguito) hanno saputo abilmente rivestire con la tecnica del cel-shading, dando massima espressione sia ai personaggi che alle maestose ambientazioni. Ponendo sotto esame proprio quest’ultime, ci ritroviamo di fronte ad un mondo mastodontico, vastissimo, elevando al cubo il concetto di esplorazione. Le lande che andremo a percorrere col nostro party sono ricostruite con una cura maniacale nel dettaglio, elevando con un tripudio di colori i diversi particolari, che potremo osservare grazie alla visuale in prima persona, aggiunta alla tipica third person, presente con lo scopo di farci rivivere sulla propria pelle l’ esperienza ludica che in quel momento ci ritroviamo a vivere. I paesaggi che ci ritroveremo a visitare nel corso della nostra avventura consisteranno in vaste praterie, in altissime catene montuose innevate, in aree che si andranno ad estendere dai torridi deserti alle profondità terrestre, fino a giungere presso domini celesti circondati da nuvole ovattose. Non mancheranno i classici villaggi dove potremo rifornirci di viveri ed armi o salvare i progressi compiuti dopo aver fatto riposare gli esausti coraggiosi all’interno di un albergo. Come ogni gioco di ruolo che si rispetti, saranno presenti enormi dungeon, progettati con lo scopo di rendere il più piacevole possibile la permanenza vissuta nel loro interno senza innervosire il giocatore, tramite enormi labirinti che si rivelano essere tutt’ altro che dispersivi. Quando ci ritroviamo a bazzicare nella world map, onde evitare le battaglie casuali, potremo fare affidamento su animali, quali tigri o volatili, che ci accompagneranno da una location all’ altra con una certa rapidità.

Le battaglie e l’ I.A. dei nemiciLa frequenza delle battaglie non è mai frustrante, l’ intelligenza artificiale implementata nei nemici è notevole, quest’ultimi reagiranno con precisione ai nostri attacchi, mettendoci in difficoltà, chiamando in aiuto ulteriori mostri o facendo bella mostra delle loro abilità. In evidenza viene posta l’ opzione “Psyche Up” con cui un personaggio potrà caricare un attacco e restare successivamente inattivo per un turno, in maniera tale da accumulare energia sufficiente da sferrare per un’ attacco devastante. Caricare colpi così micidiali presenta però un limite, infatti più di quattro volte non sarà possibile attuarli, seppur al quarto livello il nostro colpo sarà dieci volte più potente di quello normale. La difficoltà di ogni scontro è ben bilanciato, nè troppo semplice e neppure tanto difficile, una misura intermedia che ci da quel tanto che basta per realizzare una determinata strategia da combattimento. Dopo ogni battaglia, come è consueto, otterremo dei punti esperienza, sfruttabili per incrementare determinati parametri inerenti all’ uso delle nostre armi, o al rafforzamento di una precisa qualità che distingue i vari baldi giovani. Per farvi degli esempi, Yangus svilupperà la capacità di rilevare tesori nascosti, mentre Jessica saprà tenere a bada orde di nemici grazie alle sue tecniche di seduzione.

Il comparto audio e la longevitàIl fulcro del plauso che i compositori giustamente meritano, è dovuto alla splendida colonna sonora che ci accomopagnerà ripetutamente durante il nostro lungo pellegrinaggio, per non parlare dei pezzi arrangiati del primissimo Dragon Quest che sapranno elevare qualunque atto di gioco, soprattutto nei momenti dove viene richiesta una determinata enfasi. Per quanto riguarda la longevità, 60 ore saranno sufficienti per terminare la storia principale e qualche quest secondaria, un risultato anche in questo caso del tutto appagante, senza contare che per completarlo al 100% si potrà quasi sfiorare le 100 ore.

– Vi sembrerà di vivere all’ interno di un cartone di Akira Toriyama

– Tecnicamente superbo

– Colonna sonora riuscita ed ispirata

– Longevità alle stelle

– Crea dipendenza

– Aiutatemi a trovarli i difetti

9.2

Dragon Quest VIII, in attesa del capostipite Final Fantasy XII, si presenta a mio avviso come l’evoluzione del Gdr, reputandolo senza problemi il miglior titolo dell’anno per quanto riguarda il genere a cui appartiene. La giocabilità stellare ci permetterà di riscontrare incontri casuali tutt’altro che ostici ma perfino piacevoli e appaganti da affrontare, la grafica ci farà rivivere nel suo interno interno il più classico degli anime firmato dal maestro Akira Toriyama, mentre l’audio saprà farci sognare ed innamorare ulteriormente di un titolo che sembra essere immune da qualunque imperfezione. Un videogioco che giustifica quindi i grossi risultati ottenuti in fatto di vendite e che va di conseguenza preso ad occhi chiusi. Un capolavoro consigliato non soltanto ai soli appassionati della categoria ma a qualunque videogiocatore che si rispetti. In definitiva, non accaparrarsi un titolo simile equiverrebbe ad un furto. Assicuratevene quindi una copia e potrete goderne la spesa in tutto e per tutto.

Voto Recensione di Dragon Quest VIII - Recensione


9.2

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