Recensione

Dragon Ball Z: L'Attacco dei Saiyan

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Quella di Dragon Ball è una delle serie a fumetti più famose di tutti i tempi, che ha fatto impazzire generazioni di lettori e generato serie animate, lungometraggi, gadget e quant’altro per soddisfare la loro sete insaziabile.Purtroppo anche a Dragon Ball, come a molte altre serie di grido, è toccata una sorte quantomeno alterna, fatta di trasposizioni videoludiche non sempre all’altezza, che spesso hanno lasciato gli appassionati con l’amaro in bocca.I generi tentati sono stati diversi, dal picchiaduro al gioco di ruolo, ma solo in poche occasioni i giochi dedicati riuscivano a trasmettere il feeling, l’umorismo e la tensione degli scontri raccontati nei manga disegnati dal grande Akira Toriyama.Ci siamo quindi accostati con un po’ di diffidenza a questo Dragon Ball Z: L’Attacco dei Saiyan, per evitare le cocenti delusioni sofferte in passato, ma in fin dei conti è andata meglio di quanto pensassimo.

La nemesi di DioTerzo titolo della serie a sbarcare su Nintendo DS, L’Attacco dei Saiyan parte sull’amena isoletta di Kame, dove il maestro Muten sta impartendo un severo allenamento ai tre eroi resuscitati da Goku dopo essere caduti in battaglia contro Piccolo, ovvero Krilin, Yamcha e TenShinHan, che i fan del fumetto sapranno essere non proprio il non plus ultra della potenza combattiva.Dopo la figuraccia e la sconfitta in duello, infatti, i tre si stanno impegnando a fondo per recuperare il distacco dal livello di combattimento raggiunto da Goku e la prima missione del gioco, chiaramente introduttiva, ci metterà a disposizione un party composto da questi personaggi, nell’intento di recuperare una sfera di cristallo per conto del maestro.Per vedere qualche volto più gradito (leggasi Goku e Piccolo Jr.) bisognerà attendere una buona oretta di gioco, ma l’attesa sarà ben ripagata, se è vero che, a partire dallo scontro all’ultimo sangue tra i due (cui prenderemo parte nei panni del Saiyan), entrambi saranno selezionabili come personaggi giocanti, in aggiunta ai tre di prima.La trama si colloca quindi su per giù all’inizio della serie Z, quando Goku non ha ancora raggiunto i livelli più alti di trasformazione Saiyan e Gohan (che presto controlleremo) non né che un bambino dalla forza superiore.I fan della serie apprezzeranno i dialoghi in linea con quelli del manga e la più che buona traduzione in italiano, per chi, invece, si accostasse per la prima volta al mondo disegnato da Toriyama, la trama potrebbe sembrare a tratti scontata e infantile.

All’insegna del revivalSe non stessimo stringendo tra le mani il nostro Nintendo DSi nuovo di pacca, sarebbe facile pensare che ci sia stato uno strappo nel continuum spazio-temporale e che siamo tornati all’inizio del nuovo millennio, quando l’indimenticato Game Boy Advance riempiva i nostri pomeriggi, liberi da impegni di lavoro.Del comparto tecnico ci occuperemo più avanti, ma il discorso vale anche e soprattutto per le dinamiche di gioco: L’attacco dei Saiyan si presenta come uno dei titoli più classici che abbiamo mai giocato sulla piattaforma portatile di Nintendo e se sbaglia poco, lo deve in larga parte al fatto che non osa mai, guardandosi bene dal proporre qualcosa anche solo di vagamente innovativo e ignorando completamente le potenzialità della console ospite, dal touch screen al microfono, passando per la fotocamera integrata. Ma andiamo con ordine: la mappatura dei comandi è abusata, ma in questo caso la cosa risulta un pregio, perché certi movimenti vengono spontanei e il controllo dei personaggi via croce direzionale soddisfa le esigenze di precisione e immediatezza.Il gioco propone uno schema visto decine, se non centinaia di volte, soprattutto su Nintendo DS dove i giochi di ruolo hanno sempre trovato terreno fertile: il party è composto da tre personaggi intercambiabili in qualsiasi momento con i “panchinari”, e la lista dei comandi mette a disposizione le solite opzioni di attacco, difesa, oggetti e mosse speciali, con la sola aggiunta, comunque disponibile non prima di esserci lasciati alle spalle un buon numero di ore di gioco, delle mosse cooperative che, unendo l’abilità di due o più membri del party, scateneranno sul nemico una notevole potenza di fuoco.Non c’è traccia di active time battle, introdotto ormai dodici anni fa dall’inimitabile Final Fantasy VII, non ci sono caratteristiche particolari che rendano il gioco unico nel suo genere, anche se, è giusto dirlo, non ci sono nemmeno particolari magagne a inficiare l’esperienza di gioco. Per la maggior parte del tempo muoveremo il nostro personaggio, inquadrato con una visuale isometrica, su fondali scarsamente interattivi, con un gusto spiccatamente retrò.Per quanto il loro ritmo non sia poi tambureggiante, sono presenti gli ormai sorpassati incontri casuali che, impedendo al giocatore di evitare il nemico in arrivo, spezzettano l’azione oltremodo: ci sarà un motivo se, pur con modalità e tipologie diverse da caso a caso, questa opzione sia stata lasciata da parte dalle ultime generazioni di giochi di ruolo multipiattaforma?I pregi sono quelli di una scarpa comoda, del nostro maglione preferito, magari vecchio ma sempre confortevole: l’alternanza di dungeon e villaggi è rassicurante e scandisce il ritmo dell’avventura per tutta la sua durata, il sistema di combattimento non dispiacerà soprattutto ai fan, che godranno nel ritrovare alcune tra le mosse tipiche di ogni personaggio e qualche volto noto anche tra i nemici (su tutti il mitico Vegeta), oltre ad un livello di difficoltà degli scontri decisamente impegnativo anche se mai frustrante, lontano anni luce dagli standard proposti dalle ultime uscite (e questo è decisamente un bene).Dispiace, come accennavamo, costatare come i ragazzi di Monolith Software (che si sono occupati dello sviluppo per conto di Namco Bandai) abbiano del tutto ignorato il touch screen, relegato al ruolo di mera comparsa e assolutamente tagliato fuori dal vivo dell’azione, dove basterà la pulsantiera di Nintendo DS per svolgere più che egregiamente quanto richiesto dal gioco.Nessuna traccia di minigiochi o di altre attività svolte via schermo tattile, come se il gioco non fosse nemmeno un’esclusiva per la console della grande N.

GBA a due schermiTecnicamente, per quanto si possano apprezzare le discrete animazioni e i disegni sempre di livello di Toriyama, il gioco non riesce a raggiungere la sufficienza: se girasse su un GBA, meriterebbe un gran voto, per la nitidezza e la vivacità dei colori, ma dopo le ottime performance di Nintendo DS con altri titoli affini (si pensi ai due remake di Final Fantasy sviluppati da Matrix), si fa francamente fatica ad accettare un aspetto grafico così poco accattivante.Nessun picco nemmeno in quanto a colonna sonora, compressa con la stessa qualità (gracchiante, invero) della precedente console portatile della grande N, che non permette di apprezzare i motivetti originali della serie di cui le sequenze di gioco sono infarcite.Che nessuno degli acquirenti di Nintendo DS lo abbia scelto per la potenza di calcolo e le capacità grafiche è un dato di fatto, ma lo è altrettanto dire che, nonostante le limitazioni tecniche, si sarebbe potuto fare molto meglio su entrambi i versanti, tanto grafico quanto sonoro.Detto del livello di difficoltà impegnativo, la longevità si attesta su livelli sufficienti, sicuramente nella media se si pensa al genere di appartenenza, pur non potendo contare su nessun tipo di esperienza multigiocatore, visto che il titolo è giocabile solo nella modalità a un giocatore.I fan troveranno pane per i loro denti, gli altri continuino pure a godersi uno dei Final Fantasy usciti per Nintendo DS.

– Gran parte del cast di Dragon Ball presente

– Controlli sufficientemente precisi

– Ben tradotto in italiano

– Sembra un gioco per GBA

– Suona come un gioco per GBA

– Nessuna innovazione

– Touch screen, fotocamera, microfono del tutto ignorati

6.8

Non riusciamo a smettere di chiederci cosa verrebbe fuori se a godere di una licenza così roboante fosse stato un team di sviluppo che, anziché accontentarsi del minimo sindacale e dell’amore dei fan, avesse osato di più, in termini di innovazione, dettaglio grafico, colonna sonora.

Non che Dragon Ball Z L’attacco dei Saiyan sia un brutto gioco, questo no, anzi, rifacendoci al cappello introduttivo, è uno degli esperimenti meglio riusciti tra quelli dedicati al manga di Toriyama, ma semplicemente manca di quegli ingredienti che ne avrebbero fatto un must buy anche per tutti gli altri possessori della piccola console Nintendo.

Dategli una possibilità se amate alla follia il classico (o dovremmo dire il retrogaming?) o se non vivete senza Dragon Ball, altrimenti crediamo sopravvivrete anche senza averci giocato.

Voto Recensione di Dragon Ball Z: L'Attacco dei Saiyan - Recensione


6.8

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