C’è qualcosa di incredibilmente spaventoso in Dracula 5: Il Retaggio del Sangue, ma non è né l’ambientazione, né il sanguinario conte della Transilvania. Di pauroso, c’è la leggerezza con cui un gioco intero è stato tagliato a metà e distribuito in due parti diverse, perché Dracula 4: L’ombra del Drago e questo ultimo capitolo, fanno in verità parte di un unico corpo martoriato ed esangue. Se presi singolarmente, dunque, hanno poco diritto di esistere, per il semplice fatto che il senso di incompletezza che aleggia sulla produzione è qualcosa che nessuno potrà mai togliervi da sotto il naso, nemmeno se siete attratti dal magnetismo del conte al punto da perdere completamente contatto con la realtà.
Canini spuntati
L’ombra del Drago si concludeva col tipico momento “cliffhanger”, che lasciava chiaramente intendere un prosieguo che si sarebbe sviluppato poco dopo con l’uscita de Il Retaggio del Sangue. Chi non ha avuto modo di seguire le vicende del precedente capitolo, tuttavia, in questo seguito avrà modo di visionare un filmato riassuntivo abbastanza sbrigativo, che fa comprendere quantomeno i motivi per cui vi troverete nei panni di Ellen Cross, una restauratrice entrata in contatto con uno strano dipinto raffigurante il volto di Dracula. Sebbene il riassunto risulti essere indispensabile per comprendere le dinamiche di gioco, cominciare dalla seconda metà fa perdere inevitabilmente tutta una serie di riferimenti narrativi andati perduti nel tempo, come se l’intera trama fosse stata asciugata all’osso e privata del suo respiro, che rimane in ogni caso poco ampio. In verità, anche unendo i due giochi, viene fuori una storia appena sufficiente, con parecchi momenti poco avvincenti (se non addirittura trascurabili); tutto questo, senza contare il fatto che l’atmosfera dei primissimi episodi sembra sia andata perduta per sempre in favore di una realizzazione che in alcuni tratti dimostra tutta la sua inadeguatezza. Dracula 5 è arretrato anche tecnicamente, e questo, per un titolo che si configura come un’avventura grafica vecchio stile, è un difetto piuttosto grave. Considerando poi la grande staticità degli scenari e la loro sostanziale mancanza di alterazioni dovuta all’assenza di elementi esterni, stupisce in negativo la sua resa estetica, spesso anonima e ricca di zone che definire disadorne è quasi un complimento. Chiaramente non tutti gli scenari sono così poco ispirati, e qualcosa di salvabile dal punto di vista artistico c’è, peccato solo che la bilancia tenda pericolosamente a sfavore di quest’ultime, facendo crollare ogni buona intenzione e ogni flebile speranza da parte del giocatore, che ha già ben pochi stimoli per proseguire lungo l’avventura. Forse la prima ora riesce a trainare un po’ l’utente lungo l’avventura, perché si riesce a notare un buon equilibrio tra fasi esplorative ed enigmi, che si limitano inizialmente solo a qualche utilizzo degli oggetti dell’inventario. Avanzando, però, il numero di enigmi cresce a dismisura, fino quasi a diventare esagerato e poco giustificabile. Il loro modello stilistico si allinea alla serie di Myst, ma la loro presenza è invadente e spesso fuori luogo, soprattutto quando vi renderete conto che per entrare nella dimora del conte dovrete calarvi nei panni di un convinto risolutore di rompicapi, peraltro abbastanza fini a se stessi.
Aiuto, sono malata
L’unico spunto potenzialmente degno di nota, è rappresentato dalla malattia cronica che affligge la protagonista: Ellen, infatti, ha bisogno di assumere con una certa frequenza una medicina andata ormai fuori produzione, pertanto si ritroverà costretta a dipendere dal farmaco per tenere sotto controllo le complicazioni dovute al suo stato di salute. O perlomeno, questa era l’intenzione degli sviluppatori, ma la realtà è ben diversa da quanto potrebbe apparire, perché la meccanica della cura è veramente mal implementata. Qualora non riusciate a mantenere la barra della salute oltre un certo livello, non arriverete a una fine del gioco, ma solo a una penalità del punteggio e a un reset della stessa. Niente di troppo problematico, in fin dei conti, e questo è un gran peccato, perché a ben vedere, questa soluzione avrebbe potuto tenere maggiormente sulle spine i giocatori fino a generare un buon livello d’ansia. Ansia che manca totalmente quando girovagherete lungo gli scenari, sia per via della loro realizzazione, sia a causa del sistema di avanzamento saldamente ancorato a un passato ormai superato. Dovete infatti considerare che la visualizzazione delle schermate e la progressione non avvengono liberamente; sarete costretti a cliccare da una parte per vedere l’angolazione successiva, e il massimo della manovrabilità è rappresentato dal potersi guardare attorno rimanendo sul posto. Molto male. Questo sistema, oltre a non funzionare, mette in luce tutte le magagne del gioco. Giusto per fare un esempio, vi capiterà di parlare con un personaggio, ascoltare tutto ciò che avrà da dire, fare un passo indietro, ritornare nel punto in cui è avvenuto il dialogo e… puf, il personaggio non c’è più. Sparito. Volatilizzato. Peccato che nessuno di questi sia Dracula e che non siano dotati di poteri sovrannaturali, anche se a dire il vero la loro impalpabilità e il loro spessore pressoché nullo farebbero quasi pensare a delle figure evanescenti che ben si adattano al contesto di gioco. Contesto decadente nella sostanza, più che nella forma, perché Dracula 5: Il retaggio di Sangue è un mezzo disastro, un titolo che non riesce nemmeno a chiudere come si deve la saga (difficile vedere un sesto capitolo, vista la brutta piega qualitativa). La narrazione, in alcuni frangenti, appare anche sfilacciata e poco coesa, con un’assenza di bivi parecchio strana, vista la scelta di decidere come portare a termine il gioco. Avrete come la sensazione di non aver davvero contribuito ad arrivare a quell’epilogo, perché nell’arco della breve esperienza non avrete fatto nulla per cambiare delle sorti già scritte a monte. E se poi avete anche voglia di vedere l’altro finale, vi basterà semplicemente caricare l’ultimo salvataggio e fare la scelta opposta. Anche perché – diciamocelo francamente – la voglia di rifare tutto da capo quando non si hanno stimoli e quando saprete già tutto di una storia che viaggia su binari perfettamente dritti, è semplicemente nulla. Qualcosa di buono, Dracula 5 la fa: conclude un discorso cominciato con un deludente quarto capitolo e chiude il Conte nella sua bara con un ultimo, saldissimo chiodo. Preso singolarmente, Il Retaggio di Sangue è un gioco inequivocabilmente incompleto, e tanto basta per fargli avere una valutazione ben al di sotto della sufficienza.
HARDWARE
Requisiti Minimi
– Windows XP/Vista/7/8– Processore : 2 Ghz– Memoria RAM : 1 GB– Scheda video : 1 GB DirectX 9 compatible– Spazio su HD : 2 GB
– Qualche buon enigma
– Alcune idee sono buone…
-…Ma mal sviluppate
– Breve e poco avvincente
– È la seconda metà di un unico gioco
4.0
Ci sono un paio di personaggi interessanti e qualche enigma intelligente, in Dracula 5. Tuttavia, la natura frammentata e discontinua del titolo crea un danno non indifferente a tutta la produzione, perché tiene lontani tutti coloro che non hanno avuto modo di cimentarsi con il quarto episodio. Si tratta insomma di un unico gioco tagliato in due parti; peccato solo che nessuna di queste due meriti fino in fondo la vostra attenzione.
Voto Recensione di Dracula 5: Il Retaggio di Sangue - Recensione