Deus Ex: Invisible War
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a cura di Matty
Dopo una lunga attesa, torna uno dei titoli che hanno riscosso maggior successo su piattaforma PC, questa volta anche su console e, precisamente, in esclusiva per quella Microsoft, per quell’Xbox che pare non aver davvero più bisogno – già lo starete pensando – di sparatutto… Ma siamo sicuri che Deus Ex: Invisible War sia davvero un semplice, banale first person shooter? I più attenti ed esperti tra voi sapranno già rispondere a questa domanda: in effetti, Deus Ex – sebbene possa sembrarlo di primo acchito – non è mai stato, nè mai sarà nel suo terzo, eventuale episodio (di cui Ion Storm ha parlato velatamente) uno sparatutto simile a quelli che siamo abituati a vedere molto (troppo?) spesso sulle nostre piattaforme da gioco.Sin dai tempi del prequel, gli sviluppatori decisero di strutturare il proprio prodotto in modo che risultasse un ibrido tra azione, gioco di ruolo e stealth. Tanto che è davvero difficile classificare in maniera adeguata entrambi gli episodi della serie. Ma tant’è. C’è chi dice sia un GdR, chi un fps, chi addirittura un titolo di spionaggio, appunto; noi ci limitiamo a definirlo un (riuscito) mix di tutto questo, inserendo alla voce “Genere” (lì, in alto a sinistra) la dicitura “Sparatutto” perchè, comunque, ci sembra la scelta più appropriata (fra l’altro, Invisible War vanta meno elementi da GdR puro rispetto al primo episodio). Seppur non del tutto esatta.
TramaInvisibile War è ambientato nella Seattle del 2072, venti anni dopo gli avvenimenti narrati nel predecessore. Il giocatore veste i panni di Alex D, un agente originario di Chicago che si ritrova ad avere a che fare con una delle più grandi cospirazioni della storia. La sua città è stata distrutta dai terroristi, con i quali ha un conto in sospeso…L’evolversi della storia presenta aspetti intricati ed interessanti, e ciò che conta è che saranno le vostre decisioni ad influenzare l’andazzo della stessa.
GiocabilitàIl gameplay del prodotto Ion Storm è certamente vasto, enorme, quasi spiazzante per chi è abituato a videogame semplici ed immediati, pur non risultando particolarmente difficoltoso. Merito anche di un sistema di controllo calibrato in maniera ottimale, che riesce a fare delle peculiarità del joypad Xbox i suoi assi nella manica. Precisamente, il tasto A è adibito all’interazione con l’ambiente, mentre B e X servono rispettivamente a scorrere le armi ed esaminare l’inventario; con Y si salta e con i grilletti si spara e si lanciano oggetti; al solito, le leve analogiche si usano per muoversi (premendo quella di sinistra ci si abbassa), quando invece i pulsanti nero e bianco sono stati ideati per accedere alla schermata dei biomod (di cui parleremo poco più avanti) e a quella dei datavault (una sorta di diario di bordo, se così vogliamo chiamarlo).Uno dei motivi della vastità di cui sopra è anzitutto la (gradita) possibilità che viene data all’utente di interagire pressochè con tutti gli elementi che caratterizzano e compongono lo scenario; qualsiasi oggetto potrà essere preso, lanciato addosso ad uno piuttosto che a quell’altro individuo – che reagirà di conseguenza, manifestando il proprio disappunto -, oppure potrà dimostrarsi utile in variegati frangenti, nonostante più di qualche volta appaia non realmente giovevole. E’ appunto il giocatore a prendere letteralmente in mano le redini dell’avventura, a condurla come vuole. Sin dall’inizio. Nelle prime battute, infatti, si può decidere se impersonare un uomo od una donna: il nome rimarrà sempre e comunque Alex, statene tranquilli, e – a onor del vero – va detto che questa è una delle poche scelte che non influiscono in maniera radicale sullo svolgimento del gioco.Ottima è pure la libertà concessa relativamente al modo in cui si possono affrontare le varie missioni: si può agire con cautela, sparare all’impazzata, nascondersi nell’ombra e poi colpire di nascosto, prediligere alcune abilità rispetto ad altre… tutto in funzione delle preferenze dell’utente. Tuttavia, la componente strategica è venuta un tantino a mancare in questo sequel: molte caratteristiche tipiche del GdR che fu il primo Deus Ex sono andate perdute, tra tutte la gestione dell’esperienza del personaggio, le statistiche e la personalizzazione del protagonista stesso (molto più marcata nel precedente capitolo). Ma queste scelte, operate dagli sviluppatori, sono da non disprezzare, visto che ci troviamo su console, piattaforma prediletta da un pubblico meno “smanettone” di quello con cui si ha a che fare su PC; questa semplificazione del gameplay, difatti, se da un lato può far storgere il naso ai puristi, dall’altro fa intuire come si voglia cercare di coinvolgere l’intera massa dei videogiocatori, anche quelli meno esperti. Che sia un bene o un male, sta a voi deciderlo.L’unico, puro, elemento da GdR che interessa Invisible War è la presenza dei biomod, appendici nanotecnologiche che possono essere inserite nel corpo di Alex per fargli ottenere prestazioni fuori dal comune in determinati campi (…una sorta di doping futuristico?); ogni biomod ha i suoi tre livelli di potenziamento, ma la vera novità è che tali aggegi possono essere intercambiati di volta in volta, per rendere quasi camaleontico il nostro personaggio, capace magari prima di correre alla velocità della luce e poi di divenire improvvisamente invisibile.Interagire con gli altri individui è poi sicuramente uno degli aspetti più stimolanti, perchè consente di scoprire risvolti della trama altrimenti nascosti; sarà importante tessere dei buoni rapporti con le persone giuste (i dialoghi sono interattivi, simili, per dire, a quelli già visti in KOTOR) ai fini della buona riuscita della missione. Comunque, esisterà sempre una rivalità tra due fazioni, pertanto si dovrà appartenere – in linea di massima – all’una o all’altra sponda, quasi inevitabilmente.Quanto ai difetti, da segnalare un’Intelligenza Artificiale non sempre all’altezza (ma al livello di difficoltà più elevato già il discorso cambia sostanzialmente) ed una gestione dell’inventario forse troppo superficiale: al contrario di quanto visto nell’originale Deus Ex, le dimensioni degli oggetti non contano, ciascun elemento occupa uno slot. Ad ogni modo, leggerezze che non inficiano per nulla la votazione inerente la giocabilità, assolutamente eccellente.
Grafica e sonoroDal punto di vista grafico, Ion Storm ha svolto un lavoro apprezzabile per quanto riguarda il level design – eccellente – e la scelta cromatica (spesso tendente ad azzeccate tonalità scure), ma al contempo meno convincente per ciò che concerne la pulizia dell’immagine (a meno che non si disponga di un cavo RGB, notevole risulta l’aliasing), le animazioni dei modelli 3D (davvero poco verosimili) e, soprattutto, la fluidità. Trenta sono infatti i frame per secondo dichiarati dal produttore, ma è inevitabile notare palesi scatti in numerose circostanze, non esclusivamente concitate, che spezzano l’azione e, oggettivamente parlando, recano un certo fastidio.Per contro, va citata l’enorme mole di lavoro che deve esercitare la console nel gestire un sistema dinamico di luci ed ombre che poco ha da invidiare a quello ammirato in Splinter Cell e che consente di coinvolgere al meglio l’utente. Buona infine la riproduzione delle armi (la cui varietà è, peraltro, di tutto rispetto).Venendo al sonoro, si è felici di constatare come i dialoghi – in lingua inglese – si dimostrino ben riusciti (e fra l’altro la sottotitolazione degli stessi è stata doverosamente curata), al pari degli effetti ambientali e delle musiche. Sotto questo aspetto, Warren Spector e compagni hanno lavorato con estrema devozione al fine di garantire un’esperienza degna di tale nome.
LongevitàLa durata di Invisible War non è particolarmente invidiabile: in dieci – dodici ore chiunque dovrebbe essere in grado di portare a termine l’avventura, e in più l’impressione è quella di avere a che fare con un videogioco globalmente più semplice se confrontato con il prequel. Una buona notizia per i novizi, mentre i veterani sicuramente non ne saranno entusiasti. In verità, va però anche ricordato che il fattore rigiocabilità non è del tutto assente, anzi: la buona interattività della trama potrebbe invogliare più di qualcuno a riprendere in mano il CD.Manca purtroppo una qualsivoglia modalità multiplayer.
– Grande libertà concessa al giocatore
– Ottima atmosfera
– Comparto sonoro adeguato
– Buona trama
– Meno complesso del predecessore
– Engine grafico non esente da pecche
– IA migliorabile
– Non eccezionalmente longevo
– Meno complesso del predecessore
8
Deus Ex approda per la prima volta in assoluto su Xbox, dimostrandosi un prodotto di tutto rispetto che qualsiasi amante degli sparatutto tattici dovrebbe possedere. Pur semplificato rispetto al prequel (molti elementi tipici dei GdR sono venuti a mancare), Invisible War si propone al giocatore forte di un gameplay solido e vario; il comparto tecnico, pur annoverando alcune imperfezioni (fra tutte, un frame rate incostante), è da considerarsi quantomeno adatto alla console per la quale è stato ideato, non sfigurando; è forse la longevità l’unico, vero, tallone d’Achille del videogame creato da Ion Storm, il quale, complessivamente, appare appositamente strutturato per un pubblico da console piuttosto che da PC. I veterani avranno di che ridire, probabilmente, ma tutti gli altri dovrebbero davvero tenere in considerazione l’acquisto di Deus Ex: Invisible War.
Voto Recensione di Deus Ex: Invisible War - Recensione
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