Recensione

Disgaea D2: a Brighter Darkness

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a cura di Pregianza

Il Verdetto di SpazioGames

7.5

Le serie di jrpg sono molte, moltissime, più di quante crediate. Per questo motivo non è esattamente una passeggiata distinguersi tra la massa, specialmente in un paese come il Giappone, dove il gusto dei videogiocatori è spesso sensibilmente diverso da quello dei gamer delle nostre parti. Nel mare dei giochi di ruolo nipponici, i Disgaea non fanno certo parte del gruppo dei transatlantici, ma sono anche ben lontani dall’essere zattere scassate, al punto da aver ottenuto un discreto successo anche in Europa. La saga di Nippon Ichi ha inizialmente conquistato buona parte della sua fanbase grazie a una notevole vicinanza con i Final Fantasy Tactics, ma è riuscita anche a dimostrare di avere una personalità propria, inserendo nelle meccaniche fondamentali dei jrpg tattici numerose trovate sperimentali, e tutta una serie di sistemi complessi capaci di esaltare chi vuole approfondire la sua esperienza di gioco fino all’esasperazione. 
Dopo numerosi capitoli, e una lista di protagonisti più o meno carismatici, gli sviluppatori sono tornati alle origini della serie con Disgaea Dimension 2: A Brighter Darkness, che, pur arrivando dopo il quarto episodio, è in realtà seguito diretto proprio del primo Disgaea. Che il ritorno al passato sia la mossa vincente necessaria a innalzare il marchio tra i grandi nomi? Scopriamolo.
Maoubsession
Come detto nell’intro, Disgaea D2 segue direttamente alla storia del primo gioco della serie, e quindi continua dopo la conclusione delle avventure di Laharl, figlio dell’ex signore degli inferi Krichevskoy e abbastanza potente da aver riconquistato l’intero mondo dei demoni con la sola forza bruta, accompagnato dalla sua “assistente” Etna e dall’angelo caduto Flonne.  C’è solo un piccolo problema, a parte la forza bruta Laharl non ha minimamente le caratteristiche di un buon leader: è violento, impulsivo, ottuso come pochi, e in generale gran parte degli inferi non sembra volerlo accettare come nuovo leader (o non ha la più pallida idea che sia lui l’attuale signore delle tenebre). Desideroso di ergersi sopra a ogni altro demone, Laharl si mette pertanto al lavoro per venir riconosciuto come dominatore delle lande infernali, ma, come in ogni Disgaea che si rispetti, una serie di eventi tra l’assurdo e il demenziale lo portano a scontrarsi con una fazione di conservatori affiliata al suo defunto padre e ad avere a che fare con le schiere angeliche. Più di così non vi sveliamo, ma sappiate che i Nippon Ichi hanno mantenuto leggero il tono della trama, puntando tutto sull’umorismo e sull’assurdità. Vi farete parecchie risate, però non aspettatevi una storia indimenticabile, perché tolto l’humour la carne al fuoco non è moltissima. Peccato, ma abbiamo comunque visto di peggio, e il fatto di non prendersi sul serio è un grosso punto a favore.
Tanta roba o troppa roba?
I Disgaea non sono mai stati titoli rinomati per la loro narrativa, ciò che li fa apprezzare è da sempre il gameplay, incredibilmente stratificato e complesso. Disgaea D2 si mantiene sulla stessa linea di pensiero, presentando sistemi presi direttamente dai capitoli precedenti e aggiungendo numerose novità, ma eliminando anche alcune trovate dagli ultimi episodi.
Come detto, la serie è molto vicina ai Final Fantasy Tactics, si basa infatti su un sistema di battaglie a turni, dove, oltre ai personaggi principali, è possibile utilizzare numerose classi di combattenti alleati, ognuna potenziabile e dotata di svariate abilità specifiche. In quanto signore degli inferi, Laharl può fare affidamento sul Dark Council, un’assemblea dalla quale può ottenere bonus vari, far passare editti su votazione o creare nuove unità sulla base delle classi sbloccate. Più battaglie i vostri compagni affronteranno, più saliranno di livello, permettendovi peraltro di ottenere classi aggiuntive sempre più utili e poderose una volta raggiunte le condizioni necessarie. Oltre alle truppe umanoidi, poi, avrete a disposizione anche dei mostri, che diverranno utilizzabili al completamento di determinate missioni della storia. 
Già questi sono fondamentali più che solidi per un sistema profondo, ma le cose si complicano a dismisura quando si vanno ad analizzare le cose nel dettaglio. In battaglia userete fino a dieci personaggi contemporaneamente e, per gli spostamenti sulla mappa, oltre al movimento normale potrete sfruttare l’abilità Lancio, con cui avrete modo di creare veri e propri piloni di unità per raggiungere quasi da subito locazioni lontane o sopraelevate. A questa peculiare trovata, che da sempre dà una marcia in più alla serie, si aggiungono anche i Geo Panel, delle pietruzze piramidali colorate dagli effetti variabili, che donano bonus o malus a chiunque si trovi nell’area colorata d’effetto, possono venir spostate per modificare gli status nella mappa, e persino distrutte per fare danni ad area e cambiare i colori delle zone influenzate. Se non l’aveste capito, qui il posizionamento dei propri eroi non è un optional. D’altro canto non è il caso di dimenticarsi neppure del resto degli elementi tipici dei jrpg, visto che nei combattimenti subentra tutta la solita serie di resistenze elementali, statistiche difensive e offensive, bonus legati alle armi, e chi più ne ha più ne metta.
Ninja, angeli e draghi in team. Io posso
Persino un combat system di questa profondità, tuttavia, impallidisce dinnanzi al sistema di sviluppo di Disgaea D2. Non siamo troppo lontani dai capitoli precedenti, e rimane invariata la possibilità di creare alleati più o meno potenti in base al mana ottenuto completando le missioni e speso nel processo di creazione, ma a questa si aggiungono un’infinità di fattori. I personaggi, migliorando e guadagnando mana a loro volta, possono venir reincarnati nelle nuovi classi sbloccate e ottenere quindi bonus alle statistiche e abilità, oppure possono venir semplicemente promossi alla classe successiva a basso costo, mantenendo inalterati i vantaggi ma guadagnando miglioramenti legati alla nuova professione. Al momento della creazione, non bastasse, sarà necessario selezionare una personalità, che donerà potenziamenti passivi extra diversificati. I Mostri avranno un processo di creazione simile, ma invece della personalità permetteranno di selezionare una Evility, funzionalmente identica.
Ai mostri è correlata anche un’altra trovata interessante: i personaggi non umanoidi non potranno lanciare i compagni, ma saranno utilizzabili come cavalcature e offriranno al loro cavaliere attacchi speciali, oltre a subire danni al suo posto. Un regalino che aumenta ulteriormente le opzioni strategiche in battaglia, come se ce ne fosse bisogno. 
Il team di sviluppo ha pensato bene di mantenere anche gli attacchi multipli e le manovre difensive correlate al rapporto tra i personaggi. Maggiore l’affinità tra due combattenti, e maggiore sarà la possibilità che uno di loro subisca un attacco al posto del compagno in una posizione adiacente, o contrattacchi nelle vicinanze del nemico. Attaccare lo stesso avversario a fianco di un’altra truppa porta per di più ad attacchi combinati, di frequente più poderosi di quelli singoli. 
Tornando in tema novità, è il caso di parlare dell’apprendistato, poiché ogni personaggio potrà guadagnare un’altra pletora di tecniche diventando l’allievo di un suo compagno. L’introduzione elimina il Character World, visto che funzionalmente fa più o meno la stessa cosa, ma non l’Item World, che ritorna in tutto il suo splendore. Per chi non lo sapesse, il Mondo Oggetto, altro non è che una dimensione interna a ogni oggetto del gioco, contenente vari piani ricchi di mostri e Geo Panel. In ogni oggetto troverete nemici da abbattere e innocenti, creature neutrali che rappresentano abilità passive e potranno attaccarvi o venir spostati di arma in arma. Considerate per un momento il numero di armi e oggetti di Disgaea, valutate quanto tempo potrebbe volerci a potenziare i vostri strumenti preferiti al limite tramite l’Item World, e poi aggiungete a tutto questo la campagna, lo sviluppo e lo sblocco delle classi, un sistema di allenamento a percentuali nel castello di Laharl, e un limite di livello piazzato a 9999 (non scherziamo) e otterrete centinaia e centinaia di ore di gameplay.
L’unica reale eliminazione è rappresentata dalle mappe personalizzabili del giocatore di Disgaea 4, qua purtroppo sparite. Non che ci si possa lamentare, eppure non erano una brutta idea e rivederle non ci sarebbe dispiaciuto affatto.
Contenutisticamente, insomma, Disgaea D2 è folle, ma la massa di meccaniche esagerata su cui è costruito non è di facile assorbimento, e potrebbe sommergere persino alcuni puristi con il suo peso. 
L’inferno non è molto bello
Disgaea è un titolo anime-style, è innegabile, e i suoi personaggi hanno un certo carisma. Tecnicamente, però, l’opera Nippon Ichi è molto arretrata. Le mappe sono composte da una manciata di poligoni e alquanto banali, e i personaggi sono sprite bidimensionali con animazioni ridotte all’osso, che stonano leggermente con le locazioni in 3D. I filmati d’intermezzo sono nel 90% dei casi schermate statiche di dialogo o usano il motore di gioco, e nonostante qualche scenetta di qualità spesso legata a Etna, non innalzano l’impatto del prodotto più di tanto. Impossibile invece non applaudire certi attacchi speciali, a dir poco astronomici. Buono il doppiaggio in inglese, e orecchiabili i temi musicali, anche se ben lontani dall’essere indimenticabili. 
La longevità si attesta su livelli folli, lo abbiamo appena detto, ma dipende anche da chi affronta il titolo. La campagna può infatti venir affrontata senza troppi ritardi da chiunque riuscirà ad arrabattarsi tra le meccaniche da subito, ma i meno portati potrebbero aver bisogno di grindare come folli per superare certe sezioni. Altri vorranno invece ripetere fino allo sfinimento le missioni più gustose dal punto di vista dei punti esperienza, per ottenere rapidamente accesso alle classi più potenti e ottenere un esercito di classi inarrestabili. Punti di vista.

– Combat System tattico e profondo

– Trama leggera e ricca di umorismo

– Sistema di sviluppo incredibilmente complesso e stratificato

– Centinaia e centinaia di ore di contenuti per i fanatici del jrpg tattico

– Intuitività e accessibilità zero

– Non porta grandissime innovazioni alla serie

– Niente mappe dei giocatori

– Tecnicamente scarso

7.5

Disgaea D2: A Brighter Darkness presenta tutte le caratteristiche che hanno permesso alla serie di conquistare una limitata ma appassionata schiera di fan. E’ un gioco contenutisticamente esagerato, che si basa su un sistema di combattimento e sviluppo spaventosamente profondo e stratificato, e non è minimamente adatto ai neofiti del genere. Se siete malati di jrpg tattici, questo è, ancora una volta, il gioco dei vostri sogni, un’esperienza capace di rubarvi centinaia e centinaia di ore solo per potenziare all’infinito tutti i vostri personaggi, e godere di ogni più piccolo elemento del gameplay. Se però da un jrpg desiderate anche altro, magari un titolo più legato alla narrativa, variegato nella struttura delle missioni, meno grindoso, o semplicemente più permissivo, girate alla larga.

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