Da quando il sottobosco indie ha cominciato a diventare qualcosa di universalmente riconosciuto, apprezzato e realmente compreso fino in fondo, in molti hanno cominciato a sperimentare nuovi modi di intendere il videogioco. Questi metodi creativi, lontani anni luce dalla produzione dei titoli ad alto budget che seguono dei dettami imposti dalle logiche commerciali, partono da presupposti completamente differenti e difficilmente rispettano i canoni tradizionali.
Doki-Doki Universe lo fa ancora meno, configurandosi come un titolo difficilmente definibile e che sgattaiola via da ogni forma di classificazione.
Alla ricerca dell’umanità
Già dall’incipit della storia si comprende quanto sui generis sia l’opera prima di HumaNature Studios, quanto astratti siano alcuni significati e quando semplici e al contempo profondi possono rivelarsi alcuni argomenti qui trattati. Il gioco si apre con l’abbandono di QT3, il robot che andremo a controllare lungo l’arco dell’avventura. La sua famiglia (terrestre), a bordo di un razzo, decide di sbarazzarsi con una lacrimuccia di circostanza di quello che è ormai divenuto un blocco di ferraglia inutilizzabile per gli scopi per cui era originariamente stato pensato. Invita il robot a uscire dal siluro lasciandolo col suo palloncino rosso, in totale solitudine, ad attendere il giorno in cui sarebbe stato riaccolto. Ma quel giorno non arriverà, perché il nostro protagonista si trova a sostare sopra un asteroide immoto per più di tre decenni, mentre dall’altra parte della galassia, nel frattempo, veniva ormai dimenticato per sempre a causa della sua inaccettabile perdita di umanità. QT3 attende in religioso silenzio il ritorno della sua famiglia, invano, come un diligente scolaretto fuori dalle elementari che aspetta per tempo immemore dei genitori sin troppo sbadati. E fa pena, QT3, in quell’atollo in mezzo all’universo sconfinato; comunicherebbe anche un senso di solitudine assoluta se non arrivasse un alieno a bordo di una navicella a riprenderlo e a informarlo che è arrivato il momento di sistemare tutto quello che non va, che è giunto il tempo in cui l’umanità va ripristinata, che è ora di andare via e ricominciare. Prima che ciò accada, l’alieno ci tiene a sottolineare al robot e al giocatore stesso che l’umanità non ha niente a che fare con l’essere degli umani, ma che il suo significato risiede nella capacità di saper comprendere gli altri.
In pochi secondi giungiamo dunque sul pianeta natale del protagonista, un luogo che funge da casa base in cui si ritornerà dopo aver effettuato dei viaggi tra un pianeta e l’altro a bordo di un maialino volante, evacuazioni intestinali e altre bizzarrie assortite.
Fai le tue scelte e ti dirò chi sei
Faremo immediatamente la conoscenza di un certo Dr. Therapist, incaricato di condurre alcuni studi sulla nostra personalità. Per far sì che ciò accada, dovremo appunto viaggiare attraverso un particolare universo costellato da piccoli pianeti e punteggiato da asteroidi in cui sostano dei saggi. Fermandoci in prossimità di quest’ultimi ci verranno posti degli interessanti quiz, all’apparenza molto banali e quasi infantili, che si presentano sotto forma di scelte da dover prendere sulla base di circa tre opzioni. Si tratta solitamente di immagini strambe e talvolta strampalate, nel pieno dello stile del gioco, ma che si rivelano poi molto più profonde di quanto non appaiano di primo acchito. Le domande poste possono avere l’effetto di farci fare spallucce per più di una volta, ma riflettendo per un attimo sul divario tra una e l’altra, si comprende come le risposte date vadano a delineare in parte alcuni tratti della personalità del giocatore. Proprio per questo motivo, quando troveremo il resoconto delle analisi, non mancheremo di stupirci per il grado di fedeltà e di aderenza a certi nostri modi di essere e di intendere la vita, l’esistenza, le relazioni personali e appunto, quale sia la nostra idea di umanità. È indubbiamente questo l’aspetto più importante di
Doki-Doki Universe, la peculiarità che lo distingue da molti dei prodotti attualmente presenti nel mercato. Nonostante ciò, il titolo non ha assolutamente la pretesa di essere un profondo e infallibile indagatore della personalità altrui, ma è interessante la correlazione che ne viene fuori usando QT3 come simulacro dell’utente, attraverso cui si riflettono come in un gioco di specchi i pensieri e le basi su cui poggiano i caratteri di ciascuno.
Doki-Doki Universe fa di questo il suo principale motivo di orgoglio e la sua più forte volontà di sperimentare col medium videoludico, andando a lambire alcune delle possibilità che solitamente non vengono mai offerte in un videogioco. In molti potrebbero dissentire da questa scelta per certi versi ardita, che si allontana un po’ dall’area dell’intrattenimento puro e che abbraccia una tipologia di interazione più ampia, ma la natura del gioco è esattamente questa e si rifiuta di piegarsi alla tradizione. Riesce a stupire la capacità del gioco di azzeccare quasi sempre quali siano i nostri lati caratteriali, ed è interessante anche leggere alcune delle brevissime analisi che vengono fatte in correlazione alle nostre scelte. Forse avrebbero dovuto essere un po’ più complesse, ma
Doki-Doki Universe, in questo senso, è vittima stessa del proprio apparire: l’estetica minimalista e semplice aderisce infatti anche alle meccaniche, che risultano essere poco approfondite e nient’affatto coinvolgenti.
Give me a Hug!
Poco lontano dagli asteroidi troverete poi dei pittoreschi pianeti tematici, in cui si svolgeranno gran parte della vostre mansioni. Atterrando sul loro suolo vi imbatterete in personaggi davvero semplici e per nulla profondi. Sono delle comparse che appaiono più come emanazioni del pianeta a cui appartengono, e che avranno sempre pronte alcune richieste che dovremo soddisfare. QT3, come già detto, deve recuperare la sua umanità, e per farlo diventa necessario stare a contatto con altri esseri, capire le loro esigenze e comprendere l’origine dei loro crucci. Nel gioco questo si traduce con una semplicità estrema: basta infatti creare degli oggetti dal nulla selezionandoli dall’apposito menù, muovere la levetta analogica destra per simulare un movimento in particolare o dare uno scossone agitando il pad, e poco altro ancora. Lo spostamento bidimensionale del protagonista non permette alcun tipo di esplorazione dei luoghi in cui vi troverete, e avanzando lungo la linea orizzontale vi accorgerete ben presto che quando arriverete in fondo allo scenario rivedrete le stesse cose di poco prima, un po’ come fare il giro del mondo, ma in pochi secondi. Lo scopo è anche quello di trovare dei regali, che si annidano in buona quantità dietro gli scenari di cartoncino che potrete spostare, dietro a oggetti che potrete anche lanciare via e in giro per l’universo. Il gioco è veramente tutto qui: un piccolo concentrato di sperimentazione in cui si prova a calcare una strada per certi versi inesplorata, ma che necessita davvero di grande apertura mentale per essere attraversata senza ritrosie. La noia potrebbe facilmente assalire chi è abituato ai giochi di stampo classico, pertanto Doki-Doki Universe deve essere preso per quello che è: un titolo indipendente che cerca la sua identità lontano dai soliti schemi a cui siamo abituati, decisamente non per tutti.
– Stile particolare e unico
– Offre qualcosa di inedito…
– … ma che si configura come un non-gioco
– Può annoiare anche immediatamente
– Meccaniche di gioco poco profonde
Doki-Doki Universe fugge da ogni tipo di classificazione e si presenta come un esperimento in campo videoludico riuscito solo a metà. Se da una parte è certamente apprezzabile il modo con cui si presenta e la grande semplicità con cui cerca di indagare il nostro inconscio, dall’altra ci sono delle gravi carenze che finiranno per frenare tantissimi giocatori, non educati ad accogliere un sistema di gioco così diverso rispetto a quelli triti e ritriti che hanno degli scopi ben precisi da raggiungere ogni tot minuti. Qui non troverete nulla di impegnativo, nessun tipo di sfida e nessun particolare obiettivo, se non quello di capire qualcosa in più di voi stessi.