Dragon Quest Heroes II
a cura di Gottlieb
Abbiamo già raccontato, poco più di un mese fa, di come il musou non sia un genere che abbia conquistato mai l’Occidente. Recentemente i tentativi sono stati diversi, provenienti proprio da Omega Force, che con Berserk ha provato a conquistare una platea di videogiocatori che si lasciasse condizionare da un brand notissimo e mettendo così da parte l’antipatia per il genere. Già nel 2015, però, la software house di Ashikaga, aveva provato una commistione tra musou e GDR che portava il nome di Dragon Quest Heroes: il risultato fu indubbiamente piacevole e una scoperta meritevole di attenzione, con pregi e difetti che potevano e dovevano essere limati. Due anni dopo arriva un sequel di quel titolo, con l’importante novità dell’open world, per restare al passo con i tempi, ma con tanti dubbi ancora da risolvere, per un titolo che sembra non aver voluto colmare le lacune che aveva offerto un biennio prima.
Sconfiggere il male. Come sempreLe vicende raccontate in Dragon Quest Heroes 2 non brillano per novità o per inventiva: la canonica e ripetitiva lotta tra le forze del bene e del male passa dalle mani di due giovani ragazzi, Lasaar e Theresa, cugini legati da un forte legame affettivo ma anche dalla passione per la spada. Se inizialmente i due si ritroveranno semplicemente a respingere le forze del male dalla propria città, l’incontro con Kisar, principe del regno di Kala, permetterà loro di fare luce su un’antica profezia, che annuncia l’arrivo di una terribile guerra che metterà in ginocchio i sette regni che compongono l’universo di Dragon Quest Heroes 2. L’unica soluzione è confrontarsi con tutti i regnanti dei regni e venire a capo di questa profezia, portandola sì a compimento, ma risolvendo quello che rischia di essere il più sanguinolento degli eventi narrati.Come vi dicevamo, la trama messaci dinanzi agli occhi non si esalta per originalità e in aggiunta è inficiata da uno stile narrativo molto lento e prolisso, oltre che verboso: molti dei dialoghi tra i vari personaggi sono completamente inutili, così come lo sviluppo di tutto il sottotesto dei protagonisti è ridondante. L’intera vicenda scorre verso la fine, in tutte le sue circa quaranta ore di main quest, senza mai tenerci col fiato in sospeso, senza donarci mai dei plot twist che possano meritare di rendere memorabile la storia di Lasaar e Theresa: persino il colpo di scena finale, che nello schema di ogni sceneggiatura si attende e si presuppone vi sarà, è proposto in maniera talmente lenta che non offre alcun tipo di sussulto. È indubbio, in ogni caso, che un titolo del genere, che nasce con l’intenzione di creare un connubio tra il musou e l’hack’n’slash non deve distinguersi per le proprie qualità narrative, ma avremmo preferito poter avere qualcosa di piacevole da leggere. A peggiorare ancora di più la resa totale è la localizzazione non del tutto felice resa in italiano: se nel primo capitolo era possibile ospitare nel party un personaggio che parlava esclusivamente in bergamasco, stavolta tocca al toscano, oltre ad altri combattenti dalle inflessioni molto forti. Localizzazioni che non vengono giustificate e che sono proposte in maniera abbastanza ridicola, così come la scelta di cambiare i nomi ai personaggi dall’audio al testo, creando una dicotomia tra ciò che ascoltiamo e ciò che leggiamo. Dettagli che nella resa complessiva non fanno altro che abbassare la qualità di una trama davvero poco ispirata.
Sa soltanto quello che non èMessa da parte la componente narrativa arriviamo a quello che è il cuore del gameplay. Specifichiamo subito che non ci sono molti elementi GDR dalla nostra, pertanto gran parte di quella commutazione che ci aspettavamo in Dragon Quest Heroes 2 non avviene come si poteva ipotizzare: d’altronde dal primo capitolo l’unica grande novità è rappresentata dall’open world. Non vi sono più missioni da accettare e da portare a termine in un lungo binario, bensì un mondo completamente aperto, visitabile grazie al teletrasporto di checkpoint in checkpoint, che può essere esplorato in lungo e in largo. Tale apertura cambia drasticamente il modo di approcciare Dragon Quest Heroes 2, soprattutto in tutte le battaglie che ci troveremo a vivere nelle nostre lunghe esplorazioni dell’universo a disposizione, perfezionando anche quello che è il grinding e rendendo molto dinamico il combat system. Questo perché, come dovete necessariamente tenere a mente, il prodotto in questione parte da una base musou, pertanto a schermo ospita tantissimi nemici che vanno sconfitti e sbaragliati con l’utilizzo possente delle vostre armi, pronte a effettuare più colpi ad area che dirette a un solo nemico. Questa filosofia di base, però, va in contrasto con quelle che sono le caratteristiche vostre e dei vostri avversari: perché se è vero che il musou vi mette a disposizione diverse creature da sconfiggere, è consequenziale la scarsa coriaceità degli stessi, molto più propensi a morire in maniera copiosa. Immaginatevi quindi di ritrovarvi in una battaglia in una vasta pianura piena zeppa di avversari a contrastarli con un piccolo drappello di quattro componenti del vostro party, senza alcun oggetto rigenerativo e appena quattro erbe da resurrezione: una missione che sembra a dir poco sbilanciata e di per sé quasi suicida, ma ancor più un aspetto che vi complicherà non poco la vita, soprattutto in quelle battaglie lunghe e faticose, che vi porteranno allo stremo di forze sul finale. Altresì c’è da sottolineare una non sempre agevole gestione di quelle missioni durante le quali dovremo difendere un bersaglio preso di mira dai nostri nemici: è qui che l’IA dei nostri alleati, così come degli NPC scesi in battaglia, purtroppo si dimostra abbondantemente fallace, non riuscendo in alcun modo a darci man forte e costringendoci a prendere sempre in mano la situazione, anche in campi di battaglia vasti e difficili da coprire in pochi secondi di spostamento. Da tener conto, infatti, è che ad armi sguainate non sarà possibile nemmeno correre in battaglia, pertanto dovremo accontentarci di muoverci un po’ più veloci rispetto a una normale passeggiata, impossibilitati quindi a recuperare la posizione persa poc’anzi. Un’indecisione di fondo delle meccaniche offerte che dimostrano quanto una fusione tra due elementi spinga per lo più a una confusione generale, tra il capire cosa prendere dall’uno e cosa dall’altro.Per quanto tutti questi aspetti risultino a conti fatti molto negativi in un titolo che per quaranta ore vi chiederà, per lo più, di portare a termine le stesse missioni e con le stesse meccaniche, che rappresentano l’eliminazione di tutte le minacce presenti a schermo, Dragon Quest Heroes 2 resta un titolo che si lascia giocare senza troppe pretese e che comunque vi spingerà, nel prosieguo, a dargli ancora altro del vostro tempo. Come dicevamo, il gameplay è molto dinamico, al netto delle problematiche evidenziate poc’anzi, e quando ci ritroveremo a esplorare l’open world riusciremo sempre a farci convincere dall’ennesimo scontro, proprio per l’immediatezza che risiede nell’estrarre la spada e ingaggiare un combattimento. Con il nostro set di abilità speciali, che varieranno a seconda dei combattenti schierati e dell’eroe selezionato, e anche con i pluriattacchi, che ci permetteranno di creare delle combo tra i vari membri del party in battaglia, la resa finale del combattimento diventa anche piacevole da guardare e da vivere, fino a condurvi a una strategia di sopravvivenza che si basa su diversi aspetti. Primo tra tutti la composizione stessa del party che scende in campo, perché se quattro sono i combattenti che potrete comandare, avrete a disposizione quasi venti eroi, per lo più prestati dagli altri capitoli di Dragon Quest: ci sarà chi, come Angelo, colpirà dalla distanza, chi invece vestirà i panni del mago, chi ancora del sacerdote, ma allo stesso tempo Lasaar e Theresa potranno cambiare vocazione, ossia classe, e scegliere di imbracciare un’arma diversa ed essere qualcos’altro rispetto al guerriero di base. Una personalizzazione completa del party, che passa anche dalla gestione delle abilità e dello sviluppo di alcuni parametri. A supportarci, poi, come altro elemento fondamentale della nostra strategia è la barra dell’Alta Tensione, che aumenterà a ogni colpo inflitto ai nostri nemici: quando sarà possibile attivarla, così come avviene nella maggior parte dei titoli con questa feature (come per esempio in Nioh, per fare un paragone molto recente), ci ritroveremo a essere immuni a qualsiasi tipo di attacco e capaci di sferrare colpi molto più forti del normale, concludendo con un colpo di grazia finale che, a seconda del personaggio utilizzato, vi darà un grande vantaggio sull’avversario. Vantaggio che, in ogni caso, può concretizzarsi anche abbassando la difesa del mal capitato o aumentando il vostro attacco, fino addirittura alla possibilità di congelare il nemico: l’aspetto che più di tutto ci ha fatto storcere il naso, però, è la totale assenza di debolezze elementali, là dove persino nelle lande ghiacciate con nemici abituati al freddo abbiamo avuto la possibilità di congelare e infliggere danni freddi a chi ci si parava innanzi. Una incongruenza elementale che non fa mai bene a un titolo che prova a scimmiottare i GDR. Accanto a tale aspetto non siamo riusciti a spiegarci la legnosità dei comandi, una caratteristica che per un hack’n’slash è completamente idiosincratica: l’impossibilità, inoltre, di poter mirare per il colpo di grazia è uno degli aspetti che più di tutti vanifica la creazione di una strategia, magari contro un boss, perché dopo aver passato qualche minuto ad accumulare l’Alta Tensione ed essersi assicurati di poter sferrare un colpo decisivo, il finale peggiore è quello di lanciare un colpo di grazia che finisce da tutt’altra parte rispetto alla posizione del bersaglio.
Evoca il tuo mostroDragon Quest Heroes 2, dicevamo, ci ha tenuti impegnati per circa quaranta ore per la main quest, più qualche ora dedicata a quello che avviene dopo aver terminato la nostra avventura: oltre a poter lanciare un new game plus, che vi permetterà di affrontare nuovamente dall’inizio le vicende di Lasaar e Theresa tenendo tutto ciò che avete ottenuto, potrete continuare a vivere la vostra esperienza sbloccando alcune missioni secondarie che potrete portare a termine soltanto dopo la caduta delle forze del male. Tali side-quest, che saranno poco meno di quaranta, sono tutte di immediato completamento, comprese quelle che vi permetteranno di potenziare le cure e il portamedaglie per i mostri: nel secondo capitolo di Dragon Quest Heroes, infatti, sarà possibile reclutare i mostri sconfitti sul terreno di gioco e farli combattere al vostro fianco, approfittando delle loro competenze e abilità. I mostri si dividono in tre categorie, che vanno dal supporto in battaglia, all’intervento estemporaneo – come per esempio un’esplosione dall’alto – e la sostituzione al vostro eroe, come può accadere con un Golem o con un altro servitore di grandi dimensioni, che potrete quindi comandare e gestire a vostro piacimento. La durata dell’evocazione sarà legata a una barra temporale, che diminuirà non solo con lo scorrere del tempo, ma anche con i colpi subiti in battaglia: ricollegandoci all’aspetto della IA c’è da dire che il maggior supporto arriva proprio dai mostri che si sostituiranno a voi sul terreno, mentre tutti gli altri saranno molto più utili nelle loro funzioni di esca che di reale apporto tra le schiere. Tutte le missioni secondarie vi porteranno a scovare anche gli anfratti più nascosti dell’universo di Dragon Quest Heroes 2, ma vi spingeranno anche a notare la ripetitività del level design e delle mappe offerte, perché l’intero mondo ripropone due volte le stesse location piuttosto che fornirvi più scenari a vostra disposizione, così come tutti i dungeon preposti, così come nel primo capitolo, hanno delle piante molto regolari che non si esaltano per inventiva o per diversità tra di loro. Allo stesso modo la ripetitività si ritrova, purtroppo, anche nella main quest, là dove sarete costretti, come d’altronde avevamo già anticipato, a ripetere tantissime volte le medesime battaglie per raggiungere obiettivi che sarebbero potuti essere più snelli e di più facile risoluzione: la sensazione è che pur di allungare la durata del titolo si sia scelta la strada meno sensata. L’aspetto su cui, però, difficilmente si può sindacare è sicuramente la resa grafica: se del comparto audio segnaliamo un doppiaggio in inglese abbastanza fastidioso per la sua impostazione molto teatrale e quasi da piece shakesperiana, per fortuna controbattuto da una piacevole colonna sonora di accompagnamento, dal punto di vista tecnico Dragon Quest non soffre. Mai un rallentamento e mai una fatica a mantenere a schermo grandissime schiere di nemici, il che ci ha aiutato a godere a pieno del combattimento intenso e dinamico: se quindi il level design è molto basico e tutti gli scenari sono abbondantemente spogli, con poche caratterizzazioni e pochi elementi, lo capiamo benissimo, perché gestire una così ingente quantità di avversari pronti a essere colpiti e rimbalzati all’indietro dinanzi ai nostri colpi è un lavoro già di per sé intenso. Sulla direzione artistica, poi, si potrebbe parlare all’infinito per domandarci se, effettivamente, nel 2017 i nostri occhi siano ancora pronti all’ennesima iterazione del mondo di Akira Toriyama, oramai talmente trito e ritrito che di vestire i panni dell’ennesima declinazione di Goku potremmo essere quasi stanchi.
– Una buona commistione di generi
– L’open world dà più aria
– Battle system dinamico…
– Meccaniche troppo indecise
– Incredibilmente ridondante e ripetitivo
– … ma con comandi legnosi
7.5
Dragon Quest Heroes 2 è un’avventura dalla durata di cinquanta ore che si impegna nel perpetrare quella stessa missione che già il suo predecessore aveva insita nel cuore, ossia fornire un musou diverso a chi non riesce a digerire il genere. Purtroppo c’è tanta indecisione nelle meccaniche, soprattutto là dove l’immensa quantità di nemici che è propria del musou non può essere contrastata con una gestione del combat system molto più GDR: allo stesso modo la legnosità di alcuni aspetti focali rende a volte l’esperienza molto fastidiosa. Nel complesso, però, il prodotto si lascia giocare e diverte: non lascerà nessun grande ricordo dal punto di vista della trama né dei personaggi, per la maggior parte già noti, ma grindare e combattere sarà così facile e immediato che quasi non potrete farne a meno.