Devastation
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a cura di pWi
Tra Soldier of Fortune e Serious Sam Il fatto di dover recensire, per la terza volta consecutiva, uno sparatutto 3D ci fa capire che questo genere è, ancora una volta, quanto mai vivo e che tutt’oggi riscuote grande successo nelle masse dei videogiocatori. Digitalo Studios, un nome che probabilmente non scomparirà tanto presto, ha realizzato con grandi attese questo Devastation, attese che principalmente sono nate nel momento in cui Epic ha dato in licenza il proprio ultimo motore grafico, quello di Unreal 2. D’altra parte, è evidente (anche dalle foto che vedete qui di fianco) che la grafica di Devastation è un palmo sopra le altre, ma certamente né i programmatori né gli utenti finali possono cullarsi solo su questo. In fase di press release, infatti, Devastation include tante altre novità come il Karma Physic Engine, la possibilità di gestire una squadra, armi molto innovative come i droni-topo, una struttura di gioco comunque diversa dai canonici sparatutto 3D. Insomma, le prime impressioni ci riportano alla memoria Soldier of Fortune e Serious Sam, due giochi sì di immersione ma soprattutto adrenalinici e frenetici. Ma vediamo tutto con calma e iniziando ad analizzare questo Devastation…
Un’ambientazione non certo allegra… Devastation si ambienta in un mondo post-tecnologico e visivamente decadenziale. I paesaggi che incontreremo durante le nostre avventure sono assolutamente fatiscenti e ci fanno presupporre che un atroce conflitto abbia spazzato via tutto, compresi gli ultimi elementi di umanità. E’ in questo contesto che dobbiamo ricercare il modo di essere dei personaggi che incontreremo nel gioco, primo fra tutti Flynn, colui che impersoneremo. In realtà, anche altri come Gus, Eve, Tara, Baxter faranno parte della nostra squadra di ribelli, che sarà rimpolpata con l’andare avanti nel gioco e con l’incontrare altre persone che non sopportano più le angherie della Grathius e che vogliono soltanto libertà. Infatti, in un mondo andato ormai irrimediabilmente allo sbando, è proprio questa prepotente organizzazione ad aver preso le redini della situazione e ad aver convinto il popolo della bontà dei suoi mezzi. Tuttavia, non sono certo rose e fiori in quanto la Grathius usa la mano pesante in moltissime occasioni e porta avanti dei particolari e certamente controproducenti esperimenti sulla clonazione, esperimenti che troppo sovente richiedono moltissime cavie umane (bellissima quella stanza in cui tantissimi corpi giacciono in attesa degli esperimenti che devono essere fatti su di essi e che vedete immortalata anche in una delle foto qui intorno). Gli esperimenti della Grathius mirano all’ottenere una macchina in grado di resuscitare gli uomini morti in battaglia. Questa tecnologia farà prepotentemente parte della struttura di gioco vera e propria come vedremo meglio tra poco e prende il nome di ReGen. Come avrete capito, il principale obiettivo della Grathius è ovviamente quello di far fuori tutte le bande di ribelli facinorosi, compresa la nostra. Il nostro sarà quello di far fuori la Grathius, belle pretese no?
Che la devastazione abbia inizio Il mondo decadente che ci circonda è vivo intorno a noi. Le case distrutte e la melma che fa capolino da più di un anfratto rendono molto presente la sensazione di abbandono, di rovina, appunto di devastazione. Paesaggi che sono molto ben ricostruiti grazie all’ampissimo numero di poligoni che il motore di Unreal 2 riesce a gestire e grazie alla minima perdita di prestazione, anche di fronte a tanta bellezza. Come vedremo meglio in seguito, il motore non soffre neanche nel gestire spazi aperti o spazi chiusi dislocati in maniera sequenziale, altra feature che da sempre riscontriamo nel motore della Epic. Certo è che i programmatori non hanno puntato tutto su questo, come dicevamo, ma anche su molti altri elementi che andiamo subito ad analizzare. Innanzitutto, Devastation è un sparatutto a squadre e quindi nasconde in se stesso una componente strategica, seppur minima. Noi impersoneremo Flynn (che mi ricorda molto da vicino Eminem, sbaglio?), ma nel corso delle nostre avventure avremo la possibilità di impartire ordini a tutti gli altri elementi del team. Gli unici quattro comandi che potremo dare loro sono attacca, difendi, seguimi e mantieni la posizione. Il primo li porterà ad aggredire il primo soldato nemico che incontrano, il secondo di difendere la nostra base, mentre gli ultimi due si spiegano tranquillamente da soli. Cominciando a dare qualche giudizio, devo dire di essere rimasto abbastanza soddisfatto dall’intelligenza artificiale sia dei bot nostri amici che di quelli nemici, in quanto sanno nascondersi dal fuoco nemico e sanno che strategia prendere in caso noi non diamo loro alcun ordine. Tuttavia, qualche problema da questo punto di vista rimane. Ad esempio, sono molto restii a percepire i nostri ordini. Infatti, spesso accade che perdano molti secondi prima di eseguire il comando che abbiamo dato loro o che dobbiamo ripeterlo più volte prima di essere ascoltati. Non mancano bachi del tipo che rimangono incastrati tra una porta e un muro o che ci precludano la via, con tante bestemmie annesse. In tutto questo, come in tutti gli sparatutto 3D che si rispettino, sono assolutamente fondamentali le armi. Bisogna dire, innanzitutto, che queste sono oltre quaranta e che si presentano in una quantità sufficientemente variegata. Si va da spade a spranghe, da bottiglie rotte e taglienti a pistole di ogni tipo, da uzi a M16, da fucili da cecchino a droni-topo, da fucili a pompa ai fantomatici P-laser e così via. Insomma, proprio una bella varietà che però, in alcune circostanze, ci ha lasciato abbastanza delusi. Vediamo subito il perché. Se da una parte, infatti, queste non sembrano mai potenti armi di distruzione ma quasi dei semplici giocattoloni in mano a degli scalmanati, dall’altra abbiamo notato che la potenza di fuoco delle varie armi è malamente equilibrata. Con equilibrio in uno sparatutto 3D, intendo che ogni arma dovrebbe essere buona per un particolare aspetto del gioco e, quindi, non essere costretti ad utilizzare sempre la stessa arma o il trovarsi a proprio agio con le armi che il gioco stesso ci mette a disposizione. Quello che succede è che nelle prime missioni ci vengono fornite esclusivamente pistole. E’ vero che queste sono molto veloci e rendono il gioco abbastanza frenetico, ma il tutto diventa abbastanza monotono in quanto troppe poche volte si ha la possibilità di cambiare strategia, magari facendo uso di un’arma che porta ad effetti diversi. In ogni caso, in tutto questo mancano le mitiche granate che, a mio modesto avviso, non dovrebbero mai mancare in un gioco come questo, perlomeno perché offrono la possibilità di differire il gameplay. Ad ogni modo, il vero problema da questo punto di vista, resta il P-laser. Quest’arma consiste praticamente in una sorta di fucile da cecchino che, una volta colpito l’avversario, lo incenerisce facendolo fuori praticamente subito. Il P-laser porta a quel disequilibrio che prima accennavamo, proprio perché si fa preferire troppo rispetto alle altre armi, portando all’esclusione sostanzialmente del resto dell’arsenale. Se, nel discorso armi, però, dobbiamo trovare un punto positivo dobbiamo ricercarlo nelle armi più innovative come il drone-topo, che già sta diventando un cult nel mondo degli appassionati di shooter 3D. Questo funziona nel seguente modo. Noi lo lanciamo e, in questo preciso istante, ne prendiamo il totale controllo. Con le frecce direzionali lo conduciamo dove meglio crediamo e premendo il tasto sinistro del mouse (quello di fuoco per intenderci) lo facciamo esplodere. Capirete bene che è un’arma assolutamente diversiva ed efficacissima in più di una circostanza. Per esempio, se dobbiamo raggiungere una zona della mappa praticamente inaccessibile a causa delle ridotte dimensioni del varco di ingresso e fare scoppiare in questa zona un particolare meccanismo, ecco che il drone-topo ci è fondamentale. Ovviamente, si può usare anche per far fuori i soldati nemici senza che noi stessi ci esponiamo al loro fuoco, facendo però attenzione che, se visto, il drone può essere colpito e quindi distrutto.Un altro elemento di Devastation assolutamente pubblicizzato e sul quale, quindi, i programmatori avevano riversato molte delle speranze di buona riuscita del gioco è il Karma Physic Engine o, più semplicemente, il motore fisico del gioco. Devo dire che questo è abbastanza buono a livello di effetti, ma anche qui dobbiamo riscontrare più di un difetto. Innanzitutto, questo è stato inserito per poter differenziare un po’ gli scontri a fuoco. Ad esempio, è possibile spostare una scatola e ripararcisi o lanciare dei barili in una discesa, cercando così di colpire i soldati nemici. Tutto questo funziona abbastanza bene, o almeno apparentemente. Quello di cui mi lamento è invece il fatto che spesso queste scatole disturbano il nostro gioco. E’ facile, infatti, che rotolino sotto i nostri piedi impacciando pesantemente il nostro cammino o che si trovino in particolari punti di accesso (mi è capitato di trovare una sedia davanti ad un potentissimo detonatore con tutte le conseguenze negative del caso), casi in cui l’unica via di uscita è di far fuori a colpi di proiettile gli elementi in questione. Altra cosa che mi sento di segnalare è che a volte i movimenti di questi elementi (che ricordo possono essere scatole, barili, bottiglie e così via) sono sembrati poco realistici, in quanto essi sembrano troppo leggeri e troppo facilmente volano in aria. Altra caratteristica molto reclamizzata è la possibilità di poter affrontare il gioco in modalità simulativa o arcade. Nel primo caso dobbiamo stare attenti al quantitativo di armi da portare in missione: non possiamo eccedere oltre un certo peso massimo. Inoltre, se siamo particolarmente carichi, Flynn risulterà appesantito e si sposterà a rilento. Invece, nella modalità arcade tutto questo non accade. In ogni modo, tra le due modalità, non cambia assolutamente nulla per quello che riguarda la dinamica di gioco o il livello di simulazione delle varie armi.La struttura delle missioni di Devastation è abbastanza singolare, in quanto si divide in due tipologie principali. Quella che affronteremo inizialmente è la tipologia che possiamo definire da shooter 3D classico. Sostanzialmente, ci vengono assegnati degli obiettivi e noi dovremo svolgerli spostandoci da una parte all’altra della mappa. In questa tipologia di gioco dovremo far fuori i nemici che ci sbarrano la strada e svolgere i vari obiettivi in maniera sequenziale, insomma appunto come avviene solitamente in un normale shooter 3D. Andando avanti nel gioco, però, ci viene proposta anche un’altra tipologia di gioco. Questo avviene nel momento in cui i nostri personaggi riescono a decriptare alcuni codici della Grathius riguardanti gli esperimenti sul ReGen, il meccanismo di clonazione che prima abbiamo descritto. Da questo momento in poi le missioni diventano una sorta di deathmatch in single player. Mi spiego meglio. Praticamente, in questo tipo di missione vi sono due squadre, la nostra e quella dei soldati della Grathius. Ognuna delle due squadre ha a disposizione un meccanismo di ReGen, collocato nella propria base. Inoltre, a seconda della mappa, possono esserci meccanismi di ReGen anche in altri punti della mappa stessa. Il gioco ci impone degli obiettivi che non differiscono molto da quelli delle missioni single player ma che, comunque, mirano sempre alla distruzione della base nemica. Ogni meccanismo di ReGen dispone di una macchina che lo alimenta, una volta distrutta questa si può prendere possesso di quel determinato meccanismo. Se distruggiamo la macchina che alimenta il meccanismo nella base avversaria abbiamo vinto la missione. Questa è la struttura di gioco presente anche nella modalità multiplayer e che, in questo contesto, viene chiamata “territories”. Insomma, ritornando al discorso single player, in tutto questo meccanismo c’è più di qualcosa che mi ha poco convinto. Principalmente, il tutto diventa molto frustrante e ripetitivo allorché siamo a buon punto della missione e veniamo uccisi dai nostri nemici. In questa circostanza il gioco ci rispedisce al ReGen più vicino, che però può essere distante anche centinaia e centinaia di metri, e soprattutto ci toglie tutto il nostro arsenale. Fortunatamente, ogni volta che moriamo, abbiamo la possibilità di riselezionare le armi che desideriamo, cosa che però è abbastanza noiosa perché può anche capitare decine di volte in una singola partita. La cosa più frustrante è che dobbiamo ripetere esattamente lo stesso cammino per riportarci nella posizione in cui siamo morti, operazione che può richiedere anche diversi minuti. In tutto questo, si presenta anche un altro difetto facente parte proprio della struttura di gioco. Sostanzialmente, può accadere di trovarsi in una posizione di stallo, nella quale né noi riusciamo a prendere terreno sugli avversari, né loro riescono ad andare avanti. Queste situazioni possono perdurare anche parecchi minuti e, vi garantisco, incrementano ancora una volta il fattore legato alla frustrazione.
Cosa aggiungere ancora sul motore di Unreal 2? Abbiamo detto che la grafica di Devastation è assolutamente spettacolare e, come per tutti i giochi basati sul motore di Unreal 2, è gestita da un motore grafico che è in grado di muovere tantissimi poligoni sullo schermo senza perdere prestazioni in termini di frame rate. Sono di grande impatto anche molti effetti grafici e devo dire che mi hanno colpito soprattutto quelli che scandiscono i vari momenti della giornata, in modo da farci perfettamente percepire se ci troviamo al mattino, al pomeriggio o alla sera. Ottimi anche gli effetti di molte armi, per esempio il P-laser incenerisce chi viene colpito, o quelli che causano queste sui muri. Insomma, da questo punto di vista restiamo assolutamente entusiasti, anche se qualche sforzo in più poteva essere fatto per le animazioni, che paiono assolutamente legnose e irrealistiche. In ogni caso, la grafica resta il punto di forza del gioco e, pertanto, la componente certamente meglio riuscita di tutta la produzione. Siamo, invece, rimasti molto delusi dal sonoro. Insomma, gli effetti scaturiti dal fuoco delle diverse armi sono assolutamente irrealistici e non danno per niente la sensazione di potenza che queste armi dovrebbero dare. Non migliorano nemmeno i suoni generati dalle altre fonti presenti sugli sfondi delle ambientazioni né le musiche, che non sono assolutamente di atmosfera. Non siamo rimasti nemmeno affascinanti dal suono direzionale, in quanto questo è scarsamente presente e comunque malamente realizzato. Per quanto riguarda la localizzazione in italiano, questa è disponibile esclusivamente per i sottotitoli, mentre il parlato resta rigorosamente in inglese.
HARDWARE
Pentium III 700 o equivalente, 128 MB RAM, scheda video con almeno 32 MB di RAM compatibile T&L.MULTIPLAYER
E’ possibile giocare sia su Internet che via LAN. Le modalità di gioco presenti vanno dal testa a testa ai combattimenti a squadre fino al “territories” che ricalca il gioco in single player.
– Il motore di Unreal 2 è una garanzia di qualità e di prestazioni
– Immediato e, in alcune circostanze, frenetico
– Ripetitivo
– Armi malamente equilibrate
– Troppo spesso frustrante
– Le diverse innovazioni che introduce si rivelano inefficaci
6.3
La maggior parte delle buone sensazioni che Devastation ci aveva fornito in fase di preview, purtroppo, non sono state confermate con la versione definitiva del gioco. Infatti, il primo progetto della Digitalo Studios è risultato ripetitivo, frustrante in più di un’occasione e poco innovativo. La componente di gioco introdotta con il ReGen ha portato, secondo noi, ad un ulteriore indebolimento di una struttura di gioco già fragile. Le missioni con il ReGen risultano, pertanto, molto ripetitive e anche frustranti nel momento in cui si presentano le situazioni di stallo che abbiamo descritto in fase di recensione. Non dimentichiamo anche il disequilibrio che si riscontra nel parco armi, nel quale il P-laser è troppo efficiente rispetto a tutte le altre. In ogni caso, tutte le armi danno la sensazione di poca potenza, anche a causa di un sistema di audio assolutamente insufficiente anche per molti altri aspetti. Detto questo, Devastation resta un gioco assolutamente immediato e, in molte occasioni, anche frenetico, per cui lo consigliamo a tutti i giocatori che mettono queste due caratteristiche in cima alla propria lista di preferenze. Ma chi si aspettava un gioco di strategia a squadre, o chi era affascinato dalle possibilità strategiche che avrebbe potuto offrire il Karma Physic Engine, lasci pure perdere in quanto tutte queste innovazioni (o presunte tali) si rivelano assolutamente inefficaci.
Voto Recensione di Devastation - Recensione
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