Si chiude l’ultima stagione di Moffat e Capaldi come assoluti mattatori della serie più longeva della storia TV: Doctor Who. Un addio definitivo, però, lo avremo solo nello special di Natale. Tra nuovi protagonisti e vecchi nemici, analizziamo questa decima stagione.
Vecchie conoscenze nel caveau
Il Dottore vive ormai stabilmente sulla Terra. Insegna all’università ed è qui che conosce Bill Potts, inserviente della mensa che, volente o nolente, diventa la nuova companion del Dottore. Al loro fianco il fido Nardole, già visto nell’ultimo special natalizio. Tra nuove minacce e i consueti nemici, la stagione procede senza intoppi fino ad un finale scoppiettante, triste, commovente ed entusiasmante.
Il mondo si divide in due: Moffat lo si ama o lo si odia
Era il lontano 2009, Steven Moffat prendeva le redini di Doctor Who da Russell T. Davies, colui che aveva riportato in auge la figura iconica del Dottore. David Tennant si era rigenerato in Matt Smith e il taglio della serie si era evoluto, così come il budget. Non si avevano più quelle figure “plasticose”, palesemente di gommapiuma, no, ora si aveva la CGI e un’ottima base da cui partire. È indubbio, però, che per i fan più appassionati, le ultime stagioni siano le più deboli per quanto riguarda l’uniformità di livello qualitativo. Le prime quattro stagioni di DW sono e restano un piccolo gioiello della televisione, lo scarso budget e la scarsa fiducia della rete venivano compensate dalla genialità degli script e dalle intuizioni di un Russell T. Davies in stato di grazia. Inoltre, ad aiutare lo showrunner, c’erano due grandi protagonisti come Christopher Ecclestone e David Tennant.
Con l’arrivo di Steven Moffat qualcosa è cambiato. Le scelte di Matt Smith e, poi, di Peter Capaldi fecero storcere il naso ai fan, lasciando ben poco al beneficio del dubbio. Nuove specie, nuovi nemici. Il ritorno dei Signori del Tempo e dei finali di stagioni al cardiopalma hanno fatto scorrere piacevolmente il ciclo narrativo dedicato all’undicesimo dottore. Per di più, l’eccitazione dei cinquanta anni è andata a coincidere con due degli episodi più belli di sempre, girati come veri e propri film: The Day of the Doctor e The Time of the Doctor.
Proprio qui, arriviamo alle note dolenti. Sì perché, seppur Capaldi sia indubbiamente uno dei migliori della storia, a mio parere alla pari con Tennant, è anche vero che le tre stagioni del dodicesimo dottore hanno rappresentato uno dei punti più bassi della storia di Doctor Who. Beh, questa decima stagione non ha fatto che confermare questo trend.
L’ultima performance di Moffat è coincisa con uno dei cali più assurdi dell’autore scozzese. Capaldi e Pearl Mackie si sono dovuti confrontare con una quantità infinita di situazioni noiose, ridicole e narrativamente deboli. Nulla ha funzionato a dovere e non si hanno molte cose davvero degne di nota. Poco si salva da questa decima stagione, non facendo altro che farci rimpiangere cosa avrebbe potuto rappresentare Peter Capaldi con le storie dedicate al decimo Dottore. Moffat, come sempre d’altronde, lancia tanti ami per tentare di ricongiungere tutto nel doppio finale di stagione, andando a toppare clamorosamente in due o tre punti, dalla gestione del maestro e di Missy alla volontà di allungare il brodo fino allo special natalizio.
Moffat si muove, quasi svogliato, per tentare di chiudere le storyline dedicate al dodicesimo Dottore, ben conscio di non poter riproporre la suspance, lo storytelling e il climax raggiunti nel finale di stagione dello scorso anno.
La stessa Bill Potts, interpretata da Pearl Mackie, non è in grado di supportare appieno la questione companion. Non per nulla si decide di affiancare ai due un terzo compagno, Nardole, che, in fin dei conti, non rappresenta un plus alla serie, anzi. Michelle Gomez, invece, rimane una assoluta garanzia nel ruolo di Missy. La sua evoluzione, però, rimane solo abbozzata, un vorrei ma non posso. Avrebbe dovuto essere uno dei cardini di questa nuova stagione, invece tutto si è concluso con un rapido colpo di spugna e una strana sensazione di deja vu. I Signori del Tempo difficilmente muoiono e possiamo esser certi del fatto che rivedremo ancora il Maestro.
Come già detto, le puntate interessanti si contano sulla punta delle dita: la prima, in cui facciamo la conoscenza di Bill, la seconda girata a Valencia e sottile critica della nostra dipendenza social, e il finale di stagione. Ma quattro puntate interessanti su dieci segnano indelebilmente il giudizio globale di una stagione che avrebbe potuto essere il gioiello della corona di Steven Moffat e di Peter Capaldi. Bisogna aggiungere una precisazione però, spezzando una lancia a favore dello showrunner britannico, ovvero: non è facile rinnovarsi in una serie arrivata alla decima stagione. Sì, perché DW si basa sempre sulla stessa formula matematica, un algoritmo calcolato fin dal 1966: Dottore + companion + viaggio random = avventura contro Cyberman o Dalek o altro mostro casuale. Osare, forse, permetterebbe di aggiungere quel pizzico di imprevedibilità alla serie, riuscendo, magari a raggiungere nuovi fan e rimpolpare l’audience di una serie che, nonostante tutto, riceve ancora amore incondizionato dai propri appassionati.
Peter Capaldi
Un universo narrativo infinito da cui attingere
Mancanza di visione a lungo termine
Finale ambiguo in funzione dello special natalizio
Non si può sicuramente bocciare in toto questa stagione di DW. Sebbene, come già affermato, ci siano solo quattro puntate interessanti su dieci, quelle quattro meritano un voto alto. Facendo una media quasi matematica, non possiamo che promuovere l’ultima stagione di Moffat e di uno dei dottori più affascinanti di sempre. Nemmeno il ritorno del mitico Maestro di John Simm è riuscito ad aggiungere quel quid necessario a passare da ottimo a perfetto finale. Peccato che Missy non abbia avuto una degna conclusione, peccato che per sapere come andrà a finire dovremo aspettare Natale. Per ora, sappiamo solo che la puntata sarà un nuovo crossover, in questo caso tra il primo Dottore, interpretato da David Bradley (Gazza, Walder Frey), e il dodicesimo Dottore. Ed è solo a Dicembre, a quanto pare, che scopriremo chi sarà il tredicesimo Dottore della fortunata serie prodotta dalla BBC. Secondo le ultime indiscrezioni, la scelta è ormai un ballottaggio tra Eddie Redmayne (Animali Fantastici, La Teoria del Tutto) e Kris Marshall (Funeral Party). Non ci resta che sperare in una degna conclusione per Peter Capaldi e per Steven Moffatt che, nonostante tutto, in questi anni ci hanno regalato molte emozioni, continuando a farci amare il Dottore più strano della storia della TV.